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Torna la saga di Jurassic Park: parola di criptozoologo

 Il 23 novembre arriva in Blu-Ray Jurassic Park – Ultimate Trilogy, la fcelebre trilogia cinematografica diretta da Steven Spielberg (Jurassic Park, Il Mondo Perduto – Jurassic Park) e da Joe Johnston (Jurassic Park III). La saga di Jurassic Park sarà disponibile per la prima volta in alta definizione, in un box da collezione che includerà oltre due ore di contenuti speciali inediti e le digital-copy dei tre film. La trilogia, ispirata ai romanzi di Michael Crichton, sarà inoltre disponibile in DVD ed in un’esclusiva limited edition che include, oltre ai Blu-Ray e alle digital-copy dei tre film, un’action-figure del T-Rex.

E di fronte a Jurassic Park, un intramontabile cult della suspense, chi non ha mai fantasticato i dinosauri e sulla possibilità di clonarli? In effetti, i film che meglio si prestano a stimolare l’immaginazione sono quelli che hanno come protagonisti animali e creature fantastiche, figure leggendarie entrate nell’immaginario collettivo: piovre giganti, mostri marini e, appunto, animali preistorici... A questo proposito abbiamo intervistato Lorenzo Rossi, divulgatore naturalistico, autore e titolare del sito web www.criptozoo.com, principale punto di riferimento in materia di criptozoologia in Italia. 

Cos’è esattamente la criptozoologia e di quali generi di animali si occupa?

Nelle intenzioni di chi ne è considerato il “padre”, lo zoologo belga Bernard Heuvelmans, lo scopo della criptozoologia doveva essere quello di indagare tutte le fonti ed informazioni disponibili, per quanto vaghe, sulla possibile esistenza di animali ancora sconosciuti alla scienza, ma molto spesso conosciuti dalle popolazioni indigene che condividevano con esse il territorio. Un criptozoologo, operando come un vero e proprio “detective degli animali”, dovrebbe cercare di capire in quali casi le prove disponibili potrebbero davvero confermare l'esistenza di un animale sconosciuto (ed eventualmente scoprirlo) ed in quali invece, si tratta soltanto di leggende. Notate che ho parlato di animali e non di mostri: se consultiamo la lista di oltre 100 presunti animali sconosciuti compilata da Huvelmans negli anni ‘80, noteremo che per la maggiore si tratta di creature del tutto comuni come nuove specie di antilopi o felini e che soltanto una minima parte di esse sarebbero invece letteralmente insolite, come il bigfoot, lo yeti o le piovre giganti. Tra queste ci sarebbero persino dinosauri sopravvissuti, come il Mokele-Mbembe delle paludi del Congo, che i pigmei descrivono come un animale grande come un elefante dotato di collo e coda lunghissimi. Ma tra il dire e il fare...

Secondo lei, quali sono i motivi del fascino esercitato dal mondo dei dinosauri e a cosa è dovuto l’enorme successo di un film come Jurassic Park?

Anche se la paleontologia è una scienza relativamente giovane, i fossili hanno affascinato l’essere umano sin dai tempi dall’antica Grecia, dove venivano raccolti, acquistati ed esposti. Per gli antichi anche la semplice impronta di una foglia impressa su una roccia rappresentava un incredibile mistero, mentre gli “uomini moderni” si sentono molto meno incuriositi di fronte alle meraviglie della natura. Per molti di noi la prospettiva di una visita a un museo non è qualcosa di allettante, ma molto difficilmente si può restare impassibili mentre si contemplano fossili e ricostruzioni di dinosauri. Sono stati i signori incontrastati del pianeta molto prima della nostra comparsa sulla Terra, e le molteplici ipotesi per spiegarne l'improvvisa e totale estinzione, avvenuta 65 milioni di anni fa, ci incuriosiscono e spaventano al tempo stesso, pensando all'eventualità che un giorno potremmo condividere con loro lo stesso destino. Inoltre siamo affascinati dalle loro molteplici forme e dimensioni, che potevano raggiungere taglie inimmaginabili quando paragonate a quelle degli attuali animali terrestri. Sin da bambini nomi come brontosauro o tirannosauro sono per noi familiari quasi quanto cane o gatto ed è per questo che i dinosauri, anche per chi non è interessato alla scienza, sono in grado di esercitare in noi questo fascino particolare. Ma oltre a poter contare sulla massiccia presenza di dinosauri, Jurassic Park è stata anche la trasposizione cinematografica di un romanzo di enorme successo, ha letteralmente reinventato il concetto di effetti speciali al cinema ed è stato girato da uno dei più famosi registi al mondo. Gli ingredienti per il successo erano quindi molteplici, perché in grado di attirare un bacino di pubblico molto ampio.

Quali sono le basi scientifiche che hanno portato alla creazione dell’universo di Jurassic Park?

