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Lucca Project Contest 2009: gli autori

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Interviste a cura di Alfredo Goffredi




VANESSA CARDINALI


Ciao Vanessa, benvenuta su Comicus.

Ciao.

Pan nasce da un soggetto di Elia Morettini. Quanta libertà hai avuto nel trattare l'idea di un altro autore e in che misura hai potuto farlo?

Nell'adattamento e nella realizzazione della sceneggiatura ho cercato di rimanere quanto più possibile fedele a quella che era la sua idea originale. Poi non ci siamo comunque confrontati durante la realizzazione quindi ho avuto parecchia libertà, soprattutto dal punto di vista grafico. Per quanto riguarda la storia sono stata io la prima che ha cercato di non sconvolgere e andar dietro a quello che era il soggetto originale nel modo migliore possibile.

Come nasce questa versione distopica dell'Isola che Non C'è?

In realtà non ne ho idea perché il soggetto è di Elia. Noi ci siamo conosciuti alla Scuola Internazionale di Comics, lì c'era venuta l'idea di fare una storia assieme. Lui questa storia ce l’aveva in cantiere da parecchio, e quando me ne aveva parlato a me era piaciuta subito e da lì poi tutto il resto. Però da come l'idea sia nata, non ne ho la minima idea, dovreste chiedere a lui!

Che cosa rappresenta secondo te?

Conoscendo, come tutti, la storia di Peter Pan, mi piaceva molto questa interpretazione che rappresenta un seguito della storia originale e una nuova lettura del ruolo che hanno i personaggi, che dà a tutto un'altra interpretazione. Per me ha rappresentato la possibilità di disegnare mondi fatati, mostri e oscure ambientazioni, che come prima storia da realizzare, non è male!

La vittoria del Lucca Project Contest ha già portato i suoi frutti?

La vittoria del Lucca Project Contest è stata un'ottima occasione per esordire a livello nazionale con una pubblicazione di tutto rispetto con un volume da quarantaquattro tavole tutte mie. I suoi frutti li sto aspettando e sto vedendo cosa ne viene fuori, se si può continuare la storia e realizzare il secondo e terzo volume di Pan. Nel frattempo ho anche realizzato un albo per la Francia, sono in attesa di notizie insomma!

E stai già lavorando a qualcosa?

Al momento no. Ho presentato un nuovo progetto per la Francia a questa Angoulême ma sto aspettando risposte.

Intendi continuare ad occuparti sia dei testi che dei disegni o preferisci concentrarti su uno dei due aspetti?

In realtà è stata la prima volta che mi trovavo a fare anche i testi e non ero neanche molto preparata in materia, quindi non so dire se il risultato finale sia stato ottimo! Al contrario, con il volume per la Francia avevo uno sceneggiatore. Come esperienze sono state divertenti entrambe, ma sicuramente se avrò modo di continuare e fare il secondo e il terzo volume di Pan - come era l'idea originale della storia che ovviamente così è tronca - mi piacerebbe continuare a provare a continuare come autrice completa.

C'è una storia in particolare che ti piacerebbe raccontare o un autore con cui ti piacerebbe collaborare?

Una storia in particolare da raccontare in realtà no, una storia mia devo ancora trovarla. Per gli autori con cui collaborare, essendo praticamente esordiente non ho ancora avuto modo di lavorare con molta gente quindi chicchessia ben venga.

In conclusione, puoi dirci qualcosa della tua esperienza francese?

L'esperienza francese è stata molto positiva e, così come la vittoria del Lucca Project Contest, era una cosa sicuramente non preventivata e che non mi aspettavo. È stato abbastanza duro per il fatto che poi le scadenze si sono sovrapposte e quindi mi sono trovata nello stesso periodo a far sia le tavole sia francesi che quelle di Pan, ma al di là di questo è stato un anno bellissimo.

Bene, grazie di tutto.

Grazie a voi.








GABRIELE PEDDES

Ciao Gabriele, e benvenuto su Comicus!

Ciao.

