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John Doe: Roberto Recchioni

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Intervista a cura di Gennaro Costanzo e Carlo Alberto Montori.

Ciao Roberto. Partiamo subito dalla questione più calda, la chiusura di John Doe. Quali sono i motivi che hanno portato alla chiusura della testata e qual è stata la tua reazione a caldo? Come ti è stata comunicata?

Il motivo per cui una testata viene chiusa è generalmente che è non genera il guadagno sperato. John Doe non fa eccezione a questa regola. Per la vecchia proprietà dell'Eura Editoriale, il guadagno generato da John Doe era sufficiente e quindi l'albo restava in edicola, per la nuova proprietà no, e quindi è stato chiuso.
La mia reazione a caldo è stata di delusione, ovviamente. Quanto al modo in cui ci è stata comunicata la notizia, lo siamo venuti a sapere quando la decisione era stata già presa in maniera irrevocabile e immediata.

La nuova dirigenza Eura ha totalmente stravolto l'azienda, chiudendo testate storiche e nuove e modificando anche varie cariche. Qual è la tua opinione a tal proposito e quali sviluppi prevedi per l'editore da questo momento?

Per dirla con le parole di Rhett Buttler: "Francamente, me ne infischio".
No, sul serio, non ho idea di quali siano i programmi dell'Eura. Di sicuro stanno cercando di mettere in atto un piano di austerity per sanare la situazione dei settimanali e dell'azienda in generale. Forse corrono il rischio di buttare via il bambino insieme all'acqua sporca ma (chi lo sa?) magari hanno ragione loro e tra qualche anno si parlerà di una nuova e favolosa Eura Editoriale, nata proprio all'indomani di questo momento.
O magari no. Di sicuro l'Eura è forte di un personaggio come Dago e della lunga tradizione della casa editrice, non mi aspetto che sparisca nel nulla da un giorno all'altro.
 
Tornando a John Doe, le sceneggiature successive al numero 77 saranno serializzate su Skorpio, ma tu hai dichiarato che quelle storie non faranno parte della continuity ufficiale del personaggio. Confermi questo punto?

Non proprio.
Ci dispiaceva dare ai lettori di Skorpio un prodotto che non potevano fruire appieno. Per questo motivo abbiamo cambiato le sceneggiature degli albi già pronti, aggiunto sequenze e alterato il corso degli eventi previsti per la quarta stagione per fare in modo che quei lettori che non seguivano il monografico di JD possano comunque entrare nella storia e capirla. Detto questo, per me la "vera" storia di JD si conclude con il 77, nel bene e nel male.

A quanto pare l'Eura, però, non ha lasciato John Doe "libero", quindi al momento voi non potete prendere le redini del personaggio e magari continuarne le gesta presso un altro editore. Eppure quello di John Doe sembra solo un arrivederci. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Nell'immediato futuro, nulla. Il personaggio, sia se l'Eura decide di mantenerne la proprietà, sia se decide di venderlo, per un anno non potrà tornare in edicola nella forma di un monografico con il suo nome (pare che ci sia una legge a riguardo, ma non chiedetemi di più perché di queste storie non ci capisco nulla).
Quello che probabilmente succederà sarà che l'Eura, dopo aver pubblicato a puntate sui settimanali le ultime storie di JD in lavorazione per il monografico (fino al numero 81), probabilmente le raccoglierà in volumi.
Decidere di dare ulteriore seguito a queste storie e portare a conclusione la quarta stagione è una cosa che dovrà essere valutata sul momento. Tanto dall'Eura, quanto da me e Lorenzo.
Io, se dovessi decidere adesso, non sarei tanto dell'idea ma non sono rinomato come uno che non cambia mai idea… anzi.

Sappiamo che il finale del numero 77 è stato modificato per l'occasione, cercando di dare un senso, una sorta di chiusura. Quali modifiche sono state apportate?

È stato introdotto il concetto delle Alte Sfere che bloccano il mondo appena nato di JD.
Un concetto simile era già previsto nella quarta stagione ma era più sfumato e sarebbe stato introdotto in maniera meno brusca. Abbiamo fatto di necessità virtù, sovrapponendo le vicende reali della testata con quelle fittizie del personaggio. Il risultato finale, a essere onesti, mi diverte parecchio.

