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Bugs - Gli insetti dentro di me: intervista a Adriano Barone e Fabio Babich

Bugs_p._40Tutto inizia con quella che forse può sembrare una spacconata. "Io ti farò pubblicare!" sono le parole (o quasi) che siglarono l'inizio della collaborazione tra l'ormai esperto Adriano Barone e il quasi esordiente Fabio Babich.
Incontro che si concretizza prima in una storia breve per "Squarci" e che poi approda al volume (in uscita oggi per 001 Edizioni) Bugs - Gli insetti dentro di me, una storia dalle influenze eterogenee e dalle derivazioni più varie, che conferma l'abilità di Barone e segna il vero esordio per un disegnatore dall'abilità innegabile.

Comicus ha deciso di indagare questo sodalizio artistico e il suo primo long playing fumettistico, offrendovi una recensione del volume e una lunga chiacchierata con gli autori.

Per leggere la recensione, clicca qui.

Ciao Adriano, bentornato su Comicus, e benvenuto a te, Fabio. Prima di tutto, potete raccontarci da cosa nasce l'idea di un fumetto sugli insetti? Ricordi d'infanzia, nerdismo adolescenziale, interesse adulto o che altro?

F: Un saluto con la manina a tutti.

A: Yo, Comicus! Perché un fumetto sugli insetti? Perché gli insetti mi fanno schifo, come credo a molte altre persone, e dato che per me la scrittura è anche terapia, ho pensato che scrivendone, informandomi sull'argomento, avrei cambiato idea. 
Naturalmente non è servito. 
Mi fanno più schifo di prima. Però non mi fa più schifo l'idea di mangiarli, questo sì. Se lo trovi contraddittorio, è perché amo contraddirmi.
E comunque adoro scrivere cose sgradevoli, e gli insetti hanno un alto coefficiente di sgradevolezza.

Come nasce la vostra collaborazione sulle pagine di Bugs?

F: Devo dire che l'incontro fra me e Adriano è stato alquanto fortuito. Ci siamo conosciuti ad Angoulême nell'edizione 2010, durante l'ultimo giorno del festival quando io avrei dovuto essere già ripartito per l'Italia. Complice il ghiaccio sui binari del treno che bloccò tutto il traffico per Parigi e la conseguente perdita del volo! Dopo aver visto il mio book che tenevo sotto braccio fra gli stand, Adriano con petto in fuori e sguardo fiero mi disse “Io ti farò pubblicare!”. Così siamo rimasti in contatto e dopo esserci “testati” con una storia breve su “Squarci”, un'antologia horror edita da Absoluteblack, mi fece leggere il soggetto di Bugs e decidemmo di proporre il progetto alla 001 Edizioni.

A: Purtroppo è tutto vero, anzi la frase arrogante di cui sopra era pure peggio... ammetto addirittura di avergli promesso che lo avrei fatto esordire in volume. Cosa che poi in effetti è successa... insomma, un po' di fortuna a questo giovincello talentuoso gliel'ho portata. 

In Bugs gli insetti sono letteralmente dovunque, dal quotidiano al privato, dal cibo al non luogo; e inoltre entrano ed escono da qualsiasi parte e hanno proprietà insolite. Che cosa incarnano quindi, realmente, gli insetti di Bugs?

A: Mah... gli insetti incarnano... gli insetti. No, davvero, sono solo insetti.
Provo a spiegarmi: una delle cose che cerco sempre di fare con i miei libri e i miei fumetti è fornire uno sguardo “altro” sulle cose e sul cosiddetto “mondo reale”, quello che ci viene imposto come “mondo reale” e condiviso. Ma in realtà quello che entra/lasciamo che entri all'interno della nostra sfera cognitiva è una parte infinitesimale di ciò che ci circonda. Basta offrire uno sguardo obliquo, un po' “storto”, ed ecco che il mondo che ci pareva familiare non lo è più. Pensiamo di essere annoiati dal reale, perché siamo assuefatti a un'idea (politica) di reale noioso. Ma della realtà viviamo e ci godiamo solo pezzettini. In Bugs ho offerto questo punto di vista alternativo con gli insetti, ma l'ho fatto e lo farò con altri espedienti/punti di vista. E, ripeto, la maggior parte delle volte senza inventarmi niente, solo guidando lo sguardo appena appena “altrove”, su qualcosa che in realtà non è affatto nascosto. Uhm, risposta contorta…

Adriano, ancora una volta il concetto di limite sembra tornare in un tuo fumetto. In Bugs hai scelto di sfondare i limiti tra i generi come contenitori stagni. Cosa puoi dirci in merito?

