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Esce per Panini Comics Fantastici Quattro: Full Circle di Alex Ross

  • Pubblicato in News

Riceviamo e pubblichiamo:

Uscita: 8 settembre 2022
Prezzo: 29 euro
Pagine: 64
Rilegatura: Cartonato con sovracover
Formato: 21.59X27.94 cm
Interni: Colori
Distribuzione: Libreria, fumetteria, online

I Fantastici Quattro, tra i personaggi più amati dell’universo Marvel, tornano protagonisti grazie a Fantastici Quattro: Full Circle, la prima graphic novel scritta e illustrata dall’acclamato Alex Ross (Marvels), in uscita per Panini Comics l’8 settembre e disponibile in libreria, fumetteria e su Panini.it.

È una notte piovosa a Manhattan e tutto è immobile tranne… Ben Grimm. Quando un intruso appare all’improvviso nel Baxter Building, i Fantastici Quattro – Mr. Fantastic (Reed Richards), la Donna Invisibile (Susan Storm Richards), la Torcia Umana (Johnny Storm) e la Cosa (Ben Grimm) – si ritrovano circondati da uno sciame di parassiti invasori. Queste creature, composte di energia negativa, sono approdate sulla Terra usando un ospite umano come mezzo di trasporto. Ma per quale scopo? E chi c’è dietro questa sinistra invasione? Ai Fantastici Quattro non resta che recarsi nella Zona Negativa, un universo alieno composto interamente di antimateria, mettendo a rischio non solo le loro vite, ma il destino di tutto il cosmo!

Alex Ross rivisita e dà un seguito alla classica storia Quest’uomo… questo mostro! di Stan Lee e Jack Kirby pubblicata su Fantastic Four #51 negli anni Sessanta – e leggibile gratuitamente sul sito Panini.it a questo link – presentandola con colori vividi e netti e la sua inconfondibile narrazione visiva. Fantastici Quattro: Full Circle, in uscita in contemporanea con l’America, è inoltre il primo volume di Marvel Arts, un’entusiasmante collaborazione tra la Marvel Comics e la casa editrice Abrams ComicsArts che entrerà di diritto nelle librerie di ogni appassionato Marvel.

 Fantastici Quattro Full Circle cover

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BRZRKR, volume uno, recensione: la scommessa vinta di Keanu Reeves

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Quando un volto famoso è coinvolto in un progetto fumettistico è difficile percepirne a primo acchito la reale bontà artistica e spesso ci si trova dinanzi a prodotti deludenti in tutti i loro aspetti. Fortunatamente, non è questo il caso di BRZRKR che, anzi, si è rilevata fin da subito come una serie avvincente, ben sopra ogni aspettativa. Certo, i nomi coinvolti sono notevoli, ma non sempre questa è una garanzia.
 
BRZRKR nasce per volontà di Keanu Reeves che ne ha ideato la trama e ha voluto farne a tutti i costi un fumetto. A scrivere la storia insieme a lui, per BOOM! Studios, troviamo il veterano Matt Kindt, mentre ai disegni un altro asso da 90: Ron Garney. Un team artistico, dunque, di prim'ordine a cui si aggiungono Rafael Grampá per le cover e il design dei personaggi (insieme a Garney) e il colorista Bill Crabtree.

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La trama di BRZRKR ha per protagonista un guerriero immortale, un Berzerker, nato 80000 anni fa e attualmente attivo come collaboratore per il governo degli Stati Uniti che lo utilizza in pericolose missioni suicida. L'interesse dell'uomo in questa collaborazione è la possibilità di essere sottoposto a sofisticati test, sia per scoprire la sua vera natura sia per portare alla luce dettagli del suo passato sepolti. Ma, soprattutto per realizzare un suo grande desiderio: diventare mortale.
B., così semplicemente chiamato, inizia a ricordare così la sua nascita avvenuta migliaia di decenni fa, quando la madre chiese aiuto agli dei per proteggere il suo villaggio. Rimasta incinta di un dio, partorì dopo soli due mesi il bambino che, in un paio d'anni, divenne già adulto. Il ragazzo mostrava, però, insofferenza, la sua sete di sangue era difficile da gestire e sentiva il peso di essere solo un arma per il padre che, compresone il potenziale, iniziò a sfruttarlo per annientare tutti i villaggi circostanti.

