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Stuart Immonen

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Intervista a cura di Andrea Antonazzo e Gennaro Costanzo.

Traduzione di Daniele Sacco.


Ciao Stuart e benvenuto su Comicus.it.
Puoi dirci qualcosa della tua versione di Ultimate Spider-Man? Sarai in qualche modo influenzato dalla lunga run di Mark Bagley? E resterai per molto tempo sulla serie?

Una cover di USM a cura di Mark BagleyDi solito cerco di non definire completamente il mio approccio finche non ho almeno una sceneggiatura completa da leggere. Al momento Bendis e Bagley hanno ancora alcuni numeri da completare prima del mio esordio. Brian mi ha detto che vuole basarsi sul mio approccio, per fare in modo che le storie si adattino al mio stile, per cui non posso dare un giudizio finche non avrò la prima sceneggiatura tra le mani.

Rispetto tantissimo il lavoro di Mark, ma io e lui proveniamo da “scuole” diverse, per cui se dicessi che sarò influenzato da lui non sarebbe vero. Alla fine spero comunque di riuscire a soddisfare i fan di USM, e di riuscire a dare un’impronta personale al titolo. Il mio contratto con la Marvel scade nel 2010, per cui mi aspetto di lavorare su Spider-Man almeno fino ad allora. Sono più lento di Bagley, quindi in un anno usciranno meno episodi di quanti i fan si fossero abituati ad avere. Ma spero comunque che saranno dei buoni episodi.

Hai già affrontato un'esperienza su un'importante icona come Superman. Che differenze hai trovato invece nell'approccio con un'altra icona come Spider-Man?

Lavoro nel fumetto di supereroi da parecchio tempo, e ho avuto la fortuna di poter disegnare alcuni dei miei personaggi preferiti. Trovarmi a lavorare su Spider-Man mi dà lo stesso entusiasmo e nervosismo che ho provato con i Fantastici Quattro, Superman o Hulk. La responsabilità è grande quando ci sono così tanti fan. Ci sarà sempre qualcuno che non apprezzerà il cambiamento. Voglio fare in modo che la transizione sia il più indolore possibile.

Il tuo stile nel corso degli anni ha subito una forte evoluzione raggiungendo una sintesi ed una stilizzazione maggiore. Puoi parlarci di questa evoluzione?

Cerco di cambiare il mio stile per adattarlo al progetto. I miei numeri di Thor non assomigliano a Shockrockets, o Superman, o NextWave, sono tutti diversi l’uno dall’altro.
Per NextWave c’era bisogno di un tocco leggero, da cartoon, molto diverso dalla realtà prosaica di Superman: Secret Identity. Per cui mi trasformo in base al lavoro. E poi penso che faccia bene ad un artista provare nuove cose, nuove idee, inserire innovazioni ad ogni occasione, per sviluppare le proprie capacità. Non cambierei stile a metà di un lavoro o di una storia, ma mi piace affrontare nuove sfide.

Thor, Superman, Spider-man e tanti altri, tutti nomi di prim'ordine. A quale personaggio minore o in decadenza invece vorresti affidare le tue matite per riportarlo alla luce?

Ho anche io i personaggi preferiti della mia infanzia, ovviamente, ma ho molto da fare collaborando con altri autori. Quando faccio questo lavoro, mi concentro completamente su di esso, e non fantastico su un rilancio di The Fly o di chissà chi altro. Lavoro molto anche su idee e storie non supereroistiche, come il webcomic Never As Bad As You Think con Kathryn Immonen (che da oggi viene integralmente pubblicato su Comicus.it, ndr), quindi preferisco concentrarmi su quelle quando non sono impegnato con la Marvel.

Com'è stata l'esperienza di NextWave con Warren Ellis?

