Intervista a Jeff Smith - da Bone a Rasl
- Scritto da Cris Tridello
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Ospite alla scorsa Lucca Comics in occasione della pubblicazione di Bone - One Volume edition in italiano, Jeff Smith è un autore che ha saputo ritagliarsi un posto speciale nel cuore dei suoi lettori, grazie alla sua opera omnia e ai tre Bone da lui creati. In occasione della pubblicazione del volume Bone: racconti intorno al fuoco, abbiamo raggiunto l'autore per una lunga intervista che ripercorre gli oltre vent'anni dalla prima pubblicazione di Bone, passando per Shazam! e, ovviamente, per Rasl da poco terminato in patria e che uscirà ad ottobre sempre per Bao Publishing.
Vi auguriamo buona lettura!
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Intervista a cura di Cris Tridello
Traduzione di Valerio Coppola e Sarah Passacantilli
Recensione di Bone - l'integrale
Recensione di La principessa Rose
Recensione di Shazam! La società dei mostri del male
Recensione di Bone:racconti attorno al fuoco
Ciao Jeff e benvenuto su Comicus,
Venti anni fa autoproducevi Bone 1. Immaginavi che la saga che ti apprestavi a varare, avrebbe avuto migliaia di fan in giro per il mondo e sarebbe stata ricordata per sempre?
Vent’anni fa , la mia sola speranza era di farcela per i primi venti episodi! Avevo promesso a mia moglie e partner [in affari] Vijaya che se il fumetto non avesse fatto soldi dopo sei episodi, avrei lasciato perdere e sarei tornato all’animazione.
Qual è stata la scintilla che ti spinto a creare e ad autoprodurre Bone venti anni fa? Quella scintilla è ancora accesa?
C’è ancora la scintilla? Certo che sì! Amo il fumetto come forma artistica. Da piccolo, pensavo che i fumetti fossero la cosa più bella. Potevo vedere più realtà riflessa nei fumetti che in qualunque altro posto. Dall’angoscia e l’imbarazzo di Charlie Brown, alle costanti punzecchiature verso le istituzioni di MAD, o anche nell’horror da brividi o nella sensualità di alcuni titoli, i fumetti erano sempre al centro della mia attenzione.
Come characters, i cugini Bone nascono molto prima del 1991; quanto differiscono i protagonisti della saga rispetto ai personaggi creati quando andavi all'asilo? Ci puoi dire, finalmente, cosa sono veramente i Bone?
Ma come, sono dei Bone da Boneville! Che altro?
La prima volta che ho disegnato i Bone avevo cinque anni. I tre cugini sono ancora molto simili alla loro prima versione, che di base era: quello normale, quello avido e quello sciocco. Le loro personalità sono diventate leggermente più complesse nel corso degli anni, ma se vedeste alcuni dei miei fumetti di allora, non avreste alcun problema a riconoscerli.
Fone Bone l'hai creato quando eri bambino; è poi riapparso, insieme ai cugini, a Thorn, al Drago Rosso, all'incappucciato e a Nonna Ben in Thorn, fumetto che pubblicavi all'interno "The Lantern", quotidiano dell'Ohio State University, da te frequentata. Quanto differiscono questi personaggi da quelli poi apparsi nella saga di Bone?
In quelle strisce a fumetti del college i Bone apparivano per la prima volta assieme alla maggior parte del resto del futuro cast di Bone. Nonna Ben, il Drago Rosso e l’Incappucciato sono rudimentali rispetto agli standard degli albi successivi, ma sono ancora piuttosto riconoscibili. Thorn è l’unica che è cambiata dalle strisce agli albi. Nelle strisce del college Thorn era più sexy. La striscia non aveva una vera storia ed era solo una serie di gag e avventure brevi. Quando ho cominciato la serie, sembrava che la storia più lunga e di genere fiabesco richiedesse che Thorn fosse più innocente.
