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Intervista a Gianni Allegra

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Gianni Allegra, prova a presentarti ai nostri lettori, che magari ti conoscono solo attraverso le vignette viste qua e là.

Palermitano, giovane cinquantenne. Sono autore satirico, pittore, illustratore e non necessariamente in quest'ordine.
La mia produzione più conosciuta è quella satirica: sono 25 anni che le mie vignette appaiono in vari luoghi cartacei. Nel 1999 mi è stato conferito a Forte dei Marmi il Premio Pino Zac per il cd "Contro la mafia a vignette": mi pare una buona sintesi del mio registro satirico.

Parlaci un po' de Il Giocatore. Di che parla?

Il Giocatore è una graphic novel che in sintesi estrema può definirsi la vita d'azzardo, tra Palermo e Atlantic City, di un mafioso anticonformista. La storia tragica di un uomo autodistruttivo che sfida la vita per gioco. L'approccio è surreale, ironico, ma presto vira verso l'hard boiled e il noir cupo con lampi grotteschi e frizzanti che evocano il musical.

In che senso il protagonista è "anticonformista"?

"Anticonformista" nel senso pieno del termine: non conforme alle regole del gioco, difforme. Se "cosa nostra" richiede discrezione (la latitanza ultradecennale di tanti boss), silenzio, omertà, e tante convenzioni che tutelino l'azione dei picciotti e la loro non disvelata identità, il nostro antieroe invece se è pienamente organico al contesto mafioso, certamente trasgredisce le regole. Se ne fotte, ostenta, fa la bella vita. Gli altri la faranno pure, ma nascosti e sotto mentite spoglie, lui no, è lì, a far vedere quanto è bravo e come vincerà un'altra sfida e poi un'altra ancora. È un narcisista autodistruttivo.

Come è nata e come si è sviluppata la collaborazione con la regista Roberta Torre?

La collaborazione con Roberta Torre è nata qualche anno fa in occasione di un mio progetto pittorico-letterario che ha visto la partecipazione di numerosi scrittori, autori teatrali e registi. Poi ho letto alcuni racconti della regista e un soggetto mi è sembrato un ottimo script per una graphic novel.

Come mai, dopo anni e anni di vignette quotidiane, hai sentito l'esigenza di una storia lunga?

Beh, la vignetta continua ad essere quotidiana a prescindere dalle altre esigenze ed istanze artistiche che si muovono e si agitano in me. La graphic novel era ed è il naturale sbocco di un processo di maturazione dei vari registri che caratterizzano la mia attività: la pittura, l'illustrazione di libri e copertine, la realizzazione di vignette e tavole. Mi occorreva dar voce ad una sintesi che mixasse e ibridasse questo piacevole caos.

Quale è stata la soddisfazione più grande e quale la difficoltà più grande nel realizzare la graphic novel?

La soddisfazione primaria è stata quella di giungere all'ultima tavola ancora vivo e con la cervicale in condizioni decenti. Detto tra noi, poi, credo di aver realizzato la cosa più bella, almeno sino ad oggi. Ma vorrei fossero i lettori a giudicare. La difficoltà più grande invece è stata trovare l'editore. Ma poi ho trovato Frassinelli che ha creduto e crede in me: è il massimo per un autore sui generis. Spero di fare il bis presto... Stiamo già ragionando ad un altro progetto. Non dico però l'autore che scriverà la storia. Top secret.

Ok, l'autore della prossima storia non ce lo dici, ma c'è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?

Mi piacerebbe lavorare con Alicia Gimenez-Bartlett, con Gianrico Carofiglio, con Marcello Fois, con Carlo Lucarelli, con Santo Piazzese, con Marcello Benfante e tanti altri, ma non dico chi è il partner...

Da vignettista navigato, qual è la tua idea di satira? E come vedi il mondo della satira (non solo a fumetti) in Italia oggi?

La satira che prediligo è quella che si legge/vede sui giornali. Osservo che oggi non esiste, fatte salve piccole e stravaganti eccezioni, quotidiano o periodico che non abbia la sua dose quotidiana di satira e vignette. Ma è naturale che sia così: la satira, quella di cui sto parlando, è una forma di giornalismo, un genere come può esserlo lo sport, lo spettacolo, la cultura. Non amo la satira televisiva, quella dei cosiddetti "comici". Mi pare, nella maggior parte dei casi, grezza, ruffianotta, approssimativa, per gente di bocca buona. Serve a farsi quattro risate leggere e serve a far capire che la satira politica disegnata non è una cosa per tutti. Diciamo, per molti.

Come vivi il rapporto con Palermo e la Sicilia, protagonisti più o meno diretti delle tue creazioni?

In maniera contraddittoria. Odio e amo la mia città natale, dove risiedo e lavoro. Palermo è vittima di ritardi socio-culturali incommensurabili. Meriterebbe cure e trattamenti d'urto di portata straordinaria. Mi sembra che si continui a navigare a vista, con esiti disastrosi, se va bene... La Sicilia è una grande Palermo che potrebbe essere uno dei luoghi più belli al mondo se solo la politica si emancipasse dall'impasto con la mafia. Mi piace molto il versante sud-orientale. La costa tra Ragusa e Siracusa.

Progetti per il futuro?

Sto illustrando una fiaba per bambini ambientata nella preistoria, sto preparando un paio di mostre pittoriche, a Siviglia e a Roma. Dopo l'estate (ma spero prima) torno alla graphic novel. Conto di disegnarne un paio nei prossimi cinque anni, siete avvisati!



Marco Rizzo
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