Guardati dal Beluga magico, recensione: Daniel Cuello fra strip e racconto
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Seconda opera per Daniel Cuello, reduce del grande successo di Residenza Arcadia. Per Guardati dal Beluga magico, l'autore non sceglie la forma del racconto lungo ma - come Zerocalcare in alcune suoi volumi - inserisce una storia fra le pieghe delle sue strip più famose. Scelta intelligente oltre che mossa di marketing astuta, però dietro c’è qualità ed è quello che conta. Cuello non si adagia sulle sue divertenti strip, ma tesse una storia breve, toccante e dai toni ironici, cosa che ci già dimostrato di saper fare con maestria nel lavoro precedente. Destrutturiamo un secondo per poi ricomporre il tutto, giusto per dare una panoramica più specifica.
Le strip sono composte per la maggiore da materiale che è possibile trovare online, sia sul suo profilo Facebook che sulla sua pagina danielcuello.com. Incontriamo il suo alter ego cartaceo, ben conosciuto al pubblico, nella vita quotidiana. Le piccole ansie, gli stereotipi lavorativi e non, gli incontri con Piero Angela (che ritroveremo anche nella storia inedita), l’amico disturbatore che innervosisce, i vecchietti e la fiction. Insomma, tutto il suo repertorio è presente. Non solo, alcune strisce sono inedite e realizzate ad hoc per il libro e creano una sorta di incipit nel passaggio ai capitoli del racconto vero e proprio.
La strutturazione del volume segue un ritmo ben preciso: ogni tipologia di strip è preceduta e segue sempre la stessa sequenza in un escamotage riuscito e funzionale. Lo stesso Cuello, nell’intervista che ci ha rilasciato, rivela che ha diviso la programmazione per temi. Una tra tante ha dato via al tutto ed è quella del Beluga, che qui ha espanso e rielaborato definendo così la traccia per la storia breve.
Passiamo quindi alla storia vera e propria. Il racconto breve è strutturato in maniera lineare, seguendo sempre le vicende del suo alter ego, questa volta però ripercorre le sue origini. Il mood dietro è amaro, lo si percepisce e si sente aleggiare, pur sdrammatizzando sempre in piccole gag che poi finiscono col metterti il sorriso. Sorriso che, quando va via, lascia molti pensieri e riflessioni. Ottima cosa in verità, perché Cuello tocca temi delicati: ricordi e malinconia, senso di esclusione, integrazione e appartenenza. Lo fa in modo profondo ma non pesante e totalmente personale, nel senso che riflette esattamente la visione della vita dell’autore. Il perfetto equilibro ancora deve essere trovato ma l’autore si sta perfezionando in tempi velocissimi.
La forma invece richiama il racconto Canto di Natale di Charles Dickens. Guidato dalla sua versione malinconica in abiti ottocenteschi, il protagonista ritornerà nella sua casa dell’infanzia. In quel luogo, cercherà ciò che aveva dimenticato. I momenti sono toccanti, soprattutto i ricordi legati ad un certo momento che non vi sveliamo. Sopra questa sua digressione nel profondo, c’è lui, il Beluga malefico. Tanto carino e tenero quanto infido e pericoloso. Rappresenta, appunto, la Paura. Quella che non ha senso magari per gli altri ma che ci terrorizza. È angoscia, preoccupazione, quel qualcosa che paralizza e raggela. Soltanto dopo aver incontrato la sua versione adolescente e aver scoperto di aver già affrontato con successo il Beluga Magico, in passato, Daniel prende coscienza di sé e di ciò che deve fare:eliminarlo una volta per tutte.
Al tutto si aggiunge un segno tratteggiato e semplice, seguito e coadiuvato della colorazione con toni caldi, ormai marchio dell’autore, capace di accompagnare al meglio le fasi del racconto.
Guardati dal Beluga magico è un libro interessante anche se, forse, un utilizzo minore delle strip a favore del racconto non avrebbe guastato. Molte cose potevano essere sviscerate meglio, molti temi affrontati con maggiore profondità, date le poche pagine. Non sono pochissime, ma affrontare tanti argomenti così impegnativi in 30 tavole è estremamente difficile. Cuello comunque continua la sua evoluzione da fumettista scandendo l’ennesimo tassello giusto del suo percorso formativo.