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Gennaro Costanzo

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Grandi Tesori Marvel: Hulk e La Cosa: Il Grande Cambiamento, recensione

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È più forte Hulk o la Cosa? Questa domanda, un evergreen per i fan Marvel, da generazioni tiene banco e la stessa casa editrice ha fatto incontrare/scontrare i due eroi in innumerevoli occasioni. Un quesito, questo, che non trova certo risposta nel volume della linea overisize I Grandi Tesori Marvel dal titolo Hulk e La Cosa: Il Grande Cambiamento, ma di sicuro offre l'occasione di vedere in scena i due character darsene di santa ragione. Il tomo, edito da Panini Comics, raccoglie due storie provenienti direttamente dagli anni ’80, ovvero l’omonima avventura che dà il titolo al libro e Lo scontro, entrambe con protagonisti i due personaggi.

Il grande cambiamento venne pubblicata nel 1987 in origine negli USA nella collana Marvel Graphic Novel e vede all’opera Jim Starlin ai testi e Bernie Wrightson alle matite, qui in una delle rare incursioni alla Casa delle Idee. Starlin, che ha nelle corde il lato cosmico degli eroi, proietta i due protagonisti nello spazio, ma per una vicenda per nulla epica e che fa dell’ironia la sua principale chiave di lettura. Il creatore di Thanos, infatti, imbastisce una trama leggera in cui la classica dinamica del rapporto fra Hulk e La Cosa serve da base a una commedia d’azione basata sullo scontro verbale e dinamico dei due personaggi.

La vicenda si avvia quando, trasportati su un pianeta alieno da un burocrate che fino a quel momento ha sempre scansato missioni in prima persona, i due protagonisti devono portare a termine un pericoloso compito in cambio di due desideri. Alla base di tutto, una vicenda (con velata critica al consumismo) in cui il governo vuole salvaguardare un "grande cambiamento alimentare" che però fa gola anche alla spietata Rivendita di cibo di Spacca McSchiaccia.

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Come avrete capito, la storia fin da subito non si prende sul serio, e in effetti il risultato è leggero e piacevole grazie al grande lavoro dei due autori. Il pianeta e le decine di alieni che vi compaiono, sono resi con grande maestria da Wrightson che da qui sfoggio della sua grande creatività.
Naturalmente, l’artista mette una regia perfetta delle tavole al servizio della storia, ma il meglio possiamo vederlo nelle scene d’azione e nelle spettacolari splash-page in cui la possanza fisica dei due personaggi viene sottolineata dalla matita dal fumettista grazie a forme ipertrofiche ben definite. Naturalmente, anche la mimica degli eroi ricopre un ruolo importante in questo tipo di storia e anche qui Wrightson si impone grazie a una recitazione efficace e sicura.

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La seconda storia, intitolata Lo scontro, è tratta da Marvel Fanfare #20 e #21 ed è antecedente di due anni a Il grande cambiamento. A differenza dell’altra opera, più celebre, qui Starlin (ai testi e pure alle matite) scrive un'avventura decisamente più seriosa. L’incipit parte quando il Doctor Strange contatta Ben Grimm tramite un portale dimensionale per chiedere di accorrere in suo soccorso. Il signore delle arti mistiche, infatti, è intrappolato e sorvegliato da un dozzina di demoni al soldo di Xandu che, unendo l’Occhio di Agamotto di Strange a un oggetto chiamato il Rubino del Dominio, aspira a governare il mondo. Dopo aver salvato il Dr. Strange ed essere ritornati nella nostra dimensione, Ben Grimm dovrà vedersela con Hulk, schiavizzato da Xandu.

