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Giuseppe Camuncoli

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Intervista a cura di Stefano Perullo e Fabio Maglione

Ciao Giuseppe, comincio con dei complimenti: Il Vangelo del Coyote è a mio parere una delle letture più piacevoli tra quelle che ho fatto negli ultimi tempi. Qual è stato il tuo approccio alla storia e, nel costruire le scene o nel definire i personaggi, che libertà creativa ti è stata lasciata?

La libertà creativa è stata assoluta, infatti le mie 40 tavole le ho matitate di getto e inchiostrate in due passaggi abbastanza lontani nel tempo (in mezzo ho dovuto dare la priorità ad altri lavori), ma nel complesso mi pare che siano compatte ed omogenee, e molto fresche, del resto davvero le ho realizzate di getto, senza filtri o eccessive rielaborazioni. Ho anche saltato la fase di storyboard (mi capita sempre più spesso ultimamente, a volte davvero è un lusso questo passaggio), andando a fare direttamente delle matite piuttosto libere, sulle quali poi ho inchiostrato in presa diretta, utilizzando però un paio di biro nere con punte diverse, e dando le campiture coi neri. Si tratta di un esperimento ancora una volta nato spontaneamente e non mediato, avevo questa sensazione e l'ho seguita. Mi piace molto il tratto, sembra quasi una matita grassa, e in effetti la biro ha questa sensibilità morbida, diversa da pennino o pennarello, resa ancora più evidente dalla carta e dalla stampa di Guanda Graphic.

Le tue 40 tavole sono caratterizzate soprattutto da vignette dal taglio orizzontale, da tanti dialoghi e da diversi personaggi da far interagire. Quanto è stato arduo affrontare questo lavoro?

Mah, direi poco. La sceneggiatura di Gianluca Morozzi scorreva benissimo, non ho avuto particolari impasse nella fase di disegno. L'unico "intoppo" ha riguardato solo il piazzamento dei balloon: forse Gianluca, venendo dal romanzo, in alcune pagine non ha tenuto conto del posizionamento dei personaggi, e questo in alcune tavole creava dei problemi di gestione degli spazi e di senso di lettura. Abbiamo risolto subito, comunque: i balloon sono stati fatti a computer (a differenza delle tavole di Michele Petrucci), e solo dopo che Gianluca ha potuto vedere tutte le tavole e "limare" alcuni passaggi per rendere il tutto perfettamente comprensibile.

Un paio di domande sul nuovo lavoro de Gli Scorpioni del Deserto è davvero d'obbligo. Come hai affrontato questo lavoro? Quale approccio hai scelto di dare allo storytelling della storia e al disegno dei vari personaggi? E come hai superato l'inevitabile, iniziale, timore riverenziale verso l'originale opera di Pratt?

Con incoscienza e con immenso entusiasmo. È stata una lavorazione faticosa e molto, molto impegnativa, anche a livello emozionale, perché uno si rende conto anche prima di partire che si sta per incamminare su un terreno minato. Devo dire però che essendo fin da piccolissimo un fan del Maestro di Malamocco, la gioia che provavo nell'essere stato scelto per portare avanti una delle sue storie più maestose ed evocativa, ha cancellato per la maggior parte del tempo la paura di sbagliare, di fare un lavoro non all'altezza. E devo dire che a quanto pare la passione che abbiamo messo nel realizzare questo albo è stata trasmessa ai lettori, che sia a Lucca che ad Angoulême, in occasione della "prima" della versione francese di Casterman, ci hanno davvero dimostrato un grande affetto. Matteo Casali ed io abbiamo cercato, sia in fase di stesura del soggetto, che di lavorazione vera e propria, di mantenere un'impronta molto "prattiana" (dialoghi, caratterizzazioni, scelte stilistiche, griglia ecc.), discostandoci dal solco del Maestro solo in alcuni casi ben precisi e motivati. Del resto la copia, se mai fosse possibile, non si può e non si deve fare. Ci siamo lasciati trascinare dalla corrente, che ci ha condotto in acque ora molto tranquille. Infatti ci hanno appena chiesto di realizzare anche il successivo volume delle avventure di Koinsky & Co. (abbiamo già qualche idea molto forte), e a breve uscirà sul magazine Specchio del gruppo "La Stampa" un prequel di 10 pagine a Quatto Sassi Nel Fuoco, che sarà davvero una bella novità.

