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Intervista a Davide Gianfelice

A cura di Gianluca Reina.

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Come ha spiegato Brian Wood, è stato Will Dennis a mettervi in contatto.
Puoi raccontarci la vicenda dal tuo punto di vista?

Ero da qualche tempo in contatto con Will Dennis, al quale avevo fatto vedere i miei lavori quando venne a Mantova. Alla fine dell'estate mi chiese se mi sarebbe piaciuto fare delle prove per un progetto nuovo Vertigo che avrebbe trattato tematiche storiche, e che avrebbe avuto ambientazioni nordiche.
Ho risposto che la cosa mi interessava e mi hanno passato delle pagine di sceneggiatura di Brian, con alcuni personaggi che sarebbero poi divenuti i protagonisti di Northlanders.
Feci le prove, queste andarono bene, e dopo qualche tempo mi chiesero se avevo voglia di partecipare al progetto.
Non me lo feci ripetere 2 volte!

Conoscevi già il lavoro di Brian Wood prima di Northlanders? Cosa ne pensi?

Sono spesso in contatto con Riccardo Burchielli e seguo dall'inizio il suo lavoro in Vertigo, quindi ho avuto la possibilità di conoscere Brian attraverso DMZ.
Mi piace molto la sua provocazione di creare una guerra civile a New York ribaltando in qualche maniera i ruoli America e Iraq. È estremamente attuale, denunciatorio, insomma fa riflettere...

Che differenza c'è stato tra lavorare su John Doe e su Northlanders?
E più in generale tra lavorare con gli italiani e con gli americani?

Fondamentalmente nessuna. Con gli italiani mi sono sempre trovato benissimo e lo stesso vale con Northlanders.
Devo tanto a Rrobe e a Lollo, e loro mi hanno lasciato molte libertà e tanta fiducia, le stesse che ho ritrovato nel lavorare con gli americani.
Io così lavoro bene, mi diverto a fare quello che faccio e loro sono contenti del risultato finale.

Hai trovato delle difficoltà con la realizzazione grafica di questa serie?

Non tanto nel disegno, ma più che altro nella documentazione. Non c'è moltissimo materiale sui vichinghi.
Will e Brian furono molto chiari, si voleva fare una serie molto reale quindi nulla doveva essere lasciato al caso: abbigliamento, aspetto delle persone, luoghi e attrezzature dovevano essere molto fedeli a quelli del primo secolo, quindi insieme a Massimo e a Brian abbiamo saccheggiato film, libri, internet, per trovare tutto quello che si avvicinasse al modo di vivere di quel tempo.
Insomma un bel lavoraccio, ma molto istruttivo e divertente.

Conti di proseguire, in seguito, a lavorare in America? Se sì, su cosa ti piacerebbe lavorare?

Mi piacerebbe continuare a lavorare con la Vertigo. Le loro serie mi piacciono molto ma è ancora presto, sono estremamente contento di dove sto ora e speriamo duri a lungo!

Di quello che hai fatto finora nella tua carriera, qual è la cosa di cui vai più fiero e qual è quella di cui invece ti penti?

Sono fiero di aver lavorato sodo e tanto, soprattutto negli ultimi 2 anni, cercando di fare sempre del mio meglio anche quando la posta in gioco non valeva lo sforzo.
Mi pento invece di tutte le volte che la pigrizia prende il sopravvento e di quando perdo tempo e non riesco a fare del mio meglio.

C'è qualche scrittore sui cui testi ti piacerebbe disegnare in modo particolare?

Mi piacerebbe ritornare a lavorare ancora con Rrobe, per una serie di motivi continuiamo a sfiorarci senza mai riuscire a concludere qualche collaborazione.
Siamo d'accordo che prima o poi qualcosa insieme torneremo a farla.

E c'è un disegnatore che ammiri particolarmente o a cui ti ispiri?

Osservo molti disegnatori e traggo ispirazione da ognuno di essi.
Mi piacciono i disegnatori cupi e d'atmosfera, adoro Springer e Mignola, Luca Rossi, Risso, Dall'Agnol, Breccia, Burchielli, e mille altri.





Gennaro Costanzo
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