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Deco

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Intervista a cura di Federico Castagnola.

Ciao Deco e benvenuta su Comicus. La storia di Inkspinster è oramai lunga, ma vuoi brevemente raccontarci come è nata per la prima volta l’idea di mettere on-line le tue tavole?

Anni fa, il fatto di avere finalmente a disposizione un computer con connessione internet mi aveva fatto venire voglia di provare a mettere online le mie strip, creando un sito web e cercandomi dei contatti. Era un modo semplice per farmi conoscere e per capire se altri potevano divertirsi a leggere quello che io mi divertivo a scrivere e disegnare. Se non avessi avuto questa possibilità avrei comunque disegnato, ma dubito che avrei mai mostrato le mie strip a qualcuno al di fuori della cerchia di amici e conoscenti.

Prima di questo allora, cosa è che fra tutto ti ha spinto a esprimerti attraverso un mezzo così complicato come quello delle strip? Quale la lettura che ha fatto scattare la classica molla?

Non è scattata una molla, nel senso che non ho deciso di punto in bianco di fare comic strip. Creare brevi storie sotto forma di strisce a fumetti per me o per il divertimento degli amici era una cosa che facevo fin da piccola. È una forma espressiva con cui mi sono sempre trovata a mio agio, diciamo che provare a pubblicarle è stato un passo in più, insieme al cominciare a disegnare con frequenza regolare. Non posso dire che una lettura in particolare abbia fatto scattare la molla, almeno non consapevolmente. Negli anni ho incontrato e apprezzato alcune comic strip su giornali e giornaletti che mi capitavano in mano, ma non sono mai stata una conoscitrice del genere… Diciamo che leggendole pensavo che anche a me piaceva raccontare storielle in quel modo, ecco.
 
Quanto c’è di autobiografico e quanto di costruito in quello che scrivi e disegni? La protagonista è in qualche modo un tuo alter ego?

La protagonista sono certamente io, di certo un po’ più sfacciata di come sono in realtà. Scrivo di quello che conosco, spesso fantastico su ciò che vedo. Qualche volta le strip sono la trasposizione fedele di fatti che mi capitano, altre invece mi va solo di raccontare cose che mi vengono in mente. Spesso sparo grandi balle ed è divertente avere un posto dove farlo liberamente quando mi va. Inkspinster è me, pensa le cose che penso io, ma si permette un approccio al mondo decisamente più folle e buffo. In questo cerco di imparare da lei: mi insegna ad avere uno sguardo più leggero sulle cose del mondo e a sdrammatizzarle un po’.

Il web permette di avere un contatto diretto con il tuo pubblico, un pubblico vasto e non necessariamente conoscitore di altri fumetti. Cosa rappresenta per te questo feedback e come influenza il tuo lavoro?

Non influenza il mio lavoro in alcun modo. Scrivo e disegno le mie strip per me, perché mi piace e ne ho bisogno, e ci metto dentro quello che mi va. O quello che va a Inkspinster, la quale viene a raccontarmi storielle da disegnare. Non potrei fare altrimenti. Apro il mio diario disegnato ai lettori ma non mi aspetto per forza qualche tipo di feedback, né mi adeguo alle aspettative di chi mi legge. Anche per questo non mi è mai interessato avere un blog. Ogni settimana tiro fuori qualcosa di mio e lo condivido con chi lo vuole leggere: naturalmente sono molto felice se quello che ho fatto piace e qualcuno ha voglia di scrivermi per farmelo sapere; ma Inkspinster rimane un luogo in cui mi sento completamente libera, anche dai giudizi degli altri.

Vista la tua esperienza ti senti quindi di consigliare ad un aspirante autore di percorrere la strada della rete?

Direi che la rete è utile per cominciare a far conoscere un po’ in giro quel che si fa e per venire in contatto con persone che condividono il nostro stesso interesse.
Per me l’obiettivo è sempre stato poter pubblicare le mie strip su carta, e lo è ancora; ma anche mentre si prova a realizzare questo sogno trovo sia utile continuare a tenere una vetrina online che può aiutare a far crescere il numero dei lettori e magari suscitare l’interesse di qualche editore di passaggio.

Dopo tutti questi anni, e grazie ai commenti dei tuoi lettori, ti sei fatta l’idea di cosa sia a rendere così popolare Inkspinster?

