Menu

Makkox: Canemucco

Per tornare allo speciale, clicca qui.

Intervista a cura di Carlo Alberto "Deboroh" Montori e Marco Orlando


Mi spiace ma ti abbiamo trovato, ora dovrai confessarci tutto. Cominciamo subito: chi è Makkox?

Makkox è la cicala uscita dall'involucro ninfale dopo una vita passata sottoterra a tracciare cunicoli di china su fogli e foglietti. Ovviamente, ora, all'aria aperta, a 40eppassa anni, canta a scassare le palle come una dannata. Ma dura poco.

Sei nato sul web, utilizzandolo come trampolino di lancio per presentare al pubblico il tuo lavoro: credi che sia questa la "nuova frontiera" nel mondo del fumetto? Non c'è il rischio per un aspirante autore di essere semplicemente uno dei tanti nella rete?

Questa visione del web come trampolino di lancio non è giusta. Non è l'approccio giusto neanche per un giovane autore, a mio parere. Il web io l'ho visto come possibilità espressiva completa, non come stadio intermedio per giungere "a". In qualità di autore fumetto e parafumetto mi ci sono avvicinato con curiosità e un minimo di competenza, già lo frequentavo da tempo come membro di forum che trattavano Flash e il javascript, e ho pensato "chissà come può essere il fumetto nel web?" così ho iniziato a sperimentare senza alcun secondo fine.
Uno dei tanti lo si è sempre, ovunque, di questo dobbiamo esser coscienti e anche contenti: il senso di comunità creativa è confortante, per me. Far parte di un movimento, di una schiuma autoriale declinata in milioni di bollicine simili eppur diverse che si sostengono a vicenda crea un ambiente mobile e vitale: senza confronto o nei salottini coi soliti dieci vecchi non succede nulla di nuovo, in nessun ambito, non solo nel fumetto.
E poi non si deve pensare alla competizione, occorre lavorare su se stessi, sulla propria poetica, sul proprio segno, costantemente, disciplinatamente. In questo modo da uno dei tanti si può diventare Uno dei tanti.

Com'è nato il progetto Il Canemucco? Insomma... come sei riuscito ad abbindolare un editore al punto da dirti di sì?

Capii subito che Coniglio Editore era di un altra specie animale: era Pollo Editore. HA! Ovviamente scherzo.
Devo dire che sono stato sempre profondamente scettico nei confronti dell'editoria cartacea e delle sue regole. Una di queste è che non sei scelto dal pubblico, ma da chi si fa interprete dei gusti di una data fetta di pubblico che quell'editore nutre. Non è neanche così come la dico io, in effetti, è l'editore che ha un proprio gusto modificato nel tempo dal feedback delle vendite, quindi un po' ti sceglie a cazzi suoi e un po' ti sceglie in base alla sua esperienza di cosa vende e cosa no. Se sei un esordiente, poi, l'editore, oltre a sceglierti, tende a modificarti, ad aggiustarti, a modellarti. Inaccettabile alla mia età e al poco tempo che ho per divertirmi (vedi risposta precedente) e all'esperienza di libertà assoluta che vivo nel web.
Coniglio editore, cioè Francesco Coniglio, m'ha sorpreso perché, sempre m'ha detto: fai il cazzo che vuoi, mi fido. E non è stato sempre d'accordo con le mie scelte, anzi, con Il Canemucco era molto scettico. In effetti il progetto era ed è abbastanza sperimentale (che non significa avanguardia rivoluzionaria) da non poggiare su certezza alcuna, ma io non avrei potuto sentirmi incuriosito altrimenti: non ho mai avuto fame di carta, non devo compensare frustrazioni, non lì almeno, perciò l'unico mio motore poteva essere la curiosità. Assieme a me, come sempre in iniziative del genere, vedi Coreingrapho, c'era e c'è Antonio Sofi. Senza di lui non esisterebbe questo Makkox, né ll Canemucco. Occorre dire che nel varo dell'albo ci ha messo una buona parola anche Laura Scarpa, editor di ANIMAls, e che quella buona parola ha pesato.

