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"Hai sentito che ha fatto Eddie Gein?", recensione: il mostro della porta accanto

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Nel 2012 arriva nelle sale il film Alfred Hitchcock and the Making of Psycho (in Italia esce con il titolo Hitchcock), tratto dall’omonimo libro di Stephen Rebello, un resoconto cinefilo incentrato sulla tormentata realizzazione del capolavoro del Maestro del brivido, qui interpretato da uno straordinario Anthony Hopkins. La pellicola racconta la scommessa più ambiziosa della carriera di Hitchcock, all’indomani del grande riscontro commerciale di Intrigo Internazionale, una spy story interpretata da Cary Grant il cui successo fa ottenere al cineasta una proposta molto importante: la regia del primo film dedicato all’Agente 007 di Ian Fleming. Ma il regista inglese non ha mai seguito percorsi convenzionali e rifiuta l’allettante offerta per seguire un intuizione che si trasforma in ossessione. Ha letto un libro scritto da un giovane autore di horror di nome Robert Bloch, Psyco, che racconta una storia inquietante di necrofilia ed omicidi. Hitchcock propone il libro ai maggiori studios per realizzarne una trasposizione sul grande schermo, ma ottiene solo rifiuti. Nessuno vuole girare un film con una trama che, per il 1960, è sconvolgente. Il regista riuscirà a realizzare il progetto solo correndo un grande rischio personale, cioè investendo il suo stesso denaro: ma i fatti gli daranno ragione. Psycho sarà il suo più grande successo commerciale del e cambierà per sempre la storia del cinema.

Il film di Hitchcock, tuttavia, come il libro di Bloch da cui era tratto, non raccontava purtroppo vicende del tutto immaginarie. Era fiction con i piedi ben piantati nella cronaca nera e, in particolare, ispirata agli orrendi delitti commessi pochi anni prima da Ed Gein nella tranquilla cittadina di Plainfield, nel Wisconsin. Massacri che sconvolsero una nazione e che ancora oggi, a quasi 70 anni di distanza dai fatti, suscitano ancora orrore ma anche il tentativo di comprendere come un contadino apparentemente mite si sia trasformato in un mostro. Uno sforzo a cui tentano di assolvere anche Harold Schechter ed Eric Powell in “Hai sentito che ha fatto Eddie Gein?”, romanzo grafico di recente pubblicazione in Italia per Panini Comics.
Schechter è un rinomato autore di true crime a sfondo storico, mentre Powell è ben conosciuto dai lettori come il creatore di The Goon, serie noir/comica di culto, cinque volte vincitore del Premio Eisner, che nella sua carriera ha lavorato anche su personaggi celebri come Superman e Hulk. Territori artistici molto differenti da questo crudo graphic novel, che racconta con precisione documentaristica fatti agghiaccianti realmente accaduti.