A: Dato che al centro di Bugs c'è il concetto di “ibridazione”, mi sembrava logico ibridare anche i generi, anche se spero in maniera non forzata e artificiosa. Del resto trovo le distinzioni in generi utili solo per gli scaffali delle librerie e per gli sfigati ossessivi-compulsivi della catalogazione, che pensano che le categorie per analizzare gli oggetti osservati vengano prima degli oggetti osservati stessi.

Tornando a Bugs, quindi, “lasciavo andare” le scene nella direzione in cui sarebbero risultate narrativamente più efficaci. E dato che la storia è molto lineare, credo che la varietà si senta ma non disturbi particolarmente la lettura. E poi non ci stupiamo, sono ANNI che in Estremo Oriente (penso in particolare al cinema di Hong Kong, che seguo con passione da tempo) si mescolano i generi senza soluzione di continuità all'interno dello stesso film. Al massimo è qui in occidente, con la menata dell'unità di stile nello stesso “testo”, che dobbiamo metterci al pari con i paesi narrativamente più evoluti. 

C'è poi il limite verticale della citazione e della metatestualità. L'hai voluto in partenza o i vari rimandi si sono innestati sul testo in autonomia?

A: Ho studiato un po' troppa letteratura che viene definita (da altri, non da me) “alta”, durante gli anni dell'università. Così mi son convinto di essere e di volere apparire colto anch'io, quando scrivo, ma sto lentamente guarendo.

Come entra la nostra realtà in quella fantascientifica che fa da base a Bugs? L'impressione che si può trarre leggendo Bugs è che le diversità che tu metti assieme nella storia (umani, metaumani, nuovi umani) sia un modo per parlare di coesistenza tra culture diverse.

A: Anche. Può essere, non l'avevo pensata così. Non insisterei molto su questo punto, semplicemente perché credo che una volta uscita, una storia possa essere interpretata liberamente da chi la legge, e non da chi l'ha scritta, che non ha particolari “diritti esegetici” rispetto a chi non l'ha scritta...

Gli inserti del grillo parlante fanno riferimento a un ben noto personaggio nostrano (e, successivamente, disneyano). Come mai questa scelta?

A: Perché credo che sia l'insetto mediaticamente più famoso al mondo. E ho voluto riportarlo alla sua forma originaria, perché la versione disneyana è insopportabilmente ripulita. 
Che poi è la filosofia di Bugs, riportare concetti edulcorati al loro stato più grezzo. Pensa solo al titolo del fumetto: definire l'amore col concetto di “farfalle nello stomaco” è stucchevole, ti fa dimenticare tutta la merda che l'amore si porta appresso. L'amore fa anche soffrire, l'amore striscia nella pancia e la fa pulsare di dolore. Per dire che sono innamorato, mi sembra più preciso parlare de “gli insetti dentro di me” (che poi, leggendo questa espressione, può anche sembrare che uno abbia i parassiti intestinali... vabbè).

I personaggi forse più interessanti e anomali della storia sono i Cinque furiosi di Burrougs, spietati disinfestatori con la testa da animale. Potete parlarci di come avete creato questo team?

A: Dato che ho scritto Bugs “di pancia”, e dato che avevo deciso che i Disinfestatori si vestissero e comportassero come Yakuza, con un vincolo ai loro compagni molto più profondo del semplice lavoro, mi sono detto che avevo bisogno di alcuni Disinfestatori più fighi, anche da un punto di vista coreografico. Quindi mi sono venuti in mente i 5 Furiosi di Burroughs, dandogli le teste di animali entomofagi, in modo coerente col resto del fumetto. O, più in sintesi: mi è sembrata una figata e l'ho messa. 
In generale, se qualche idea mi sembra una figata, la uso. Che poi possa essere percepita come una stronzata, non mi interessa. Non è non rischiando che faremo fumetti (o libri) che valga la pena di leggere.

Fabio, come si può leggere anche in quarta di copertina Bugs è il tuo primo lavoro a un graphic novel. Prima di tutto come ti senti dopo questo esordio?

F: Devo dire che quella che ho avuto è stata un'ottima opportunità. Dopo aver pubblicato qualche storia breve questa è la mia prima esperienza concreta con un bel numero di tavole ed una scadenza. Quindi per me è stato un test anche per quanto riguarda tempistiche e organizzazione del lavoro. Credo di essere riuscito a tenere un buon ritmo nella produzione delle tavole, e ho cercato di mantenere il più possibile una certa costanza nella qualità. Quindi personalmente sono soddisfatto, e mi sento di dire di esser riuscito a superare questa prima sfida in maniera positiva.

Prima del fumetto hai lavorato nell'animazione. Puoi raccontarci modi e motivi di questo tuo passaggio alla nona arte? 