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Fin dalle prime pagine BRZRKR si mostra come una lettura adrenalinica e frenetica con pochi dialoghi e molta azione, motivo per cui la lettura è veloce e spedita. Nonostante questo, però, BRZRKR è ricco di avvenimenti e l'attenzione del lettore resta alta per tutto il tempo. I personaggi presentati sono pochi e non c'è spazio per alcun approfondimento psicologico degli stessi, ciononostante hanno tutti una loro identità e riconoscibilità.
Merito della riuscita dell'opera sta nel lavoro di Ron Garney che realizza tavole molto potenti e dinamiche utilizzando un tratto molto sporco e doppio che i colori di Bill Crabtree ben definiscono facendole esplodere in tutta la loro violenza.

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BRZRKR è un progetto crossmediale che, oltre all'omonima serie a fumetti in 12 albi (il primo volume Panini Comics ne racchiude i primi 4), si avvarrà di un film live-action con Keanu Reeves (naturalmente) e uno spin-off animato stile anime entrambi per Netflix. Una proposta che, almeno in questa sua prima fase, possiamo annunciare come riuscita, sperando che prosegui su questa via. 

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I pensieri di Pippo, recensione: da spalla di lusso a star disneyana

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Ci sono personaggi nati per diventare delle star, e Pippo è uno di questi. La sua prima apparizione risale al corto animato La rivista di Topolino (Mickey's Revue) del 1932 dove era una semplice comparsa fra il pubblico che aveva il compito di disturbare i protagonisti. Gli autori comprendono subito il suo potenziale e, svecchiandolo un po' (nel cartone d'esordio aveva una barbetta bianca e degli occhiali), iniziano a farlo apparire in un numero sempre maggiore di corti nel ruolo di amico e spalla di Topolino. Bastarono pochi anni e nel 1939 divenne protagonista di una sua serie di corti molto longeva e la sua popolarità crebbe sempre più rimanendo costante fino ad oggi, grazie anche a serie tv, film e molto altro.

Bastò invece meno di un anno a Pippo per entrare nel mondo dei fumetti. L'8 gennaio 1933 esordisce infatti nella strip a fumetti di Topolino disegnata da Floyd Gottfredson affiancando l'amico Topo nella loro prima lunga avventura dal titolo Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante. Inizia lì una formula vincente che dura tutt'oggi e che vede i due personaggi fare coppia fissa, con Topolino più serio e razionale, e Pippo, stralunato e imprevedibile.
Quando l'universo narrativo Disney si definì maggiormente, il mondo dei paperi e quello dei topi vennero separati: Pippo restò legato a Topolino vivendo avventure, quando poi le storie si svilupparono anche oltre le classiche strip di Gottfredson, sia in solitaria che con l'amico di sempre.

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In occasione dei suoi 90 anni, Panini Comics ripropone in una nuova edizione un significativo volume storico apparso negli Oscar Mondadori nel 1970 dal titolo I Pensieri di Pippo. Era il secondo libro della collana ad essere dedicato ai fumetti dopo Vita e dollari di Paperon De' Paperoni e questo rappresentava un riconoscimento importante non solo per il fumetto - considerato dai curatori come una forma d'arte degna di nota - ma anche per le storie selezionate. L'Oscar, proposto nel suo classico formato, presentava 4 avventure di Gottfredson e soci nel formato rimontato per essere lette in edizione tascabile. Il volume Panini Comics, invece, vuole essere una sua versione rivista e aggiornata e per questo propone gli stessi fumetti nel loro formato originale, ovvero la classica strip orizzontale dei quotidiani, seppur a colori invece del più filologicamente corretto bianco e nero. Una scelta, quella del colore, che effettivamente può stonare: il libro, considerando cura editoriale, prezzo e finalità, è sicuramente diretto a un pubblico di cultori appassionati - nonostante tutti ne possano godere - che avrebbero apprezzato maggiormente il bianco e nero.