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Come un gioco di scatole cinesi, il racconto degli autori parte proprio dall’uscita nei cinema di Psycho nel 1960 e dallo scalpore suscitato dalla violenza contenuta nel film. È lo stesso Hitchcock, durante la famosa intervista concessa al regista francese François Truffaut, a confermare che la vicenda narrata dalla pellicola è ispirata ad un fatto di cronaca nera avvenuta nel cuore dell’America rurale. Dopo un rapido passaggio in un cimitero locale, dove le autorità sono alle prese con la riesumazione di una tomba, gli autori passano senza soluzione di continuità a narrare la storia di Ed Gein e della sua famiglia, vera e propria incubatrice di follia. Si comincia con la nascita di Ed nella cittadina di La Crosse, in Wisconsin, nel 1906. I genitori sono George e Augusta Gein. Il padre è un ubriacone inetto, che fatica a gestire l’emporio del piccolo paese che da sostentamento alla famiglia. La madre è una puritana sessuofobica, una fanatica che, vedendo il peccato ovunque, condiziona pesantemente la vita di Ed e del fratello maggiore Henry. Convinta che il paese in cui vivono sia un covo di peccatori, la donna acquista una fattoria con terreno a Plainfield, poco distante, e vi trasferisce l’intera famiglia. George muore giovane, lasciando soli la moglie, che lo disprezzava ed è tutt’altro che disperata, e i figli. La morsa di Augusta sui ragazzi si fa sempre più stringente e soffocante, una castrazione psicologica che ottiene esiti differenti. Mentre Eddie pende dalle sue labbra, Henry comunica al fratello l’intenzione di andarsene. Purtroppo non potrà farlo, perché verrà ritrovato cadavere nei pressi della vicina palude. Nonostante la morte di Henry venga archiviata come decesso naturale, in realtà gli autori suggeriscono che potrebbe trattarsi del primo omicidio di Eddie, il quale ora può realizzare il suo desiderio più grande: restare solo con l’amata madre, dalla quale è ormai completamente e irrimediabilmente plagiato. Quando la donna muore per un malore improvviso, il mondo di Eddie cade a pezzi, e non riesce a farsene una ragione. Il desiderio di riavere con se la madre, unito ad una sessualità repressa e a un odio latente per il genere femminile, maturato dopo una vita accanto ad una donna folle di cui è stato vittima e allievo entusiasta allo stesso tempo, lo spingeranno a compiere atti atroci che non riporteremo qui. Gli abitanti di Plainfield scopriranno che il mite tuttofare, che si reca presso tante famiglie del paese per effettuare lavoretti di ogni sorta, è in realtà un efferato assassino, inchiodato per l’omicidio di almeno due donne anziane, di cui vengono ritrovati i resti nella sua abitazione. Ma Gein viene sospettato dalle autorità di essere il responsabile della morte di altre donne della zona, scomparse negli anni precedenti, oltre che un profanatore di tombe.

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Schechter sceglie di non sbattere immediatamente il mostro in prima pagina ma delinea una lenta discesa negli inferi, mostrando la difficile infanzia di un bambino soggiogato da una presenza materna che sarà la fonte della sua rovina. Da parte dello scrittore non c’è alcun intento assolutorio nei confronti del mostro, ma solamente il tentativo, perfettamente riuscito, di condurre un’indagine dal sapore naturalistico sulle cause che hanno portato alla follia omicida di Gein. La narrazione ha il piglio di un documentario, ma riesce a costruire sapientemente la suspense pagina dopo pagina. Si tratta di una vicenda di cronaca ben nota e il lettore è cosciente di dove si andrà a parare: ciò nonostante quando l’orrore arriva, colpisce forte come un pugno nello stomaco. Merito anche dell’arte di Eric Powell, artista eccelso, e del suo uso straordinario della bicromia, un bianco e grigio “seppia” che dona alle pagine l’aspetto di foto invecchiate, che raccontano fatti lontani nel tempo ma che hanno segnato per sempre l’esistenza di una comunità e di un’intera nazione. Powell si mette completamente a servizio della sceneggiatura di Schechter, visualizzando la lenta caduta nell’abisso del protagonista. Un registro inizialmente grottesco, con cui illustra la vita familiare dei Gein, che lascia spazio nella seconda parte all’horror puro, con scene che non consigliamo ai deboli di stomaco.

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I massacri compiuti da Ed Gein lasciarono un solco profondo nella coscienza collettiva americana. Per la prima volta la minaccia alla propria esistenza non veniva da paesi stranieri, fobia sublimata nei romanzi e film di fantascienza dell’epoca. Gli orrori commessi dai nazisti nei campi di concentramento, di cui all’epoca cominciavano ad arrivare testimonianze fotografiche (come raccontato nello splendido e doloroso Mostri di Barry Windsor-Smith di cui abbiamo già parlato), rivivono nella follia omicida di Gein, che dagli eccidi nazisti era rimasto affascinato. L’America improvvisamente scopriva che il mostro può essere anche l’inquilino della porta accanto. L’inquietudine derivante da questa consapevolezza verrà elaborata dalla cultura popolare col genere degli slasher movie che, dal precursore Psycho arrivando fino a Non aprite quella porta e affini, porteranno sul grande schermo gli orrori di cui Ed Gein si rese responsabile nella vita reale.

