Intervista ad Alessandro "Dr. Manhattan" Apreda, il blogger atomico
- Scritto da Paolo Pugliese
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Alessandro Apreda - noto anche con lo pseudonimo/nickname di Dottor Manhattan - è una persona che non potresti altro che definire poliedrica: giornalista, recensore di videogiochi, direttore editoriale di varie riviste (dal cinema ai videogame), scrittore, sceneggiatore di fumetti e last but non least uno dei blogger più apprezzati e seguiti del web italiano. Il suo blog L’Antro Atomico del Dottor Manhattan è diventato in pochissimi anni un punto di riferimento per gli appassionati di cinema, fumetti, serial televisivi, videogiochi e i mitici anni ’80. Uno zibaldone di articoli, citazioni, memorabilia, roba vintage e robusti dossier (i cosiddetti listoni giordani, come li ama definire l’autore), il tutto condito da una buona dose di sano umorismo, mai gratuito, perché dietro lo stile di scrittura di Apreda - che in maniera brillante quanto voluta decostruisce la lingua italiana con personalissimi ed esilaranti neologismi - si nasconde una profonda conoscenza di quanto scrive, tradendo una cultura nerd, per dir si voglia, in ambito di cinema, comics e quant’altro. Sull’onda del suo primo libro, uscito da pochissimo, nonché del suo primo comics supereroistico, frutto della collaborazione con i suoi lettori, abbiamo incontrato il Dottor Manhattan per fare 4 chiacchiere su ciò che appassiona lui, il sottoscritto e chi sta leggendo ora questo articolo: il cinema e i fumetti.
Ciao Alessandro e benvenuto su Comicus.
Il tuo Antro Atomico è un blog molto letto in Italia. Con la crescita esponenziale del tuo pubblico, senti nei suoi confronti il peso di una certa responsabilità per le cose che scrivi o addirittura paura di deluderli, oppure riesci a divertirti come il primo giorno, libero da qualsiasi “ansia da prestazione”?
Ciao e grazie per l'invito!
No, non sento alcun tipo di pressione, fortunatamente. Per me l'Antro resta quello che era all'inizio, nel 2007: un passatempo. Mi fa un enorme piacere sapere che lo leggano in tanti e che - bontà loro - lo trovino divertente, ma il primo che deve divertirsi resto sempre io. O non funzionerebbe più. Tornando alla domanda, sentissi un qualche tipo di peso, il gravare di una responsabilità, probabilmente smetterei: un passatempo ansiogeno non avrebbe molto senso in fondo, no? (ride).
Come blogger sei molto attivo, scrivendo uno o due articoli fissi al giorno. Come avviene la scelta degli argomenti da trattare e come gestisci la scaletta delle varie, numerose, rubriche semi-settimanali dell’Antro? I tuoi followers ti suggeriscono spunti per articoli o rubriche?
Ho una lista. Un tempo era una lista mentale, ma col moltiplicarsi di rubriche e collane di post è diventata una lista digitale. Che poi finisco col non rispettare quasi mai, ok, ma serve a ricordarmi gli argomenti e le cose di cui vorrei parlare. I ragazzi mi subissano di suggerimenti e anche materiale per i post. Dalle scansioni di vecchie riviste (la rubrica sulle disavventure di Kentozzi è nata così), agli snack per il Junk Food Junkie, fino alle action figure per il Twisted Theatre. Senza la meravigliosa community di debosciati che segue l'Antro, gli antristi, verrebbe meno metà del divertimento.
Dirigi una rivista e un sito di videogiochi; per motivi professionali e ludici, giochi con varie consolle; gestisci il blog, rispondendo anche ai tuoi lettori; vivi con una moglie e anche un cane. Come fai a fare tutto? Qual è la tua giornata tipo?
Mi sveglio molto presto, perché dormo poco. Le 6? Le 6. A volte anche prima. Vado al lavoro alle 9, il che fa tre ore da riempire. Un'oretta se ne va per il blog, almeno un'altra per la corsa o i videogiochi. Di giorno lavoro, quando torno a casa mi godo la mia famiglia… e cerco di impedire al cane di mangiarsi la casa/oggetti/auto/persone. In tarda serata leggo, guardo film… le solite cose. Basta organizzarsi. E dormire poco. Soprattutto dormire poco.
