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Scott Wegener e Brian Clevinger, Atomic Robo

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Intervista a cura di Francesco Borgoglio, Cris Tridello, Davide Morando
Traduzione e revisione a cura di Andrea Cassola

Benvenuti su Comicus a Scott Wegener e Brian Clevinger.
Siete entrambi relativamente nuovi nel mondo dei comics, potreste presentarvi al pubblico italiano?


Scott: Vivo in una piccola città del New Hampshire con mia moglie e mia figlia. In realtà il mio studio è il locale lavanderia della nostra piccola casa. Ho amato il medium fumetto sin da bambino e disegno fin da quando ero piccolo. Non ho una formazione artistica professionale, ma il disegnare è sempre stata una cosa importante per me.

Brian: Vivo a Orlando con la mia ragazza e con troppi gatti. Quando avevo circa nove anni, la prima pagina della Guida Galattica per gli Autostoppisti mi fece ridere fino alle lacrime. E fu allora che seppi che volevo diventare uno scrittore. La mia speranza era che la gente ridesse grazie alle mie opere, non delle mie opere. Un giorno ci arriverò!

Da dove viene l'idea per Atomic Robo?

S: L’idea di base fu di Brian, e lui vi potrà dire tutto a riguardo. Robo è cambiato un po’ quando abbiamo cominciato a lavorarci ma, appunto, lascerò che sia Brian a raccontarvelo. Il mio vero contributo è stato per la realizzazione grafica di Robo. Siamo passati attraverso dozzine di idee (forse addirittura migliaia) ma io non riuscivo a trovare un look che potesse esprimere visivamente Robo e la sua personalità. Fu verso la fine della giornata, dopo che ci eravamo già orientati su un certo design, che io provai un nuovo look e finii per arrivare a quello che vedete nel fumetto. Anche se era stato costruito negli anni '20, Robo è fortemente basato sul design massiccio delle automobili americane degli anni '50.

B: Quello che voi conoscete come Atomic Robo è cominciato originariamente come Kung Fu Robo Fighter Zeta nel ’96 o ’97. Per essere onesti, cominciò come uno spudorato tentativo di monetizzare quello che all’epoca era il crescente mercato USA degli anime. Misi da parte l’idea e mi dedicai ad altro per qualche anno. Alla fine i modelli anime furono abbandonati in favore di quelli pulp. Quindi fu una cosa naturale porre le origini di Robo all’inizio del Ventesimo secolo, così che potesse muoversi nell’atmosfera delle avventure pulp e continuare a viverle ai giorni nostri.
Quindi è tutto comiciato come un cinico tentativo di fare soldi facili e si è poi trasformato in una scusa per raccontare tonnellate di storie divertenti. Comunque non mi dispiacerebbe avere un po’ di quei soldi!

Ci sono dei fumetti del passato o personaggi, non solo dei comics, a cui vi siete ispirati?

S: Le cose che influenzano direttamente Robo mi sembra vengano da fuori il mondo dei fumetti. I romanzi pulp e i radiodrammi degli anni ’30 e ’40, ma anche film pulp più moderni come Rocketeer o Indiana Jones. Qualsiasi cosa che combini l’azione con un tocco di humor e ottimismo.

B: Sì, tutte le mie fonti di ispirazione vengono da fuori i fumetti. Indiana Jones, Ghostbusters, Buckaroo Banzai, e Rocketeer sono stati (e sono ancora!) tra i miei film preferiti.
Non è neanche semplice ispirazione, è qualcosa che va oltre. Quando concludo una scena mi chiedo se avrebbe potuto essere in Ghostbusters o in Indiana Jones. Se la risposta è “sì”, allora va bene.

Atomic Robo è un fumetto di qualità e fruibile a tutti. Continuerete con miniserie o cercherete di creare qualcosa di simile ed altrettanto valido per una serie regolare che raccolga non solo i favori della critica ma anche quelli di un largo numero di lettori?

S: Credo che rimarremo sempre fedeli al formato miniserie. Non riusciamo a produrre gli albi così velocemente da stare dietro a una programmazione mensile. E poi il formato miniserie ci permette di separare chiaramente ogni gruppo di storie e di mantenere il fumetto accessibile ai nuovi lettori, mentre il tempo passa.

B: Già, Scott ha centrato il punto. Utilizzare le miniserie permette di mantenere la qualità più alta possibile. Non siamo costretti a fare fill-in solo per stare dietro alla scadenza mensile.

Atomic Robo è difficilmente incasellabile in un unico genere. È più difficile creare un fumetto come il vostro, che non è semplicemente un fumetto d'azione o di avventura o di fantascienza?

S: No, non penso. Brian e io stiamo solo facendo il fumetto che abbiamo sempre voluto leggere, quindi sotto molti aspetti è abbastanza facile. Naturalmente c’è un sacco di duro lavoro, ma non è una vera fatica dal punto di vista creativo. La parte difficile è spiegare cosa è il fumetto ai lettori. A loro piace sapere cosa comprano e i lettori dei comic books americani sono notoriamente restii a provare nuovi fumetti. Robo è una commedia? È pulp action? È fantascienza? La risposta è “sì”.