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I 13 albi del Free Comic Book Day 2022

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Bao Publishing, Panini Comics, Saldapress, Sergio Bonelli Editore e Star Comics, uniscono le forze per dar vita all'edizione 2022 del Free Comic Book Day 2022 che partirà dal prossimo 1 dicembre. Di seguito potete leggere tutti i dettagli dell'iniziativa mentre, nella gallery in basso, trovate tutte le cover degli albi proposti.

"FREE COMIC BOOK DAY ITALIA

- Un giorno lungo un mese! -

Da giovedì 1 dicembre e per tutto il mese torna l’appuntamento annuale che celebra l’arte del fumetto

Panini Comics, Sergio Bonelli Editore, Star Comics, saldaPress e BAO Publishing propongono 13 albi esclusivi in distribuzione gratuita nelle oltre 330 fumetterie aderenti all’iniziativa

Torna per il settimo anno consecutivo il Free Comic Book Day Italia, l’appuntamento interamente dedicato all’invito alla lettura del fumetto che permetterà di ricevere, nelle fumetterie aderenti in tutta Italia, albi speciali inediti a distribuzione gratuita scelti dalle principali case editrici di fumetto italiane.

Anche quest’anno il Free Comic Book Day Italia durerà un mese intero: da giovedì 1 e per tutto dicembre, fino ad esaurimento scorte, le fumetterie aderenti all’iniziativa distribuiranno gratuitamente gli albi inediti pensati esclusivamente per l’evento, importanti preview di volumi in uscita nei prossimi mesi.

Il Free Comic Book Day (nato negli USA nel 2001 e arrivato per la prima volta nel nostro paese nel 2016) coinvolge 5 tra i principali editori di fumetti in Italia: Panini Comics, Sergio Bonelli Editore, Star Comics, saldaPress e BAO Publishing. Una partnership che rafforza un’iniziativa che vede importanti team editoriali in prima linea per la promozione del fumetto e dei suoi autori.

Le proposte del Free Comic Book Day Italia di quest’anno sono: Crisi Oscura sulle Terre Infinite, Marvel Voices, Grendel, Deadpool Samurai e Speciale Zio Paperone (Panini Comics); Dragonero: Gli Eroi (Sergio Bonelli Editore); A Couple of Cuckoos, Welcome to the Ballroom, The God of High School, Tokyo Aliens (Star Comics); Newburn Volume 1 e Sex Volume 1 (saldaPress); Il Mito del Frutteto di Ossa (BAO Publishing).

Sono oltre 330, un numero in grande crescita rispetto alla scorsa edizione, le fumetterie che aderiscono al Free Comic Book Day Italia, pronte ad accogliere nel mese di dicembre tutti i lettori. Un’iniziativa di successo che si conferma anno dopo anno come una data speciale da segnare in calendario per i lettori di fumetti affezionati e un modo per le fumetterie di attirare i curiosi che vogliono scoprire (o riscoprire) la nona arte.

La lista completa è consultabile online, sul numero 375 del mensile di informazione per fumetterie Anteprima, nonché su tutti i canali social di Panini Comics, Sergio Bonelli Editore, saldaPress, Star Comics e BAO Publishing.

Buona lettura e viva il fumetto!

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Panini Comics presenta Fantastici Quattro: Speciale Anniversario

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Ricceviamo e pubblichiamo:

FANTASTICI QUATTRO SPECIALE ANNIVERSARIO

Un albo da collezione che racchiude due delle storie più iconiche del Quartetto ridisegnate dai migliori artisti contemporanei.

Cover italiana d’eccezione disegnata da Leo Ortolani e ambientata a Lucca.