La storia che hai raccontato, La Pulticola, nonostante sia bizzarra e se vogliamo abbastanza macabra, in conclusione non può che strappare un sorriso; che cosa c'è dietro alla sua idea?

L’idea per La Pulticola è nata dalla storia con la quale ho partecipato al Lucca Project Contest 2008. Era una storia più lunga, di sedici tavole, che si chiamava Luoghi comuni. Il titolo ha volutamente un doppio senso, innanzitutto sta a significare il luogo usuale e familiare come il bar in cui è ambientata, ma ha  anche il significato di cliché e di leggenda metropolitana, perché il soggetto reinterpretava la storia del vecchio che perde il biglietto vincente della lotteria. Ed è proprio questo tema della leggenda metropolitana, diciamo, che ho ripreso poi in La Pulticola.

Lo stile grafico che usi è fortemente caricaturale; quali sono i tuoi autori di riferimento?

Il mio imprinting fumettistico è quello da striscia umoristica perché da piccolo mi sono appassionato al fumetto leggendo Linus. Ho imparato a disegnare in quel modo e da quando disegno mi sono evoluto in quel senso. Anche se le mie storie non sono necessariamente umoristiche, mantengo comunque quello stile e cerco di portarlo avanti.

La Pulticola, per concisione e scelte grafiche, ha l'aspetto di una vecchia fotografia sgualcita. Quanta finzione e quanta realtà c'è negli elementi della storia che hai raccontato?

Ti posso dire che il fatto della bettola, dell’autogrill e del luogo frequentato da camionisti mi ha sempre affascinato, ma ovviamente c’è molta immaginazione.

Ti sei ispirato a un luogo realmente esistente o a persone realmente esistenti?

Niente in particolare. Ho messo insieme le mie esperienze sui posti di questo genere perché da sempre mi hanno incuriosito e, appunto, partendo dal luogo comune per cui si dice che "Dove si fermano i camionisti si mangia bene" mi sono chiesto "Cosa mangiano i camionisti?" e ho lavorato in quella direzione.

Cosa ha significato per te l'esperienza del Lucca Project Contest?

È stato bellissimo, ovviamente, perché avevo mandato come soggetto una storia breve che non era un vero progetto, quindi sono stato contento che sia stato apprezzato e mi sia stata data questa possibilità di lavorare per la prima volta con una casa editrice, con tutto quello che comporta.

Che progetti hai per il futuro? Ce ne puoi parlare?

Progetti veri e propri non ne ho ma vorrei continuare a fare fumetti. Mi piacerebbe di qui a poco scrivere e disegnare una storia più lunga, dato che finora i miei racconti non hanno mai raggiunto le trenta tavole.

Grazie e in bocca al lupo!







ELIA MORETTINI


Ciao Elia, benvenuto su Comicus!
Parlando con Vanessa è emerso che la storia di Pan è nata ben prima del Lucca Project Contest. Ci puoi parlare del suo concepimento?


È un’idea che è nata più o meno nel 2004. Il progetto è scaturito dall'incontro con un’amica (Giulia Sagramola) che mi ha ispirato molto e che mi ha prestato il libro di Barrie. Oltre a questo, anche l’aver giocato ad American McGee's Alice e il voler realizzare per la prima volta una storia a fumetti “seria”. Ah, c’è anche il fatto che lessi di Peter Pan come una figura mitologica che trasportava i bambini morti nell’aldilà.

Quale significato attribuisci a questa versione distopica dell'Isola che Non C'è?
 
Molti sogni, come quello di rimanere bambini per sempre, sono destinati a infrangersi prima o poi contro la dura faccia della realtà. L’infanzia finisce, le responsabilità e i dolori ci si abbattono contro senza curarsi delle nostre aspirazioni, e il rimanere attaccati a quell’innocenza e quella frivolezza tipica dell’età infantile genera soltanto cose bizzarre e grottesche. L’isola che Non C’è e i Superiori sono dei “bambinoni” che rifiutano di crescere ed evolversi, che non affrontano i problemi fossilizzandosi nella loro nostalgia e che stanno marcendo dentro proprio per questo motivo.

