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Spider-Man: L’ombra del Ragno, recensione: e se Peter Parker diventasse Venom?

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Il concetto di What If…? nasce in Marvel nel 1977 grazie all’omonima serie durata 47 numeri. L’idea alla base era semplice, ovvero esplorare realtà in cui gli eventi chiave del suo universo narrativo si svolgessero in maniera differente. Ad esempio, cosa sarebbe successo se il ragno non avesse morso Peter Parker? E se invece che zio Ben il ladro che il giovane Peter lasciò andare avesse ucciso sua zia May?
Il concetto, declinato a tutti i personaggi, è stato proposto ai lettori in diverse incarnazioni: una seconda serie di 114 albi dal 1989 al 1998 e poi in miniserie, speciali e tanto altro fino ad oggi quando la Marvel, forte anche del successo dell’omonima serie animata su Disney+, ha deciso di rilanciare What If…? con una nuova formula: non più serie regolari, non più one-shot, ma miniserie che possano sviluppare in più albi quelle storie che generalmente si esaurivano nelle canoniche 22 tavole. Ad aprire le danze troviamo Spider-Man: L’ombra del Ragno di Chip Zdarsky e Pasqual Ferry, serie in 5 albi raccolti ora da Panini Comics in un volume unico.

Per riallacciarsi alla trama imbastita da Zdarsky bisogna fare un salto indietro a metà anni ‘80 quando la saga nota come Guerre Segrete portò i principali eroi Marvel su un pianeta creato dall’entità nota come Arcano. Fu durante questi eventi che Spider-Man adottò per la prima volta il costume nero che, una volta tornato sulla Terra, scoprì trattarsi di un essere vivente che intendeva stabilire una connessione sempre più profonda con il suo ospite. Quando Peter si accorse che il simbionte influiva negativamente sulla sua vita, portandolo a commettere azioni sempre più riprovevoli, decise di separarsene definitivamente, conseguenza che portò poi alla nascita di Venom. Ma cosa sarebbe successo se Peter avesse fatto la scelta opposta, se avesse deciso di non scacciare l'alieno ma di unirsi a lui in maniera più profonda abbracciando definitivamente il lato oscuro? È quello a cui Zdarsky e Ferry danno risposta in questo volume.

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La storia ci mostra un Peter abbattuto e combattuto sul suo ruolo di eroe in un periodo difficile per lui: ha abbandonato gli studi con sua zia May che per questo l’ha allontanato, accusandolo di voler sprecare la sua vita, e MJ ha appena scoperto che lui è Spider-Man. Il simbionte, intanto, gli insinua sempre più dubbi: a cosa serve combattere il crimine se poi i cattivi tornano a scorrazzare liberi poco dopo? Non sarebbe più efficace eliminarli definitivamente?
Mentre indaga sulla natura del proprio costume con l’aiuto dei Fantastici Quattro, un doppio scontro con Hobgoblin porta alla morte di May: è la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. Peter decide di tenere il costume e fermare i criminali nella maniera più radicale possibile. Ma uno Spider-Man che oltrepassa il confine diventa un problema per tutti, buoni o cattivi che siano. Lo capiscono fin da subito Jonah Jameson e - soprattutto - Kingpin che, se prima tollerava la presenza di supereroi nella sua equazione criminale, non è disposto a farlo ora quando la loro pericolosità è esponenzialmente cresciuta.

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Se uno dei dogmi della Marvel era quello di non far commettere mai omicidi a Spider-Man, Zdarsky ci svela il lato oscuro di un Peter Parker che cede ai suoi istinti più bassi e primordiali. Lo sviluppo psicologico del personaggio risulta qui graduale e credibile e in generale ben gestito durante tutto lo sviluppo della storia che, dunque, beneficia dei 5 albi a disposizione della nuova formula dei What If...?.
Così come per Spider-Man: La storia della mia vita, Zdarsky parte da eventi già narrati e noti, discostandosene sempre di più man mano che la trama procede. In un certo senso, così come nell’opera precedente, tende però spesso a prendere strade fin troppo derivate e singolari, finendo per tradire un po’ quelle che sono le premesse iniziali. Nel caso de L’ombra del ragno sembra quasi non essersi voluto spingere troppo in fondo portando, da metà racconto in poi, la narrazione su binari superoistici più canonici e concilianti.  Ad ogni modo, l’opera presenta una sua coerenza interna, momenti intensi, alcune ottime intuizioni e uno sviluppo psicologico ben approfondito dei personaggi.