Questa rivista è il primo progetto completamente tuo a essere distribuito nelle edicole, dopo anni di carriera online: come ti poni di fronte a questa esperienza?

Con umiltà artigiana. Sono una specie di protestante, anzi: preferisco benedettino. Ho sempre creduto in due cose: la realizzazione di se stessi attraverso il lavoro, e il contatto umano. Contatto vero, non relazioni pro forma. Questo restringe il campo, notevolmente, alle persone con cui si ha davvero un legame nutriente, poche, ma con cui si esplorano profondità e vette spaventose e inebrianti; persone che t'accrescono come essere umano e, nel nostro discorso, come autore.
Quindi: lavoro e attenzione al prodotto lungo tutta la filiera produttiva e, al canale tradizionale di edicola e fumetteria, affiancare quello web con cui instaurare quel feedback personale, mai impersonale, con i lettori. Modalità che, dai miei inizi come autore, mi ha dato forza, indicazioni obbiettive, sostegno.

I tuoi fumetti pubblicati sul web sono caratterizzati da un formato particolare, studiato appositamente per essere "scrollati" col mouse, mentre ora dovrai lavorare all'interno dei limiti della pagina da sfogliare. Questo vincolo ha modificato drasticamente il modo di realizzare i tuoi racconti a fumetti, oppure sei riuscito ad adattare il tuo stile a questa "gabbia"?

Tutto serve a creare il proprio stile, il proprio linguaggio, e dopo lo potrai applicare in ogni contesto. Stewart Copeland, un filosofo della creatività, non un batterista come molti credono, in un intervista consiglia ai giovani musicisti di ascoltare sì i grandi interpreti del proprio strumento, ma soprattutto cose che non c'entrino nulla con quello. Dai rumori della natura, ai ritmi della poesia scritta, alle sonorità etniche più primitive e disparate; in questo modo si distilla il proprio modus espressivo.
Il mio approccio alla pagina nasce anche dall'esperienza web. Addirittura dallo scroll. Non sento la carta o il numero di pagine come una gabbia. Una delle cose che ho voluto sperimentare con Il Canemucco è proprio la variabilità di lunghezza delle mie storie: su 100 pagine ne uso quante ne occorrono al mio racconto, non una di più non una di meno, come faccio con le storie scroll nel web. Idem con il numero di vignette (reali o virtuali) sulla pagina. Questa era l'idea iniziale e fin qui non mi sono discostato, non per cocciuta coerenza, ma perché ancora mi diverto, è il mio stile.

Le tue opere sono difficilmente riconducibili al pubblico al quale solitamente si rivolgono gli editori di carta stampata, soprattutto da edicola; quale pensi possa essere il target della tua rivista?

Lo stesso del web, ovvero: trasversalmente chiunque ami leggere le stesse cose che amo leggere io. Ovvero (anche) Me.
Io sono uno dei miei autori preferiti. Amo rileggermi. Per questo odio adeguarmi al contenitore, al target, o meglio, odio quando lo faccio. Le volte che questo è capitato, non ho più voluto rileggere quelle mie cose.
Questo spiega perché non potrei trovare (e non trovo) posto in altri luoghi.

Essendoci una casa editrice alle spalle e raggiungendo un mercato nazionale, ci saranno argomenti o toni che dovrai sacrificare?

Piuttosto mi taglio le palle e le metto sotto spirito come le amarene. Qualsiasi intervento censorio, o paracensorio, è, o sarà, come sempre, dovuto alla mia sensibilità e mai ad un intervento esterno. Trovo la censura più volgare di ciò che censura. Unica eccezione la ammetto per i minori: alcuni contenuti vanno gestiti se destinati ai minori. Ad esempio Amici della De filippi.

Ogni volume presenterà una storia interamente realizzata da te, della lunghezza di 50/70 pagine. Ci sarà un filo conduttore, personaggi ricorrenti, o ogni mese dobbiamo prepararci a qualcosa di differente, considerando Il Canemucco un po' come se fosse "La rivista di Makkox"?