I tre protagonisti di Bone riassumono molte caratteristiche di personaggi di altre strip che tu hai citato come punti di riferimento. Smiley è un incrocio tra Pippo e Albert Alligator; Phoney richiama lo Zio Paperone di Carl Banks e Fone Bone è molto simile a Pogo Possum. Quali altre influenze, non rintracciabili a una prima lettura, si possono trovare in Bone?
Mmm. Mentre lavoravo a Thorn per la mia rivista universitaria, passavo anche un sacco del mio tempo libero tra gli scaffali della biblioteca a leggere i quotidiani in microfilm. Ho letto ogni singola striscia giornaliera e tavola domenicale disegnata da E.C. Segar dal 1928 al 1938. Segar creò la striscia The Thimble Theater [titolo originale della serie poi divenuta Popeye, ndr] con Braccio di Ferro. Tra le cose più divertenti di sempre. Leggere quelle strisce ha avuto un impatto enorme su di me.
"Moby-Dick" è il libro preferito di Fone (e anche il tuo) e nelle interviste citi spesso o libri di Charles Dickens o altri classici d’avventura, come "Le Avventure di Huckleberry Finn" di Mark Twain, come letture importanti nella tua adolescenza. Che ruolo ricoprono, queste letture, nella creazione della storia di Bone?
Struttura. Prima del lancio di Bone, non avevo mai visto un fumetto con una struttura letteraria epica e conseguenze reali per i personaggi. È stata la struttura della letteratura classica che mi ha guidato. Io volevo un fumetto (come una storia di Zio Paperone) che costruisse una spinta in avanti verso il climax come in un romanzo epico. Un principio, uno sviluppo e una conclusione.
Nel leggere Bone nell’edizione in volume unico, è ancora più evidente come l’intera saga fosse stata concepita dall’inizio. Sin dal primo capitolo appaiono il signore delle locuste (sotto forma di sciame di locuste), i rattodonti e i tre personaggi principali sono molto ben delineati. Avevi realmente pensato a tutto o hai posto solo le basi per sviluppare, poi, la storia strada facendo?
Era pianificato dall’inizio, lo giuro! Naturalmente, tante cose sono cambiate nel corso degli anni, e molto è stato improvvisato durante lo svolgimento, ma l’idea generale era già lì dal 1989.
Nell’edizione in volume unico, hai rimesso mano a pezzi della storia risistemando la scansione narrativa in alcuni punti (ad esempio l’inizio del libro ottavo “Cacciatori di Tesori” dove l’incontro tra Briar e i Pawa è posticipato di circa trenta pagine). Perché hai sentito il bisogno di rimaneggiare la successione degli eventi? Se dovessi riscrivere Bone ora, faresti altri cambiamenti?
A questo punto, non ho alcun intento o desiderio di rivedere alcunché della storia; è conclusa. Ad ogni modo, durante i dodici anni in cui ho scritto Bone, si è trattato di un lavoro in itinere. Non ho mai considerato gli albi come la versione finale. Ho sempre creduto che i volumi, o graphic novel, avrebbero rappresentato l’ultima parola, quindi dopo che usciva ogni singolo episodio, consideravo le reazioni dei lettori come note a una nuova prima teatrale: in altre parole, se qualcosa nel fumetto non aveva ottenuto la reazione che ricercavo, l’avrei ritoccata per la raccolta in volume. Ricordo che questo si rivelò abbastanza controverso all’epoca, come fu per molte delle mie decisioni di allora, poiché in qualche modo non facevo che andare contro il sistema. In questo caso, mi accusarono di provare a forzare i lettori a comprare il graphic novel solo per avere il “nuovo” materiale.
La principessa Rose, storia da te scritta e dipinta da Charles Vess, narra gli eventi accaduti, nella valle, anni prima dell’arrivo dei Bone. Gli eventi lì narrati sono spesso richiamati nella saga principale. Rose andrebbe letto prima, dopo o durante Bone?