In cantiere hai tantissimi progetti. Dall’adattamento del romanzo di Ligabue, agli episodi realizzati per 52 o Jonah Hex, mentre altri sono da tempo in stand-by (mi chiedo ad esempio che ne è stato di Batman: Europa e di Bonerest). Puoi raccontarci come procedono questi innumerevoli progetti e come ti districhi tra di essi?

Ecco che arriva il tasto dolente… Guarda, ormai navigo a vista, come si suol dire. Le proposte che mi stanno arrivando sono tutte molto interessanti e belle da affrontare, e ormai arrivano un po' da tutti i mercati (tranne quello giapponese… Chissà che prima o poi qualcosa non ci possa scappare…), il che mi lusinga e parecchio, e anche da altri settori esterni al fumetto, come i video e l'animazione. Sapendo che posso assorbire solo un tot di lavoro per volta, cerco di gestire anche più lavorazioni contemporaneamente (come è successo l'anno scorso tra Scorpioni, Ligabue, che sta per uscire, e Vangelo), portandole a termine in tempo per la pubblicazione. Ancora la schizofrenia non mi ha colpito, del resto sotto stress produco e lavoro meglio. Ogni tanto ci infilo anche qualche lavoro per gli USA, che ultimamente ho trascurato, e che non vorrei perdere troppo di vista, perché ancora tanto ho da fare in quel settore. E ora è anche arrivato il momento di riprendere in mano i pennelli e terminare Batman: Europa… Dopo un periodo di ibernazione, abbiamo finalmente un nuovo editor, e qualche tempistica di lavorazione più precisa. Non vedo l'ora, del resto… E per finire, Bonerest è un po' la nostra croce e delizia. L'intenzione è ovviamente quella di portarlo a termine, in quale forma e con quali mezzi ancora non lo sappiamo, certo è che vorremmo trovare un editore che ci faccia una proposta interessante per poterci lavorare sopra con un certo metodo e tranquillità.

Parliamo un attimo del progetto di più imminente pubblicazione, La neve se ne frega, cioè l’adattamento a fumetti dell’apprezzato romanzo di Luciano Ligabue. In quanta parte la decisione di lavorare a questa “novella grafica” è stata dettata dalla volontà di cimentarsi con il romanzo della rockstar emiliana, e in quanta parte è stata influenzata dalla possibilità di focalizzare l’attenzione della stampa non di settore sul tuo lavoro?

Come forse ormai molti sanno da servizi, articoli ed interviste varie uscite in questi giorni di sovraesposizione, quella di adattare il romanzo "La Neve Se Ne Frega" è stata una controproposta di Luciano, che seguiva una nostra proposta iniziale completamente diversa, e che in ogni caso puntava a convogliare energie o meglio sinergie esterne nel mondo del fumetto. Il fatto che Ligabue abbia un "nome" è stato un componente di grande peso nel nostro contatto iniziale. Quello, ma direi anche il fatto che Ligabue abbia una sensibilità narrativa di tutto rispetto, lo ha dimostrato e continua a dimostrarlo a più riprese sia con testi di canzoni che con libri che con il cinema. E siccome anche lui a mio avviso ha fatto della contaminazione tra le arti un modus operandi, una sorta di curiosa schizofrenia espressiva che ha prodotto grandissimi risultati, su questo punto ci siamo trovati in sintonia fin da subito. Se ci pensi, anche Il Vangelo del Coyote per me è un'operazione che punta a portare all'attenzione di una fetta di potenziale pubblico un medium come quello del fumetto, poco o per nulla conosciuto. Il Vangelo va a spargere semi nelle librerie di varia, la Neve nelle edicole e tra gli appassionati di musica. Per me ogni singolo lettore occasionale che si lascia incuriosire da questa forma espressiva, e che grazie ad operazioni come queste poi decide di provare anche solo un altro fumetto, non necessariamente mio, ma un FUMETTO e non un romanzo o una rivista di gossip, è oro puro. Non tanto a livello di "indotto", ma perché amo il fumetto e credo che si possa e si debba fare, ognuno di noi, il meglio che possiamo nell'opera di diffusione e di divulgazione di un medium per troppo tempo ingiustamente snobbato o criticato.

