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Silvana Ghersetti di gRRRzetic

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Intervista a cura di Federico Castagnola.

Ciao Silvana, un paio di anni fa è uscito il primo volume pubblicato dalla tua casa editrice. Come nasce l’idea di diventare editore e quali sono stati i primi problemi che hai dovuto affrontare?

Ciao Federico. Hai ragione, tutto è cominciato nel novembre 2006 con l’uscita di No Clown di Dario Arcidiacono. In realtà forse tutto è iniziato ancora prima, con Geppo e con i miei genitori che mi svitavano la lampadina dell’abat-jour perché altrimenti sarei andata avanti tutta la notte… La passione per il fumetto è atavica, e probabilmente anche un’inclinazione naturale, un linguaggio che mi si confà almeno da quando io riesca a ricordare. Così ho deciso che questa sarebbe stata la mia strada, tutto qui. L’incontro con la realtà, in principio, non è stato semplice, la via che ho scelto non è certo delle più agevoli, e i problemi da affrontare sono molti. Senza dilungarmi ad annoiare nessuno, direi che l’inghippo principale per un editore è l’aspetto distributivo che, in questo paese in particolare, funziona malamente e con dinamiche fortemente svantaggiose per autori ed editori.

I tuoi volumi sembrano essere pensati soprattutto per il pubblico delle libreria di varia. Per la tua esperienza ti sembra effettivamente che esista lì un pubblico diverso a cui proporre un tipo di fumetto meno convenzionale?

Devo dire di avere io stessa delle difficoltà a definire i miei criteri di scelta, ho spesso avuto la sensazione che fossero le cose a venire incontro a me, raramente è successo il contrario. Allo stesso modo non mi sono mai preoccupata troppo di compiacere un certo tipo di pubblico in particolare. Credo, anzi, che la coerenza editoriale sia una questione di imprescindibile appartenenza. In questo senso il rispetto è importante, perché è in primis quello che si ha di sé. Poi, probabilmente ogni settore rappresenta, a modo suo, una nicchia.
Ecco, potrei semmai dire che gRRRzetic se ne sia plasmata una addosso.

Gli albi che proponi (Kolosimov ad esempio) si spingono molto ai confini del concetto di fumetto e diventano di difficile catalogazione. In questo mercato c’è spazio per provare a proporre qualcosa di diverso dal solito?

Se gli anni ’90 hanno rappresentato la tomba del fumetto italiano, per forma e sostanza, credo che questo momento storico ne rappresenti una rinascita. La mia impressione, principalmente elaborata da lettrice, è stata che il tempo si sia fermato particolarmente qui, nel nostro paese mentre, nel frattempo, in altri luoghi del mondo il linguaggio si evolveva. gRRRzetic si rimette al passo.

Come riesce un piccolo editore a raggiungere il suo potenziale pubblico? Molti tuoi colleghi puntano molto sul web, ma tu sembri puntare su altri strumenti. Vuoi raccontarci brevemente delle tue iniziative e quale riscontro in visibilità ottieni da queste?

Inutile ribadire che ogni occasione di visibilità è oro colato per una piccola realtà come gRRRzetic. Nello specifico delle mie iniziative, quello che maggiormente mi interessa e mi intriga è proprio la COMUNICAZIONE – con tutte le lettere maiuscole – e quindi l’incontro vero, tangibile e reale. Per questo mi piace, per ogni volume pubblicato, dare la possibilità ai lettori di poter vedere le tavole originali dell’albo, incontrare l’autore e potersi confrontare con lui. In questa direzione ho costruito a mia immagine e somiglianza anche il mio studio, per poterlo utilizzare anche in questo senso: una sera al mese gRRRzetic apre le sue porte a chiunque voglia entrare e cercare di capire di più.

Un anno fa, con qualche timore, hai proposto il volume stRRRippit!, una raccolta di alcune delle più famose strisce proposte dalla rete negli ultimi anni. Perché questa decisione e quali criteri hai seguito nella scelta degli autori da proporre?

stRRRippit! è sicuramente il volume che meno rappresenta la casa editrice, anche se è stato senz’altro, finora, il successo maggiore che abbiamo prodotto, commercialmente parlando. Sono, comunque, contenta di averlo pubblicato proprio per il concetto stesso che lo ha generato. Mi spiego: credo che la comic strip stia al fumetto così come la pittura sta all’arte figurativa. Rappresenta la tradizione nel senso più puro del temine.
Ho conosciuto alcuni componenti del gruppo LaStriscia.net, coordinato dal Maestro Max Olla, grande esperto di strisce a fumetti (ma soprattutto con una passione talmente enorme da coinvolgerti), da lì ho tagliato e ricucito – sia sugli autori che sul numero delle strisce selezionate – fino ad arrivare al prodotto finale: un bel volumone rosso di quasi duecentocinquanta pagine, con gli interventi di dodici autori, quindici pagine di strisce cadauno.
L’idea è stata quella di proporre un’antologia di una realtà che è ancora vivissima qui in Italia ma che, paradossalmente, fa fatica ad emergere proprio nel suo ambiente naturale: la carta.
Il senso dell’operazione è esattamente questo.

