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Alessandro Bilotta

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Intervista a cura di: Luca Baboni, Giulio Capriglione, Gennaro Costanzo

Ciao Alessandro, bentornato su Comicus.


Prima domanda d'obbligo: vedremo mai il seguito di Giulio Maraviglia?

Anche se l’intenzione ci sarebbe, in questo momento manca l’interessamento di un editore. Fra qualche tempo mi piacerebbe cominciare a lavorarci su e vagliare qualche situazione.

Parlaci di Romano. Il volume in Francia è stato definito "neorealismo a fumetti": come hai fatto ad adattare la sensibilità del neorealismo a questo linguaggio? Ti sei ispirato al cinema o alla letteratura?

Credo sia stato definito così perché il periodo in cui si ambienta la vicenda è quello del secondo dopoguerra, cioè lo stesso raccontato dal cinema neorealista. In realtà la storia di Romano è anche ironica, la documentazione è nata dalla lettura di biografie di alcuni personaggi vissuti all’epoca e l’ispirazione nasce dalla voglia di raccontare storie meno incentrate sulle trame e più sui personaggi e i loro sentimenti.

Hai sempre dichiarato che preferisci lavorare a stretto contatto con i tuoi collaboratori. In quest'ottica, come ti trovi a lavorare per la Bonelli?

Dopo alcune recenti delusioni, ho rivisto radicalmente questa mia idea, ho avuto necessità di cominciare a lavorare anche in un’altra maniera. Stare dietro a un disegnatore che non rispetta le consegne in un mestiere in cui da esse dipende tutto, è un lavoro a sé stante, a lungo andare estremamente logorante. Questo lavoro è svolto in maniera eccellente dalla redazione della Bonelli che ha una cura editoriale scrupolosa e dalla quale comunque mi sento coinvolto nel processo creativo. Il lavoro su serie a fumetti create da me in coppia con un disegnatore comunque prosegue parallelo a quello su Dylan Dog. Soprattutto negli ultimi tre anni mi sono dedicato al mercato francese.

Puoi spiegarci cosa c'è dietro la chiusura della Montego?

La casa editrice era nata nel 1999, un periodo in cui le fumetterie erano dei territori inesplorati e si stava cercando di capire se era possibile produrre fumetti direttamente per quel canale distributivo. La Montego non ci è riuscita e la sua chiusura è un po’ una risposta a quel tentativo. E per certi versi, oggi le cose mi sembrano ancora più difficili di allora.

Ci sono novità circa il quarto ed ultimo volume de La dottrina?

Proprio in questi giorni d'estate stiamo discutendo con la Magic Press riguardo alle possibili date di uscita nel 2009. A settembre cominceremo a finalizzare questo quarto e ultimo volume della storia. Nelle intenzioni vorremmo presentarlo al prossimo Napoli Comicon a fine aprile.

Romano, con il suo rifarsi alla cultura italiana della prima metà del secolo scorso, sembra molto simile ad altri tuoi lavori come Giulio Maraviglia e La Dottrina. La Lande des Aviateurs e Daisuke et le géant, invece, appaiono più come dei fantasy, slegati dal nostro immaginario e dalla nostra cultura. L'impressione è corretta? Puoi parlarci diffusamente di questi lavori, e dirci se e quando li vedremo in Italia?

Sì, sono d’accordo per Romano. Ma anche La Landa degli Aviatori è molto vicina a Giulio Maraviglia come atmosfera. Racconta di un luogo dove non esiste il mare e i marinai sono tutti aviatori. Un porto di cielo, per dirla con un gioco di parole. Per i costumi, le ambientazioni e gli aerei, ci siamo riferiti a quelli della seconda guerra, cercavamo di riprodurre le atmosfere dei documentari dell’Istituto Luce. Il protagonista si chiama Testaccio, che è il nome di un quartiere di Roma. Sia Romano che La Landa degli Aviatori dovrebbero essere tradotti in Italia dalla Magic Press. Daisuke e il gigante invece è l’unica serie che davvero non si rifà alla cultura italiana del Novecento, si ispira ai cartoni animati giapponesi dei robot e racconta la creazione del primo robot della storia, fatto interamente di legno, a fine Ottocento, da un ragazzino di tredici anni, Daisuke appunto.

Parliamo, ora, del tuo ultimo lavoro, la storia che hai scritto per il Dylan Dog Color Fest. Innanzitutto, com'è lavorare su un personaggio come Dylan Dog? Quali suoi aspetti cerchi di far emergere in una sua storia?

Dylan Dog è un personaggio che permette di entrare nel profondo dell’animo umano. In molte storie della serie, l’orrore e i mostri sono metafore di dolore, solitudine, ma anche di paura e speranza, della condizione umana in generale. Lavorando sui personaggi, Dylan Dog è una serie che dà la possibilità di trasmettere grandi emozioni.

In questa avventura ci troviamo in un futuro prossimo, con un Dylan cinquantenne. Cosa puoi dirci su questa storia? Come è nata questa idea?

L’idea è nata dal pensiero di una sconfitta. Ho immaginato di portare Dylan Dog qualche anno in avanti, in un mondo in cui hanno vinto l’orrore e la morte.

In questa storia torni a collaborare con Carmine Di Giandomenico. Come avete affrontato questa nuova avventura?

Dopo tante esperienze professionali vissute insieme, in Italia e all’estero, lavorare con Carmine Di Giandomenico è come partire per un’avventura con un compagno di viaggio fidato. Tuttavia non avevamo mai lavorato insieme su un personaggio con una storia, una tradizione e delle regole da rispettare. La passione con cui ci siamo dedicati a questo episodio è stata enorme e io personalmente l’ho vissuta come qualcosa di definitivo, che avrebbe cambiato il nostro rapporto, e infatti così è stato.

Dylan Dog Color Fest presenta una formula particolare per il fumetto popolare italiano. Secondo te, com'è l'attuale situazione di questa categoria di fumetti? C'è bisogno di un rinnovamento, di nuove idee, oppure l'attuale panorama offre un risultato a tuo avviso soddisfacente?

Il fumetto popolare ha continuamente bisogno di nuove idee e qualunque mestiere creativo necessita di un lavoro costante di rinnovamento e aggiornamento. Per quanto riguarda il fumetto popolare, il Dylan Dog Color Fest è la direzione giusta, le miniserie della Bonelli e della Star Comics sono un’altra proposta efficace, la collaborazione con i quotidiani un’altra ancora. Credo che il lettore di fumetti abbia bisogno ancora di nuove idee e che questa piccola industria lo bombardi almeno quanto lo fanno gli altri agguerritissimi media.

Ultima domanda classica: su cosa stai lavorando attualmente? Quali sono i tuoi progetti futuri?

Continuo a scrivere Dylan Dog, a seguire le serie francesi anche per quanto riguarda l’edizione italiana e a lavorare molto per i cartoni animati. Nei progetti futuri c’è una nuova serie a fumetti, stavolta senza Carmine Di Giandomenico, quindi sarò vestito in modo un po’ diverso.


Redazione Comicus
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