A giudicare dalle recensioni che pubblichi sul tuo blog, sei un lettore di comics molto curioso e senza preconcetti per generi narrativi o tipologie di pubblicazione. Quali sono i fumetti che segui regolarmente? E inoltre, da appassionato, come valuti la situazione di mercato in Italia?
Ho sempre letto di tutto. Manga, fumetto francese, italiano, super-eroi. Come si dice, esistono solo due tipi di fumetto, alla fine: quelli buoni e quelli non buoni. Al momento seguo diverse serie manga e Bonelli, oltre a Rat-Man, Long Wei, e una decina di testate USA: Daredevil, She-Hulk, The Walking Dead, Invincible… Per il resto, preferisco i volumi. La situazione del fumetto in Italia, al momento, è in moderato fermento. Moderato, perché alle fiere sembra di vedere sempre le stesse facce, ma in fermento: ci stanno i fenomeni esplosi grazie al web: non solo Zerocalcare, ma Bevilacqua, la Andolfo; c'è una Bonelli che propone qualcosa di nuovo, non solo nei contenuti (quello l'ha sempre fatto, relativamente al nostro mercato), ma nella formula; c'è l'auto-produzione, soluzione sempre accidentata ma resa almeno percorribile da costi di stampa molto più bassi di un tempo…
E continuando a parlare di comics, hai creato con l’aiuto di alcuni tuoi lettori-disegnatori il tuo primo fumetto personale: Icon 1 e Squadra Alfa. Di cosa si tratta e chi sono i protagonisti?
Di un fumetto di super-eroi classico. Anni ‘90. Però nel senso buono. Cioè, senza i pistoloni giganti di Liefeld. Un fumetto di super-eroi nato quasi per scherzo, ma che sta crescendo grazie a un suggestivo effetto valanga. Merito dell'enorme contributo dei ragazzi del blog, da quelli che stanno disegnando le storie, mettendoci dell'abilità che spazia dal notevole al mostruoso, a quelli che hanno partecipato al progetto con design, idee, tifo. È una serie gratuita, molto orientativamente bimestrale. Il primo numero di 25 pagine è disponibile cliccando qui, ed è stato letto da più di 35mila persone. Il secondo arriva a inizio giugno. Con un paio di GROSSE sorprese (ride).
Quali sono state le tue fonti di ispirazione per la genesi di trama e dei vari characters? Tra questi c’è ne uno al quale sei legato in maniera particolare o nel quale ti rispecchi?
Per grandi linee, i personaggi esistevano nella mia testa già da una ventina d'anni. È un fumetto in stile anni ‘90 perché, uh, è nato negli anni 90 (ride). Il tutto si è però evoluto molto quando mi son messo a scrivere effettivamente il primo numero, e i personaggi che appaiono ora nella storia sono nati per sedimentazione delle idee più disparate. Non mi riconosco in nessuno dei protagonisti, perché hanno tutti un lato piuttosto spiacevole. Di alcuni, come l'amabile francese stronzo ricco LeRoy, quel lato lo conosciamo già, degli altri lo scopriremo più avanti. Quanto alle fonti d'ispirazione… boh. Ho letto talmente tanti fumetti negli ultimi trentacinque anni che mi viene difficile indicare qualche autore. Cioè, mi piacerebbe un casino risponderti "Moore, Gaiman, Bendis, Kirkman!", ma siamo seri, su. Ci si prova. Nella speranza di tirar fuori una storia che piaccia e non sia troppo scontata. E senza i pistoloni di Liefeld!
Mi hai anticipato citando Rob Liefeld e i “terribili” anni ’90, perciò ti becchi anche la domanda antipatica: non temi il rischio di fare una semplice riproposizione in chiave italiana di concetti e dinamiche tipiche del fumetto supereroistico statunitense e quindi già viste? O di cadere addirittura nei cliché del fumetto stile Liefeld & la peggiore Image anni ‘90, tenendo conto della tipologia di antieroi durissimi che hai creato?
