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Davide Barzi e Giovanni Rigano, autori de Il Teatrino delle Bambole Morte

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Il teatrino delle bambole morte è un connubio originale e fuori dagli schemi, uno spaccato dell'immaginario vittoriano in chiave Gothic Lolitas che unisce intimamente le parole di Davide Barzi – sceneggiatore, giornalista e storico del fumetto – alle illustrazioni nerissime di Giovanni Rigano.
Ecco cosa ne pensano i due autori.

Come e quando nasce Il Teatrino delle Bambole Morte, e come siete entrati a far parte del progetto "Italians Do It Better"?

Davide Barzi La nascita del progetto ha una data e un luogo ben precisi. No, non ho buona memoria: ricordo l’evento e con Google ho recuperato il dato. “A cena con l’autore”, 23 luglio 2005, nel corso di Riminicomix, in un ristorante in Piazza Fellini. Giovanni Rigano è uno di quegli autori realmente appassionati del loro mestiere, che quando smettono di disegnare, nei momenti di relax, disegnano. Aveva preparato alcune illustrazioni in bianco e nero (più nero che bianco) di ispirazione favolistica, con protagoniste affascinanti ragazze in situazioni estreme, ben poco “da favola”. Non avevano un obiettivo, lui stesso cercava di trovare una maniera per dare una forma editoriale al tutto. Io ho sempre amato scrivere in rima, ma – a parte i libri per le prime letture – non è una cosa granché spendibile in campo editoriale. Così, come si era divertito lui a disegnare cose senza sapere se avrebbero attirato un editore, io gli dissi che mi sarebbe piaciuto accompagnare quelle immagini con filastrocche che ne sviscerassero ulteriormente l’aspetto inquietante, magari dando qui e là qualche pennellata ironica. Giovanni ha il difetto di essere un istintivo: si innamorò dell’idea e mi disse subito di sì. Questa la genesi di quello che allora si chiamava “O.U.T. – Once Upon a Time”. Giovanni è un ottimo disegnatore, non un titolista, mica si può saper fare tutto, nella vita.
Abbiamo proposto l’idea a Marco Schiavone nel marzo 2006, a Cartoomics. Di lì a qualche settimana avevamo il suo sì. Da allora abbiamo tenuto la cosa un po’ ferma per i mille impegni reciproci, ma a inizio 2008 ci siamo dati un termine, e la cosa più logica era mirare a Lucca. E così abbiamo avuto anche la fortuna di ritrovarci nel “dream team” del progetto “Italians Do It Better”.

Giovanni Rigano Sì, è tutto vero! Il progetto nasce allora, tra due spaghetti allo scoglio e un bicchiere di vino. I primi disegni, alcuni dei quali successivamente scartati perché acerbi, un po’ prima. A ridosso tra il secondo e terzo volume della serie Daffodil, precisamente. Stavo sperimentando allora nuovi approcci grafici, come spesso mi piace fare, e non tutti si adattavano ovviamente alla serie, già vittima dei miei continui cambi d'umore. A questo si sono aggiunti alcuni libri di Angela Carter, letti diverso tempo prima, in cui si adattavano favole conosciute in chiave horror, e il film tratto da un lavoro della Carter, "In compagnia dei lupi" di Neil Jordan (1984). Le favole mi hanno sempre colpito e inquietato, sia per quel lato oscuro che non sempre riescono a celare, sia per i livelli di lettura stratificati che le contraddistinguono. E credo che, sebbene ci si sia poi progressivamente allontanati da quell'argomento introducendone di nuovi, quell'inquietudine di fondo sia rimasta, dando un tocco favolistico a episodi e personaggi storicamente reali.

Se non sbaglio Il Teatrino è un progetto che è stato portato avanti con discontinuità negli ultimi anni. Quanto ha influito questa realizzazione a singhiozzo sul risultato finale?

Davide La lavorazione non è andata avanti a strappi, ma sostanzialmente in due tranche, sia per me sia per Giovanni. Tra il luglio 2005 e il marzo 2006 abbiamo realizzato una parte del lavoro sufficiente per una presentazione articolata all’editore, poi Giovanni è andato avanti un po’ con le illustrazioni e io non ho seguito il suo ritmo. Quindi diciamo che due anni fa esistevano una metà delle illustrazioni e un quinto dei testi che oggi compongono il volume finito. Poi, da quando abbiamo avuto l’ok delle Edizioni BD, Giovanni ha prodotto altre immagini, io sostanzialmente mi sono fermato. L’estate del 2008 è stata quella dell’accelerata finale per entrambi.
Questo ha influito sul risultato finale?
Sì, in maniera estremamente positiva. È rarissimo, in ambito editoriale, avere la possibilità di lasciar decantare un lavoro così tanto. Questo permette, quando lo riprendi, di vedere da subito cosa funziona e cosa no, senza il coinvolgimento emotivo che hai appena hai realizzato l’opera. Quindi è stato facile ripartire con qualcosa a cui avevamo comunque pensato molto, sapevamo esattamente dove volevamo andare a parare, e la realizzazione in un tempo relativamente breve è stata comunque il frutto non dell’istinto, ma dell’elaborazione mentale nel tempo. Che ha permesso anche di rimettere mano, dove necessario, al materiale della “prima ondata”, per dare coerenza al tutto.