Dodici mesi dopo dai alle stampe il volume monografico di Inkspinster. Senza nulla togliere agli altri autori, cosa hai trovato di particolare nelle strisce di Deco da spingerti ad insistere su di loro?

Miss Deco è uno dei più grossi talenti che abbia incontrato sulla mia strada. Lei meritava un’opportunità e allo stesso tempo ne rappresentava una per me.

Una domanda simmetrica a quella che ho fatto a Deco. Per te che proponi in volume un prodotto nato per la rete, la carta rimane ancora il supporto privilegiato per il fumetto?

Assolutamente imparagonabili, a mio avviso.

La decisione di proporre le strisce non in ordine cronologico è stata tua o dell’autrice, e a cosa è dovuta?

Wow, che bella domanda, finalmente posso pregiarmi di un merito (se di merito si tratta)! L’idea dell’abbecedario è venuta a me, dopo qualche mese di impasse totale davanti alla grossa mole di strisce di Deco tra cui scegliere – per arrivare precisi precisi alle fatidiche 208 pagine – praticamente tutte bellissime e divertentissime, ma senza continuità di causa. Una folgorazione improvvisa: siccome molte strisce trattano argomenti simili perché non racchiuderle in capitoli concettualmente unici? A freddo è arrivata anche l’idea di seguire un alfabeto, ed è a questo punto che Elisabetta è stata bravissima oltre lo stupefacente: in pochi giorni ha ideato e disegnato tutte le vignette che fanno da intestazioni ai capitoli.
È un’autrice super-professionale, le ho detto che sarebbe il sogno di ogni editore, lei pensa che io scherzi, ma invece voilà!

Quello delle strip è un mondo su cui intendi ancora insistere, e se sì come? Oppure pensi che possa rimanere una parentesi nella tua attività?

Non sono particolarmente legata ai generi, direi che sono i progetti quelli che mi interessano.
Così non saprei risponderti né sì, né no!

All’ultima edizione di Lucca Comics si è anche tenuto il battesimo della tua collaborazione con il gruppo dei Superamici. Come è nata questa collaborazione e cosa rappresenta oggi una rivista, una delle pochissime ancora presenti, come Hobby Comics?

Quella dell’incontro è una storia lunga! Ma è la prima volta che mi capita di pubblicare qualche autore di cui ero già in precedenza lettrice, e questo per me è motivo di grande orgoglio, anche personale. I Superamici sono come una famiglia – di pazzi (chi non ne ha una?!), secondo me è questo il loro inconfessabile segreto: nel momento in cui sfondi il muro del loro mondo, poi ne vieni completamente travolto. E coinvolto. Per questo Hobby Comics funziona, perché rappresenta tremendamente bene l’idea contemporanea di “rivista”: un raccoglitore di ciò che speri di trovare dentro. Faremo insieme cinque numeri, sarà bi-annuale, ognuno uscirà in occasione di un evento importante legato al fumetto: Napoli Comicon e Lucca Comics, aprile e novembre.

Per concludere, l’ultima domanda che si può fare a un editore non può non riguardare i progetti a cui sta lavorando: quando vedremo i tuoi prossimi albi e cosa riguarderanno?

Sono molti i progetti per questo 2009.
Come una bomba a orologeria ti lancio i prossimi tre (li vedremo tutti a Napoli Comicon): Minus Habens, il libro capolavoro di Squaz, saranno suoi sia i disegni che i testi, come un uovo di cioccolato sopraffino con dentro una gran bella sorpresa.
E poi una collaborazione in quattro piccoli volumi con Filippo Scòzzari, il mio eroe.
Il primo raccoglierà alcuni Proverbi Afghani che questo generoso autore aveva illustrato per Frigidaire nell’83, mai visti tutti insieme e con una copertina nuova splendente.
Last but not least, il numero 2, appunto, di Hobby Comics con i Superamici, che vedrà, probabilmente, anche un mini-supplemento 1.5 qualche tempo prima, in occasione del festival Bilbolbul a Bologna, per il quale i nostri si renderanno responsabili anche della realizzazione del manifesto.



Annamaria Bajo
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