Decisamente dopo! Anche se ho parlato con un po’ di persone che lo hanno letto prima, e loro mi hanno detto che in definitiva questo ha elevato l’esperienza di leggere Bone. E allora che ne so io?
Al termine di Bone i tre cugini tornano realmente a Boneville?
Ho sempre immaginato che abbiano avuto alcune avventure inattese lungo il loro cammino verso casa, ma che alla fine ce l’avrebbero fatta a tornare a Boneville.
L'anno scorso sei tornato a Lucca per presentare Bone – edizione integrale in italiano per Bao publishing. Com’è stata l’esperienza Lucchese? È cambiato qualcosa dalla prima volta che venisti a Lucca, nel 1997, dove ritirasti il premio Pantera di Lucca come miglior disegnatore straniero?
Nel ’97 il festival si teneva fuori dalla città, in dei tendoni, quindi situare l’evento all’interno dello stupendo, romantico centro cittadino è stata una sorpresa piacevole! Ha anche conferito uno sfondo surreale e medievale per orde di manga con parrucche colorate e spade da guerriero di cartone!
A Lucca hai tenuto una discussione riguardante “Ascesa e declino del fumetto indipendente” (“Ascent and decline of the Indie Comics Scene”) con altri famosi autori come Baru, Jiro Taniguchi, David Loyd e Craig Thompson. Per te è’ ancora possibile oggi fare fumetto indipendente? Tu e gli altri autori eravate allineati su questo tema o avevate punti di vista differenti? Definiresti il tuo Bone, un fumetto indipendente?
Io definisco indipendente un fumetto nel momento in cui è posseduto, e più in generale controllato, dal suo creatore. Quindi in base a quella definizione, Bone è un’opera indipendente. Ho avuto un problema con la premessa della conferenza; l’idea che la scena indie sia in declino. Quando consideri tutti i film e gli show televisivi basati su fumetti indipendenti, o il successo fulmineo dei graphic novel (una forma di fumetto fraintesa che è stata trasformata da fumettisti indipendenti ed editori nel corso degli ultimi due decenni), la scena indie diventa una delle forze dominanti del settore. La traiettoria verso l’alto di opere come The Walkind Dead, Habibi e Hark! A Vagrant, in termini sia di critica che commerciali, ormai è tanto un luogo comune da non essere più degno di nota… ma questo non rende affatto la scena meno vibrante.
Tu credi molto nell’utilizzo di Bone, e dei graphic novel, per l’insegnamento nelle classi. In che maniera Bone può essere educativo?
Beh, dovrei specificare che non credo particolarmente in un uso pedagogico di Bone. Si tratta di un fenomeno che si è generato presso gli insegnati e gli stessi librai che hanno trovato i fumetti popolari e utili nel portare i ragazzi e qualche lettore riluttante a leggere libri. Dovresti chiedere a loro perché è così.
Bone, nel 2010, è stato accusato ingiustamente di essere diseducativo, tanto che un genitore del Minnesota arrivò a chiedere che fosse tolto dagli scaffali della biblioteca della scuola elementare di suo figlio. La cosa ti rattristò molto, e sentisti il dovere di intervenire personalmente. Il tutto poi si è risolto in maniera positiva, giusto? (Update: questa intervista è stata fatta tempo fa. Da allora BONE è stato bandito in una scuola in Texas ndr)
Ciò che mi ha scocciato di più è stata la vaga sensazione che ho avuto che le persone coinvolte avessero un programma a lungo termine, e che stessero tentando di raggiungere qualche obiettivo attraverso i miei libri. L’accusa che veniva mossa, che i libri contenessero situazioni sessuali inappropriate per dei bambini, erano talmente pretestuose che sarebbero state divertenti se non fossero arrivate alla minaccia terribilmente seria di bandire dei libri. In un primo momento, avevo deciso di ignorare l’intera faccenda, giacché era ridicola, ma quando la storia iniziò a lievitare, e i giornali e le trasmissioni locali iniziarono a fare pubblicità agli accusatori, ho sentito la necessità di intervenire e di mostrare le accuse contro i miei libri per la barzelletta che erano..
