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John Doe: Massimo Carnevale

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Intervista a cura di Gennaro Costanzo e Carlo Alberto Montori.

Ciao Massimo e benvenuto su Comicus. Sei stato l'unico copertinista di John Doe, realizzando 77 copertine di una testata mensile, caso abbastanza raro nell'editoria a fumetti. Come hai vissuto questa collaborazione con la serie che hai accompagnato nel suo successo?

Molto bene, nessun rimpianto. Dal punto di vista creativo è stata un'esperienza piena di soddisfazioni. La libertà che mi hanno concesso è stata quasi assoluta e credo unica nell'universo del fumetto italiano. Ho sperimentato vari modi per rappresentare al meglio i temi dei soggetti che avevo a disposizione. Mi ero imposto sin dall'inizio il modo di caratterizzarle ispirandomi a tutta quella cinematografia anni 70, dalle locandine ai costumi. In seguito con l'approssimarsi della seconda stagione hanno percorso strade diverse e io mi ci sono adeguato senza troppi problemi.
        
Le tempistiche della realizzazione della serie ti consentivano di leggere la storia prima di metterti al lavoro sulla copertina? Ne decidevi tu il soggetto?

Non ho mai letto le storie prima di disegnarle, non solo con JD, ma anche con tutte le altre. Molto spesso, soprattutto quelle americane le storie non sono ancora scritte, questo perché le copertine vengono pianificate abbastanza in anticipo. Nel caso di JD conoscevo solo un breve soggetto discusso per telefono insieme all'autore della sceneggiatura. Molte volte le idee erano chiare, del tipo: "Massimo, voglio vedere in copertina John circondato da scimmie", "Ho un'idea e se facciamo John come il monolite di 2001 con le scimmie che vogliono toccarlo come fosse un dio?" "Perfetto! È proprio quello che avevo in mente." E così è nata la 77.

Come hai appreso della chiusura della serie e quali sono state le tue reazioni? Tra l'altro, anche l'altra serie Eura Martin Hell, che ti vedeva come copertinista è stata chiusa. Anche in questo caso, come l'hai scoperto?

L'ho appreso tramite internet. La rete è fondamentale per sapere certe cose. La reazione è stata tutto sommato positiva, ero un po' stanco di JD e avevo bisogno di cambiare aria e dedicarmi ad altro. Ed è quello che sto facendo.
Per quanto riguarda la chiusura di Martin Hel, l'ho saputo tramite la redazione Eura, in maniera meno indiretta.

E ora, una domanda difficile: qual è la copertina di John Doe che preferisci e per quale motivo?

Infatti è una domanda difficile. In genere sono legato a tutte quelle dove dietro c'è una buona idea a prescindere dalla realizzazione tecnica, non so, adesso mi viene in mente la 45 dove c'è JD capovolto. O come la 73 con le mani che formano un falco con le lettere sulle dita.
Ma è veramente difficile stabilire la preferita.

Dopo aver realizzato alcune storie a fumetti, sei passato ad occuparti quasi a tempo pieno di copertine con qualche eccezione di tanto in tanto; trovi che questo ruolo ti sia più congeniale? C'è qualche progetto nel cassetto che ti coinvolge in veste di disegnatore delle tavole?

Per formazione sono molto legato all'illustrazione e penso che questo sia il modo in qui io riesca ad esprimermi meglio. Non disdegno certo disegnare delle storie, i prossimi progetti in veste di disegnatore sono quasi esclusivamente con la Bonelli, "Mater Morbi" (storia di Dylan Dog sceneggiata da Roberto Recchioni, ndr.) uscirà a breve e sono molto curioso sapere come verrà accolto dalla critica e soprattutto dai lettori. Del resto erano anni che non pubblicavo nulla e una certa ansia certo non la nascondo. Sarà una storia importante per me e soprattutto per Roberto.
Progetti nel cassetto non ne ho, però un certo desiderio di fare qualcosa come autore completo non mi dispiacerebbe e sto valutando seriamente la cosa. Ma dal dire al fare... vedremo.

Quali sono, ora, i tuoi rapporti con l'Eura. Ti vedremo in un futuro prossimo collaborare ancora con l'editore?

Gli innumerevoli impegni con la Bonelli e con le cover americane mi assorbono completamente il tempo, dubito che ci sarà spazio anche per l'Eura.
Sono entrato nella redazione romana nel 1989, ho fatto vent'anni di collaborazione piena, centinaia di copertine, tantissime tavole disegnate e dipinte, mi hanno permesso di sperimentare e di crescere artisticamente, le devo molto, ma le cose anche se belle non durano in eterno. Ho altri progetti e nuovi orizzonti da esplorare.

A proposito di Roberto Recchioni, come procede la collaborazione su Dylan Dog con lo sceneggiatore romano?

Benissimo, sto iniziando a disegnare una sua nuova storia e questa volta spero di consegnarla il più presto possibile. Spero. Il soggetto è molto particolare e ambientata in un luogo del tutto inusuale per Dylan Dog, ma Roberto mi conosce bene, più sono strane e più mi invita a nozze.

Durante i 6 anni di vita di John Doe sei diventato un copertinista affermato a livello mondiale; quali sono i tuoi prossimi progetti su fumetti italiani e stranieri?

Per il momento Dylan Dog è il perno dove ruotano tutti i progetti made in Italy, per quanto riguarda gli americani continuano quelle per la Vertigo con Northlanders, per la Del Rey con The Talisman e prossimamente per la Dark Horse con le cover di Terminator e poi staremo a vedere.


Redazione Comicus
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