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Caravan: Stefano Raffaele

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Come ogni intervistatore che si rispetti, direi di iniziare questa breve chiacchierata con un po’ di cenni biografici. Ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori?

Sono nato a Milano nel 1970. Nel 1994 ho iniziato a lavorare per la Star Comics sul quarto numero di Lazarus Ledd. Nel 1995, dopo la miniserie Il Potere e La Gloria, per la Liberty, sono passato al mercato statunitense, lavorando per Valiant, Marvel e DC su diverse testate, tra le quali X-Factor, Conan e Batman.
Nel 2001 sono tornato a lavorare per l’Italia con la miniserie Arkhain, su testi di Lorenzo Calza, per la Panini.
Dal 2002 sono poi andato avanti negli States, lavorando per la Dark Horse sulla miniserie The Blackburne Covenant e sul primo numero di Hellboy: Weird Tales, poi sulla miniserie Hawkeye per la Marvel, fino a diversi progetti per la Wildstorm.
Dal 2003 ho iniziato a lavorare nel mercato francese e belga, prima con Fragile (disegni e testi) per Les Humanoides Associés, e poi collaborando con lo sceneggiatore Christophe Bec sui progetti Pandemonium per Soleil e Sarah per Dupuis, tuttora in corso d’opera.

Come è iniziata la tua avventura su Caravan? A che punto della lavorazione sei stato coinvolto?

Quasi all’inizio, direi. Il numero uno era praticamente finito, se non ricordo male mancavano solo una ventina di pagine.
Erano diversi anni che sarei voluto tornare a fare fumetti anche in Italia, essendo il fumetto italiano, insieme a quello francese, nelle mie corde attuali, per quanto concerne il raccontare per immagini.
La cura per le inquadrature, il non volere stupire a tutti i costi, e soprattutto il potermi concentrare sulla recitazione dei personaggi... Quando mi si è presentata l’occasione di fare delle prove per poter entrare nel team di Michele Medda, l’ho presa al volo, senza pensarci due volte.

Ho una curiosità abbastanza banale… dal momento che Caravan è un unico “romanzone” in 12 capitoli, strettamente interconnessi l’uno con l’altro, come ti è stata presentata la serie? E come ti è stato presentato l’episodio alla cui realizzazione hai contribuito?

Ho ricevuto la sceneggiatura del numero 2, più tutto il numero 1 di De Angelis, che era quasi completo.
Insieme a tutto questo, però, la mia vita come disegnatore è stata decisamente resa più semplice dal dossier di Caravan, molto dettagliato e ben fatto, con gli ottimi studi dei personaggi fatti da Elena Pianta, e gli studi sui mezzi militari dell’esercito fatti da Maurizio Gradin.

La struttura narrativa “anomala” di Caravan ha richiesto un approccio lavorativo, creativo, differente dal solito? E’ stato, forse, necessario lavorare più a stretto contatto con gli altri disegnatori della serie?

No, direi di no. Non nel mio caso. Lavorando sul numero 2, e avendo quindi prima di me solo un numero, non ho avuto grossi problemi.
Mi è bastato come riferimento il numero 1 di De Angelis, e parte del numero 3 di Valdambrini, che era già stato iniziato.

In poche parole… perché è necessario leggere Caravan e quali sono gli elementi che ne faranno una pietra miliare del fumetto avventuroso italiano?

Oh, beh, è assolutamente necessario! Da un Michele Medda in forma smagliante, alle incredibili copertine di Emiliano Mammucari, fino al grande lavoro di tutti i disegnatori coinvolti... beh, non riesco ad immaginare come un appassionato di fumetti possa perdersi Caravan! Wink

Il 2009 promette di essere l’anno di Stefano Raffaele… agli occhi dei lettori meno attenti, infatti, potrebbe sembrare che il tuo debutto in Bonelli sia un ritorno al mondo del fumetto… al contrario, come hai già affermato in precedenza, nel corso degli ultimi anni sei stato molto prolifico, e finalmente a breve alcune tue opere vedranno la luce anche qui da noi. Quali tue opere saranno tradotte in italiano nel corso del 2009?

Ai primi di giugno Comma 22 stamperà L’Alleanza (The Blackburne Covenant), che avevo realizzato nel 2003 per la Dark Horse su testi di Fabian Nicieza, mentre la SaldaPress verso fine giugno stamperà Fragile, in due volumi.

Fragile credo che sia un’opera che tu “senti” particolarmente, mi racconteresti la genesi?

La lavorazione di Fragile ha coinciso con il mio desiderio di cambiare stile di disegno, allontanandomi dal fumetto supereroistico, che mi aveva indubbiamente dato tanto, ma che era ormai agli antipodi rispetto al mio modo di essere.
Fragile è in apparenza una storia horror, ma in realtà si tratta di una storia d’amore piuttosto “particolare”, perché i personaggi principali sono due zombie (Alan e Lynn). Parla di rinascita, dell’amore senza barriere fisiche, e di speranza per la vita nonostante tutto, temi a me molto cari.
Fragile è stata la mia prima prova come autore completo, ed è una strada che mi interessa continuare a percorrere, anche se voglio prendere le distanze dal fumetto di genere, per quello che riguarda la mia produzione come autore completo.

Hai iniziato a lavorare a Fragile, se ricordo bene, all’incirca all’inizio del 2000… da allora a oggi è esplosa la zombie-mania. Ti senti artefice di questa moda?

Sinceramente, non lo so. Sia negli Stati Uniti che in Francia ha avuto una ottima accoglienza, ma da qui a dire che abbia contribuito alla zombie-mania... non credo proprio, anzi, credo che nessun fumetto lo abbia fatto, sono invece più propenso a voltare lo sguardo verso il cinema; vedi "Danny Boyle", per esempio.

Conclusa la tua esperienza con Caravan, continuerai a lavorare per Bonelli?
Sì, assolutamente. Insieme ai miei progetti per la Francia e il Belgio.


Stefano Perullo
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