Giovanni È stato interessante lavorare in questo modo. Capita raramente che in un progetto si possa avere un feedback biunivoco così forte. Davide ha fatto un lavoro di documentazione e rielaborazione certosino, dando ad ogni illustrazione un livello di lettura in più (ed anche qui tornano le favole!). E spesso mi sono stupito di come riuscisse a modellare certi spunti dando dei tagli inediti. È come se, in alcuni casi, avesse lui ridisegnato la mia idea facendomela vedere in maniera diversa. E per un disegnatore è spiazzante!

Sia nei testi che nelle illustrazioni il volume pesca a piene mani dal periodo vittoriano e dalle Gothic Lolitas. Da cosa deriva questa scelta?

Davide Da una potente intuizione di Marco (Schiavone, Ceo di Edizioni BD, n.d.r.). Quando fa così sembra Mourinho: è estremamente consapevole, spiazzante, sembra che dica cose nate lì, sul momento, senza troppo pensarci, o forse è davvero così, ma non di rado ha ragione e coglie l’essenza delle cose senza troppo girarci attorno. L’idea della favola per lui non era quella centrale, chiedeva di concentrarsi sul mondo “GothLoli”. E in effetti, cercando in quelle zone, per rubare una metafora al mio geologo preferito, Leo Ortolani, ho trovato abbastanza facilmente uno zampillante geyser di idee. O, per usare una metafora più personale che si trova nell’intro al Teatrino, “bisognava solo scoperchiare la fogna della storia”. Il libro ne ha guadagnato in coerenza e profondità, ora è un volume a più dimensioni, che altrimenti avrebbe rischiato di diventare “Davide e Giovanni rileggono le favole”.

Giovanni Davide è fatto così: non appena può, ci butta dentro un riferimento calcistico!
Marco, in effetti, in questa collaborazione ha avuto un ruolo tutt'altro che marginale, offrendoci spunti e idee che ci hanno portato a realizzare un lavoro dal taglio decisamente inedito, senza mai calcare la mano. È stato un piacere lavorarci assieme.

Com'è strutturato il volume? Le favole e poesie di cui si compone sono totalmente slegate o mantengono alcuni elementi di continuità?

Davide Il libro si compone di alcune sezioni. C’è una carrellata dei personaggi più suggestivi dell’Ottocento, non necessariamente i più noti. Si va da Joseph Grimaldi, precursore dell’arte della clownerie, a Richard Dadd, fairy painter parricida internato un ospedale psichiatrico criminale, dal creatore di “Dracula”, Bram Stoker, in una veste del tutto inedita, all’illustratore Louis William Wain, violento, psicotico e paranoico, ricoverato in un ospedale psichiatrico da cui comunica dipingendo gatti. Si passa poi ad alcune “fotografie” della condizione della donna nel periodo vittoriano. Cito anche qui dall’introduzione: “con i genitali femminili oggetto nel migliore dei casi di intrusive e periodiche indagini per prevenire malattie veneree, nel peggiore di efferate mutilazioni”. La stessa Inghilterra ottocentesca è poi scandagliata impietosamente, per metterne in luce gli spaventosi limiti igienico-sanitari, carestie, siccità, malnutrizione, peste e colera. Poi abbiamo indagato sulla storia poco nobile di alcune guerre del periodo, dalla prima guerra dell’oppio alla guerra di Crimea, per arrivare alla rivolta dei Sepoy. Il finale è dedicato al ritorno della luce novecentesco, simboleggiato dalla nascita del cinema, di pochi anni precedente la morte della Regina.

Giovanni È un periodo storico fantastico, quello vittoriano. Di grandi cambiamenti che hanno fatto innumerevoli vittime, perlopiù dimenticate dalla nostra memoria che, tra i tanti pregi, ha il deplorevole difetto di sintetizzare ed ammantare tutto di un alone di romanticismo.

Com'è stato impostato il lavoro a livello grafico? Ne avete discusso a lungo, o Giovanni ha sviluppato le sue illustrazioni in totale autonomia?

DavideLe prime sono state sviluppate per gran parte in totale autonomia. Il lavoro dell’estate 2008 invece si è svolto nell’opposto senso di marcia: io pensavo a uno spunto interessante, glielo proponevo, lui realizzava l’illustrazione e io la commentavo in rima baciata.

GiovanniIn principio c'erano molte telefonate: un’idea, due, tre. Io poi mettevo insieme i pezzi, mi documentavo e realizzavo direttamente l'illustrazione definitiva, che poi Davide rielaborava ulteriormente con i testi. Questo rende il tutto complesso e stratificato. E ogni ulteriore rilettura aggiunge un tassello in più al mosaico!



Luca Baboni
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