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Dragonero e il fantasy made in Bonelli: intervista a Luca Enoch

Intervista a cura di Gennaro Costanzo, Giovanni La Mantia, Paolo Pantalone e Cris Tridello.

dgn2Mercoledì 10 luglio uscirà in edicola il secondo numero di Dragonero, la serie fantasy Bonelli scritta da Luca Enoch e Stefano Vietti e disegnata da Giuseppe Matteoni. Comicus, che già aveva recensito il primo numero in anteprima, ha contattato Luca Enoch per parlare di questa nuova avventura editoriale.

Ciao Luca, bentornato su Comicus.
È in uscita il secondo numero di Dragonero, nuova serie bonelli di genere fantasy, una novità per l'editore. Che tipo di accoglienza hai percepito da parte dei lettori?

Molti hanno manifestato grande soddisfazione per il sospirato arrivo di un genere che mancava dal catalogo della Bonelli. Speriamo che la nostra creazione soddisfi pienamente le aspettative.

Il mondo di Dragonero era in voi da molti anni ma solo ora, dal romanzo in poi, i lettori hanno potuto conoscerlo. Puoi raccontarci come è nata questa idea e come si è sviluppata fino alla serie?

È il classico progetto di cui si parla tra colleghi e che si coccola negli anni, senza avere nulla più che una vaga speranza di realizzarlo. Nacque attorno al ’95, quando Stefano Vietti ed io eravamo da poco entrati in Bonelli, lui come sceneggiatore di Nathan Never e io come disegnatore di Legs Weaver. Scoprimmo, a una cena lucchese, di avere in comune la passione per il fantasy e da allora non smettemmo mai di ragionare sopra il progetto di una serie aperta per la Bonelli.

A questo proposito, durante le varie conferenze abbiamo potuto percepire dalle vostre parole l'enorme mole di lavoro degli sceneggiatori e dei vari disegantori sull'opera. Un lavoro minuzioso e complesso reso possibile da un grande editore come Bonelli. Quanto è stato fondamentale avere un editore che vi permettesse di lavorare con tempi ben lontani dalla frenesia produttiva di altre aziende?

La cosa che mi ha dato molta soddisfazione è stata proprio l’approvazione di Sergio Bonelli, che ha voluto dare l’imprimatur alla serie, nonostante tutte le sue dichiarate riserve sul genere fantasy. La casa editrice poi ci ha permesso di prenderci il tempo che ci serviva per la costruzione della serie e di sceglierci i disegnatori che ritenevamo più adatti al genere, anche al di fuori della Bonelli.

Nel romanzo a fumetti, che funse da origine alla serie, i personaggi principali erano già ben caratterizzati con e molto del loro background era narrato in flashback. Quanto avete arricchito i protagonisti della serie e in che modo? Vedremo operazioni di retcon?

Sono dovuto andare su Google a vedere che diavolo significa “retcon”!
Tieni conto che Vietti ed io discutiamo sul mondo di Dragonero e i suoi personaggi da più di 15 anni, segnalandoci libri, film e illustrazioni che potrebbero essere utili all’infinito work in progress della costruzione del nostro mondo. IL Romanzo a fumetti ha già dato una solida base alla caratterizzazione dei personaggi e alle ambientazioni principali; era una storia one shot ma il nostro progetto non era nato per essere tale e, dietro questa storia autoconclusiva, c’era tutto il nostro lavoro di costruzione per un progetto seriale. Lo stesso vale per il periodo intercorso tra il romanzo e la serie mensile: il nostro sforzo creativo è continuato, avendo come solida base il romanzo e la struttura geografica/politica/culturale che andavamo edificando.

Il romanzo ormai è introvabile ma è stato reso disponibile in digitale. Come mai non si è pensato ad una sua ristampa cartacea?

Ci abbiamo pensato, certo, ma la casa editrice ha preferito aspettare, mettendo per il momento a disposizione un’economica versione digitale. In futuro non so se ci sarà una nuova edizione da edicola o si passerà direttamente a una lussuosa edizione in cartonato per la libreria, magari a colori.

Il "party" di Dragonero ricalca fedelmente quello che è il canone classico delle avventure di Dungeons & Dragons. Gli autori sono giocatori di ruolo? Se sì quanto dell'esperienza acquisita durante le ore di gioco è stata trasposta nella serie?

Vietti è stato un giocatore di ruolo, io non mi sono mai avvicinato a questo mondo anche se mi affascinano gli orpelli collaterali: miniature, diorami, illustrazioni per i manuali. I disegni che stiamo realizzando e colorando per il manuale del gioco di ruolo di Dragonero, che sarà edito da Wyrd Edizioni e presentato alla prossima edizione di Lucca Games, sono spettacolari.