In ogni caso la storia ha avuto un lieto fine, quando il consiglio scolastico ha votato dieci a uno contro la messa al bando di Bone.
"Bone: Quest for the Spark" (in Italia sarà "Bone: La leggenda della scintilla" e uscirà a fine settembre ndr), trittico di romanzi scritti da Thomas E. Sniegoski con le tue illustrazioni, può essere considerato il seguito di Bone?
Su un certo piano sì, si possono considerare come un sequel, dato che torniamo a visitare la Valle diversi anni dopo gli eventi di Bone, e Thorn adesso è la regina di quella terra. Comunque, anche se i libri contengono un nuovo gruppo di personaggi Bone, gli originali cugini Bone Fone, Phoney e Smiley Bone non compaiono. Questo, e il fatto che non si tratti di un fumetto, ma di un libro di prosa illustrato, significa che in effetti non sia un vero sequel.
E riguardo Bone: Racconti intorno al fuoco, che verrà proposto in Italia da Bao?
Oh, quello è un libro divertente! Stesso discorso… Racconti intorno al fuoco non è tanto un sequel o un prequel, quanto piuttosto una scusa per disegnare storie dei Bone. Presenta fumetti con tutti i cugini Bone, così come una storia fantastica abbastanza lunga nella tradizione di Pecos Bill riguardante l’eroe della frontiera Big Johnson Bone. Quel libro è stato scritto per metà da me e per metà da Tom Sniegoski, è stato un bel progetto. Incontrarsi con Tom per le storie finiva sempre in un sacco di gran risate.
Più di dieci anni fa ci fu un primo tentativo di trasporre in cartone animato Bone, tentativo poi finito in un nulla di fatto. Come procede, invece, la trasposizione della Warner Bros?
Molto meglio. Tempo fa ho letto una sceneggiatura del regista, PJ Hogan, che è piaciuta molto sia a Vijaya che a me. Tenete incrociate le dita!
Abbandoniamo per un attimo Bone e parliamo di un’altra tua opera. Hai lavorato anche per major come la DC per la quale hai scritto e disegnato Shazam! La Società dei mostri del male, dove hai riportato alle origini Capitan Marvel rievocando quel "sense of wonder" che i fumetti, supereroistici, avevano quando eri bambino. Hai in cantiere, o ti piacerebbe fare, altri progetti legati a personaggi della tua e nostra infanzia?
No. Il mio interesse nel lavorare con i supereroi è relativamente ridotto. Il progetto Shazam è semplicemente saltato fuori al momento giusto: in mezzo a Bone e Rasl, ed era il personaggio giusto… un misto dell’innocenza Golden Age, ragazzini con problemi, parole magiche e animali parlanti. Mi è piaciuto lavorare a quella serie, ma ciò che mi piace davvero è disegnare i miei personaggi.
Passiamo a Rasl, opera che noi italiani non abbiamo ancora potuto leggere. Dal fantasy, al supereroico fino alla fantascienza più pura e cupa il salto sembra lungo. È realmente così? Cosa lega Rasl a Bone, oltre all’autore?
Ah! C’è un piccolo salto tra I due, vero? Beh, uno degli aspetti comuni che sta alla base di tutti i miei fumetti è l’idea che nel nostro mondo c’è più di ciò che possiamo vedere, e al cui riguardo sappiamo veramente poco. In Bone c’era il reame mistico del Sogno, e in Shazam c’è la Roccia dell’Eternità. In Rasl è la fisica: la teoria delle stringhe e degli universi paralleli.
Rasl è appena terminato col quindicesimo numero. Immagino tu già sapessi come portare a termine la storia del ladro extradimensionale. Giusto?