A 61 anni dalla nascita del primo super gruppo Marvel e in occasione di Lucca Comics & Games 2022, Panini Comics presenta Fantastici Quattro: Speciale anniversario, uno speciale che ospita due delle storie più iconiche del Quartetto ridisegnate dai migliori artisti contemporanei. Disponibile in fiera dal 28 ottobre al 1° novembre (in fumetteria e su Panini.it dal 3 novembre), Fantastici Quattro: Speciale anniversario è uno scrigno contenente l’estro di un nutrito numero di autori di fama internazionale e le loro reinterpretazioni dei Fantastici Quattro: Pepe Larraz, Kim Jacinto, Carlos Pacheco, Walter Simonson, Marco Checchetto, Alessandro Cappuccio, Simone di MeoStefano Caselli e Leo Ortolani. Proprio il papà di Rat-Man impreziosisce questo imperdibile albo con un’esclusiva copertina inedita italiana che catapulta la Cosa e compagni nella meravigliosa città di Lucca.

Sono moltissime le ragioni che fanno dei Quattro di New York una delle colonne portanti della storia del fumetto. Fantastic Four #1, pubblicato l'8 agosto del 1961, è l’albo che di fatto segnò l’inizio della Marvel Age of Comics, l’Era Marvel del Fumetto, e che rivoluzionò il panorama dell’editoria americana e non solo. Ed è proprio dalle pagine di quella testata che hanno in seguito esordito un’infinità di personaggi e scenari oggi amatissimi: da Pantera Nera e il suo Wakanda a Galactus e Silver Surfer, da Freccia Nera e gli Inumani di Attilan agli Skrull, e molti altri ancora.

Per il sessantesimo anniversario della nascita dei Fantastici Quattro, celebratosi nel 2021, Marvel ha riunito i migliori artisti di oggi chiedendogli di reinterpretare e reimmaginare le immortali pagine ideate sessant’anni fa dai leggendari Stan Lee e Jack Kirby. A ogni disegnatore è stato assegnato il compito di realizzare la propria versione, in completa libertà artistica, di una pagina da Fantastic Four #1 o dello speciale Annual in cui viene celebrato il matrimonio tra Mr. Fantastic e la Donna Invisibile. Ora il risultato arriva finalmente in Italia e fa risplendere ancora una volta quelle intramontabili storie.

Fantastici Quattro: Speciale anniversario è un vero e proprio pezzo da collezione per tutti gli appassionati di fumetto Marvel, una chicca che vi riporterà alle origini della Prima Famiglia Marvel per riassaporarle in un modo completamente diverso.

Fantastici Quattro Speciale Anniversario cover

Uscita
: 3 novembre
Prezzo: 8,90 €
Pagine: 52
Rilegatura: Brossurato
Formato: 18x26 cm
Interni: Colori
Distribuzione: Fumetteria, online

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Strange Adventures 1 e 2, recensione: la definitiva decostruzione dell'eroe spaziale Adam Strange

Strange Adventures

Apparso per la prima volta nel 1958 sulle pagine dell’antologica Showcase, Adam Strange fu creato dall’editor Julius Schwartz in un periodo in cui la DC stava cercando di allargare sempre di più la sua offerta per i giovani lettori, che erano tornati in massa a leggere fumetti, grazie al profondo rinnovamento nei contenuti che investì il medium a partire dal 1956, anno nel quale Barry Allen divenne il nuovo Flash, dando il via a una seconda età dell’oro per i comics americani, oggi nota come Silver Age.
 