Il volume si apre con Pippo e la leonessa buffa, unica storia presente scritta da Merrill De Maris, disegnata naturalmente da Gottfredson, qui con le chine di Bill Wright. Della selezione è anche quella con più anni risalendo infatti al 1942, e ciò si vede non solo dal vestiario di Topolino (ancora con i calzoncini rossi) e dal tratto di Gottfredson già maturo ma più tondeggiante e "classico" rispetto a quelle successive, ma anche dalla lunghezza della singola strip che occupava uno spazio maggiore sui quotidiani ed era tendenzialmente suddivisa in 4 vignette. La trama è totalmente comica ed è costruita su continue gag, in essa vediamo Pippo adottare una leonessa mentre tutta la cittadinanza cerca di trovare un metodo per catturare il pericoloso animale. In realtà, non sussiste alcun pericolo in quanto il felino è docile come un gattino. La storia mette in evidenza il pensiero laterale di Pippo e la sua prospettiva della realtà che ribalta ciò che è normale per tutti gli altri.

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Le successive tre avventure del volume sono tutte degli anni '50 e ben si nota l'evoluzione artistica di Gottfredson, più spigoloso e stilizzato rispetto al passato. Inoltre, la lunghezza delle strisce si restringe, presentando tendenzialmente tre vignette ciascuna. Ai testi troviamo, da ora, lo sceneggiatore Bill Wash.
Topolino e Pippo a Hollywood e Topolino e lo spettro fallito sono entrambe del 1951 e sono consecutive. Nella prima, Pippo diventa una star di Hoolywood, con Topolino che viene assunto come suo regista. La storia, totalmente comica, è una satira sul mondo del cinema dell'epoca. La seconda, invece, vede i due amici incontrare un fantasma rinchiuso in una casa da 150 anni che, una volta uscito, mette Topolino e Pippo nei guai. In questa avventura, Pippo è solo una spalla e va via a metà racconto, lasciando l'amico da solo a sbrogliare la matassa. Sicuramente, una scelta non molto lungimirante quella fatta all'epoca per un volume a lui dedicato.

Chiude la raccolta Topolino e Pippo cervello del secolo del 1955. La storia, oltre ad essere anche l'unica qui presente con una trama maggiormente avventurosa (una sorta di spy-story) ha anche la particolarità di essere l'ultima avventura lunga delle strip classiche di Topolino: dopo la sua conclusione, infatti, il King Features Syndicate chiede esplicitamente di puntare a storie comiche brevi prima e a strisce autoconclusive poi. La trama, comunque, vede Pippo sparire: Topolino, messosi sulle sue tracce insieme al nipote Tip, scopre che il suo amico è ora diventato un genio che lavora per il governo.

I Pensieri di Pippo è, in definitiva, un volume che presenta materiale classico di alta fattura, adatto sia ai collezionisti (a cui è maggiormente indirizzato) che ai lettori di tutte le età. La cura editoriale è sicuramente ottima e apprezzabili sono i dettagliati articoli di approfondimento che aprono ogni singola storia presente.

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Batman: Il Batmanga di Jiro Kuwata, recensione: la perla pop giapponese nascosta

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Dal 1966 al 1968, per tre stagioni, sulla ABC andò in onda il serial The Batman interpretato da Adam West. La serie, volutamente camp, ovvero stravagante ed esagerata, ottenne un grandissimo successo sia in patria che all'estero nonostante rispecchiasse poco i fumetti dell'eroe che, specie poi negli anni immediatamente successivi, stavano lentamente riacquisendo sfumature più serie e realistiche dopo anni di maggiore ingenuità e leggerezza.
Un ritorno alla maturità segno dei tempi che cambiano oltre che dall'arrivo dell'agguerrita concorrenza Marvel che, con i suoi supereroi con super-problemi, spopolava e dominava le classifiche di vendita.

La serie della ABC, tuttavia, segnò profondamente la cultura popolare dell'epoca e fissò un'immagine precisa di Batman presso il grande pubblico che solo Tim Burton una ventina di anni dopo riuscì, con non poche difficoltà, a scalzare grazie alla sua pellicola con Michael Keaton protagonista.

Dicevamo che il successo dello show di Adam West si diffuse un po' ovunque, arrivando addirittura nella terra del Sol Levante. In Giappone la serie divenne così popolare al punto che nacque l'idea di proporre al pubblico anche i fumetti di Batman, un'operazione fattibile considerando che pochi anni prima già Superman arrivò nelle case dei lettori nipponici. Il progetto venne affidato al mangaka Jiro Kuwata, già autore di diverse opere fra cui l'adattamento a fumetto di Gekkō Kamen (Moon Mask Rider), capostipite dei supereroi giapponese.
Scartata l'idea di tradurre i comics originali americani così come l'optare per uno stile di disegno occidentale, sia per questioni pratiche che per motivi di tempo, Kuwata si orientò per un adattamento puro di storie già realizzate, calando l'eroe in una produzione al 100% giapponese per stile e segno.

