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Davide Gianfelice su Greek Street e non solo

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Intervista a cura di Francesco Borgoglio.

Benvenuto su Comicus, Davide. Grazie per la tua disponibilità, sempre particolare nei nostri confronti.
Cominciamo subito dal team di Greek Street e dal suo autore, Peter Milligan. Hai lavorato con lui dopo l’esperienza con Brian Wood su Northlanders. Hai dovuto modificare completamente l’approccio precedente o poco è cambiato?
Ci puoi definire i due autori in poche parole, almeno per come li ha conosciuti tu?

Sì, Peter Milligan e Brian Wood hanno uno stile totalmente differente di scrivere, anche se, per il modo in cui lo fanno e l'aspetto descrittivo della sceneggiatura, appare piuttosto somigliante.
Brian è più diretto e pratico. In alcuni aspetti ci ha aiutato lo stesso tipo di immaginazione nel descrivere la storia. L'ho conosciuto a Lucca due anni fa quando era ospite della fiera, complice anche Riccardo Burchielli che già lavorava con lui su DMZ e i ragazzi della DOUbLe SHOt che lo hanno invitato per la presentazione dell'edizione italiana di Demo e Pounded. A NY Brian è stato compagno di molte bevute.
Peter è più intimista, profondo, e talvolta criptico in alcune occasioni; sono stato piuttosto turbato da quello che ha scritto. Ci siamo incontrati per la prima volta quest'anno a NY alla festa dei cento numeri di 100 Bullets. La cosa che mi ha colpito di più è stato il suo fortissimo accento inglese. Complice anche la musica ad altissimo volume e le mille persone intorno, ho capito pochissimo di quello che mi ha detto.
Devo dire di essermi trovato molto bene con entrambi e penso che lavorare spesso con persone differenti sia sempre stimolante, e porta ad avere molta più esperienza nel corso del tempo.

Con Greek Street si cambia completamente registro rispetto Northlanders. Ti è servita comunque l’esperienza precedente per questo nuovo progetto Vertigo, e se sì come?

La storia è veramente differente, c'è meno dinamismo e molto più dialogo in Greek Street. Ma lo staff a cui faccio riferimento è praticamente lo stesso, gli stessi editor sanno come lavoro e io so cosa loro vogliono da me. Il mio modo di lavorare, nonostante Greek Street sia un progetto completamente diverso, non è cambiato poi molto.
E poi aver vissuto a NY per un certo periodo ha rafforzato il rapporto con loro, che va oltre a quello puramente lavorativo.

A settembre è uscito negli States un numero di Northlanders dove abbiamo potuto apprezzarti ancora una volta, che puoi dirci?

Sì, il numero 20, sempre con Sven come protagonista.
Si tratta di un one shot. Sono molto contento. Sven mi piace, è divertente da disegnare, e Brian mi ha confezionatro addosso un'altra bella storia. Sono anche elettrizzato per l'uscita in settembre di Northlanders, che nonostante qualche ritardo vedrà finalmente la luce anche in Italia.

Cosa ti ha colpito e piaciuto di più di Greek Street?

Greek Street è una storia corale e, nonostante ci sia di fatto un protagonista, tutti i personaggi in realtà sono sullo stesso piano di importanza.
Lavorando a lungo su di essi, ho capito che anche quello più marginale in realtà è fondamentale nello scorrere della trama. Questo è l'aspetto che mi ha colpito di più di questo nuovo progetto.
La psicologia insana di alcuni personaggi che agiscono per istinto e per sopravvivenza è uno dei punti di forza della storia di Peter. Ma sopratutto dopo tanti vichinghi, barbe, spade e armature, disegnare seducenti spogliarelliste è stato molto divertente
In Northlanders come potete immaginare non ne avevo avuto molto l'occasione.

In un’intervista a Milligan sono emersi una forte influenza addirittura dalle tragedie greche, una vicenda molto cruda, fatta di dolore e disperazione ma anche elementi soprannaturali. È corretto, e cosa si intende per soprannaturali?