Dopo che Murphy Anderson ne ideò il costume, il personaggio fu lasciato nelle abili mani di Gardner Fox, con Mike Sekowsky a occuparsi dei disegni. Di lì a poco, tuttavia, Adam Strange venne trasferito su un’altra testata, la fantascientifica Mistery in Space, e le matite passarono al grande Carmine Infantino. Lo spostamento su Mistery in Space aveva una sua ragione ben precisa. Il personaggio, infatti, non possedeva le tipiche caratteristiche di un supereroe - sebbene presto entrò a far parte della Justice League - ma sembrava piuttosto appartenere a quel filone letterario generalmente identificato con il nome di planetary romance, divenuto molto popolare agli inizi del Novecento grazie allo scrittore Edgar Rice Burroughs e ai suoi eroi John Carter di Marte e Carson di Venere e che vide successivamente importanti epigoni nei fumetti come Buck Rogers e Flash Gordon.

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Nella sua prima storia da protagonista, il nostro Adam è un archeologo che – mentre cerca di sfuggire ad alcuni discendenti degli inca, furiosi per averlo sorpreso a trafugare un antico tesoro perduto – viene improvvisamente investito da un’energia misteriosa, che lo trasporta istantaneamente sul pianeta Rann. Qui viene condotto nella città di Ranagar, dove apprende dagli scienziati del luogo che il suo arrivo è stato determinato dal cosiddetto Raggio Zeta, concepito in realtà come un mezzo per comunicare con la Terra, ma poi trasformatosi in un raggio di teletrasporto a causa di interazioni impreviste con radiazioni spaziali sconosciute. Su Rann, Adam vive da subito avventure mirabolanti, che lo vedono spesso contrapposto ad altre razze aliene, sempre intenzionate a conquistare quello che diventerà il suo pianeta adottivo, dove presto – e in maniera alquanto prevedibile - troverà anche l’amore della bella principessa Alanna. L’effetto del Raggio Zeta, tuttavia, tende a esaurirsi e nel momento in cui questo succede, l’eroe viene trasportato indietro sulla Terra, costretto ad aspettare che l’emissione energetica si manifesti un’altra volta, per poter tornare alla sua nuova casa.

Le storie del personaggio vanno avanti fino a metà degli anni Sessanta, ripetendo costantemente lo stesso schema: arrivo su Rann, combattimento contro la minaccia di turno, rientro sulla Terra. Dopodiché, Adam Strange comparirà solo in veste di comprimario, almeno fino ai primi anni Ottanta quando torna a essere protagonista di nuove avventure, che, però, continuano a seguire il canovaccio delle precedenti. Poi, nel 1987, durante la sua celebre gestione di Swamp Thing, Alan Moore decide di offuscare l’alone di purezza di quelle storie, rivelando che il Raggio Zeta aveva avuto fin dall’inizio come scopo il trasporto su Rann dei terrestri, affinché essi potessero sopperire alla quasi totale infertilità della popolazione maschile del pianeta (una sorta di Handmaid’s Tale all’inverso, in altre parole). Tale scomoda verità segna la fine dell’innocenza per Adam Strange, le cui imprese successive verranno di frequente intervallate da avvenimenti più cupi e drammatici. Fino ad arrivare al maggio del 2020, allorché nelle fumetterie americane esce il primo numero della miniserie Strange Adventures (che riprende il nome della collana dove, tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta, furono ristampate le apparizioni del personaggio su Showcase e Mistery in Space), in cui la decostruzione dell’eroe spaziale viene portata al suo definitivo compimento.

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Autore dei testi è l’ormai lanciatissimo Tom King, che, come in altri suoi lavori, imbastisce una trama poco lineare sebbene, questa volta, riesca brillantemente a contenerne la complessità narrativa, a dispetto di una vicenda sviluppata su due piani temporali differenti. Più precisamente, nel presente vediamo Adam e Alanna abitare sulla Terra, dopo aver guidato, in una guerra lunga e dolorosa, il popolo di Rann alla vittoria sullo spietato Impero dei Pykkt. Nel passato, invece, assistiamo proprio all’arrivo dei Pykkt sul pianeta e alle fasi più importanti del conflitto. Le due storyline procedono in parallelo, scambiandosi lo scenario di continuo, dando l’impressione, all’inizio, di essere solo due momenti diversi del medesimo racconto. Presto, tuttavia, gli eventi del presente cominciano a prendere una piega del tutto inaspettata e molte certezze, anche le più solide, vengono apertamente messe in discussione.