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L'autore tuttavia sceglie di non seguire lo stile della serie tv ma di avvicinarsi a quello delle serie a fumetti americane Batman e Detective Comics trasponendo in chiave nipponica alcuni albi già esistenti. Ad esempio, "Death Men", ovvero la prima avventura da lui realizzata, è una trasposizione di Batman #180 "Death Knocks Three Times!" di Robert Kanigher e Sheldon Moldoff del 1966, ovvero lo stesso anno in cui parte il manga.
L'intera serie è una raccolta di trasposizioni di albi americani e di seguito potete vedere alcune differenze fra la storia originale e quella realizzata da Kuwata.

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La serie, pubblicata su Shonen King e Shonen Gaho dal 1966 al 1967 dura solo un anno e presenta 18 avventure complessive, ognuna della quali suddivisa in tre o quattro capitoli per un totale di 60/80 pagine circa cad. La grossa singolarità è che Kuwata sceglie di non servirsi della classica galleria dei nemici di Batman, ma nel selezionare storie da adattare, opta per avventure con villain non noti e, tendenzialmente, apparsi in quell'unica occasione. Una scelta singolare dovuta probabilmente alla volontà di avere una maggior libertà creativa per modellare storie e personaggi alla sua sensibilità e a quella giapponese.

Approcciarsi a queste storie, così lontane nel tempo e così differenti da quelle classiche di Batman, potrebbe scoraggiare il lettore nell'acquisto o anche solo nell'interessarsene, temendo un prodotto marginale, strambo e indirizzato solo ai cultori.
Ma così non è: considerando che parliamo di un fumetto di circa 60 anni fa, e che quindi presenta classiche ingenuità dell'epoca, la lettura è sorprendentemente appagante e divertente e risulta molto più fresca e attuale delle avventure che venivano presentate contemporaneamente in America. Le storie scorrono con grande fluidità, risultando avvincenti e ottimamente scritte. Il diverso background culturale dell'autore dona un’atmosfera strana e inedita per il personaggio, dando loro un fascino inedito.
Certo, Batman e Robin risultano qui personaggi bidimensionali, riconoscibili giusto per i loro costumi e per i loro "gadget", ma il reale motivo di interesse sta proprio nella narrazione e nei nemici che, in mano a Kuwata, amplificano la loro follia e personalità risultando sempre caratteristici.

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Il segno di Kuwata risulta classico ma al tempo stesso molto lineare e pulito, capace di resistere allo scorrere dei decenni ed essere godibile ancora oggi. La matrice nipponica del suo stile è palese, ma si denota la volontà di agganciarsi in qualche modo alla tradizione americana non solo limitando al massimo ogni tipo di stilizzazione o deformazione tipica del fumetto giapponese, ma anche in scelte compositive e di regia delle tavole che hanno una costruzione varia ed efficace, mostrando sempre grande dinamismo. L'artista tende al realismo, seppur semplificandolo, ma non disdegna eccessi stilistici quando entrano in scena nemici pittoreschi o veri e propri mostri. Vista l'alta qualità del suo lavoro, possiamo tranquillamente definire Kuwata un autore di prim'ordine, meritevole di essere riscoperto e di stare accanto a colleghi ben più celebri in occidente.

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Panini Comics propone, per la prima volta in maniera integrale in Italia, l'intera saga del Bat-Manga di Jiro Kuwata in tre volumi da libreria (con tanto di cofanetto). Una riproposta per questo materiale che nasce sulla spinta di un autore come Chip Kidd che l'ha riportato in auge circa una quindicina di anni fa, e a seguito della ristampa completa fatta dalla DC Comics circa 6 anni fa.
Purtroppo, si è scelto di utilizzare le anonime grafiche di copertina realizzate dalla casa editrice americana, che sminuiscono il valore pop dell'opera: avremmo preferito di gran lunga le cover originali realizzate da Kuwata, sicuramente di maggior impatto. Ad ogni modo, la cura editoriale resta impeccabile e la qualità dell'edizione è decisamente ottima. Interessanti, inoltre, i pochi (purtroppo) editoriali presenti: non sarebbe stato male avere ulteriori approfondimenti.
Lettura caldamente consigliata.

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