Dragonero è presentata come "la prima serie fantasy a fumetti targata Sergio Bonelli Editore", non ritieni che lo slogan sia quanto meno azzardato, alla luce delle tue creature precedenti ma anche di gran parte delle miniserie contenute nella sfortunata testata Zona X? In cosa si discosterà e cosa caratterizzerà questa nuova avventura editoriale?

Gea era certamente un fantasy, anche se di genere spurio, un fantasy “urbano”, potremmo dire che si trasforma in seguito in uno alla "Metal Hurlant", con ambientazioni fantastiche, animali e creature favolose ma nessuna traccia di elfi, orchi o maghi. C’erano molti draghi, questo è vero ;) Dragonero è la prima testata indipendente interamente dedicata a  questo genere, con un’impostazione classica e senza troppe variazioni sul tema, per cui non direi che si tratta di uno slogan azzardato.

dgn1Il fantasy, seppur molto seguito, non è stato mai protagonista delle edicole italiane come fumetto. Al di là delle preferenze di Sergio Bonelli, non esattamente un fan del genere, perchè secondo te questo genere non è mai stato sviscerato prima?

Per me è un mistero. La mancanza di questo genere letterario nel catalogo della Bonelli era una situazione che andava assolutamente risolta. Vitti ed io siamo amanti del genere ma se abbiamo insistito tanti anni per farlo entrare in casa editrice dall’ingresso principale non è stato solo per una nostra personale gratificazione ma perché una realtà editoriale come la Bonelli non poteva, a nostro parere, lasciare questa nicchia di genere vuota ancora per molto.

Cosa dovranno aspettarsi i lettori da Dragonero? Quali sono gli elementi di novità e come si fondono ai dittami Bonelli?

Per introdurre il fantasy in Bonelli abbiamo scelto un’impostazione dichiaratamente classica: l’eroe positivo ma con sfumature oscure, una variegata compagnia, le canoniche razze che popolano un mondo creato dal nulla ma molto ben definito, almeno sulla mappa. I lettori che mi hanno seguito su Gea e Lilith e che leggono le storie di Vietti di Nathan Never, sanno come scriviamo e possono quindi aspettarsi che, pur poggiandoci su una struttura narrativa codificata, si riesca a valorizzare e personalizzare il genere.

Ultimamente abbiamo assistito alla proliferazione di mini-serie con una continuity molto forte mentre Dragonero sarà una serie regolare; cosa dobbiamo aspettarci sotto questo punto di vista dopo il primo arco narrativo in 4 numeri, una serie in stile classico Bonelli con storie separate fra loro o un racconto più unito e in evoluzione di albo in albo?

Abbiamo scelto una continuity di fondo che accompagni i lettori nella scoperta del mondo di Dragonero e lungo l’evoluzione del protagonista, ma che non ci renda schiavi della scaletta di pubblicazione. Ci saranno storie autoconclusive, slegate dalla continuity, e storie più lunghe dove i riferimenti agli avvenimenti passati saranno parte importante della vicenda.

Dragonero è un fumetto corale con, inoltre, tanti mondi di riferimento. Come verranno gestiti i vari luoghi e i vari personaggi all'interno della serie?

Senza fare troppa confusione, spero. ;)

Sappiamo che è già in preparazione uno spin-off della serie. Cosa ci puoi dire a riguardo?

Non è esatto. Ci saranno degli spin-off, questo sì, ma all’interno degli albi della serie regolare. Vietti ed io abbiamo voluto impostare la scrittura delle storie senza farci tiranneggiare (troppo) dalle 94 tavole canoniche; se una storia ha avuto bisogno di più pagine, l’abbiamo volentieri continuata nell’albo successivo. Allo stesso tempo, non abbiamo voluto allungare il brodo per arrivare a coprire tutte le pagine del secondo albo, preferendo terminare la vicenda in modo naturale. Lo spazio rimasto a disposizione lo abbiamo utilizzato per degli spin-off in cui si racconta la vicenda di un personaggio collaterale che è apparso nella storia principale. Questi brevi racconti di 40/50 pagine ci sono serviti per mettere subito al lavoro dei disegnatori le cui prove ci erano piaciute ma per i quali non avevamo ancora delle storie pronte.

Dragonero non è solo un fumetto ma sono stati preparati anche tanti altri contenuti extra come il blog, l'app e il gioco di ruolo; ci puoi raccontare brevemente la genesi di questi contenuti e come pensi che questi possano migliorare la qualità della lettura delle storie?