Strange Adventures rappresenta per lo scrittore americano la nuova tappa di un percorso avviato con Omega Men e proseguito – pur con intenzioni e toni differenti – nell‘ottimo Sheriff of Babylon. L’assunto di base è sempre lo stesso: quando c’è di mezzo la guerra, la realtà non è mai come sembra (un’affermazione apparentemente ovvia, ma – pensando alla triste attualità del conflitto russo-ucraino - spesso minimizzata) e per far sì che questo messaggio non possa essere frainteso, King decide di tornare a impiegare ambientazioni di fantasia, perché consapevole che riferirsi ad accadimenti reali – come è stato per la guerra in Iraq in Sheriff of Babylon – potrebbe in qualche modo limitare la sua libertà di azione, con il rischio di non riuscire a trasmettere fino in fondo, le lezioni indigeste apprese durante i suoi anni trascorsi alla CIA. E, in effetti, far apparire così inadeguata la figura classica del supereroe, aiuta a evidenziare con maggior forza quanto sia difficile, in determinate circostanze, tracciare un confine tra buoni e cattivi o a far risaltare, in tutta la loro sgradevolezza, le controverse decisioni da prendere per ribaltare le sorti di un conflitto. In aggiunta, per portare allo scoperto ogni forma di ambiguità e drammi ancora più laceranti, o per cercare di spiegare come alcune scelte deplorevoli siano, a volte, tragicamente inevitabili, l’autore statunitense non circoscrive questo trattamento ai soli protagonisti – tutte figure di secondo piano dell’Universo DC e, quindi, facili da rimodellare – ma lo estende a comprimari di lusso del livello di Batman, Lanterna Verde e Superman. Emblematici, in proposito, due incontri tra Adam e quest’ultimo: uno nel passato, all’inizio dell’invasione, dove l’Uomo d’Acciaio decide pragmaticamente - ma anche con molto cinismo - di restare sulla Terra, invece che andare in soccorso di Rann. Il secondo nel presente, quando Adam rinfaccia all’amico la sua scelta, che lo ha costretto a compiere atti terribili, pur di non lasciare nelle mani dei Pykkt il pianeta di sua moglie.

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Come era logico attendersi, King non manca di sottolineare quanto la percezione di un determinato avvenimento possa sembrare totalmente diversa in relazione al contesto, ai punti di vista, alle persone coinvolte o alle informazioni fatte circolare, denunciando esplicitamente il processo di semplificazione - se non di vera e propria mistificazione - in atto nei media contemporanei. Nei passaggi maggiormente drammatici, la sua prosa è asciutta, schietta e radicale e si manifesta attraverso dialoghi molto realistici, che – Mr. Terrific a parte, dato il suo ruolo all’interno della vicenda - ci restituiscono personaggi più umani di quello che sarebbe lecito aspettarsi da superuomini in calzamaglia (o in tuta spaziale) abituati a ergersi come difensori di interi pianeti. D’altronde, la capacità di saper descrivere con estrema naturalezza i rapporti interpersonali, arricchendoli di poesia o tragicità a seconda delle situazioni, è una delle qualità più importanti della scrittura di King, che in Strange Adventures trova, forse, la sua massima espressione.