B: L’opinione comune è che è difficile piazzare un fumetto se è difficile da catalogare. Ma io credo che questa sia la nostra forza. Tocchiamo così tanti generi che i fan di ognuno di loro troveranno qualcosa di loro gusto in Atomic Robo.

Scienziati pazzi, piramidi che camminano, viaggi su Marte, vampiri, ecc. Le possibilità di avventura per il vostro personaggio sono praticamente infinite; è una peculiarità che è venuta per caso, nel corso dell'elaborazione, o era parte fondante nella preparazione del progetto?

S: Questo riporta a quel che dicevo riguardo Brian e me che facciamo il fumetto che volevamo leggere quando eravamo fan. Niente di quello che mettiamo in Atomic Robo è particolarmente nuovo. Tutte le cose che avete menzionato sono gli archetipi standard dei comic book. Quello che ci distingue dagli altri fumetti è come ci avviciniamo a questi temi. Non so. Al momento, mentre stiamo finendo la terza miniserie, tutto sembra accadere in modo naturale. Nel mondo reale ci imbattiamo costantemente in idee che troviamo interessanti e in circa cinque minuti abbiamo capito come metterle in una storia di Atomic Robo. Ad oggi abbiamo circa otto miniserie complete già delineate.

B: Nove in realtà! Ma sì, Atomic Robo è stato fatto nascere nel 1923 proprio per avere a disposizione una grande varietà di avventure.

Come è nata la vostra collaborazione?

S: Del tutto casualmente. Brian ha trovato alcuni miei disegni su internet e mi ha mandato una e-mail. Molto velocemente abbiamo deciso che ci avevano accidentalmente separati alla nascita e che eravamo destinati a lavorare insieme, haha.

B: È un mistero, ad essere sinceri. Non appena ho visto i lavori di Scott online mi sono detto “O lui o nessuno”. Così, grazie al cielo, ha detto sì! Ma oltre a questo, c’è stata questa bizzarra e immediata confidenza tra noi. A un livello profondo, Scott ha colto quello che io volevo fare per i fumetti con Atomic Robo e si dà il caso che fosse esattamente ciò che anche lui voleva.

Come è nata la scelta di affidarsi a RED 5 per i vostri fumetti?

S: Di nuovo, per caso. Avevamo sottoposto il nostro lavoro a molti editori ma nessuno sembrava interessato. E poi la Red 5 si è imbattuta nel nostro fumetto. Una coincidenza molto felice.

B: Già, e ci hanno scritto perché avevano visto un paio di vecchi schizzi e conoscevano già il mio lavoro online nuklearpower.com.

Il lavoro ai colori di Ronda Pattison è stato superlativo, come è entrata nel vostro team?

S: Abbiamo incontrato Ronda attraverso la Red 5. Lavorare con lei è stato incredibile. Io avevo un’idea molto precisa di come dovesse risultare il colore ma sono stato fastidiosamente incapace nell’esporle le mie idee. Ciononostante ha prodotto delle tavole che erano meglio di qualsiasi cosa avessi in mente. Per quanto mi riguarda sarei il più grande bluff dei comics senza Ronda a dare bellezza alle mie matite.

B: Già, Ronda ci è stata praticamente data su un piatto d’argento. Era così perfetta per lo stile di Scott, da essere pazzesco. È stato all’incirca in quel momento che ho cominciato a pensare stava venendo fuori qualcosa.

Quella italiana è la vostra prima edizione non in lingua inglese? Come siete stati contattati da ReNoir e come è stato lavorare con loro?

S: Sì, lo è, e siamo davvero emozionati! L’idea che persone in altri paesi leggano il nostro fumetto in altre lingue è incredibile per me. Tutti i dettagli sono stati trattati dalla Red 5, quindi non so dire come sarebbe lavorare con ReNoir. Ma non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con loro verso la fine dell’anno.

B: Sono emozionato e terrorizzato. I disegni di Scott appariranno come i disegni di Scott, non importa in che lingua sia il fumetto. Ma per quanto ne so io, voi ragazzi state trasformando i miei script in un mucchio di minc*iate. Vi tengo d’occhio, ReNoir!

Come pensate reagirà il pubblico italiano alla vostra opera?

S: Non ne ho idea ed è qualcosa per cui sono molto nervoso. Sono certo che i dialoghi saranno tradotti senza problemi, ma chi può dire se alla gente piacerà? Mi sento come mi sentivo prima che Robo uscisse qui da noi.

B: Reagiranno energicamente! Spero solo che sia con gli elogi e non col fuoco.

Come accogliereste una trasposizione cinematografica di Atomic Robo e cosa ne pensate dei fumetti che diventano film, quasi una consuetudine oggi giorno?

S: Penso che sarebbe meraviglioso. È qualcosa a cui stiamo attivamente puntando, ma è molto difficile da realizzare. Potrebbe essere perché Robo è un personaggio piuttosto strano. Hollywood non è famosa per prendersi dei rischi su queste cose. Alla fine vorrei che accadesse solo per poter continuare a fare fumetti. I soldi che verrebbero da un film ci permetterebbero di ingaggiare altri artisti per lavorare su idee all’interno del Robo-verso, che non avremo tempo di sviluppare da noi per parecchi anni.