L'Isola che Non C'è è sempre stato un luogo fuori dal tempo anche se la sua "letteratura di riferimento" è sempre stata quella avventurosa classica (indiani, pirati). Alla luce di questo come motivi la scelta di un nuovo Pan meccanico, che rimanda a una narrativa sci-fi, per non dire cyberpunk (di fatto è meccanico ma nella scena in cui si ferisce il braccio sanguina, quindi è anche organico)?

Jacob Pan è un omuncolo fatto rozzamente per tentare di rimpiazzare Peter: l’idea era di mostrare l’arroganza e la scarsa empatia verso gli esseri umani dei suoi creatori, convinti che bastasse far muovere e parlare qualcosa per rimpiazzare una persona che era invece viva e vibrante come Peter. Direi che è più esoterico che fantascientifico.

Cosa pensi del lavoro di Vanessa? Rispecchia (sia narrativamente che graficamente) la tua concezione originaria della storia?

Questo progetto è qualcosa di abbastanza personale che avrei voluto portare avanti da solo con i miei tempi. Fortunatamente Vanessa Cardinali si è offerta di prenderlo in mano e di svilupparlo, cosa che probabilmente io non avrei fatto per diversi anni. Ci sono delle cose di cui non sono esattamente soddisfatto, principalmente perché non c’è stato molto modo di comunicare, ma penso che abbia fatto un lavoro più che ottimo e che abbia reso la storia più fresca di come l’avevo pensata inizialmente.

Qualche informazione sui tuoi nuovi progetti (se ne hai)?

Per ora sto continuando a collaborare come illustratore con il Sine Requie di Asterion Press e pubblicando alcune doujinshi in Giappone. Per il resto sto realizzando un’avventura grafica sci-fi e un platform per iPhone, ma sono tutte cose (fatta eccezione per le prime due) indie che forse non vedranno la luce prima di qualche anno.







VALENTINO SERGI


Ciao Valentino, benvenuto su Comicus! Come nasce l'idea di Storie di Fantasmi Cinesi?

Da una grande passione della disegnatrice, Isabella Mazzanti. Quando abbiamo deciso di collaborare a un progetto insieme, dopo aver fatto conoscenza nel forum Graphite, è stata lei a propormi l’idea di una serie di storie ispirate ai Chuanqi cinesi, le “memorie di cose straordinarie”, suggestive narrazioni con i fantasmi per protagonisti. Di documentazione non ne mancava, dato che nello stesso periodo Isabella stava scrivendo la tesi di laurea in Lingue e Civiltà Orientali sull’analisi del motivo letterario dello spettro nello zhiguai tardo imperiale.

La mia impressione è che, per quanto buona, la storia sembri compressa, e risenta così del poco spazio concessole. Cosa puoi dirci in merito?

In realtà già in origine la nostra intenzione era di sviluppare una serie di brevi narrazioni ispirate alle storie fantastiche cinesi. Avevamo proposto un libro a episodi e le sceneggiature erano già pronte, così quando la giuria del Contest ci assegnò la menzione è stato sufficiente scegliere quella che meglio si adattava allo spazio concessoci e di cui Isabella aveva già realizzato gli studi. Abbiamo dedicato impegno e passione a questa possibilità e, pur essendo molto soddisfatto del risultato, faccio molta attenzione alle osservazioni dei lettori, come la tua, perché ho ancora molto da imparare e non c’è esercizio migliore di smontare e rimontare la struttura di un’opera per capirne il funzionamento, soprattutto se ne siamo gli autori.

La tua produzione è piuttosto varia e spazia dalla poesia alla narrativa, dalla saggistica al fumetto. Quali sinergie ci sono tra queste forme?