Naturalmente, mentre le differenze tra presente e passato cominciano a farsi evidenti, assistiamo anche a un progressivo cambio di stile nella narrazione. E se la guerra su Rann – benché non ci vengano risparmiate le brutalità di entrambi gli schieramenti - continua a essere dipinta come l’eroica resistenza di un popolo contro la ferocia degli invasori, nel presente veniamo coinvolti in una lenta discesa nell’oscurità, che fa emergere ferite profonde, ancora lontane dal rimarginarsi. Alla fine, la separazione è netta: da un lato abbiamo la vittoria sui Pykkt che, nonostante il suo enorme carico di sacrifici e orrori, pare preannunciare - con spirito quasi hollywoodiano - un futuro pieno di speranza. Dall’altro, abbiamo una realtà segnata dall’ipocrisia e dall’inquietudine, che King decide di raccontare seguendo le regole del thriller investigativo, esattamente come aveva già fatto in Omega Man e in Sheriff of Babylon (o nella recente miniserie dedicata a Rorschach), ottenendo, però, un esito ancora più dirompente, determinato non tanto dal registro mutevole dei salti cronologici, ma piuttosto dalla notevole tensione che si crea non appena la cospirazione comincia a palesarsi. King calibra i tempi scenici alla perfezione e il risultato è un autentico pugno nello stomaco del lettore, totalmente impreparato a gestire la scomoda verità che si apprende negli ultimi capitoli.

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Tale contrasto trova una completa corrispondenza anche nei disegni, dove gli stili dissonanti di Mitch Gerards ed Evan Shaner, i due validissimi artisti (entrambi - pur se in misura diversa - già collaboratori dello scrittore americano in altre sue opere) chiamati a dar vita rispettivamente agli eventi ambientati nel presente e a quelli nel passato, esaltano le crescenti divergenze della sceneggiatura. Gerards, rinunciando del tutto a ogni forma di schematizzazione, tarando con precisione le espressioni e facendo un uso magistrale del colore, ci regala personaggi autentici, desiderosi di abbandonarsi alla loro quotidianità, ma pure incapaci di reprimere le ombre che li tormentano o di nascondere il loro vero essere. Shaner, per contro, con il suo tratto pulito e classicheggiante è perfetto nel rappresentare il valore, lo spirito di sacrificio e la determinazione dell’eroe, così come la bellezza di Alanna o le differenze "somatiche" dei vari popoli di Rann. Tutti elementi che, persino nei momenti più intimi, trasportano il lettore all’interno di quell’epopea avventurosa con cui King ha scelto di raccontare il passato.

Anche la costruzione delle tavole rispecchia questa asimmetria: sebbene entrambi i disegnatori utilizzino nella maggior parte dei casi una gabbia a tre vignette orizzontali, Gerards a volte ritorna alla divisione a nove riquadri - che aveva già sperimentato con successo in Mister Miracle – allo scopo di mettere in evidenza i dettagli, di allungare i dialoghi, di raffreddare le emozioni, mentre Shaner fa un largo uso delle splash-page, più idonee per mostrare gli scontri tra gli eserciti, i grandi spazi, la fisicità dei protagonisti o, in generale, per imprimere un ritmo accelerato alla narrazione o per amplificare la drammaticità degli avvenimenti. Il fatto sorprendente, tuttavia, è che spesso la differenza di stile si nota appena perché i due autori sono molto bravi a scambiarsi di ruolo, mantenendo una sorta di continuità nella luminosità e nella gradazione dei colori. È solo la discordanza nei toni a far intuire il mutamento dello scenario, prima che intervenga la trama a darcene una conferma. Il medesimo effetto, benché in forma più estrema, è ampiamente percepibile nelle copertine degli albi, di cui sono state realizzate due versioni – una da Gerards e l’altra da Shaner - per ognuno dei dodici numeri che compongono la serie. Molte ritraggono la stessa scena, ma vista da due prospettive diverse, quasi come uno specchio che riflette un’immagine distorta di quella – almeno in apparenza - reale.

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Affondando le sue radici nel revisionismo che diede un forte scossone al genere supereroistico negli anni Ottanta, Strange Adventures si configura come un’ulteriore evoluzione di quei concetti, oltre a essere una continua fonte di riflessione e un’analisi lucida e spietata dell’incertezza che domina i nostri tempi. Un’opera che si pone ai vertici del fumetto americano contemporaneo, assolutamente imprescindibile per ogni appassionato e che Panini Comics ha degnamente valorizzato con un’elegante edizione in due volumi cartonati.

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