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Altalenante, invece, la prova di Pasqual Ferry che propone ottime tavole ad altre fin troppo scarne e sottotono. Se la costruzione delle stesse funziona comunque dall’inizio alla fine, è principalmente nei volti e nelle espressioni dei protagonisti che l’artista spagnolo non sempre convince e deve ricorrere all’utilizzo del colore di Matt Hollingsworth per donare profondità e tridimensionalità, oltre che a riempire gli sfondi spesso scarni se non del tutto assenti.

Spider-Man: L’ombra del ragno si propone, dunque, come una lettura solida e interessante, che sembra però non voler osare troppo e a cui, in generale, manca quel tocco capace di farle fare il salto di qualità necessario a renderla qualcosa di più che una semplice buona storia. Difetto che, in maniera forse minore, toccava anche Spider-Man: La storia della mia vita, non a caso sempre a firma di Zdarsky.

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Fabio Celoni al lavoro su Totò in L’erede di Don Chisciotte

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Panini Comics ha annunciato per il prossimo anno Totò in L’erede di Don Chisciotte, opera realizzata da Fabio Celoni e basata su un film mai realizzato dal celebre attore napoletano. Di seguito trovate tutti i dettagli dell'annuncio e alcune tavole d'anteprima.

"Il 15 aprile 2022, in occasione del 55° anniversario della scomparsa di Totò, il Principe della risata, uscirà per Panini Comics Totò in L’erede di Don Chisciotte, la nuova opera inedita di Fabio Celoni. La graphic novel si svilupperà in due volumi, compreso un cofanetto raccoglitore, distribuiti in fumetteria, libreria e sullo store online Panini.it.

L’annuncio è stato dato in occasione della presentazione delle novità 2022 Panini Comics nell’ambito di Lucca Comics & Games 2021 e i primi dettagli di questo nuovo lavoro sono stati annunciati da Fabio Celoni in persona. Il fumetto nasce a partire dal recupero di un trattamento cinematografico mai portato sul grande schermo, scritto a più mani da grandi sceneggiatori del passato come Antonio Pietrangeli, Cesare Zavattini, Lucio Battistrada e altri ancora. Un’occasione unica per portare alla luce un progetto che celebri il grande umorismo di Antonio De Curtis, il Principe Totò, con la grande maestria artistica di Fabio Celoni.

Totò aveva un grande sogno: realizzare un film su Don Chisciotte, che però non riuscì mai a girare. Io ho un grande debito di riconoscenza verso di lui, per tutta la gioia che mi ha regalato, e questo è l’unico modo che ho per ringraziarlo. Fargli finalmente realizzare quel sogno, non su pellicola ma tra le pagine di un fumetto. Per la Maiella e per la Mancia!”, ha commentato Fabio Celoni."

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La cover di Asterix e il Grifone

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Uscirà il prossimo 28 ottobre il nuovo albo di Asterix, ad opera di Jean-Yves Ferri e Didier Conrad, dal titolo Asterix e il Grifone. Oggi l'editore ha diffuso la cover del volume, che vi mostriamo qui di seguito.

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"Il 28 ottobre è il giorno da segnare in calendario per tutti gli amanti di Asterix e Obelix. È infatti in arrivo Asterix e Il Grifone, trentanovesima avventura a fumetti del duo di Galli più famoso della storia, edito in Italia da Panini Comics. Asterix, con oltre 385 milioni di albi a fumetti venduti, è ormai considerato un vero e proprio fenomeno editoriale: l’albo uscirà infatti in simultanea in 17 lingue!

Nel nuovo volume, il quinto creato dalla collaborazione tra Jean-Yves Ferri (testi) e Didier Conrad (disegni), i due eroi, accompagnati dall’immancabile cagnolino Idefix e dal druido Panoramix, si troveranno coinvolti una ricerca epica e disseminata di trabocchetti, per scovare un terrificante animale mitologico con zanne impressionanti e un terribile becco da rapace: il Grifone.

Jean-Yves Ferri ha rivelato qualche aneddoto in più sulla creazione di questa nuova storia: “Per me, tutto è cominciato dalla rappresentazione scolpita della tarasca, un mostro delle leggende celtiche... Mi sono chiesto allora se i nostri antenati credessero davvero nell’esistenza di questi strani mostri. Non mi restava che scegliere l’animale da porre al centro della storia dal ricchissimo repertorio della mitologia antica. E la mia scelta è caduta sul Grifone, per metà aquila, per metà leone e con orecchie equine: insomma, quel che si dice una creatura enigmatica!”.