F: In realtà la passione originaria è proprio quella dei fumetti. Li leggevo da piccolo e, dopo la prima fase adolescenziale in cui li avevo persi un po' di vista, ho iniziato nuovamente a sfogliarli e disegnarli verso la metà delle superiori. Dopo essermi diplomato, conobbi la Scuola del Libro di Urbino, dove c'era un corso post diploma di “cinema d'animazione” in cui venivano trattati sia il fumetto che l'illustrazione. Così mi trasferii per due anni lì e mi si aprì questo mondo animato che non conoscevo, fatto di cortometraggi autoriali interamente realizzati a mano con le più svariate  tecniche. E lo sfornare disegni su disegni per l'animazione mi ha aiutato moltissimo a sciogliere la mano ed avere una visione più cinematografica che poi ho inserito anche nel fumetto.

Qual è il tuo rapporto con gli insetti... ti interessano, ti infastidiscono, ti spaventano, ti ripugnano? Com'è stato disegnarli e disegnarne così tanti?

F: Il mio rapporto con gli insetti? Pessimo!! Non proprio tutti, ma la maggior parte mi fa schifo. Soprattutto quelli dai movimenti imprevedibili come le cavallette. Anche se disegnarli in realtà non mi ha disturbato più di tanto. Speravo - come lo sperava pure Adriano - che realizzare Bugs fosse in qualche modo terapeutico, che esorcizzasse un po' questa fobia. Invece entrambi abbiamo fallito miseramente la nostra missione!

Con un occhio all'aspetto grafico complessivo si può notare come l'impostazione della tavola muti, durante la storia, in relazione al genere narrativo di riferimento (la parte iniziale con i protagonisti bambini ha una scansione più regolare, quella di Ulisse postumano verso la fine ha vignette trasversali, più ritmate e "americane", le parti con Burroughs prediligono splash page o tavole molto ariose). Quali sono stati i tuoi riferimenti iconografici durante questa storia?

F: Come dici tu, Bugs è un insieme di vari generi e varie situazioni emozionali. Il mio disegno ha dovuto seguire di pari passo queste caratteristiche, e il fatto di scegliere tavole più o meno ariose è stato dettato dalla scelta di Adriano di condurre un ritmo irregolare nella narrazione della storia. Ci sono scene ricche d'azione contrapposte a brusche frenate, dove il lettore trova nei disegni a tutta pagina  il tempo necessario per assorbire quello che ha letto in precedenza.
Le scene d'azione calcano sì un genere più americano, ma si mescolano anche tagli di pagina con inquadrature e figure deformate di sapore orientale. Ci sono poi gli inserti con il grillo parlante che a me piace definire “enciclopedici”, dove ho cambiato drasticamente stile di disegno. Essendo parti destinate all'approfondimento del mondo degli insetti, ho scelto di realizzare delle tavole a tratteggio che ricordano un po' le illustrazioni delle vecchie enciclopedie.

Bugs è in bianco, nero e grigi. Una scelta voluta dall'editore, una scelta stilistica personale di Fabio o una volontà registica di Adriano?

F: Quella della scala di grigi credo sia stata una scelta stilistica di comune accordo. È sicuramente anche un modo per valorizzare il mio tipo di segno un po' sporco.

A: La verità è che farlo a colori costava troppo. Ops…

Quali saranno i rispettivi progetti futuri? Alcuni di questi prevedono una vostra nuova collaborazione?

F: Certamente. Abbiamo già confezionato assieme, in collaborazione con un secondo sceneggiatore, un prodotto che stiamo presentando all'estero e che questa volta avrà a che fare con un coniglio.
Io personalmente sto procedendo con delle prove per il mercato americano.

A: Parli di progetti futuri già contrattualizzati o proposte? Perché sai che la percentuale di rifiuti, anche per un autore già pubblicato resta comunque alta... soprattutto se come me proponi cose sempre bizzarre. Comunque per scaramanzia non dico nulla, solo che le proposte spaziano tra cinema, teatro, scrittura in prosa e scrittura a fumetti, e molte di queste non sono dirette al mercato italiano. 

Infine, per quante notti avete avuto gli incubi dopo esservi documentati sul weta gigante? 

F: Ohi ohi... quello è stato davvero scioccante! Ma il peggiore, quello che davvero mi ha schifato e mi ha bloccato la crescita, è il centopiedi gigante!! Fortunatamente in Italia di cose abominevoli ce ne sono poche. Parlo di insetti ovviamente....

A: Ma no. Incubi sugli insetti non ne faccio mai, faccio sogni molto più stupidi: ultimamente ad esempio ho sognato un’invasione di volatili che erano una specie di struzzi giganti con testa di pinguino (ma chiocciavano come galline). Li combattevo a colpi di ombrello allungabile, e mentre li prendevo a mazzate questi crollavano contro vetrate di negozi, mandandole in frantumi. E mi dicevo: “Cazzo, sto salvando il pianeta, ma come li pago i danni?”. I miei incubi sono cazzate del genere…

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