Menu

Tex: Mauro Boselli

Intervista a cura di Gennaro Costanzo.
Per tornare allo speciale, clicca qui.


Un saluto a Mauro Boselli, bentornato su Comicus.


Lo scorso anno Tex ha festeggiato i suoi sessant'anni di vita editoriale, un traguardo importantissimo per un fumetto che negli anni ha continuato ad ottenere invariato successo. Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di Tex che lo rendono tanto popolare ancor oggi, e cosa ha da dirci ancora il personaggio?

Tex è l'eroe, il giusto senza paura che risolve i problemi e ripara le ingiustizie, un personaggio disceso direttamente dall'epos! Quando Tex tira un cazzotto a un prepotente, il lettore gode ed è felice, anche se lui non potrà mai farlo con il suo capufficio.

Attualmente sei il principale sceneggiatore di Tex. Puoi raccontarci il tuo primo incontro come lettore e quello come autore con  Tex?

Avevo cinque anni e avevo appena imparato a leggere sui fumetti di Topolino (le storie memorabili erano quelle che in seguito scoprii essere di Romano Scarpa e di Carlo Chendi-Luciano Bottaro; "Topolino e la collana Chirikawa" fu il mio "Vertigo", non avendo l'età per vedere allora i film di Alfred Hitchock ma solo Don Camillo e Totò). Ma quasi subito dopo, da vero appassionato dei Daniel Boone e Davy Crockett televisivi, scoprii i fumetti western: Miki, Pecos Bill e naturalmente Tex, che leggevo nelle "strisce" e negli "Albi d'Oro". Le mie storie preferite di allora erano "Satania!", "La città d'oro", con l'uomo nella gabbia che implorava "Agua!...Agua!..." e "Le terre dell'abisso". Soprattutto mi colpiva quella dicitura, assente negli altri fumetti: "Text by G.L.Bonelli". Anche se a quei tempi pensavo a un errore di stampa (Text per Tex), avevo capito che Bonelli era l'Autore. Casualmente, nella mia scuola elementare c'era un mio piccolo coetaneo che si chiamava Bonelli e io mi misi in mente che doveva essere il figlio. I miei genitori sorrisero di tale mia convinzione infantile, ma qualche tempo dopo il piccolo Giorgio Bonelli arrivò in classe con una caterva di albi giganti di Tex e raccoltine da regalare. Compresi di avere avuto ragione e che quel piccolo Bonelli era proprio un gran bravo ragazzo! Alle medie finimmo nella stessa classe e al liceo avevamo un "complesso rock" (meglio sorvolare). E intanto, a undici anni, avevo conosciuto il mio idolo GL Bonelli in persona, con tanto di Stetson sulla testa, Colt nella fondina ascellare, macchina da scrivere nera alla Jack London. In che altro modo capire che il mio destino era segnato?
In realtà cercai di sottrarmici… Feci di tutto e di più, bibliotecario, insegnante, traduttore di romanzi rosa, venditore di enciclopedie, trekker giramondo… ma progettavo assurde iniziative musicalradiofonichetelevisivlettetrarie con Giorgio e dei molti progetti solo due andarono in porto; i fumetti in TV per le TV private e una storia di Tex, che alla fine presentai alla casa editrice, ed era "La minaccia invisibile". Allora già ero entrato alla SBE come redattore tuttofare, ma la storia fu rifiutata "perché non avevo fatto gavetta". Bonelli Senior lo venne a sapere qualche tempo dopo, prese la storia così com'era, aggiungendovi un breve finale. Mi fu dato poi l'incarico di riallungarla e sistemarla. Anni dopo, il direttore Decio Canzio si ricordò di quell'episodio, forse, quando mi affidò l'incarico di una storia "riempitiva" durante una crisi di Claudio Nizzi, il titolare di Tex. E fu "Il passato di Carson", che riscosse, per mia fortuna, notevole successo.

Due anni fa hai realizzato con Bianchini e Santucci una storia che potremmo definire poco western, che affronta temi come l'alchimia, l'immortalità. Cosa puoi dirci a proposito?

Non è nemmeno la prima volta. C'è stata una storia alchimistica di Nizzi, "Il Segno del serpente" (Texone di Galep), e c'è stata "La piramide misteriosa" di GL Bonelli e Guglielmo Letteri, con la mummia immortale Rakos. E I Figli della Notte… Insomma, non ho fatto che muovermi all'interno delle tematiche della serie, senza neppure scivolare troppo nel fantastico…
 
Ho notato nella storia vari riferimenti a storie passate di Tex. Come utilizzi la lunga continuity del personaggio all'interno delle tue storie?