L’annuncio di questo volume arriva un anno dopo la scomparsa di Albert Uderzo. A tale proposito, Jean-Yves e Didier hanno dichiarato: “Albert si è affidato a noi per rispettare i valori dei personaggi che egli stesso ha creato insieme a René Goscinny, permetto loro di vivere nuove avventure. È con grande emozione che perseguiamo, in sua assenza, la missione che ci ha affidato con questo nuovo libro, che speriamo entusiasmerà i lettori”.

Non resta quindi che aspettare ottobre per lanciarsi in questa nuova, avvincente avventura gallica!"

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Maestro: Sinfonia in Chiave Gamma, recensione: Il ritorno dell' Hulk di Peter David

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Nella sterminata produzione realizzata dagli autori Marvel nell’arco dei sessant’anni di vita dell’editore, non sono mancati i casi di cicli di storie in cui si è generata una simbiosi totale tra scrittore e la collana da lui curata. Un’identificazione completa tra autore e personaggi tale da poter affermare che quelle che i lettori leggevano sulla carta non erano solo storie, ma veri e propri pezzi di vita trasfigurate in saghe a fumetti. Il pensiero corre a subito a Chris Claremont e ai “suoi” X-Men, trasformati dallo scrittore in caso editoriale nel corso di un ciclo durato 16 anni in cui Claremont ha riverberato aspetti della sua personalità in tutti i personaggi della collana, rendendoli tridimensionali come mai accaduto prima. Se c’è un ciclo Marvel capace di rivaleggiare con i mutanti di Claremont per identificazione tra scrittore e personaggio e per la sua lunga durata, quello è senza dubbio l’Hulk di Peter David.

Quando lo scrittore iniziò la sua run, col numero 331 del 1987, la testata languiva nei bassifondi delle classifiche e attraversava un periodo difficile dal punto di vista qualitativo. La superstar John Byrne aveva tentato di rivitalizzarla, con un ciclo di sei numeri poi interrotto per trasferirsi alla DC Comics per rilanciare Superman. Il suo successore, lo stimato membro della redazione Marvel ma fumettista dalle scarse capacità Al Milgrom, assumendosi l’onere di traghettare la testata verso una nuova gestione aveva comunque introdotto una novità importante, il ritorno dell’Hulk grigio delle origini, cominciando a giocare con le crisi di identità di Bruce Banner. Ma fu con la gestione David che l’aspetto psicanalitico prese il sopravvento, trasformando il suo ciclo in una lunga seduta di terapia dedicata al povero Banner. Lo scrittore pose l’accento sui conflitti interiori che dilaniavano il personaggio, derivanti dagli abusi subiti dal padre durante l’infanzia. Le mutazioni del personaggio, da verde a grigio, da ottuso ad intelligente, erano il riflesso dei suoi stati d’animo. David prese il concetto della personalità multipla, rapidamente toccato dai suoi predecessori, e ne fece l’architrave della sua gestione.

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Il momento più felice della gestione di David, che terminò col numero 467 del 1998, fu probabilmente il periodo in cui collaborò con Dale Keown, artista che combinava la potenza del tratto di John Byrne con le linee morbide e seducenti di Alan Davis. È di questa fase del suo ciclo il celeberrimo episodio La psicanalisi di Hulk, in cui lo psicologo Leonard Samson convinse la tre personalità dominanti (Banner, l’Hulk grigio e cinico e quello verde e rabbioso) a collaborare e a fondersi in una entità unica. Ne emerse la personalità nota come Il Professore, un body builder dalla pelle verde  che conservava, moderandola, la sagacia di Joe Fixit, la versione grigia, unendola all’acume scientifico di Bruce Banner. Fu in questo periodo che videro la luce alcune delle storie più ispirate di David, visualizzate in modo elegante da Keown, che cementarono la reputazione della collana come una delle migliori di quei primi anni ’90.

