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Michele Petrucci

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Intervista a cura di Stefano Perullo e Fabio Maglione

Il Vangelo del Coyote, oltre ad essere una delle letture più piacevoli che ho fatto negli ultimi mesi, è un progetto molto importante. Innanzitutto perché rappresenta il debutto della Guanda e di Gianluca Morozzi nel mercato delle "graphic novel". Come è iniziato il tuo coinvolgimento su questa opera?

Gianluca Morozzi
ha una forte passione per il mondo dei comics americani e conosceva di fama Giuseppe Camuncoli e lo contattò. Quando Giuseppe si rese conto di non aver abbastanza tempo per disegnare 120 tavole da solo, mi coinvolse nel progetto. Dapprima pensammo di lavorare a quattro mani su tutte le tavole, poi decidemmo assieme a Gianluca di creare due storie parallele. Invece di amalgamare i nostri stili quindi abbiamo voluto esaltare le differenze.

Fumetto, Cinema, Teatro, Narrativa… molto spesso le varie branche dell'arte viaggiano su binari separati e quando si incontrano non sempre i risultati sono soddisfacenti. Accade anche che i protagonisti di un settore si infastidiscano quando avviene uno "sconfinamento". Conoscevi già Morozzi prima di leggere il soggetto del Vangelo? Che cosa hai pensato quando ti è stato proposto di lavorare sulle sue sceneggiature?

Non conoscevo il lavoro di Gianluca. Mi ricordavo solo di aver sfogliato qualche suo libro in libreria. Come dicevo, all’inizio qualche perplessità l’ho avuta. Ultimamente molti scrittori di varia si cimentano nel fumetto, con risultati non sempre sufficienti. Scrivere una sceneggiatura per un film o un fumetto è molto differente dallo scrivere un romanzo, ma fortunatamente Gianluca conosce molto bene il linguaggio del fumetto e nel Vangelo dimostra di saperlo usare al meglio.

Spesso, lo sai, si abusa di certi termini… Io ad esempio ho già parlato ben due volte di graphic novel… Tu che sei un autore che realizza graphic novel da prima che questa definizione assumesse il significato che attualmente le viene attribuito, come definiresti il Vangelo del Coyote?

Una graphic novel. Anche se so che “un graphic novel” sarebbe più corretto.
Proprio non capisco questa polemica. Ovviamente si tratta di un fumetto. Se invece mi chiedi di definire in maniera più precisa un lavoro, non vedo problemi a usare termini come comics, bonelliano, albo alla francese o graphic novel. Con graphic novel si intende un volume a fumetti che per formato, numero di pagine e struttura (storia conclusiva) assomiglia ad un classico romanzo. Non è una definizione perfetta, esistono molte eccezioni, ma aiuta a capire di cosa stiamo parlando. Ricordiamoci che in Italia c’è ancora moltissimo da fare per far capire il vero valore di questo mezzo espressivo.

La storia scritta da Morozzi è una storia dura, spiazzante. Come è stata accolta dal popolo dei lettori dell'autore?

Molto bene. I lettori di Gianluca sono abituati alla durezza (spesso mitigata da forti dosi di ironia) dei suoi libri. Paradossalmente abbiamo avuto più problemi coi media, che in diversi casi hanno deciso di evitare di fare recensioni per l’eccessiva violenza della storia. Semplicemente assurdo.

E dal punto di vista delle vendite, che risultati ha prodotto?

Domanda prematura. I primi dati di vendita li sapremo solo tra qualche settimana, ma la responsabile dell’ufficio stampa di Guanda si è detta ottimista.

Qual è stato il tuo approccio alla storia e che libertà creativa ti è stata lasciata, nel costruire le scene e nel definire i personaggi?

Mi trovo sempre a mio agio con la narrativa di genere. E quando ho letto il soggetto di Gianluca non ho avuto alcun problema di messa in scena dei personaggi. Per il resto mi sono mosso come faccio di solito. Studio dello stile più adatto, definizione dei protagonisti e della griglia grafica. L’ambientazione doveva essere Bologna, la città dove vive Gianluca e dove sono ambientati la maggior parte dei suoi romanzi. Abbiamo evitato però di inserire particolari troppo precisi creando piuttosto una Bologna verosimile. Tutto questo fatto con assoluta libertà.
Dopo aver avuto l’approvazione di Gianluca e Giuseppe, ovviamente.

La tua parte è contraddistinta da tavole dalla griglia regolarissima, parecchie didascalie, relativamente poca azione, e molta introspezione. Qual è stata la difficoltà maggiore che hai incontrato nel lavorare a quest'opera?

La parte più difficile è stata trovare la giusta forma grafica dell’intero volume. Qualcosa che riuscisse a rendere omogenee le due storie narrate in stili così differenti. Per la mia parte di storia ho deciso di usare una griglia a quattro vignette uguali per accentuare le caratteristiche abitudinarie, quasi ossessive del protagonista, il Professore. In generale la pagina doveva avere, secondo me, un aspetto molto luminoso. Ho usato quindi pochi neri e ombre in mezzatinta realizzata a ecoline. Tutto questo per rendere meglio l’irrealtà che vive il Professore e per contrastare la storia di Cammo, più di azione e più tetra.

Finora hai lavorato quasi esclusivamente "a solo", a parte il bel racconto Ossidiana, scrivendo e disegnando interamente le tue storie. Come ti sei trovato a lavorare con un altro artista, in un'opera per di più così lunga?

All’inizio qualche dubbio e perplessità l’ho avuta. Fortunatamente sia Cammo (che conosco da tempo), sia il Moroz sono persone disponibili, con cui è facile e bello confrontarsi, e siamo stati in sintonia fin da subito. Inoltre le sceneggiature di Gianluca lasciano molto spazio di manovra al disegnatore. Adesso che abbiamo il volume in mano possiamo dirci molto soddisfatti dell’esperienza. Grazie anche alla bella accoglienza che il nostro lavoro ha avuto, probabilmente ripeteremo presto questa collaborazione.

Il tuo prossimo lavoro, si vocifera, sarà ancora una volta, un lungo romanzo grafico in coppia con Morozzi. Potresti parlarci brevemente di che tipo di storia si tratterà e se ti occuperai solo dei disegni o se, invece, coscriverai la storia?

Non sarà un romanzo, ma piuttosto una maxiserie divisa (per il momento) in 12 parti che ci terrà impegnati per molto tempo. Sarà una vera e propria sfida sia per contenuti, che per forma editoriale. Il primo volume (che conterrà i primi quattro capitoli) verrà pubblicato il prossimo settembre.
Il tutto è nato da alcune idee e personaggi che avevo in testa da tempo. Quindi abbiamo lavorato assieme al soggetto, poi ci siamo mossi in maniera classica, Gianluca sceneggiando e io disegnando. Non so come definirla. Una sorta di thriller dai toni forti, a tratti horror, ambientato quasi interamente all’interno di una fabbrica abbandonata.
Titolo: FactorY. In primavera probabilmente inizieremo a pubblicare su web una breve storia che fungerà da prologo. Terremo aggiornati gli amici di Comicus.

Beh, inutile dire che ci contiamo! Puoi già anticiparci chi sarà il fortunato editore che pubblicherà questa serie?

Verrà pubblicato in volumi a cadenza quadrimestrale da Fernandel, che ha accolto con grande entusiasmo questa nuova avventura editoriale.

 



Annamaria Bajo
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