A proposito di finali, il fatto che John Doe sia sempre stata una serie metafumettistica e le stesse dichiarazioni che ho letto, fatte da Roberto, sul fatto che la serie si conclude laddove vuole il lettore sembra dare una quadratura al cerchio abbastanza coerente, considerando anche quanto narrato nel numero 77. Un senso metafumettistico che ci dice tanto sulle funzioni e sulle caratteristiche delle serie. Condividi questa analisi?

L'approccio meta-fumettistico di JD è stato introdotto con il numero 6 della serie e personalmente ho sempre cercato di restare fedele a quell'idea, riprendendola e sottolineandola, in più occasioni.
Vista in quest'ottica, tutta la faccenda della chiusura assume un senso coerentemente narrativo.

Facendo un passo indietro, qual è stato il processo creativo con il quale avete strutturato le diverse stagioni, occupandovi poi delle singole storie?

Non credo di aver capito bene il senso della domanda.
La prima stagione di JD si basava su una volontà di prendere il fumetto tradizionale italiano e usarne le regole per raccontare qualcosa di molto diverso rispetto alla norma.
La seconda stagione si è mossa nel solco del fumetto americano, esaltando il concetto di continuity.
La terza stagione è stata una specie di rifiuto rispetto a quanto fatto nella seconda. Al termine della seconda stagione la serie ci sembrava diventata un prodotto che poteva essere fruito solo dagli adepti e la cosa non ci piaceva. Così abbiamo provato a tornare indietro ma, lo ammetto tranquillamente, è stato un errore. Lettori nuovi non ne abbiamo presi e, in più, abbiamo scontentato quelli vecchi. La quarta stagione voleva essere un ritorno alle atmosfere della prima, con gli elementi di continuity della seconda.

Nell'editoriale del fumetto avete sempre pubblicato i pareri accesi dei vostri lettori, positivi o negativi che fossero. Come vi siete posti nei confronti dei commenti dei fan? C'è qualche elemento della storia che è stato modificato o personaggio che ha acquisito più o meno visibilità a fronte del riscontro del pubblico?

Di solito abbiamo cercato di far incazzare quanta più gente possibile. La mia idea di base era che John Doe doveva essere un fumetto che faceva rumore perché il rumore genera attenzione e l'attenzione impedisce che tu sparisca nel nulla.
Alla domanda "Quando un albero cade nella foresta senza nessuno che lo ascolti, fa ugualmente rumore?", la risposta che darebbe JD sarebbe: "Chi se frega. Se un albero cade nella foresta senza nessuno che lo ascolti vuol dire che a nessuno frega niente di quell'albero!".
Quindi, sì, le reazioni del pubblico ci hanno influenzato: abbiamo cercato di provocarlo, infastidirlo e spingerlo a mettersi in discussione in ogni modo. Sia attraverso le storie che abbiamo raccontato, sia attraverso i disegnatori che abbiamo scelto per raccontare quelle storie.
Questa scelta all'inizio ha pagato… forse perché cercavamo di trovare un punto di mediazione tra quello che voleva il pubblico e quello che noi volevamo dargli. Poi però, quando le nostre scelte si sono fatte più estreme e sempre meno popolari,  ci si è rivoltata contro. La gente si stufa di essere costantemente disattesa e certe volte vuole avere esattamente quello che si aspetta in cambio dei suoi soldi.
Devo dire che questa è una lezione di cui farò tesoro per i miei progetti futuri: almeno ogni tanto, dai al pubblico quello che vuole.

Subito dopo l'annuncio pubblico della chiusura della testata, i fan su Internet hanno dimostrato calorosamente il proprio affetto per la serie, con accese proteste e petizioni perché la serie proseguisse; come hai reagito a questo "movimento popolare"?

È stato molto emozionante e commovente. Ho ricevuto dei messaggi che mi hanno davvero colpito e per la prima volta mi hanno fatto capire che quello che faccio arriva alla gente, si interfaccia con la loro vita e, nel suo piccolo, la influenza. Non smetterò mai di ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto.

Come sarà la vita dopo John Doe? In quali progetti siete attualmente coinvolti?

Tanto Dylan Dog e alcuni progetti nuovi di cui non posso ancora parlare.


Redazione Comicus
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