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Persepolis: l’Iran di Marjane Satrapi

Talentuosa scrittrice e disegnatrice di origini iraniane, Marjane Satrapi è divenuta in breve tempo un vero e proprio caso letterario. Laureatasi nel ’94 in Arti Grafiche con una tesi su un progetto di parco letterario sui miti persiani, ha lasciato volontariamente il suo paese natìo per emigrare in Francia, dove l’incontro col fumettista David B. ne ha rivoluzionato la vita artistica, introducendola nell’ambiente della bande dessinée francese e della casa editrice L’Association, fondata nel ’90 da Jean Christophe Menu, Lewis Trondheim e lo stesso David B.

Artista poliedrica, la Satrapi affianca all’attività di fumettista anche quella di disegnatrice di libri per l’infanzia, scrittrice di racconti e autrice di strisce satiriche per giornali quali «Internazionale», «Flair» e il prestigioso «New York Times». Indissolubile fil rouge delle sue opere è però sempre il profondo e inscindibile legame con la terra d’origine, a volte amaro e malinconico, altre più violento e provocatore.

Ma è soprattutto la produzione fumettistica a esprimere meglio di altri media la sua originale maniera di intendere l’arte. Convinta che un crudo bianco e nero possa avere la stessa dignità di un’opera a colori, che il proprio racconto personale possa assurgere a caso universale, che la propria vita possa offrire materia di riflessione per quella altrui, la scrittrice ha saputo mostrare ai suoi lettori, attraverso il potere e la forza del disegno e la sincerità delle storie, uno spaccato della sua esistenza, del suo passato, delle tradizioni del suo popolo in modo originale e disincantato.

Con il racconto a fumetti Pollo alle prugne (2004), l’autrice iraniana riflette, attraverso la parabola esistenziale di un antenato musicista (suo alter ego), sulle complicazioni di una vita interamente dedita all’arte e al sogno.
Assolutamente spietato è invece il ritratto familiare che emerge da Taglia e Cuci (2003) dove, con l’innocua metafora del cucito, la Satrapi svela con piglio divertito e intelligentemente ironico difetti e pregi del mondo maschile, gioie e dolori del matrimonio. L’usanza, tutta al femminile, del samovar da sorseggiare tranquillamente dopo pranzo si trasforma infatti in casa Satrapi in un ricamo (Broderies è il titolo originale dell’opera) sfacciato degli affari altrui, dei mariti altrui, della vita sessuale altrui (inibita o libera, non importa), svelando ancora una volta la faccia nascosta delle abitudini e delle usanze persiane.

Capolavoro indiscusso è infine il graphic novel Persepolis, serializzato in Francia a partire dal 2000, che ha ricevuto il plauso unanime della critica e del pubblico, nonché l’Alph’Art al prestigioso Festival International de la Bande Dessinée d’Angoulême. Il romanzo a fumetti racconta in prima persona le vicende autobiografiche della giovane e ribelle Marjane, instancabile divoratrice di libri cresciuta presso una famiglia liberale e progressista, che nel 1980 assiste, suo malgrado, al violento trapasso dal regime persiano filo-occidentale dello scià Muhammad Reza Pahlavi a quello islamico e fondamentalista dell’ayatollah Khomeini. Costretta dai protettivi genitori a lasciare il Paese, per via del carattere troppo poco incline ai compromessi, la protagonista si rifugia in Austria, dove cerca di vivere intensamente i suoi quattordici anni, aldilà dei pregiudizi e dei luoghi comuni. Ritornata presto in patria perché orgogliosamente convinta di non volere e non potere rinunciare alle proprie radici, Marjane non può, però, che assecondare l’anelito alla piena espressione della propria prorompente personalità, tanto da decidere, ormai adulta e matura, di lasciare definitivamente l’Iran e di scegliere come patria d’adozione la Francia.

La chiave del fascino di quest’opera è semplice. Unendo autobiografia e storia in uno speciale connubio vincente (già noto ai lettori del Maus di Art Spiegelman), essa fa perno sulla pungente arma dell’ironia, sulla semplicità del tratto e sull’universalità del messaggio che veicola. Semplicità e realismo stilizzato, infatti, servono all’autrice per raccontare la propria vita, la ribellione adolescenziale, i rifiuti e i compromessi dell’età adulta. L’opera non è quindi (solo) un atto d’accusa contro il regime, ma intende soprattutto rappresentare il tentativo della protagonista di trovare il proprio posto nel mondo, accompagnato sempre da un irrefrenabile e caparbio amore per la vita.

Il successo mondiale della serie e l’incontro fortuito con il regista Vincent Paronnaud ne ha reso poi possibile un adattamento per il grande schermo, che ha già ottenuto l’ambito Premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes e una candidatura agli Oscar come “Miglior film d’animazione”.

Attraverso l’intera sua produzione, ad un tempo lirica ed essenziale, ironica e schietta, la Satrapi riflette e ci fa riflettere, sorride e ci fa sorridere, scegliendo di raccontare, con piglio ora arrabbiato, ora sincero, la sua volontà di vivere pienamente la vita, di raccontare il suo Paese, di trasmettere l’amore per la sua terra e i suoi conterranei anche sullo sfondo delle tragedie di cui siamo ogni giorno spettatori e, quindi, testimoni.

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