Non ne sono sicura. Una cosa che trovo carina è che a volte le lettrici mi scrivono di sentirsi simili al mio personaggio, di ritrovarcisi un po’. Fa piacere sapere di avere forse toccato qualche corda, facendo sorridere.
Mi piacerebbe che Inkspinster facesse per gli altri quello che fa prima di tutto per me, e cioè che come ho già detto fosse un aiuto per sdrammatizzare. Mi piacerebbe che vedendo la propria goffaggine riflessa in lei un lettore riuscisse a vedere che quando siamo così “sfigati” siamo anche buffi e teneri, e pensasse che magari andiamo bene anche così. O che quando prendiamo grandi cantonate possiamo non abbatterci e tornare sfacciatamente alla carica come fa lei. Io di carattere sono abbastanza pessimista e paurosa, e avere con me qualcuno come Inkspinster – forse la parte migliore di me? – che mi insegna a sorridere di me stessa e del mondo mi dà consolazione.

Nella costruzione di una tua striscia, quanto pensi sia importante, se ti sei mai posta il problema, la tecnica e quanto l’ispirazione?

L’ispirazione non è esattamente un problema che mi pongo. Credo esistano diversi modi di lavorare. C’è chi si sente maggiormente stimolato andando a ricercare l’ispirazione a freddo, sedendosi di fronte al foglio bianco e mettendosi a pensare. Io questo lo faccio solo se mi capita di dover creare una strip tematica ad hoc per un cliente, ad esempio. Ma quando disegno Inkspinster lavoro in un altro modo. Quotidianamente, quando mi viene in mente qualcosa – può trattarsi di uno spunto breve come di una storiella intera – mi affretto ad annotarlo, e al momento di creare una strip “vado a pescare” nei miei quaderni qualcosa che in quel momento mi va di disegnare.
Non so molto della tecnica. Credo sia importante cominciare (anche se magari non si è troppo convinti della propria abilità) e divertirsi a far pratica disegnando tanto. E cercare di essere soddisfatti di quel che si fa, nel senso di prenderci gusto senza preoccuparsi troppo di piacere. Penso di aver capito che quando si prepara una cosa con vera partecipazione e divertimento, quasi sempre quella cosa poi piace anche agli altri.

Il gruppo degli autori che mette in rete le proprie opere è folto e porta a esperienze comuni come quella de LaStriscia.net. Queste unioni servono solo per dare maggiore visibilità ai singoli o tra di voi c’è anche uno scambio di esperienze?

Posso parlare solo del gruppo a cui appartengo e che conosco, quello de La Striscia. Farne parte è sicuramente un aiuto in termini di visibilità e ricerca di contatti: molte cose non mi sarebbero accadute se non ne avessi fatto parte di questo gruppo. A questo si unisce il fatto di fare esperienza insieme, perseguendo un obiettivo comune, che si tratti di preparare una campagna pubblicitaria a fumetti o di uscire con le strip su qualche giornale o di realizzare una raccolta come “Strrrippit!”. Si trova supporto, ci si confronta, se si è fortunati come lo sono stata io si incontrano anche persone che mettono a disposizione le proprie conoscenze per aiutare gli altri. Si è meno soli. Partendo da esperienze come quella de La Striscia poi nascono e si sviluppano anche progetti paralleli come Balloons, il blog curato da Max Olla che è diventato rapidamente un punto di riferimento per gli amanti delle comic strip, e che continua a tessere un’importante rete di contatti tra autori e appassionati di strisce.

C’è un filo che lega successi come quello Inkspinster ad altri come quello di Eriadan, del Vecio della Montagna e di tanti altri? L’insieme di tante individualità oppure si può trovare un elemento comune in questa nuova generazione di cartoonist?

Ciascuno di noi ha il proprio modo di disegnare e raccontare anche la propria storia, non facciamo le medesime scelte, spesso non abbiamo gli stessi lettori. Abbiamo evidentemente in comune il fatto di aver avuto a disposizione il web per cominciare, e di aver provato a sfruttarlo, facendoci conoscere così. Sarebbe bello che il fatto che siamo davvero molti e che ci sia tutta questa rinnovata vitalità nel mondo delle strip facesse cambiare qualcosa… che a che quei pochi che pubblicano strip in Italia venisse voglia di cercare talenti nuovi anche qui, nel nostro Paese.

