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Francesco Ripoli, autore di 1890

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Prendete Buffalo Bill e il suo "Wild West Show", e affiancategli un brigante italiano suo contemporaneo che di nome fa Domenico Tiburzi, in un accurato affresco di fine secolo.
Poi aggiungete gli splendidi mezzitoni di Francesco Ripoli, uno dei talenti più promettenti dell'attuale panorama fumettistico italiano.
Ecco 1890. Ed ecco la viva voce del suo autore.

Come nasce 1890?

È nato tutto per caso, durante una delle solite chiacchierate con l'amico Umberto Falchini.
Si parlò del Wild West Show, della storica sfida dei butteri ai cowboy americani e del controverso personaggio di Buffalo Bill, che doveva molta della sua fama ad azioni a dir poco discutibili.
Non so seguendo quale associazione mentale, si arrivò a parlare anche del famigerato bandito della maremma, Domenico Tiburzi, che visse da latitante gli ultimi 24 anni della sua avventurosa vita.
Per gioco ipotizzammo un incontro tra i due personaggi, incontro di cui non esiste nessuna notizia ma comunque plausibile, in occasione della prima tournée europea del W.W.S., durante le rappresentazioni offerte nella città di Roma appunto nel marzo del 1890.
Ironizzammo sul fatto che i due fossero accomunati dal fatto di aver ucciso molti uomini e che, mentre Tiburzi era costretto alla latitanza con una taglia sulla testa, B.B. godeva di una fama da eroe planetario, ricevuto dalle corti di mezza Europa.

Prima Ilaria Alpi: Il prezzo della verità (BeccoGiallo, 2007), realizzato su testi di Marco Rizzo, ora 1890, primo fumetto da autore completo. Come hai impostato il lavoro? Ti sei preparato una sceneggiatura dettagliata o hai preferito affidarti all'ispirazione del momento?

1890 rappresenta il mio primo tentativo di far diventare il disegno protagonista della mia opera. Circa 8 anni fa iniziai facendo degli schizzi, senza una vera e propria storia da raccontare, inconsapevole che quelle prime scene sarebbero in seguito diventate la spina dorsale della storia appena pubblicata da Soleil. È stato un lavoro lungo e faticoso, interrotto da lunghi periodi nei quali portavo avanti la mia ricerca in altri campi artistici ed il mio lavoro di insegnante, ma non ho mai abbandonato l'idea che un giorno questa storia avrebbe potuto essere pubblicata.

1890 vuole essere anche uno spaccato di fine secolo. Quanto lavoro di documentazione ha richiesto, e come ti sei approcciato a quel particolare periodo storico?

Anche il lavoro di documentazione è stato piuttosto difficile, ho dovuto leggere e comparare le biografie dei protagonisti e cimentarmi nella stesura di una sceneggiatura (impresa che non avevo mai affrontato) che per molto tempo è rimasta solo abbozzata. Considerando poi l'approccio molto realistico che ho adottato, anche la ricerca degli elementi caratterizzanti dell'epoca ha dovuto essere minuziosa. Spesso dovevo fermarmi per cercare le immagini che mi dessero l'idea di quello che avrei dovuto disegnare, come acconciature, costumi, armi, mezzi di trasporto, etc.

Ci puoi anticipare qualcosa della trama? In particolare, che ruolo avrà nella vicenda il famigerato "Wild West Show" di Buffalo Bill?

Il Wild West Show è lo sfondo in cui si incontrano i protagonisti della storia, dandoci l'occasione di gettare uno sguardo sulla prime messe in scena dell'epopea del west.
Ingenui esperimenti di autorappresentazione di un'epoca al crepuscolo, ripresi di lì a poco dalla cinematografia americana, che avrebbe continuato per anni a fornire un'idea distorta della vicenda indiana.

Tu sei scultore, pittore e grafico, ora anche fumettista. Cosa ti ha dato il fumetto a livello professionale?

Si può dire che 1890 è stato per me la palestra nella quale ho sperimentato nuovi linguaggi grafici ed affinato per lungo tempo le mie capacità nel campo del fumetto. Ambito nel quale intravedo possibilità di sviluppo artistico e grandi potenzialità espressive e tematiche.



Luca Baboni
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