Le sinergie tra forme e linguaggi narrativi sono un tema affascinante e complesso a cui sto dedicando gli studi universitari e la mia produzione analitica. In generale possiamo ricondurre la questione alla definizione di postmoderno formulata da Umberto Eco, che individua una corrente tendente a instaurare con il passato un rapporto armonioso basato sulla rivisitazione, sul pastiche, sulla citazione ironica e affettuosa; e una nichilista, elaborata da filosofi come Gianni Vattimo, Jacques Derrida e Jean-François Lyotard, fondata sulla destrutturazione dell'eredità del pensiero precedente. Come autore mi sento vicino al neo-narrativismo, movimento nato di recente in seno alle arti figurative, in cui viene rivalutato il piano della storia tramite una ricerca di contenuti e di forme alternative adatte a veicolarli. Ciò è possibile solo attraverso una conoscenza tecnica approfondita dei nuovi media e a uno studio scientifico dell’arte del raccontare.

Anche alla luce dei tuoi trascorsi, com'è stata per te l'esperienza del Lucca Project Contest?

Felice, un’esperienza felice perché ho avuto l’occasione di collaborare in modo professionale con Isabella Mazzanti, un talento formidabile che merita di essere scoperto. La fiera di Lucca a ogni edizione mi riserva una felice sorpresa e questa menzione è stata una conferma importante.

Stai già lavorando a qualcosa di nuovo o hai progetti per il futuro?

Ad aprile, durante il Napoli Comicon, presenterò il saggio Garth Ennis – Nessuna pietà agli eroi (Edizioni XII), libro dedicato all’opera dello sceneggiatore di Preacher, Hellblazer e The Punisher, inserito nella collana China&Grafite da me diretta e realizzato con la collaborazione di diversi professionisti e studiosi del fumetto. Per quanto riguarda la produzione narrativa, si prospetta un’annata interessante, perché ho la fortuna di lavorare con disegnatori molto capaci ed editori onesti. Al momento, comunque, il grosso del mio impegno è rivolto alla tesi specialistica (o, almeno, è ciò di cui cerco di convincermi). Non ho progetti per il futuro, quelli presenti mi bastano e avanzano!







ISABELLA MAZZANTI


Ciao Isabella, benvenuta su Comicus! Come nasce la collaborazione con Valentino su Storie di fantasmi cinesi?

Valentino Sergi l’ho conosciuto attraverso un altro forum (Graphite) attorno al quale orbitano diversi disegnatori e sceneggiatori di talento; mi è capitato di leggere alcuni suoi racconti molto belli e ho deciso di contattarlo per provare a collaborare insieme. Il Lucca Project Contest lo avevo in mente da diverso tempo, e mi è sembrato il palcoscenico migliore dove poter mettere in scena una nostra storia. Insieme abbiamo deciso di puntare all’Estremo Oriente, in modo tale da poter coniugare il mio stile grafico (che subisce fortemente l’influenza dell’arte asiatica) col talento letterario di Valentino. Avevo molta documentazione su fantasmi e spettri cinesi (che sono da sempre un soggetto che mi affascina moltissimo, e che tra l’altro sono stati successivamente l’argomento della mia tesi di laurea specialistica) e l’ho inviata a Valentino. Il risultato mi ha sorpreso: lui ha saputo rappresentare in maniera evocativa e sottile il mondo del sovrannaturale cinese, riuscendo ad interpretare perfettamente le dinamiche in esso esistenti, che spesso e volentieri ruotano attorno ai concetti di reciprocità (baoda) e retribuzione (baoying) tanto cari alla dottrina buddhista (ma non solo!). I suoi racconti sono una fusione armonica fra lo spirito della narrativa fantastica cinese e le atmosfere del racconto gotico occidentale, ed era proprio ciò che desideravo poter disegnare.
Inoltre il 2008 è stato l’anno cinese per eccellenza, un anno che secondo il calendario è estremamente fortunato, e ci è sembrato appropriato dedicare il nostro progetto alla Cina: se avessimo vinto il Contest, il progetto pubblicato nella sua interezza avrebbe rappresentato un modo originale ed inusuale per far entrare il pubblico a conoscenza di un aspetto poco conosciuto della tradizione cinese, proprio in un momento in cui tutti i riflettori erano puntati sulla Cina e sulle Olimpiadi.