Beh, ma non c'abbiamo i pistoloni, siamo a cavallo! (ride)… Il fatto di avere gli eroi durissimi di per sé non comporta Liefeldismi, o non avremmo avuto Authority e gli Ultimates. Il problema dei personaggi della primissima Image, degli eroi fotocopia del vecchio Rob (ma anche Top Cow e degli altri studios), è che erano maschere colorate senza nulla dietro. Nei primi due numeri di Icon 1 e la Squadra Alpha i protagonisti parlano fin troppo, e ne scopriamo carattere, fissazioni, paure. Uomini larger-than-life alle prese con problemi larger-than-life senza necessariamente esser pronti a farlo. Non si sta inventando nulla, perché le storie di super-eroi le raccontano da decenni sceneggiatori molto più bravi di me, ma voglio provare a raccontare alcune storie che, da lettore, mi piacerebbe leggere. Che è la frase preconfezionata che usano tutti quelli che all'improvviso si mettono a scrivere un libro giallo, ok, ma in effetti suona bene. E oh, al livello di Youngblood non ci scendiamo. Promesso.
Ci riassumi le fasi che hanno caratterizzato “il lavoro di squadra” insieme ai tuoi followers per la realizzazione dei personaggi? C’è stata un’evoluzione rispetto alle tue idee iniziali grazie al loro apporto?
Il carattere dei personaggi l'ho delineato io, ma per il loro look mi sono limitato ad alcuni spunti e suggestioni. Quello che è venuto fuori da un giga-brainstorming tra centinaia di persone, con bozzetti, proposte e idee degli antristi ha dato un design vero e proprio ai protagonisti. Alcune soluzioni erano molto lontane visivamente da quello a cui avevo pensato, ma erano anche troppo fighe per lasciarle da parte, e perciò sono state inglobate nel progetto.
Icon 1 e Squadra Alpha è un esperimento isolato, un divertissement, oppure è l’inizio di un progetto a lungo termine? Cosa c’è per il futuro: una pubblicazione cartacea, una serie di albi da edicola o da fumetteria, la nascita di una tua etichetta personale?
Icon 1 e la Squadra Alpha è nato sull'Antro e resterà sull'Antro: gratuito e per tutti, con lo scopo principale - al di là delle cavolate che scrivo io - di mettere in luce la bravura di chi ne sta disegnando le sue storie. Più avanti, una volta inquadrati bene i personaggi, mi piacerebbe lasciare che siano anche altri Antristi a scriverne soggetti e sceneggiature. Che poi mi fa sorridere dire "più avanti", perché il numero 1 era un esperimento e non sapevo nemmeno se si sarebbe riuscito a realizzarlo davvero. E invece due mesi dopo eravamo online, con i ragazzi super-carichi per andare avanti e con una serie di amici disegnatori che si sono proposti per le cover dei numeri successivi! Quanto al resto, sono arrivate già un paio di proposte di pubblicazione, ma è davvero troppo presto per parlarne.
Al di là del progetto Icon 1, ti vedremo mai scrittore professionista di fumetti? Quale personaggio italiano ti piacerebbe scrivere, almeno una volta?
Beh, chi lo sa. Mi piacerebbe. Quale personaggio? Chi conosce il mio amore per la fantascienza può farsi un'idea… (sorride).
Hai pubblicato recentemente il tuo primo libro, Per il Potere di Grayskull: un saggio su ciò che di bello e di brutto ci hanno lasciato gli anni ’80. Parlaci di come è nato il progetto e di come lo hai portato avanti. Sei inoltre riuscito a metterci dentro tutto il tuo bagaglio di ricordi oppure hai dovuto eliminare qualcosa? Tenendo infine conto della quantità di detrattori con i quali ogni blogger deve fare i conti, hai ricevuto critiche o addirittura accuse di aver “capitalizzato” il credito verso i tuoi followers?