Che ruolo ha avuto Ligabue nello sviluppo della storia a fumetti?

Un ruolo fondamentale, quello di averci seguito sia prima che durante in maniera molto precisa a presente. Intanto ci ha lasciato fin da subito libertà totale, il che ci ha rassicurato ed incoraggiato. Poi, ha puntualmente risposto ad ogni domanda che potesse chiarire nostri dubbi o proposte a livello di gestazione della storia, per esempio per quanto mi riguarda ci siamo rimbalzati idee (io idee e studi) sui volti dei protagonisti, o su come lui immaginava o vedeva alcuni oggetti o veicoli a livello estetico/tecnologico, vestiti, colori ecc… Infine si è riguardato, revisionato ed approvato ogni singola pagina. Insomma, è stato davvero molto "presente", e sentire la sua approvazione del processo creativo, e percepire il suo entusiasmo nel partecipare a un progetto mai affrontato prima se non da lettore (che di fumetti il Liga ne legge e conosce parecchi… Figurati che cita tra le sue letture recenti Black Hole di Charles Burns… Roba da matti! Alla faccia di chi comunque pensa che un musicista non c'entri un cazzo col fumetto…). Insomma, per riassumere, direi che è stato un compagno di viaggio molto discreto ma sempre presente.

Alcuni giorni fa Il Corriere della Sera ha dedicato ampio risalto a La neve se ne frega, soffermandosi su Ligabue, sul suo romanzo e sull’adattamento a fumetti… Purtroppo del lavori tuo e di Matteo quasi non se ne parlava. Ti secca che il tuo lavoro possa passare in secondo piano, offuscato dalla rilevanza del nome del creatore della storia?

Diciamo che invece mi ha dato fastidio che il giornalista si sia soffermato con Luciano soprattutto su domande inerenti lo stato attuale dell'Italia politica, forse perché in quel momento gli interessava di più sentire la sua opinione sulla caduta del governo che sulla lavorazione del fumetto vero e proprio. Non vorrei essere frainteso, per me è importantissimo seguire le vicende sociali e politiche ed essere al corrente di quello che accade al di fuori delle pagine dei fumetti, solo non credo fosse quella la sede più adatta per aprire una parentesi sulla crisi di governo. Non mi secca non venire citato, per me come dicevo prima è importante diffondere il fumetto in generale, i nomi sono relativi anche se sarebbe stato giusto parlarne in maniera più approfondita. Mi secca di più piuttosto che all'interno dell'intervista anche le domande inerenti il fumetto siano state diluite tra tante altre per me meno pertinenti. In ogni caso, il giornalismo a volte funziona in maniera strana… In questi giorni, ma anche in passato, ho avuto le mie esperienze a livello locale e nazionale: magari puoi parlare per mezz'ora rispondendo a domande interessantissime, e poi sul giornale escono dieci righe, scelte e rimaneggiate dall'intervistatore stesso o da chissà chi, quindi è anche inutile parlarne più di tanto. Spero piuttosto che ci saranno altre e migliori occasioni per mettere in luce il nostro fumetto (e con esso il fumetto in generale), come sta accadendo per esempio con questa tua intervista, anche dopo l'uscita del fumetto.

Dopo tanti anni nel mondo del fumetto, ti senti pronto per intraprendere anche la via della scrittura, magari in un progetto interamente personale, o è ancora troppo presto?

Guarda, ti stupirai, ma è una domanda che mi fanno in tanti. Devo dire che per ora ancora mi diverto tantissimo a lavorare solo col disegno, anche se ogni volta che posso mi metto in mezzo durante la fase di elaborazione del soggetto e della trama della storia (ad esempio, è successo sia con gli Scorpioni che con il Vangelo, in misura diversa). E forse in fondo ancora non mi sento pronto al 100% ad affrontare il mestiere di sceneggiatore. La voglia però ce l'ho, e prima o poi qualcosa, o da solo, o con qualcuno ai disegni, la vorrei proprio realizzare. È che poi avrei paura di prenderci troppo gusto…

 



Annamaria Bajo
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