Creando una serie fantasy, pensare alla mappa a colori da omaggiare, al gioco di ruolo, al romanzo di narrativa e all’app dove interagire con luoghi e personaggi, è stato un attimo. Abbiamo trovato in Davide Bonelli e nella direzione editoriale ascoltatori molto attenti e disponibili a tentare nuove strade di comunicazione. Abbiamo pensato al blog come un vero e proprio diario di viaggio del protagonista, con tanto di testi e disegni da lui realizzati in prima persona. Dopo quasi un anno di pubblicazioni ci siamo trovati con del materiale prezioso da integrare nella creazione del nostro mondo, idee e suggestioni che ancora non hanno trovato posto nelle sceneggiature.

Una domanda che in molti si sono posti riguarda il prezzo di copertina di Dragonero, 3,30€, superiore alle altre testate della casa editrice. Come mai questa scelta?
   
Questo riguarda la direzione della casa editrice; noi autori non siamo stati coinvolti nella decisione, non è questo il nostro ruolo. Tenete conto di una cosa: produrre oggi una nuova serie “aperta” come Dragonero, con vendite che sono un decimo rispetto al periodo d’oro della Bonelli e quindi rivolgendosi a un bacino di lettori potenziali oggi fortemente ridotto, è uno sforzo molto più grande di quanto fosse in passato. L’aumento del prezzo di copertina, che riguarderà solo le nuove testate, è dunque una semplice necessità produttiva.

Dopo l'urban fantasy di Gea e quello a cavallo del tempo e dello spazio di Lilith approdi a quello - più classico ma assai più codificato - di Dragonero.
Una scelta consapevole, la voglia di superare i paletti di un genere sempreverde e affollato di elfi, orchi, draghi, druidi e varia (dis)umanità?

Le passeggiate su e giù per lo spaziotempo di Lilith mi terranno occupato ancora per quattro/cinque anni e la sua vicenda è tuttora in divenire. Dragonero mi permetterà di accostarmi a un genere solido e codificato – come dici tu – farlo mio e quindi di scardinarlo dall’interno!

ll10Lilith proseguirà il suo cammino semestrale senza sussulti oppure il nuovo impegno, seppure condiviso con Stefano Vietti, ne causerà una periodicità ancora più rarefatta fino alla sua naturale conclusione?

Lilith continuerà con la sua estenuante semestralità, fino alla naturale conclusione della saga, almeno fino a quando l’autore non tirerà una crepa. Se, per scrivere e disegnare Lilith, avrò difficoltà con le sceneggiature di Dragonero, Vietti mi verrà in aiuto.

Lilith ti ha dato la possibilità di scorazzare in diversi periodi storici; quali sono stati i vantaggi e gli svantaggi di cambiare il constesto storico di albo in albo? C'è una tra queste ambientazioni in cui ti sei trovato più a tuo agio nella scrittura?

L’episodio più difficile da affrontare è stato quello della Grande guerra in Carnia, per il timore si sbagliare qualcosa e di urtare qualche sentimento; quello più agevole e piacevole, sicuramente le due storie ambientate nel Giappone medievale e rinascimentale, grazie alla mia grande passione per la cultura di quel periodo. La difficoltà nel cambiare ambientazione in tutti gli episodi sta nel gran lavoro per ricostruire ogni volta in maniera  - si spera – esatta e compiuta un periodo storico, cosa che mi obbliga ogni volta ad azzerare la documentazione faticosamente raccolta e iniziare tutto da capo.

Nel 2012 la Bonelli ha lanciato anche la serie Le Storie, in cui ogni autore si è cimentato in racconti one shot di durata più contenuta rispetto ai precedenti romanzi a fumetti; tu hai in programma di scrivere un albo per questa collana?

Ho diverse idee che mi piacerebbe concretizzare, ovviamente solo come sceneggiatore. Al momento Lilith e Dragonero, però, monopolizzano ogni mia attività creativa.

Chiudiamo con Gea, che presto verrà ristampato dalla Panini. Ha seguito in qualche modo questa edizione? Cosa puoi dirci a riguardo?

Mi hanno coinvolto nella scelta delle illustrazioni per le copertine e per il cofanetto che custodirà i tre Ominibus, facendomi partecipe delle varie fasi di colorazione. Vedere una mia creatura, su cui sono rimasto impegnato per quasi un decennio, ristampata in un’edizione antologica non può che farmi piacere e rendermi orgoglioso della mia bimba di carta.

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