Un anno e mezzo fa fui contattato da quello che poi è diventato l'editore del libro, che mi voleva a bordo per una collana scritta da blogger. Un libro ironico su "meraviglie e mostruosità degli anni 80", nello stesso stile dei post sull'argomento che scrivo sul blog. Ho valutato a lungo la proposta, per almeno tre secondi, e ho accettato. Da lì, ho semplicemente stilato un elenco di argomenti e trascorso un numero spropositato di fine settimana e nottate per cercare di rendere al meglio quello che avevo in mente: un libro che fosse divertente per chi quegli anni e quei fenomeni - gli zainetti Jolly portati a una spalla sola, i grandi insegnamenti dei cartoni animati giapponesi sportivi, le sale giochi - li ha vissuti in prima persona, ma che non lasciasse fuori anche chi è più giovane o non ha mai letto un solo rigo del blog. Quanto ai detrattori: beh, che ti devo dire, ne ho pochi. Al netto dei rompiballe che ogni blog un minimo seguito attira, e che si limitano a urlare al “gombloddo!” quando parlo male di un film che hanno trovato bellissimo - il bias di conferma fa più vittime dei cobra - non ho dei tizi che si divertono a parlare male in giro di me. Discorso "capitalizzazione": mi hanno chiesto di scrivere un libro, ho accettato volentieri, ma non ho costretto nessuno a comprarlo. Né mi sono limitato a una raccolta di post del blog, cosa che avrei potuto fare a sbattimento zero. Il blog è il blog, non solo gratuito ma privo per scelta - da sempre - di qualsiasi tipo di pubblicità. Se poi pubblico dei contenuti inediti in un altro formato è chiaramente un discorso diverso.
Tu sei anche l’autore di numerosi racconti, che hai messo a disposizione gratuita dei tuoi lettori, sia tramite post, sia in forma PDF. Non hai mai pensato di rivederli o estenderli, aggiungendone magari altri e pubblicare una versione “definitiva” in forma cartacea?
Ho un rapporto problematico con la mia fiction, come dico sempre. Non è falsa modestia: sono molto critico con i racconti che scrivo. Se sono scaricabili gratuitamente, sono più tranquillo (sorride)… Scherzi a parte, sono lì liberamente downlodabili dal blog, in PDF ed ebook. Con il bombardamento di informazioni cui sottoponiamo le nostre retine, il fatto che qualcuno si prenda la briga di scaricarli e leggerli già mi fa molto piacere. Io scrivo per piacere. Lo faccio ogni mattina, sul blog, e lo faccio ogni tanto, a tarda sera, quando si tratta di storie. Qualcuno le legge? Anziché, che so, leggere tutto quello che ha scritto Gaiman un paio di volte? Lo ringrazio. E a me sta bene così.
A tal riguardo, il tuo mini-romanzo a puntate Badass Bastards 2 è piaciuto molto, sia per la struttura narrativa neorealista che per l’inusuale ambientazione in un’azienda di videogiochi. Quanto della tua esperienza di vita hai riversato nella scrittura? Hai poi accarezzato l’idea di trasformare Badass Bastards 2 in un romanzo? Oppure di riprendere il personaggio di Wendy, l’eroina digitale creata dal protagonista, in una sorta di spin off, anche a fumetti?
Me lo chiedono tutti, per la storia molto tormentata del protagonista, quel tono da drammone immanente. E i videogiochi, naturalmente. La risposta è zero. Di mio, di personale. Poi, chiaro, ci sono fatti, nomi, cose, città e animali domestici che, lavorando per anni nell'industria colorata e piena di magliettine scadenti in regalo dei videogiochi, ho visto/sentito/attraversato, e quello ha migliorato il contesto di Badass Bastards 2, rendendolo più verosimile. È uno dei tanti progetti nati così, per caso, sul blog, come Inseguendo un Super Santos verso l'Infinito o Italia, la Storia Futura. Ma, tra questi, è forse l'unico che vedo compiuto così com'è. Volevo arrivare a un certo punto, con quella storia, a suscitare un certo stato d'animo nel lettore, e spero di esserci riuscito. Quanto a Wendy, ho portato avanti con il bravissimo Francesco Codolo, che ha realizzato le copertine dei singoli capiti, questo scherzo del personaggio famosissimo di un videogioco che non esiste. Chissà, magari un giorno sarebbe bello raccontare la sua storia in un fumetto.
Uno sguardo nel futuro: come vedi te e il tuo blog tra 20 anni?
Oh, è molto semplice. Non so se fra 20 anni l'Antro ci sarà ancora. Ma non so se ci sarà ancora tra 10. O tra 5. Il patto con gli antristi è che si va avanti finché mi diverto. Perché è quella la funzione primaria del blog, dicevamo all'inizio, e per rispetto di chi lo segue ogni giorno. Ma per il momento mi diverto ancora tanto, eh. Un mondo. Tranquilli.
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