Molto più classica nei toni e nella sviluppo, Lo scontro si conferma comunque una lettura solida e piacevole nelle sue 52 tavole, senza però avere particolari guizzi narrativi o artistici. La sua funzione di puro riempitivo, comunque, viene assolta bene dando maggior senso a un volume che, in alternativa, sarebbe stato troppo scarno. Perde il confronto con la precedente Il grande cambiamento soprattutto dal punto di vista visivo in particolare per le tavole di Wrightson che giustificano appieno il grande formato di questa sua nuova edizione italiana.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi: la recensione del fumetto

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Il 2015 ha segnato l’attesissimo ritorno della saga di Star Wars con il titolo Il Risveglio della Forza, diretto da J. J. Abrams. Il film, che proseguiva la storia della celebre trilogia classica, alternava personaggi nuovi a vecchie conosce. Il pubblico si divise, al di là dei puristi, in quanto la pellicola appariva fin troppo prevedibile e cauta, quasi un remake de Una nuova speranza. Quando però nel 2017 uscì il suo sequel, Gli Ultimi Jedi, diretto da Rian Johnson, ci fu l’accusa opposta: il film smantellava fin troppo quelli che erano le basi della saga.

È indubbio che, quando si va a toccare un franchise così amato e venerato come Star Wars, qualsiasi scelta si intraprende per far proseguire la trama verrà contestata. E non è un caso che la Disney/Lucasfilm sembra intenzionata a chiudere la vicenda della famiglia Skywalker con il prossimo film in uscita a dicembre e intraprendere vie del tutto inedite.

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Gli Ultimi Jedi, ad ogni modo, resta un film solido che prosegue in maniera dignitosa la trama che dal 1977 George Lucas e i suoi collaboratori raccontano.
La pellicola riprende senza interruzioni la storia del precedente capitolo, con Rey che si reca da Luke Skywalker per ricevere aiuto ed essere addestrata e con il Primo Ordine guidato dal Leader Supremo Snoke e dal suo pupillo Kylo Ren, in procinto di spezzare del tutto la Resistenza guidata da una determinata - ma consapevole della criticità della situazione - Leia Organa. Se tutto questo non bastasse, all’interno della stessa Resistenza ci sono voci contrastanti, come quelle di Poe Dameron e Finn che contestano le decisioni dall’alto e guidano una rovinosa spedizione alternativa.

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Addentrarci maggiormente nello sviluppo della trama è inutile, in quanto chi ha visto il film già la conosce, chi non l’ha visto, difficilmente leggerà questo adattamento ad opera di Gary Whitta e Michael Walsh. La storia, ad ogni modo, propone tutta una serie di momenti epici per la saga, sia per i vecchi fan (la distruzione dei sacri testi Jedi ad opera di Luke e Yoda, quasi un voler lasciarsi alle spalle il passato ingombrante), sia per i nuovi  (gli incontri/scontri fra Rey e Kylo Ren e la battaglia finale fra quest’ultimo e il suo maestro Skywalker).
Whitta adatta bene il materiale del film, condensando in sei capitoli tutte le vicende narrate, accelerando quando necessario e approfondendo parti eccessivamente veloci nella pellicola. Il compromesso fra pedissequicità e sviluppo narrativo su altro media è di fatto ben riuscita. Naturalmente, avendo il lettore già nota la storia dalla visione del film, il compito è facilitato.

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Michael Walsh, dal canto suo, a fronte di un’ottima regia delle tavole, propone uno stile meno dettagliato e meno fotorealistico di quello ad esempio utilizzato dal collega Luke Ross nell’adattamento del precedente Il Risveglio della Forza. Se il non cercare una rappresentazione fotorealistica eccessiva nella rappresentazione dei volti rende gli stessi più naturali ed espressivi, in alcune occasioni il tratto fin troppo grezzo e tirato ottiene l’effetto opposto. Ad ogni modo, il suo lavoro è sicuramente in grado di render giustizia a un adattamento molto riuscito nel suo complesso e sicuramente consigliato ai fan della saga.

Le grandi storie della fantascienza, recensione: la science fiction secondo la "Marvel"

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Dopo Le Grandi Storie dell’Orrore e Le Grandi Storie Western, prosegue il viaggio negli anni ’50 della Marvel, all’epoca nota come Atlas, grazie ai volumi antologici editi da Panini Comics. Questa volta tocca al genere fantascientifico.