Sì, come con Bone, ho scritto la fine prima ancora di intingere il pennello nell’inchiostro. Ho dedicato due anni di ricerche nella storia delle teorie scientifiche del campo unificato, poi altri due anni a scoprire la scienza di nicchia e le teorie della cospirazione, come l’Esperimento di Philadelphia. Questa è stata una storia molto eccitante su cui lavorare. Diversamente da Bone, dove la commedia e il fantasy erano per me una seconda natura, non ero un aficionado della scrittura noir o hard boiled quando mi sono confrontato con questo progetto, quindi la scoperta di quanto estrema può essere la pressione per qualcuno che si confronta con i propri demoni è stata affascinante. Bone è stato affascinante, ma si respirava. Rasl è stato un’ansia, quasi claustrofobico.
Bone, Shazam, Rasl e poi? Sai già cosa farai dopo aver terminato Rasl?
Sono pieno di progetti che stanno iniziando a delinearsi; tra questi naturalmente ci sarà l’edizione in un unico volume di Rasl. Ho dei piani speciali, per quello.
Hello Jeff and welcome on Comicus.
Twenty years ago you self-produced Bone n.1. Did you imagine that this saga would have made thousands of fans all over the world and it would have been remembered forever?
Twenty years ago, my only hope was to make it through the first six issues! I had promised my wife and partner Vijaya that if the comic books weren’t making any money after six issues, I would give up and go back to animation.
What gave you the urge, the need to create Bone? Is that there still today?
Is the urge still there? Of course it is! I love comics as an art form. When I was a kid, I thought comics were the greatest. I could see more reality reflected in comics than anywhere else; from Charlie Brown’s anguish and embarrassment, to MAD Magazine’s constant skewering of institutions, or even within the creepy horror or sexiness of some books, comics were always the real deal.
As characters, the Bone cousins were born way before 1991; how much are these characters different from the ones you created as a kid? Could you finally tell us what the Bones really are?
Why, they’re Bones from Boneville! What else?
I first drew the Bones when I was five. The three cousins are still very similar to their earliest versions, which were basically: the normal one, the greedy one, and the dumb one. Their personalities grew slightly more complex over the years, but if you saw one of my comics from back in the day, you’d have no trouble recognizing them.
You have created Fone Bone when you were a kid; it has appeared then, together with his cousins, Thorn, the Red Dragon, and Grandma Ben in Thorn, a comic book that you used to published in “The Lantern”, the Ohio State University (the college you went to) newspaper. How much are these characters different from the ones who then appeared inside the Bone saga?
Those college comic strips were the first time the Bones appeared in print along with much of the rest of the future Bone cast of characters. Gran’ma Ben, the Red Dragon and the Hooded One are crude by the standards of the later comic books, but still very recognizable. Thorn is the only one who changed between the strip and the comic book. In the college strip, Thorn was sexier. The comic strip had no real story and was just a series of gags and short adventures. When I began the comic book run, it seemed that the longer, fairy tale-like story called for Thorn to be more of an ingénue.
The three main characters from Bone sum up many of the peculiarities of characters from other strip comics which you have considered being your reference point. Smiley is an intersection between Goofy and Albert Alligator; Phoney recalls Carl Barks's Scrooge McDuck, and Fone Bone is very similar to Pogo Possum. Which other influences, not recognizable at first sight, can be found in Bone?
Hmm. While I was working on Thorn for my university paper, I was also spending a great deal of my free time in the library stacks reading microfilmed newspapers. I read every single daily and Sunday strip that E.C. Segar drew from 1928 to 1938. Segar created the Thimble Theater comic strip starring Popeye. Funniest shit ever. Reading those strips had a huge impact on me.
"Moby-Dick" is Fone’s (and yours too) favorite book, and during interviews you often mention Charles Dickens’ books and other adventure classics, like “Adventures of Huckleberry Finn” by Mark Twain, as important books during your teen years. Which role have these books in the creation of Bone’s story?
Structure. Previous to the launching of Bone, I had never seen a comic book with an epic literary structure, and true consequences for the characters. It was the structure of classic literature that drove me. I wanted a comic - an Uncle Scrooge story - that built with forward momentum toward a climax like in an epic novel. A beginning, middle, and end.