B: Un film sarebbe grandioso solo se ne avessimo abbastanza controllo da essere certi che Robo non abbia artigli che gli escono dalle nocche. Ma, come ha detto Scott, la nostra attenzione è sul fare fumetti. Se volessero darci dei soldi per fare un film sarebbe fantastico perché ci lascerebbe concentrare meglio sul fumetto invece di pensare ai conti da pagare.

Quali sono gli autori, gli artisti, le letture in ambito comics che più suscitano la tua curiosità ed il tuo interesse oggi?

S: Oviamente sono un grande fan dell’Hellboy di Mignola, e adoro il lavoro di Guy Davis sullo spin-off B.P.R.D. Tendo a cercare miniserie creator-owned, o fumetti Marvel e DC che mi sembrino di qualità superiore alle normali uscite mensili. Ho letto Patsy Walker: Hellcat e l’ho amato. Mi piace anche il Madman di Allred e il nuovo lavoro di Smith, RASL.

Scott, il tuo stile di disegno sembra un incrocio tra la linea chiara francese e l’uso di chiari-scuri netti alla Mike Mignola. Come sei giunto a questa sintesi stilistica e a quali autori ti sei ispirato, oltre al già citato Mignola?

Sono sempre stato attirato da fumetti al di fuori della corrente mainsteram americana (anche se ci sono un sacco di fumetti di supereroi che ho amato). Da piccolo ero attratto da qualunque cosa fosse divertente o bizzarra. Teenage Mutant Ninja Turtles è stato uno dei primi fumetti che ho collezionato. Poi ho scoperto alcuni artisti giapponesi il cui lavoro mi ha davvero ispirato. Appleseed e Ghost in the Shell di Masamune Shirow hanno avuto in assoluto la maggior influenza su di me. Ho imparato da solo a disegnare copiando ciò che vedevo in quei fumetti, e poi ho cominciato a incrociare quello stile con con ciò che amavo del lavoro di Mignola. Da adolescente, ho scoperto il Garage Ermetico di Giraud/Moebius e ne sono stato affascinato. Più di recente mi sono innamorato di Blacksad di Canales e Guarnido. Il miglior fumetto che ho scoperto nell'ultimo paio d'anni è stato I Custodi del Maser di Frezzato. Aggiungeteci disegnatori americani come Ryan Otley, Stewart Immonen, Doug Tennapel, Jeff Smith, Mike Oeming e avrete una lista abbastanza completa degli artisti che mi hanno influenzato e ispirato.

Oltre Atomic Robo, hai disegnato la mini Killer of the Demons e, per la Marvel, Human Torch e Punisher War Journal. Quali differenze hai trovato nel lavorare per una major, rispetto al lavoro fatto con Brian?

La grossa differenza tra lavorare su un fumetto creator-owned con Brian e lavorare con la Marvel Comics sono i soldi, ahaha! Finora è stato molto divertente lavorare per la Marvel. Chiunque abbia incontrato là ama fare fumetti e sono entusiasti di ciò che fanno. Killer of Demons è stato un cambiamento divertente rispetto a Robo perchè, anche se era ugualmente un fumetto leggero, era così diverso da essere una ventata di novità. Ma Atomic Robo è il progetto che sembra essermi più congeniale. Mi sveglio ansioso di mettermi al lavoro ogni giorno.

Brian, tu invece oltre ad Atomic Robo sei l'autore dei webcomics 8-bit Theater e Warbound in Accounting e del romanzo Nuclear Age. Con quali dei tre media ti senti più a tuo agio?

È un testa a testa tra i webcomics e i fumetti.
Con i webcomics c'è più partecipazione del pubblico perchè il loro accesso al materiale è istantaneo e gratuito. Non devi aspettare di avere 22 tavole disegnate, e poi colorate, e poi letterate, e poi fare i solicits, e le spedizioni, e alla fine venderlo prima che qualcuno finalmente lo possa leggere, sei mesi dopo che l'hai scritto.
Ma sull'altro fronte, quel tempo extra ti dà tutte le opportunità del mondo per rendere il tuo fumetto il migliore possibile. Sono uno scrittore molto migliore sulla carta stampata che online, perchè ho il tempo di farlo meglio.

Hai dovuto cambiare il tuo stile di scrittura per il tuo primo comic book cartaceo?

Sì, ma non troppo. Ho lavorato su 8-bit Theater per circa sette anni prima di scrivere la mia prima sceneggiatura di Robo. 8BT consiste in una tavola intera ogni martedì, giovedì e sabato. Poichè c'è un intero giorno tra due tavole, ognuna deve comportarsi come un'unità individuale per mantenere l'interesse del lettore e convincere i nuovi che vale il loro tempo. Invece nei fumetti stampati ci sono questi "lotti" da 22 pagine. L'unità individuale qui è l'intero numero. Quindi è stata prima di tutto una questione di regolare il mio senso del ritmo. Una cosa è pianificare una pagina alla volta, un'altra è farlo per 22 pagine.



Redazione Comicus
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