Come organizzi il tuo lavoro, procedi settimana per settimana o hai una scorta da cui pescare? Anche l’autore che si autopubblica vive l’ansia da scadenza?

Ho diversi quaderni su cui annoto le mie strip e ne ho una certa scorta, ma di solito finisco per decidere settimana per settimana, a seconda di come mi sento, di cosa mi succede e di quali spunti incontro, quale sarà la strip da disegnare. A volte arriva all’ultimo momento… ma non ho ansie da scadenza. La pubblicazione delle strip settimanali per me resta una cosa piacevole e non un lavoro.

Si parla tanto della rete come di un modo per proporre il fumetto in genere in futuro. Per chi invece su internet ci lavora già da anni cosa rappresenta la pubblicazione su carta?

Per me e per altri autori e appassionati che conosco rappresenta l’obiettivo a cui tendiamo, e il posto perfetto per le comic strip. La carta dei quotidiani in modo particolare, se solo fosse possibile creare una pagina dedicata alle strisce anche sui giornali italiani. Il web è un ottimo strumento per cominciare a frasi conoscere e per far circolare i propri prodotti, ma sarebbe bello che le strip andassero sulla carta: non solo quella di albi e raccolte, ma anche quella che raggiunge un pubblico molto più vasto e variegato di quello che frequenta siti di web comic e fumetterie. Sarebbe bello che chi compra il giornale potesse abituarsi a trovare lì i propri personaggi preferiti, che lo accompagnano ogni giorno con una nuova storia.

Se però ci pensi bene, il più antico modo di fare fumetto si è appropriato con più forza del più moderno strumento di divulgazione. C’è secondo te la sensazione di essere dei precursori di quello che potrebbe essere l’unico modo di proporsi da qui a qualche anno?

Io mi auguro sempre che anche tra qualche anno quotidiani e riviste cartacei esistano ancora, e che magari qualche spazio in più su carta tutti questi nuovi cartoonist riescano a conquistarlo.
Il fatto che molti giornali abbiano ora una versione web non è da sottovalutare, se in futuro i quotidiani saranno presenti esclusivamente in rete sarebbe auspicabile che avvenisse qualcosa di simile a ciò che già succede in America: i syndicate distribuiscono le comic strip anche ai giornali online, i quali mantengono anche sullo schermo la pagina di intrattenimento cara a tutti lettori.

Metti on-line le tue strisce a cadenza settimanale, non hai un po’ di timore che la lettura in volume tolga un po’ di respiro alla lettura oppure credi che venga valorizzata?

Non sono sicura di aver capito la domanda, non credo che avere a disposizione una raccolta cartacea tolga qualcosa all’abitudine del lettore di cercare la mia strip ogni lunedì sul web. Semplicemente a me fa piacere vedere le mie strip stampate su carta, sono contenta di aver fatto un’altra raccolta e spero di aver accontentato i lettori affezionati a Inkspinster che da tempo ne chiedevano una. Leggere la propria strip preferita sul monitor ogni settimana è piacevole, ma trovo sia ancora meglio poterla gustare su carta in una raccolta da leggere e rileggere quando se ne ha voglia.

Il volume propone anche diverse illustrazioni a colori. La passione per l’illustrazione nasce prima o dopo quella per il fumetto e come si interseca con essa?

Disegnare è qualcosa che mi è sempre piaciuto e ho sempre fatto, ma per molto tempo non ho preso in considerazione la possibilità di dedicarmici seriamente. Cominciare a creare strip mi ha spinta anche a iniziare a lavorare nell’illustrazione, cosa che faccio ora. Amo moltissimo entrambe le cose e credo anche di essere fortunata a potermi dedicare all’una e all’altra alternativamente, in modo da non annoiarmi mai.

Per finire, la “pessimista e paurosa”, come ti sei definita prima, Deco cosa sogna per il proprio futuro e per quello della sua Inkspinster?

Mi auguro di poter continuare a disegnare illustrazioni e strisce a fumetti, e mi piacerebbe che venissero apprezzate. E che Inkspinster mi tenga compagnia il più a lungo possibile.



Annamaria Bajo
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