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Redazione Comicus

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Sub-mariner: Abissi

Sub-mariner: AbissiNel titolo di questo graphic novel compare Namor il sub-mariner, ma il sovrano di Atlantide non è il personaggio principale della vicenda bensì una presenza incombente, quasi una figura leggendaria di cui non sappiamo nemmeno se esiste veramente.
Il protagonista è il dottor Stein, uno scettico di professione che rimanendo sempre fedele ai suoi ideali di razionalità cerca di sfatare tutti i miti diffusi nella società; dopo aver provato che l'uomo delle nevi era solo una suggestiva invenzione, Stein viene invitato a bordo di un sottomarino per una missione diretta verso Atlantide.

Tutta la vicenda assume toni molto distanti da ciò a cui siamo abituati a trovare nell'universo Marvel: i ritmi lenti e le atmosfere claustrofobiche a bordo del mezzo subacqueo ricordano molto i viaggi straordinari raccontati da Jules Verne, anche nel modo realistico con cui viene mostrata la vita dell'equipaggio.
Le tavole pittoriche di Esad Ribic sono efficaci e riescono a trasmettere l'inquietudine provata dai personaggi, rafforzata anche dall'oscurità delle profondità marine.


Carlo Alberto "Deboroh" Montori

Jessica Blandy 19

Jessica Blandy 19Il numero 109 di Euramaster Tuttocolore – purtroppo l’ultimo della collana – propone una storia velleitaria ma esile, dove il classico whodunnit è evidente non appena vengono presentati alcuni dei personaggi di contorno della vicenda.

La disinibita scrittrice Jessica Blandy è a New York dove conosce Gary Benson, pittore con una predilezione per l’arte sensuale e una storia personale travagliata. Le sue tele di maggiore successo ritraggono visi di donna nel momento dell’orgasmo.
Una dopo l’altra le modelle che hanno posato per lui vengono uccise ed egli stesso è il principale sospettato dagli inquirenti. Inconsapevole dei crimini, Jessica accetta di fargli da modella entrando nelle mire del serial killer, che si scoprirà essere un duo molto vicino all’artista.

La colorazione, opera dello stesso Renaud, maschera un poco le pecche di un disegno troppo legnoso, sostanzialmente privo di dinamicità. Jean Dufaux ha scritto di meglio nella sua prolifica carriera.
Buona la confezione del volume, ottima la stampa e la resa dei colori.


Giovanni La Mantia

Il grande sogno di Maya

Il grande sogno di MayaLa maschera di vetro (questo il titolo originale del manga) è una delle serie più longeve mai realizzate nel Paese del Sol Levante, con una pubblicazione che dura da oltre vent'anni, anche se abbastanza diradata negli ultimi anni.
La storia mostra l'ascesa al successo della giovane Maya Kitajima, ragazza con un talento nascosto per la recitazione, una strada non facile lungo la quale troverà rivali sia sul palco, sia in amore

In questo volume sono presenti tutti gli elementi che hanno garantito il successo della saga: abbiamo lo studio della protagonista per entrare nel ruolo, abbiamo gli incroci sentimentali, e abbiamo gli intrighi del mondo dello spettacolo.
Dopo quarantatre volumi usciti, la serie non mostra ancora momenti di stanca, anche quelli che sembrano meccanismi che continuano a ripetersi riescono a rinnovarsi e tenere il lettore con il fiato sospeso.

Una pietra miliare dello shojo, che potrebbe sorprendere anche i lettori "nuovi" al genere solo se riusciranno a venire a "patti" con lo stile di disegno, che incarna la quintessenza del classico fumetto per ragazze, nei pregi come nei difetti.


Gianluca Reina

Zhong Guo

Zhong GuoLa clonazione, i servizi segreti, la guerra fredda, le triadi cinesi, il comunismo, la diplomazia, l’alta finanza, la festa del 4 luglio… Una visione futurista che si rispecchia nel passato in questa spy-story tecnologica con i ritmi forsennati di un action movie.

Il protagonista principale è Ditto, il poliziotto perfetto – praticamente un superuomo, paradossalmente tutt’altro che infallibile – che scopriremo essere solo uno dei vari “Ditto” in circolazione. Essi sono ignari prodotti della biogenetica di cui si serve l’America per raggiungere i propri scopi. Ogni clone “nasce” alla morte dell’altro, in una linea di continuità ideologica e pragmatica.

Eccellente il taglio registico realizzato da un Hermann in grande forma, supportato da una sceneggiatura a tutto ritmo, quasi senza respiro, di Yves Huppen.
La caratteristica colorazione acquerellata con l’utilizzo di toni terrei aggiunge un tocco di classe al lavoro del maestro belga, in un volume tra i più riusciti tra quelli realizzati in coppia a suo figlio.


Giovanni La Mantia
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