Reading Bone in its one volume edition, it is even more evident that the whole saga was conceived this way since the start. Since the first chapter, the Lord of the locusts (in the form of locust horde) and the rat creatures appears and the three main characters are really well presented. Did you actually think about all of this or have you just thought about the basics to develop the story in a second moment?
It was planned from the beginning, I swear! Of course, many things changed over the years, and a lot was improvised on run, but the general outline was in place by 1989.
In the one volume edition, you have reconsidered some parts of the story, fixing the narration in few points (for example, the beginning of the 8th book, Treasures Hunters, where the meeting between Briar and the Pawas is postponed of about 30 pages). Why have you felt the need to change the sequence of the events? If you had to rewrite Bone now, is there anything else that you would change?
At this point, I have no plan or desire to revisit any of the story; it is finished. However, during the twelve years I was writing Bone, it was a work in progress. I never considered the comic books the final versions. I always believed the collections, or graphic novels, were the final word, so after each issue came out, I treated reader reaction like notes on the opening night performance of a new play - in other words, if something in the comic didn’t get the reaction I was looking for, I’d rework it for the collection. I remember this being somewhat controversial at the time, as were most of my business decisions back then, because I was always bucking the system somehow. In this case, people accused me of trying to force readers to buy the graphic novel just to get the “new” material.
Rose, a story that you have written and that was painted by Charles Vess, tells the events which took place in the valley years before the Bone family arrived. The events there are often recalled in the main saga. In your opinion should Rose be read before, during or after Bone?
Definitely after! Although I have spoken with quite a few people who read it first, and they told me it actually heightened the experience of reading Bone. So what do I know?
At the end of Bone, do the three cousins come really back to Boneville?
I always figured they must have had a few unexpected adventures on their way home, but that they would eventually make it all the way back to Boneville.
You have come back to Lucca's convention last year in order to present Bone – One volume edition in Italian for Bao Publishing. How was the Lucca experience for you? Has something changed compared to the first time you came to Lucca in 1997 in order to receive the “Pantera di Lucca” best foreigner drawer’s prize?
Back in ‘97, the festival was held outside the city in tents, so holding the event inside the gorgeous, romantic city center was a pleasant surprise! It also lent a surreal, medieval backdrop to hordes of manga colored-wigs and giant cardboard warrior blades!
At the Lucca convention, you joined a panel entitled “Ascent and decline of the Indie Comics Scene” with other famous comics authors like Baru, Jiro Taniguchi, David Loyd e Craig Thompson. Is it still possible today to make an independent comic? Did you and these other authors agree on this topic or did you have different opinions? Would you define Bone an independent comic?
I define an independent comic as one that is owned, and to a great extent, controlled by the creator. So by that definition, Bone is an independent work. I had a problem with the premise of the panel; that the Indie scene is in decline. When you consider all the films and television shows based on indie comics, or the meteoric rise of the graphic novel - a misunderstood form of comics that was transformed by independent cartoonists and publishers over the last two decades, the indie scene is one of the dominate forces in comics. The upward trajectory of indie work like The Walking Dead, Habibi, and Hark! A Vagrant, in critical as well as commercial terms is so commonplace these days, that it is no longer remarkable... but that doesn’t make the scene any less vibrant.
Maybe the best way to put it is that the independent scene has evolved.
You believe a lot in using Bone and other graphic novels, for educational purposes. In which way can Bone be educational?
Well, I should clarify that I don’t particularly believe in using Bone for educational purposes. That’s a phenomenon that came about from the teachers and librarians themselves who found the books popular and helpful in getting boys and some reluctant readers to read books. You’d have to ask them why that is.