In una storia dell'orrore la parte grafica ha una grande importanza. Come hai lavorato per creare l'atmosfera cupa che si respira in Storie di fantasmi cinesi e quanta libertà hai avuto?

Grazie a Valentino, che mi ha dato una sceneggiatura piuttosto “aperta”, ho potuto lavorare con la massima libertà, senza nessun vincolo creativo. Questo per me è stato fondamentale perché, non avendo mai lavorato su una altrui sceneggiatura, avevo timore di non riuscire a trovare la giusta sinergia. Invece sono riuscita ad entrare perfettamente nella storia e a sentirmene parte integrante.
Ho cercato innanzitutto di documentarmi visivamente, raccogliendo illustrazioni e stampe dai Classici della narrativa cinese soprannaturale. Ho dato un’occhiata a come altri autori (primo fra tutti Yoshitaka Amano) hanno rappresentato determinate atmosfere riferite all’Oriente. Il resto l’ho preso dalla mia memoria, dalle sensazioni e dalle emozioni che ho provato nei miei frequenti romitaggi per la Cina.
Purtroppo non ho potuto dedicarmi al progetto a pieno regime perché ero in un intenso periodo di studio universitario, ma sono contenta che comunque il risultato finale abbia incontrato il favore della giuria e sopratutto di essere riuscita a creare un’atmosfera adeguata.

Il tuo modo di disegnare e colorare fa pensare subito a certa animazione orientale. C'è una qualche contaminazione? Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?

Sicuramente quest’influenza c’è, ma è “silente”. Non saprei dire esattamente chi o cosa mi abbia influenzato, credo siano molte cose insieme, e molto interrelate fra loro. Ci sono tanti riferimenti all’arte cinese tradizionale, ai colori dei templi e dei giardini, agli affreschi degli edifici sacri, agli abiti, e ai manufatti. Ma ci sono anche tanti riferimenti al mondo dell’animazione e del fumetto, il già citato Yoshitaka Amano, il mio adorato James Jean (che è anche lui di origine asiatica e che secondo me è ad oggi l’artista che ha saputo più di tutti reinterpretare il mondo visivo orientale), poi Joshua Middleton, Miyazaki, Lorenzo Mattotti, Manu Arenas, le opere di Alessandro Barbucci e Barbara Canepa, l’animazione francese, le superbe bambole di Marina Bychkova e poi i tanti, tantissimi artisti che ho visto e che mi hanno affascinato, di cui ho dimenticato il nome ma che sicuramente hanno germogliato dentro di me.

Com'è stata l'esperienza del Lucca Project Contest?

Vorticosa, sicuramente.

Prevedi nuovi lavori all'orizzonte? Tu e Valentino pensate di lavorare ancora assieme?

Assolutamente sì, nuovi progetti ci sono, ora che ho finalmente tempo da investire. Sto collaborando in veste di disegnatrice ad una storia dalle atmosfere gotiche scritta da Daniele Vessella per il mercato francese, mi sto proponendo come character designer e come colorista. Con Valentino abbiamo in programma di partecipare con un altro dei racconti di Lucca ad un concorso made in USA, anzi avremmo già dovuto farlo ma io sto procedendo a rilento, però entro breve conto di avere tutto pronto!
Continuo a studiare disegno e pittura perché voglio migliorarmi e riuscire finalmente ad acquisire completa padronanza della mia creatività, vorrei approfondire l’illustrazione e riprendere gli studi di animazione (in Francia, possibilmente). Nello stesso tempo seguito a viaggiare e a scoprire l’Oriente, tra poco andrò a Taiwan e poi in Giappone alla scoperta dello Shinto, che poi è un termine derivato dal cinese Shendao  che significa “via degli Spiriti”. E a quanto pare, con gli Spiriti mi trovo decisamente a mio agio.


Redazione Comicus
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