Il successo della testata principale consentì la pubblicazione di speciali fuori serie ad essa collegati, la più celebre dei quali fu senza dubbio la miniserie Hulk: Futuro Imperfetto scritta da David e disegnata dal maestro George Pérez. In questa saga iconica in due capitoli, Hulk nella versione “Professore” viene trasportato in un futuro distopico da un gruppo di ribelli che chiede il suo aiuto nella guerra contro il tiranno chiamato Maestro. Con suo grande sconcerto, Banner scopre presto l’identità del despota: trattasi di una sua versione futura, unico sopravvissuto dell’Età degli Eroi, che governa il suo regno con pugno di ferro, soggiogando la popolazione e lasciando pieno sfogo al suo lato oscuro. Solo il suo vecchio amico Rick Jones, ormai anziano e messosi alla testa di una banda di rivoluzionari contro il regime del Maestro, cerca di contrastarlo. Fronteggiando la sua nemesi, Banner affronta quel lato di se che aveva sempre cercato di nascondere, la sua metà oscura e maligna. Pur uscendo vincitore dal confronto, l’incontro col Maestro non lascerà del tutto indenne il Golia Verde, provocando un turbamento interiore che avrebbe avuto importanti ramificazioni negli anni a venire. Ma una domanda era sempre rimasta inevasa: come era avvenuta la trasformazione di Banner nel despota del futuro? Qual’era stato il sentiero oscuro che lo aveva portato a questa trasformazione? Le risposte, mai finora fornite da David ma soltanto suggerite, vengono finalmente svelate in Maestro: Sinfonia in Chiave Gamma, volume che ospita il primo ciclo della nuova serie dedicata al tiranno verde.

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Peter David torna a scrivere le vicende del tiranno verde, coadiuvato dal vecchio sodale Dale Keown e dal nuovo arrivato German Peralta. Troviamo così un Hulk che si risveglia nel futuro dopo un disastro nucleare che ha decimato la popolazione mondiale, frutto della natura autodistruttiva dell’umanità. Vagando attraverso lande desolate, il Gigante di Giada riflette su quanto siano stati inutili gli anni spesi, con gli altri eroi, a difendere il genere umano da se stesso. Riflessioni amare che condivide con Rick Jones, il suo vecchio amico ormai anziano e disabile che guida la resistenza contro il Maestro, il despota che ha preso il potere a New York City, ora ribattezzata Dystopia. Hulk andrà a cercarlo per affrontarlo e batterlo, ma non per liberare la popolazione soggiogata, quanto per reclamarne il titolo e sostituirsi a lui. D’altronde, e questo sarà il motivo del contrasto che lo porterà ad allontanarsi da Rick, a Banner non interessa più il destino della gente comune, che ritiene responsabile della fine del mondo.

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Il ritorno di Peter David al personaggio che ne ha segnato la carriera è un fumetto di fantascienza distopica che dedica più spazio all’azione che all’introspezione psicologica che è il tratto tipico dello scrittore. La conversione di Hulk da eroe a despota privo di empatia è troppo frettolosa, e non pienamente giustificata da monologhi interiori e dagli scambi di battute con Rick Jones che ne preannunciano la svolta caratteriale. Preso invece come una sorta di “Mad Max” supereroistico, Maestro ha una sua ragione d’essere, anche per lo spettacolare comparto artistico che accompagna i testi di David. German Peralta fa parte della nidiata dei giovani artisti che si stanno facendo largo in Marvel negli ultimi anni, e si era già fatto notare con ottimi cicli di Thanos e Cable. In Maestro sforna tavole spettacolari e dettagliate, ricche d’azione, che i colori densi di Jesus Aburtov esaltano creando un effetto d’insieme che ricorda molto le bd francesi. Dale Keown si incarica invece di aprire il volume, illustrando il prologo e le back-up stories dei capitoli successivi. Il suo stile è ora più massiccio rispetto alla sua celebre run su Incredible Hulk, anche per l’adesione allo stile Image della seconda metà degli anni ’90 che sembra essere rimasto un suo tratto distintivo, e al suo dedicarsi ormai soprattutto a pin-up e cover, fattore che ne ha frenato le capacità di storyteller in anni recenti. Resta intatta comunque la sua capacità di confezionare tavole spettacolari e d’impatto, che attrarranno sicuramente i vecchi lettori e appare bizzarra la scelta della Panini di non indicare il suo nome in copertina accanto a quello degli altri autori.

Maestro: Sinfonia in Chiave Gamma è un volume suggerito soprattutto per i vecchi fan di Peter David e del suo Gigante di Giada, anche se bisognerà attendere una seconda uscita per leggere la conclusione delle vicende del verde despota del futuro.

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