In 2010 Bone was unfairly accused of being not educational, at the point that a parent from Minnesota requested that it could be taken down the library of his son’s elementary school. This made you really sad, and you felt the need to personally intervene. Was everything solved in a nice way then? (Update: Since this interview was conducted, BONE has been banned by a school district in Texas. ndr)
What bothered me the most was a sneaking feeling I had that the people involved had an agenda and were trying to score some points with my books. The accusations being made - that the book contained sexual situations that were inappropriate for children were so bogus that it would have been funny if it didn’t actually involve the deadly serious threat of book banning. At first, I planned to ignore the whole thing because it was ridiculous, but as the story began to grow, and the local newspapers and news shows started giving the challengers a lot of publicity, I felt I needed to step in and expose the charges against my book as the joke they were.
The story had a happy ending though, when the school board voted 10 to 1 against banning Bone.
"Bone: Quest for the Spark", consist of three novels written by Thomas E. Sniegoski with your illustrations – Can it be considered as Bone’s sequel?
On one level, yes, they could be thought of as a sequel since we revisit the Valley several years after the events in Bone, and Thorn is now the Queen of the land. However, while the books do feature a new group of Bone characters, the original Bone cousins Fone, Phoney, and Smiley Bone do not appear. That, and the fact that it isn’t a comic, but an illustrated prose book, means that it isn’t quite a true sequel.
And what about Bone: Tall Tales which will be purposed to Italian people soon from Bao?
Oh, that’s a fun book! Same kind of thing... Tall Tales is less of a sequel or prequel, than an excuse to draw Bone stories! It does have comics featuring all the Bone cousins as well as a longish tall-tale in the Pecos Bill tradition about frontier hero Big Johnson Bone. That book was half written by me, and half by Tom Sniegoski, It was a good project. Having a story meeting with Tom would always involve a lot of loud laughter!
More than ten years ago, there has been a first attempt to make an animation movie out of Bone, which eventually didn’t happen. How is it going, on the other hand, the Warner Bros transposition?
Much better. Time ago I read a script from the director, PJ Hogan, that both Vijaya and I really liked. Keep your fingers crossed!
Let’s leave Bone for a moment and let’s speak about another work of yours. You have also worked for majors like DC Comics, for which you have written and drawn Shazam! The Monster Society of Evil, where you brought Captain Marvel back to the origins – recalling that “sense of wonder” that superheroes comics had when you were a child. Are you planning to do, or would you like to realize other projects connected to the characters of our childhood?
No. My interest in working on superheroes is relatively small. The SHAZAM project cropped up at just the right time: in between Bone and Rasl, and it was the right character... a mixture of golden age innocence, damaged kids, magic words, and talking animals. I enjoyed working on the book, but what I really like to do is draw my own characters.
Let’s speak about Rasl, a work which we haven’t been able to read yet here in Italy. From fantasy, to superheroes, to the purest and darkest science fiction, there seems to be a huge gap. Is it really like that? What actually links Rasl to Bone, besides their author?
Ha! There is a bit of a leap between them, isn’t there? Well, one of the common threads that underlie all my comics is the notion that there is more to our world than we can see, and about which we know very little. In Bone, there was the mystical realm of the Dreaming, and in Shazam it is the Rock of Eternity. In Rasl it is physics: String Theory and parallel universes.
Rasl has just reached his end with 15th number. I think you already knew how to end the story of the extra dimensional thief, right?
Yes, as with Bone, I wrote the ending before I ever dipped my brush in the inkwell. I dedicated two years of research into the history of scientific unified field theories, then another two years digging up fringe science and conspiracy theories such as the Philadelphia Experiment. This story has been very exciting to work on. Unlike with Bone, where comedy and fantasy were second nature to me, I was not an aficionado of noir or hardboiled writing when I tackled this project, so the discovery of how extreme the pressure can be from one’s own demons has been fascinating. Bone was exciting, but it breathed. Rasl is tightly wound, almost claustrophobic.
Bone, Shazam!, Rasl, and then? Do you already know what are you going to do after finishing Rasl?
I have a plateful of projects that are starting to line up; among them of course will be the one volume edition of Rasl. I have special plans for that.