Sì, molto. Alla base di tutto il progetto c'è la trasposizione in un ambiente moderno delle tragedie greche. Quello che rende forte la storia è pensare che reazione i lettori possono avere a quel tipo di storie al giorno d'oggi. Nel primo episodio infatti si fa molto riferimento al complesso di Edipo.
La storia prevede anche elementi soprannaturali, che la rendono ancora più profonda, insana e angosciosa. Spiegare questi elementi non è facile, rischio di rovinare alcuni colpi di scena.

La serie ed il protagonista sembrano legati ad un destino terribile e funesto, ci saranno anche sprazzi di positività?

Come dicevo, la storia si basa sulle tragedie greche, che purtroppo si chiamano tragedie proprio per il loro scorrere verso un destino terribile e funesto. Però in mezzo a tutto questo c'è anche una storia d'amore, ma la scopriremo più avanti e non subito.

Esiste un genere con cui definire Greek Street?

Drammatico, con elementi da thriller, e qualche strizzatina d'occhio all'horror.

Esiste un genere in particolare nel quale ti sentiresti più a tuo agio o comunque vorresti soprattutto lavorare?

Prediligo le storie dinamiche e violente. In Vertigo mi piacerebbe provare Hellblazer. Batman sarebbe un sogno.

Hai lavorato per la Bonelli su Dylan Dog. Ti rivedremo presto su fumetti italiani?

Vedremo, qualcosa bolle in pentola.

Vertigo e Bonelli: se c’è, qual è secondo te la differenza principale tra fumetto americano e italiano, tra mercato americano ed italiano?

Alla base delle differenze c'è la libertà nel potersi esprimere e sperimentare molto di più con la Vertigo (e molto più in generale nei fumetti americani) rispetto alla Bonelli. La casa italiana ha degli schemi di lavoro molto precisi e ben vincolati, entro i quali un autore può muoversi, ma che non può mai (salvo rarissime eccezioni) oltrepassare.
Per esempio la gabbia delle tavole è un elemento molto importante nei fumetti americani che spesso viene stravolta e usata come elemento importante per la lettura, diversamente da quella Bonelli che invece deve essere rigorosamente statica a 3 strisce.
Per quanto riguarda le differenze di mercato è anche in questo caso molto lungo e complesso fare un paragone. I fumetti americani vengono prima stampati in albetti e poi ristampati e venduti in volumi. Questo fa sì che gli albetti hanno tirature e dati di vendite diversi tra loro, mentre invece il TP una volta stampato venderà fino a che esso avrà vita. Non esistono arretrati, esiste una costante ristampa come nei libri. Fino a che un prodotto vende, verrà ristampato.
In Italia le cose sono differenti, esistono le edicole oltre ai negozi di fumetti, e serie come Tex possono vendere in un solo mese quanto un fumetto americano vende in un anno. Ma sto generalizzando.
Ogni serie è differente. La Vertigo per esempio, essendo una divisione più artistica e adulta rispetto a Marvel e DC, vende sicuramente molto meno rispetto a queste ultime due. Ha un diverso target di lettori, più adulto, e quindi più ristretto rispetto al mercato supereroistico che invece è molto più ampio.

Vertigo forever, o magari un giorno DC o addirittura Marvel?

In Vertigo ci sto molto bene, sono più che contento. Marvel e DC sarebbero un bel futuro, ma per ora va bene così.

Posso chiederti qual è l’autore con cui sogneresti di lavorare?

Mi piacerebbe lavorare con Garth Ennis, magari sul Punitore. Trovo sia un autore molto ironico e nello stesso tempo molto drammatico. Ma ce ne sarebbero tanti altri.

Ultima domanda: attualmente, in ambito fumettistico, quali sono le letture che hanno suscitato il tuo interesse?

Sono un fan della prima ora di Mike Mignola, di Warren Ennis e anche Brian Azzarello.
Mi piacciono tutti i tipi di fumetti, specialmente se scritti bene e disegnati ancora meglio. Frank Springer è uno dei miei autori preferiti, Goran Parlov sul Punitore è maestoso, Stuart Immonen, Corrado Mastantuono, Nicola Mari, e anche amici come Riccardo Burchielli e Werther Dell'Edera.
Ma come al solito l'elenco è veramente molto lungo.


Francesco Borgoglio
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