La fantascienza, che visse proprio in America la sua epoca d’oro fra gli anni ’40 e ’50, è un genere dai molteplici sbocchi e dalle innumerevoli declinazioni e che tende a portare all’eccesso le conseguenze di scoperte scientifiche e tecnologiche, o alla proiezione della realtà secondo sviluppi più o meno plausibili.
Dopo la pubblicazione del libro La Seduzione degli Innocenti di Fredric Wertham, che colpì profondamente l’opinione pubblica, tanto da portare alla chiusura di diverse testate (tendenzialmente horror, thriller e crime) e di case editrici, oltre alla nascita di un codice di autoregolamentazione per il mondo del fumetto, la fantascienza rappresentò il genere più adatto a stuzzicare la fantasia dei giovani lettori. Proprio grazie alla duttilità sopra accennata, nel suo calderone finivano viaggi nel tempo, utopistiche società future, macchine straordinarie, galassie lontane, alieni, cyborg, mostri di ogni sorta e tanto altro.
Alla base di tutto, naturalmente, vigeva una certa plausibilità scientifica, seppur in questo periodo la soglia di credibilità e di verisimiglianza era molto bassa, a differenza dei nostri giorni in cui gli autori cercano di giustificare il più possibile quanto narrato per rendere credibili i loro racconti.

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Le Grandi Storie della Fantascienza presenta una ricca selezione di avventure provenienti da due testate: Strange Tales e Tales of Suspense. La prima, il cui nome completo fino al 1959 era Strange Tales of Mystery and Terror, nasce nel 1951 e, dopo l’avvento dei supereroi Marvel negli anni ’60, ospiterà le storie di Dottor Strange, Nick Fury, Agent of S.H.I.E.L.D.Fratello Voodoo, Golem e Adam Warlock, fino alla sua chiusura avvenuta nel 1976.
Tales of Suspance (1959-1968) è invece nota per aver dato i natali nel numero 39 al personaggio di Iron Man e per aver ospitato le nuove avventure di Capitan America.

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Le storie presenti tratte da Strange Tales arrivano tutte dagli anni ’50, alcune pubblicate prima del terremoto provocato dal libro di Wertham, mentre quelle tratte da Tales of Suspense dai ’60. Questa distinzione temporale è importante anche per gli autori coinvolti, il team di Tales of Suspense, infatti, era lo stesso che stava creando l’universo Marvel Comics, e le avventure erano contemporanee alle prime dei "supereroi con superproblemi". Possiamo, quindi, leggere storie realizzate da Stan Lee e dal fratello minore Larry Lieber, da Jack Kirby e da Steve Ditko. Qualche nome a noi noto lo troviamo anche nella selezione tratta da Strange Tales, su tutti Carmine Infantino, Gil Kane e Bill Everett, seppur per molti autori coinvolti, in particolare per gli sceneggiatori, è difficile risalire ai loro nomi. 

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La raccolta, suddivisa in tre capitoli, presenta una selezione di storie molto valida e variegata tutte godibili e interessanti ancora oggi, nonostante parliamo di materiale di 60 e più anni fa. I toni di queste avventure, la cui lunghezza varia da 3 a 7 pagine, con una media generale di 5 tavole, è tendenzialmente cupo e desolante. Dopo l’ottimismo che ha caratterizzato il genere negli anni ’40, gli autori di fantascienza perdono fiducia nella scienza e nel progresso, in particolare dopo lo scoppio della Bomba Atomica, e i toni divennero più angosciosi e ciò si riflette anche in queste storie a fumetti.

Riguardo la confezione del volume Panini Comics, la cura è sempre ottima, mentre abbastanza scarno e generico è l’apparato redazionale in cui avremmo preferito leggere un maggiore approfondimento sulle testate presentate e sugli autori coinvolti.

Erri De Luca al lavoro su un fumetto con Paolo Castaldi per Feltrinelli

  • Pubblicato in News

Il giornalista e scrittore napoletano Erri De Luca, scriverà un fumetto per la linea editoriale Feltrinelli Comics. Ad annunciarlo su Facebook è Paolo Castaldi, artista che illustrerà l'opera.

Castaldi, per Feltrinelli, ha già realizzato Zlatan, in cui narra la storia del calciatore Zlatan Ibrahimovic. Del nuovo lavoro con De Luca non si hanno al momento maggiori informazioni, né verranno mostrati materiali durante la lavorazione, sappiamo solo che il libro uscirà nel 2019.

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