Film e romanzi sono importanti perché, oltre ad intrattenerci e a farci riflettere, ci fanno appassionare a certe tematiche ed argomenti che magari prima non conoscevamo, ma da essi non dobbiamo aspettarci un profondo rigore scientifico. Per questo ci sono i saggi e i documentari. D’altro canto sarebbe ingiusto negare che molto spesso gli scrittori e gli sceneggiatori si documentano su ricerche e scoperte scientifiche, mescolando così verità e fantasia, in modo da proporre al pubblico un’esperienza più avvincente. Anche Jurassic Park rientra in questo esempio. L’idea di base di clonare i dinosauri partendo dal loro DNA ha basi teoriche plausibili, ma la pratica di laboratorio insegna che attualmente non esiste la tecnologia necessaria nemmeno per clonare animali estintisi in epoca storica. Anche le ricostruzioni proposte per i dinosauri presenti nell’opera mescolano tratti anatomici ed etologici reali uniti ad elementi di pura fantasia, come la velenosità e l’appariscente collare colorato del dilofosauro, o il fatto che per la preda sarebbe stato sufficiente non muoversi per risultare invisibile ad un tirannosauro.

Quali sono gli animali esistenti ancora oggi che derivano dalle ere preistoriche? Perché questi animali sono sopravvissuti all’estinzione?

In realtà si può dire che tutte le specie viventi derivano da epoche preistoriche, uomo incluso, dato che i nostri antenati sono apparsi sulla terra qualche milione di anni fa. Ma sebbene quasi tutto ciò che popola il pianeta possa essere a conti fatti considerato come un “fossile vivente”, ci sono organismi molto più antichi di altri, alcuni dei quali antichi quanto gli stessi dinosauri. Un esempio molto noto e famoso è senza dubbio quello del Celacanto, un pesce che la scienza conosceva attraverso numerosi fossili risalenti a circa 65 milioni di anni fa, ma che fu pescato vivo e vegeto, tra lo sconcerto generale, nei mari del Sudafrica negli anni ‘30 del secolo scorso. Ma anche animali a noi molto più familiari come squali, coccodrilli e tartarughe appartengono a gruppi che hanno letteralmente fatto la loro apparizione sulla Terra nella “notte dei tempi”. Il perché questi animali siano arrivati ai giorni nostri mentre la maggior parte dei loro contemporanei si sono estinti è però materia delle più diverse ipotesi; molto poco scientificamente direi che, riassumendo, i sopravvissuti possedevano i numeri fortunati nell’imprevedibile lotteria dell’evoluzione, e se ci fermiamo un attimo a riflettere è davvero sconsolante che creature straordinarie sopravvissute a infiniti cataclismi e cambiamenti climatici ora rischiano di scomparire per sempre a causa dell’uomo.

Può descriverci alcuni esempi degli animali più particolari e bizzarri che vi siete trovati a studiare?

Il caso più bizzarro che mi ha visto coinvolto in prima persona è stato senza dubbio quello del cosìdetto “mostro del Cile”, salito agli onori di cronaca nei media di tutto il mondo nell’estate del 2003. Quell’anno dei pescatori trovarono sulla spiaggia di Los Muermos un’enorme creatura in putrefazione, lunga 12 metri, ed avvisarono le autorità. Elsa Cabrera, direttrice del Centro per la conservazione dei cetacei di Santiago, impegnata nella ricerca stagionale delle balene morte o arenate lungo le spiaggie del Pacifico meridionale, dopo un esame preliminare escluse che potesse trattarsi del corpo di un mammifero, avanzando l’ipotesi di un invertebrato. I resti dell’animale, duri e fibrosi, erano di colore rosaceo e presentavano due lunghe estremità simili a tentacoli ed una specie di enorme testa. Nell’insieme l’insolito animale sembrava in tutto e per tutto la piovra gigante delle leggende degli antichi marinai. Quando però esaminai al microscopio i campioni della creatura che la Cabrera mi aveva gentilmente inviato per le analisi, notai che la loro struttura fibrosa era in tutto e per tutto riconducibile alla carne dei mammiferi. Non poteva quindi trattarsi di una piovra. Poi dagli Stati Uniti giunsero risultati più precisi: l’esame del DNA dimostrava che si trattava di carne di capodoglio. Questa grande balena che raggiunge i 20 metri di lunghezza possiede un gigantesco cranio lungo un terzo dell’intero corpo, caratterizzato da una vasta cavità nella quale è contenuto un liquido che gli antichi balenieri chiamavano spermaceti, che ha la proprietà di solidificarsi e liquefarsi per fungere da zavorra naturale durante le immersioni ed emersioni. Questa sostanza è ricca di collagene e tende a solidificarsi se esposta al sole. L’assenza di scheletro del “mostro del Cile” era spiegata dal fatto che dopo la morte le ossa del cranio del capodoglio si trovano all’interno di una sorta di sacco, e durante la putrefazione può accadere che strappino la pelle andando a fondo, mentre la restante sostanza fibrosa, continuando a galleggiare, può arenarsi in qualche spiaggia dando l’idea che possa trattarsi di una creatura mostruosa.

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