In realtà, Tex non ha continuity vera e propria. Ha un teatrino di personaggi importanti e amati che è giusto far tornare, di tanto in tanto, come Brandon, Montales, Morisco, Pat Mac Ryan. Li ho già utilizzati quasi tutti e ne ho creato anch'io qualcuno, che però deve restare giustamente più in ombra. Il passato di Carson e quello di Tex me li invento di volta in volta senza tradire il canone fissato da GL Bonelli. I lettori, come pure il sottoscritto, sentono il fascino che si prova a scavare nella vita trascorsa dei personaggi, li fa sembrare più vivi...

Quando lavori ad una sceneggiatura di Tex, quali aspetti del personaggio cerchi di mettere in risalto e cosa più ti piace sottolineare nella sue avventure? Nel western le varie tematiche sono state affrontate ormai nei modi più disparati possibili, quale topoi ti piace utilizzare di più e come ti muovi per non cadere nel già detto? Inoltre, quanto pesa una tradizione di storia così lunga nella ricerca di nuove idee?

Tex è e deve essere un EROE, più grande del vero. Perciò è (quasi) infallibile e non va umanizzato più di un certo grado, perché deve conservare l'alone e il carisma del mito. Più umani di lui sono i suoi tre pards, i quali, più facilmente, possono trovarsi nei guai e avere delle incertezze. Naturalmente è difficile mettere in difficoltà un personaggio del genere, ma bisogna cercare di farlo, di tanto in tanto. Non so veramente dirti come faccio a non cadere nel già detto… Ci provo, tentando di inserire in ogni storia almeno un elemento nuovo. Che so, l'anno scorso i Buffalo Soldiers, i cavalleggeri di colore, erano inediti in Tex. Lo era lo scontro con il tornado e finora non si era visto un killer passato dalla parte della Legge nelle vesti di avvocato… Tra poco leggerete una storia ambientata durante la Guerra di Secessione con dei nordisti cattivi! E un'altra ambientata nella pampa argentina… Piccole cose, forse, piccole novità… Tuttavia, nel western, una certa ripetitività di ambienti e situazioni è anche importante e fa parte del fascino del genere. Bisogna dosare il familiare con il nuovo, senza strafare in nessun senso. E sinora non sono a corto di idee. Cerco anche di non ripetermi nelle scene singole in fase di sceneggiatura, anche se lì è più difficile… Cavalcate, sparatorie, impiccagioni, corse di diligenze, ecc., si devono vedere spesso! E ci mancherebbe!...
 
La media dell'età dei lettori di Tex è in genere molto alta, questo a mio avviso è dovuto anche dal fatto che attualmente il genere western è poco sfruttato in generale e per questo distante dal pubblico più giovane, a differenza di altri generi. Cosa pensi a riguardo?

Tex trascende il genere western e ha più lettori giovani di quanti tu immagini. Quelli che scrivono nei forum sono tutti più giovani di me.

La Marvel ha una linea di avventure intitolata The End in cui vengono narrate le ipotetiche avventure finali dei suoi vari personaggi che, come Tex, essendo "infiniti" difficilmente vedranno una conclusione alla propria saga. Come immagineresti, dunque, un tuo "Tex: The end"?

Non lo voglio nemmeno immaginare!

Parliamo di Dampyr. Abbiamo letto il centesimo episodio della serie, traguardo importantissimo per un fumetto. Cosa si devono aspettate i lettori dai prossimi episodi, cosa ci puoi anticipare?

Dampyr è una serie con sottotrame complesse e articolate. Nei prossimi mesi ci prenderemo un po' di respiro con qualche storia di passaggio, poi inizierò a tirare i fili con storie scritte da me che riguarderanno il ciclo Draka conro Marsden, il ciclo praghese, quello di Lisa-Thorke e quello di Jeff Carter. Incontreremo Bram Stoker nella serie, ci sarà una storia ambientata nella Londra vittoriana, una nella Manhattan del 1860, una nella Grande Guerra, ecc… È imminente una storia doppia con il ritorno di Bugsy Siegel. Lo Speciale di quest'autunno, mio e di Fabio Bartolini, sarà una storia nostalgica sul passato di Harlan, lo vedremo ritornare in Bosnia e incontreremo ancora le Tre Zie, Yuri (il suo primo assistente, ucciso nel n.1), il padre di Kurjak, la fidanzatina Stana, ecc.
 
Al di là delle differenze evidenti delle due serie, come sceneggiatore come cambia il tuo approccio su una serie come Dampyr, di tua creazione, e su una come Tex?

