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Stefano Ascari e Andrea Riccadonna, autori di David

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Se il David di Michelangelo incontrasse la Gioconda di Leonardo, sarebbe un casino.
Il mondo dell'arte è sconvolto da una serie di omicidi e David dovrà, suo malgrado, rinunciare alla sua inedita condizione di "normalità" per tornare a muoversi tra il mondo reale e quello dell'arte, che gli ha dato vita.
Un'opera prima originale e ambiziosa, che mira a raccogliere la scomoda eredità del Sandman di Neil Gaiman.

Come nasce David, e come siete entrati a far parte del progetto "Italians Do It Better"?

Stefano Ascari Da un punto di vista strettamente filologico l'idea originale della serie è nata da una conversazione con la mia ragazza, Elisa, e si è materializzata nella visione della statua di David in abbigliamento contemporaneo, da detective. All'epoca io e Andrea ci conoscevamo già e il progetto, nella mia testa, è nato già "disegnato" da lui. Ho inserito, zitto zitto, il soggetto nell'elenco di progetti che avevo intenzione di sottoporgli e il resto è, come si dice, storia. Il supporto di Marco (Schiavone) e dello staff delle Edizioni BD (l'infaticabile Luca Bertelé tra tutti) ci ha accompagnato nel tempo: ci siamo conosciuti a Lucca nel 2004, con il progetto ancora in embrione, poi nel giro di un paio d'anni la situazione è maturata e abbiamo iniziato a costruire insieme il volume.

Andrea Riccadonna David esiste perché a Stefano è venuta una bella idea e mi ha coinvolto. David esiste perché Stefano ha fatto il lavoro sporco ed ha contattato le Edizioni BD ed ha trovato il modo di far sì che qualcuno credesse al progetto. Io sono il fortunato beneficiario delle sue fatiche. Il mio contributo alla storia è fare quei commenti di tipo “Qui secondo me c'è qualcosa che non va ma non so precisamente cosa. Dovresti cambiarlo.” Avete presente quanto possa essere fastidioso? Beh… poi ho fatto i disegni!

David unisce il mondo dell'arte al genere noir, un mix che ultimamente sembra andare di moda.

Stefano Beh, sicuramente negli ultimi anni il noir è diventato un genere decisamente pervasivo. Ormai è quasi inevitabile finire in quei paraggi, capita anche ad autori fino a qualche tempo fa considerati "alti". Per David il percorso è stato leggermente diverso. Il punto di partenza per me è Sandman di Neil Gaiman, e infatti David è una storia incentrata sul tema della bellezza e dell'immaginazione. Il noir entra più a livello di intreccio e per alcune suggestioni visive, ma le tematiche sociali e politiche del genere non appartengono alla nostra storia.

Andrea David non è secondo me un vero e proprio noir. Il noir è la scusa per raccontare qualcosa d'altro. L'idea originale era pensata per nel contesto di una storia di maggior respiro. Diciamo che questa storia avrebbe potuto essere una specie di numero uno (e chissà che…) di una miniserie: l'idea del noir era un modo per iniziare in maniera accattivante. L'idea forte è però quella legata al mondo delle opere d'arte all'interno del quale potrebbero tranquillamente svolgersi anche intrecci di tipo diverso.

Secondo voi questo avvicinamento tra fumetto e arte è conseguenza naturale e testimonianza dell'emancipazione del medium fumetto?

Stefano Non lo so. Io sinceramente fatico ancora a vedere una vera e propria emancipazione del medium. C'è più attenzione sicuramente, ma c'è anche un impoverimento dei tempi e degli spazi di lettura che in qualche modo vengono incontro al fumetto (che è più veloce, almeno all'apparenza). Potremmo parlare di un'effettiva emancipazione se un domani qualche Ministero o qualche Comune decidesse di sponsorizzare o finanziare un progetto come David senza volerlo trasformare in un fumetto didattico ma riconoscendo il valore del tentativo, speriamo riuscito, di realizzare un buon fumetto giocando con elementi "classici" della nostra cultura. Anche in questo Gaiman è maestro, attinge a una cultura di folklore vastissima e la trasforma in materiale narrativo nuovo. In Italia quando si approcciano certi ambiti "dotti" abbiamo in qualche modo una tendenza al didascalismo e al nozionismo… quasi a voler giustificare il "furto" rispetto alla cultura più tradizionale.

Andrea Domanda difficile. La situazione del fumetto (italiano e internazionale) è molto complessa e difficile. Credo che l'emancipazione del fumetto in Italia sia ancora lontana: un po' per colpa dello stesso fumetto che oggi rischia poco e preferisce muoversi sull'intrattenimento puro che comunque gli garantisce un certo bacino di utenza, ed un po' per colpa di preconcetti che il fumetto si porta dietro; cosa dovrebbe fare per dimostrare di essere una forma d'arte di serie A se non è bastato Maus di Art Spiegelman?
Per quanto riguarda il contatto che il fumetto, ma anche il romanzo, la televisione ed altri, hanno con l'Arte in questo periodo non so molto cosa dire. Non so se sia un effettivo passo avanti del fumetto o piuttosto un momento in cui l'arte sta avendo una diffusione di massa o addirittura stia divenendo un po' di moda. Sono felicissimo di vedere tanta gente nei musei (anche se quando ci sono io mi piacerebbe essere da solo!), ma in seguito all'affluenza di massa all'arte siamo stati invasi da mille mostre che, prendendo due Monet a caso e mettendogli attorno una moltitudine di quadri più o meno legati, si fregiano del titolo di “Mostra sugli Impressionisti”. Mi sembra che la qualità delle mostre e delle iniziative legate al mondo dell'Arte si stia in alcuni casi livellando verso il basso: questo in qualche modo rende l'ambito di più facile accesso e più facilmente "avvicinabile" anche da medium che prima non osavano accostarvisi.