Ho notato che la mia misura narrativa sul lungo è la novel, non il romanzo, quindi, sperimentando prima, ho constatato che mi muovo nel range delle 50/70 pagine circa. Io disegno dilatato ma denso, con moltissimo non detto, ma accennato, con moltissimo non disegnato, ma suggerito. Richiedo al lettore sforzo deduttivo o addirittura creativo. Chi mi legge DEVE immaginare ciò che lascio nel vuoto, non per forza, intendiamoci, è solo un modo di leggere, non vale per tutti, ma per chi ha questo meccanismo immaginativo 50 pagine diventano un input frattale che germoglia nella mente nell'equivalente di 500 pagine descrittive di ogni singolo minuto dettaglio.
Per quanto riguarda il discorso personaggi ricorrenti, ho fatto la scelta di raccontare le mie storie in un ambiente geografico immaginario ma non distaccato dal vero. Quindi l'elemento fisso è questo fondale. Poi, i personaggi vagolano, s'intersecano, ma non sono sempre gli stessi e non appartengono tutti allo stesso ambito socioculturale, ciò mi concede un'enorme libertà d'argomenti e modi.
Il resto delle pagine de Il Canemucco non sono riempitivo ammucchiato, ma precisa, consapevole scelta di autori che considero a me affini nelle intenzioni se non nei modi. Il mio sogno è una rivista di almeno 200 pagine senza limiti di spazio per nessuno. Purtroppo per ora questo lusso posso permettermelo solo io, che vuoi fa'? (sorride)

Ogni mese Il Canemucco avrà 30/40 pagine affidate a diversi ospiti, colleghi che hanno voluto condividere con te questa avventura editoriale. Puoi farci qualche nome?

Antonio Sofi è di sicuro la mia prima scelta in ordine cronologico, sia come socio visionario nella creazione e gestione del progetto, sia come autore: adoro il suo modo di scrivere. Idem, nel senso di scelta di pancia in relazione alle cose scritte, è stato il coinvolgimento di Alessandro Bonino. Gianni Solla, Hotel Mexico nel web, è stato un magnifico desiderio che s'è realizzato. M'accorgo che dovrei dire la stessa cosa di tutti: adoro come si esprimono e ho chiesto loro se si sentivano incuriositi, stimolati dall'idea. Tutti hanno aderito con un entusiasmo che m'ha commosso. Quindi Daniela Farnese, Gianmatteo Pellizzari, Bruno Ballardini, Roberto Recchioni, Laura Scarpa, Flaviano Armentaro, Luis Escorial, Guido Catalano, Mauro Gasparini e tanti altri che man mano s'aggiungono e che derivano da precedenti amicizie e frequentazioni web non sono marchette, ma piezz'e core.
Solo Zerocalcare non avevo idea di chi cazzo fosse. S'è presentato lui, con delle cosette, e ora non me lo lascerei sfuggire per nulla al mondo, ché è un genio.
AH! dimenticavo eNZO. Ma di questo non posso parlare.

Non temi che avere un terzo dello spazio "occupato" da altri soggetti noti del mondo del fumetto possa "sacrificare" la tua paternità della rivista?

Macché. Qui nessuno oscura nessuno. L'importante è l'intento. Finché sarà percepibile una comune tensione la rivista rimarrà corpo unico e ramificato, come una quercia, senza che una sola foglia resti in ombra.

Per promuovere Il Canemucco sono state ideate particolari forme di abbonamento ed è nato un sito apposito che creerà un filo diretto col lettore; vuoi parlarcene?

Il blog non è un TantoPerEsserciNelWeb come fanno moltissimi, ma è un ambiente vitale di discussione e cazzeggio e feedback e proposta di contenuti reali e non di ritagli. L'idea è che si formi, naturalmente e senza artifici, una comunità che partecipi e gironzoli ogni tanto lì attorno. Una specie di boh, piazzetta a ridosso della redazione. Assieme alla pagina di Facebook dove il flusso di cazzate postate da noi e dai lettori è magnificamente inarrestabile, costituisce, per me, la vera scommessa de Il Canemucco.
Vedremo. Finché ci si diverte si andrà avanti, almeno per questa prima stagione che prevede 6 numeri.



Redazione Comicus

Torna in alto