Per me, lavorare con Warren è la collaborazione ideale. Lui scrive, manda la sceneggiatura all’editor, io la ricevo e la disegno. Non mi chiama né mi manda email per farmi un mucchio di domande o chiedermi suggerimenti, o sfruttarmi per avere idee. Lui fa il suo lavoro, io il mio. Penso che siamo entrambi felici così. Leggo spesso che la maggior parte della gente ha l’impressione che Warren sia molto coinvolto in ogni aspetto del lavoro, ma, in base alla mia esperienza, lui se ne tiene fuori.

Marvel, DC... cosa cambia per un disegnatore lavorare per una o per un'altra casa editrice? Esiste ancora lo "stile Marvel”?

Non ci sono grosse differenze per me. È diverso solo perché si lavora con persone diverse, scrittori e editor, non perché esista una “dottrina” aziendale.
Lo stile Marvel, quello in cui uno scrittore consegna inizialmente un soggetto di massima e scrive i dialoghi solo dopo che le pagine sono state disegnate, probabilmente esiste ancora, ma non mi è capitato di averci a che fare molto negli ultimi dieci anni. Con l’arrivo di un numero sempre crescente di sceneggiatori da ambienti diversi dal fumetto (cinema o televisione) questo stile è sempre meno diffuso.

Che cosa prevede il tuo futuro? Hai mai pensato di abbandonare momentaneamente le major per lavorare a qualche progetto indie o comunque proporre un progetto fuori dai canoni Marvel e DC?

Sono sempre al lavoro su progetti indipendenti. All’inizio di quest’anno ho autoprodotto una raccolta di strisce intitolata 50 Reasons To Stop Sketching At Conventions, Kathryn ed io stiamo lavorando sul nostro webcomic dallo scorso dicembre, e ho realizzato varie strip intitolate Misery Loves for Clickwheel. Inoltre abbiamo fatto un fumetto breve per un’antologia legata al festival Semana Negra di Gijón, in Spagna, e ci hanno chiesto di fare qualcosa di speciale per il mercato francese, sul quale per il momento non posso ancora dire nulla. E questo solo per quel che riguarda l’anno in corso. Semplicemente molte di queste cose non hanno grande visibilità, ma procedono ininterrottamente.

C'è qualche autore in particolare con cui vorresti collaborare, ma ancora non ne hai avuto la possibilità?

Ho avuto l’opportunità di collaborare con molta gente di talento nel mio lavoro mainstream. Adesso mi sto concentrando molto sulla realizzazione di lavori indipendenti. Sono particolarmente fiero dei progetti che ho fatto da solo o con Kathryn.

Quali sono i tuoi riferimenti artistici? Quali sono gli artisti che apprezzi di più al momento?

Mi piacciono lavori di ogni tipo, non solo nel campo del fumetto mainstream… non solo nel campo del fumetto. Un elenco esaustivo sarebbe impossibile da compilare. Mi piacciono Paul Pope, Tatsuyuki Tanaka, Lebbeus Woods, Eddie Campbell, John Singer Sargent, Syd Mead, Albert Dorne, Hiroaki Samura... Ho davvero adorato il libro di Russell Patterson che la Fantagraphics ha pubblicato recentemente. Non c’è mai fine alle opere che mi interessano.

A volte ci sono fumetti (o graphic novel) che cambiano o influenzano la vita della gente. C’è qualche opera che consideri fondamentale per la tua scelta di diventare disegnatore?

Forse Carl Barks, o Hergé… Sono gli artisti che hanno fatto nascere in me l’amore per i fumetti.

Come giudichi l'attuale situazione del fumetto americano?

I manga si sono inseriti nel mercato nordamericano al di fuori dei canali tradizionali, e hanno provocato uno scossone ai metodi e ai luoghi di vendita tradizionali del fumetto. Tutto ciò è un bene, ma c’è ancora molto da fare se si vuole raggiungere un pubblico veramente di massa. I fumetti negli USA sono ancora un prodotto di nicchia, anche se la frattura nel mercato ha consentito ad alcuni generi insoliti di venire alla luce.

Grazie mille e alla prossima!


Carlo Del Grande
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