Mi risulta che siate entrambi esordienti in ambito fumettistico. Com'è nata la vostra collaborazione e come vi siete organizzati nella creazione e stesura di David, anche a livello grafico?

StefanoIo mi sono avvicinato al mondo del fumetto da bambino, prima attraverso l'esperienza di una fanzine modenese (Casablanca) e poi collaborando con Massimo Bonfatti che in qualche modo ha sopportato di avere attorno un monello di 15 anni a rompergli le scatole. Poi ho avuto un blackout di alcuni anni e l'esperienza del forum Graphite, tramite il mio conterraneo Christian Cornia… La collaborazione con Andrea è nata in modo spontaneo, ci siamo trovati insieme ad Angouleme, io ho visto le sue tavole, lui ha letto i miei soggetti e ci siamo trovati subito in sintonia. Su David abbiamo lavorato in maniera stranamente metodica: abbiamo condiviso la ristrutturazione della vicenda (originariamente un po’ più ampia essendo pensata per il mercato francese) e la scaletta degli eventi. Lo scambio costante è stato fondamentale per uscire da qualche fase di stallo e per migliorare la resa finale della storia.

Andrea La collaborazione tra Stefano e me è nata nel modo più classico possibile. Ci siamo studiati un po' nel forum di Graphite. Io ho letto alcune cose che ha scritto, lui ha visto alcuni miei disegni e ci sono stati contatti via mail. Poi ci siamo incontrati e alla stima reciproca si è unita una simpatia e poi un'amicizia. Ci piacciono gli stessi fumetti, ci piacciono gli stessi libri quindi è facile essere d'accordo.
Per quanto riguarda il metodo di lavoro è stato anche questo molto semplice: Stefano ha scritto la sceneggiatura (abbastanza dettagliata, come piace a me), io ho subito fatto lo storyboard e dove ho avuto dei dubbi (pochi per la verità) ne abbiamo parlato. Le tavole finali sono poi molto simili allo storyboard tranne qualche rara eccezione in cui mi sono permesso ulteriori variazioni.
A livello grafico la prima fase è stata lo studio dei personaggi. Non è stato semplice dare un volto a David che fosse allo stesso tempo riconoscibile e “originale”. Stiamo parlando del David di Michelangelo, universalmente noto con quel suo sguardo un po' accigliato e nella sua immortale giovinezza. Com'è possibile renderlo riconoscibile un po' più avanti negli anni e mentre ride? Stesso problema (anzi forse ancora più complesso) per i personaggi che arrivano dai quadri di cui non abbiamo nemmeno una terza dimensione. Far muovere la Gioconda e farla recitare è stato veramente difficile (non ha nemmeno le sopracciglia!). Inoltre il lungo tempo che è passato dalla prima idea alla realizzazione con i sui diversi tentativi e la mia lenta ma continua evoluzione di stile mi obbligavano alcune volte a rincominciare letteralmente da capo nel trovare la fisionomia di David che per aggiungere un po' di difficoltà è anche molto cambiato come personaggio nelle diverse stesure del progetto…

Tu, Andrea, provieni dall'editoria per ragazzi, in qualità di illustratore. Come ti sei trovato a dover lavorare su una sceneggiatura completa?

AndreaHo fatto molta fatica. Il fatto che un'illustrazione si esaurisca in se stessa mi permette di curare molti particolari e lasciare anche che l'illustrazione si autogeneri o meglio che mi suggerisca lei delle soluzioni. Il fumetto non ti permette molto questo tipo di procedimento. Quello che disegni è legato alla vignetta prima e alla vignetta dopo. Ci vuole quindi attenzione a far sì che non vi siano discrepanze, che i personaggi siano sempre riconoscibili. Per esempio posso dirti che in alcune tavole sono riuscito a vestire David in tre modi diversi in tre vignette!
Per quanto riguarda invece la parte narrativa, la fatica è stata minore. La sceneggiature di Stefano era già molto precisa e realizzare lo storyboard a caldo mi ha permesso di avere subito le idee chiare e se è vero che è il primo fumetto che ho disegnato averne letti tanti mi ha permesso di potermi muovere abbastanza agevolmente.

Ci potete anticipare qualcosa della trama?

Stefano Poco e niente… La storia è così breve! Di sicuro però una sfogliata al libro di Storia dell'Arte delle superiori…

Andrea L'assassino è il maggiordomo!

graphite.forumfree.net



Luca Baboni
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