Ovviamente su Tex devo attenermi al canone di GL Bonelli e non trasgredire quello che io sento sia il SUO Personaggio. Su Dampyr, personaggio mio (e di Maurizio Colombo), sono più libero. Ma neanche tanto, perché anche i personaggi da lui creati possono dettare a un autore le linee narrative… Gli eroi di carta, non solo quelli a fumetti, iniziano a vivere di vita propria e a dirti quello che possono o non possono, quello che vogliono o non vogliono fare. Inoltre Dampyr, per quanto possa cogliere idee dall'universo mondo, è una serie complessa e difficile da scrivere, per tacere del fatto che l'effetto horror non è per niente facile da ottenere in un fumetto. Al contrario, Tex, per quanto circoscritto al West, e, anzi, al particolare classico West alla Tex, è più legato alla forma base della narrazione epico avventurosa, e quindi, quando si entra in gioco, molto più facile e divertente da scrivere! Ancora più divertente era Zagor, che purtroppo ho quasi abbandonato…

Quali sono, per te, i punti in comune delle due serie e dei due personaggi?

Pochi ma buoni. Harlan Draka è stato pensato da me e Colombo come un eroe che ha dei problemi, ovviamente, essendo figlio da parte di padre di una creatura non umana, ma tuttavia che non se la mena troppo, che non è problematico, insomma, e che affronta le situazioni di petto e con coraggio, alla Tex, da vero duro che non deve piangere mai. Che ci volete fare? Lo troviamo più virile così. E anche lui ha i suoi pards (Kurjak e Tesla). La struttura delle storie però è di rado lineare (non che anche talune mie storie per Tex non abbiano un intreccio complesso, ma nulla di paragonabile!).

Ora sei al lavoro su una storia con Mastantuono, entrato stabilmente nello staff di Tex. Puoi anticiparci qualcosa e, in generale, attualmente su cosa sei al lavoro? Cosa ci aspetta nelle prossime avventure di Tex a partire dalla prossima e magari dal prossimo Texone?

Corrado Mastantuono ha appena terminato la storia sulla Guerra di Secessione di cui dicevo prima, "Missouri!" [uscita proprio in questi giorni, ndr] e ne sta realizzando con me un'altra su una banda di giustizieri del Sudovest, un'avventura GLbonelliana di città corrotte da ripulire. Oltre a lui sono al lavoro anche con Leomacs, Alessandro Piccinelli, Alfonso Font, Garcia Seijas, Giacomo Danubio, Fabio Civitelli, Pasquale Frisenda, Ángel "Lito" Fernández, e un nuovo disegnatore che ancora tengo segreto (sarà una bella sorpresa e a lui ho affidato il ritorno di Laredo, lo scout di "Sulla pista di Fort Apache", una delle storie mie più gradite dai lettori). La storia per Villa è, ahimè, ferma da quattro anni! Troppe copertine, Claudio! Ma presto usciranno il Texone ambientato in Patagonia, con Frisenda, e quello su Cuba, con Orestes Suarez. Ho realizzato con Giovanni Ticci il n.600, una normale storia d'avventura con Jim Brandon nel Nord, niente di particolarmente celebrativo. Sugli altri soggetti voglio tacere, ma sappiate che in uno di essi c'è El Morisco.

Che rapporto hai con i disegnatori Bonelli, sia per Dampyr che per Tex? Sei in contattato con loro oppure una volta terminata la sceneggiatura non hai visione del loro lavoro? Ti confronti, generalmente, con gli altri sceneggiatori?

Scherzi? Io vedo le matite, le chine, pagina per pagina, preparo l'albo per il lettering, lo correggo testo e immagini, lo discuto con Bonelli, Canzio e Mauro Marcheselli, vedo le cianografiche, collaboro alla scelta dei titoli e delle cover… Insomma faccio il redattore! Non lo sapevi? Sono in contatto con tutti i disegnatori di Tex e Dampyr con cui lavoro giorno per giorno e settimana per settimana. Le mie sceneggiature sono ferree e se è il caso chiedo modifiche in corso d'opera, quando vedo le matite. Ma SOLO in caso di errori o reali fraintendimenti. In quanto al confronto con gli altri sceneggiatori, non so bene che cosa tu intenda dire. Ovviamente seguo il loro lavoro, ma non me ne faccio influenzare. Quelli che mi aiutano in Dampyr naturalmente devono sottostare alle mie decisioni di continuity.

La Bonelli, nell'ultimo periodo, ha proposto la formula delle miniserie con notevole successo, a discapito delle serie a lungo raggio. Cosa ne pensi a tal proposito? Nel tuo futuro ci sono progetti a riguardo?

Sono un'ottima cosa, le miniserie! Mi piacerebbe realizzarne una, ma come faccio? Sono già pieno di lavoro sino agli occhi!

Grazie per la tua disponibilità.

Grazie a voi e saluti ai lettori di Comicus.


Gennaro Costanzo
Torna in alto