Mad Run #1: Il Dr. Strange di Steve Englehart fra follie e tradimenti
- Scritto da Luca Tomassini
- Pubblicato in Focus
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Stampa
Benvenuti a Mad Run, nuova rubrica del palinsesto di Comicus che vi accompagnerà attraverso le svolte narrative più folli, inaspettate ed irriverenti del comicdom a stelle e strisce. Compiremo insieme un viaggio a ritroso nel passato, in alcuni casi remoto e in altri prossimo, alla riscoperta di run celebrate o dimenticate che, ad un certo punto, hanno compiuto una svolta narrativa strana ed inaspettata. Una full immersion nel bizzarro che non risparmierà anche celebratissimi autori beniamini del pubblico.
La run di cui parleremo oggi mi riporta alla mente i miei primissimi incontri col meraviglioso universo Marvel di quand’ero bambino. Non avendo ancora imparato a leggere, mi limitavo solamente a sfogliare le pagine di quei meravigliosi, ultimi albi della leggendaria era Corno che si avviava malinconicamente alla conclusione. A volte non ricordo neanche cosa ho fatto la settimana precedente ma ricordo perfettamente l’inverno del 1980, quando mia madre tornò a casa con un numero dei Fantastici Quattro comprato per consolarmi, visto che ero a letto con un bel febbrone. Si trattava del numero 250, “Morte Nella Palude”, e non era una storia particolarmente significativa: in quel periodo la Corno mischiava le storie di Fantastic Four con quelle in solitaria della Cosa tratte da Marvel Two-In-One. Questa qui aveva il pregio di essere il prologo alla saga del Progetto Pegaso e di essere disegnata da un disegnatore dotato di uno stile che rubava l’occhio, un certo John Byrne che di lì a poco sarebbe diventato una star, ma nulla più. Di quegli ultimi numeri de I Fantastici Quattro Corno ricordo alcune chicche, come quella storia disegnata da un giovane Frank Miller con la partita a poker tra la Cosa, Nick Fury e amici ma soprattutto la variegata galleria di comprimari: le atmosfere notturne della Donna Ragno disegnata da Carmine Infantino, la fantascienza del Killraven di Don McGregor e Philip Craig Russell, la Ms. Marvel di Chris Claremont, la terribile prima apparizione di Satana, The Devil’s Daughter, in un raccontino breve a firma Roy Thomas e John Romita Sr. che ben poco s'addiceva alle letture di un bambino di pochi anni.
Ma tra tutti questi personaggi, ben pochi avevano catturato la mia attenzione come il Dottor Strange, il Maestro delle Arti Mistiche. Stephen Strange era un personaggio in cui la Corno credeva molto così, dopo averlo proposto in appendice al suo primo mensile, L’Uomo Ragno, lo aveva poi inserito nelle testate de I Difensori e di Hulk & I Difensori, per poi finire la sua corsa, prima della chiusura dell’editore milanese, su I Fantastici Quattro. Furono queste ultime le storie in cui mi imbattei, e una in particolare mi si stampò ben impressa nella mente. Quella in cui la fidanzata e apprendista di Strange, Clea, tradisce il buon Dottore che è impegnato a proteggerla da un mago malvagio… con Beniamino Franklin! Scioccato da un simile comportamento, per anni ho rimosso questa storia, capitolo finale della brillante run di Steve Englehart su Doctor Strange… salva vederla riapparire recentemente nel penultimo volume della notevole Serie Oro da edicola dedicata al personaggio. Una caduta nell’assurdo e nel bizzarro tale da meritare l’onore di aprire la nostra rubrica! Esaurita la narrazione delle “origini segrete” di questo redattore, che peraltro non avevate mai richiesto, parliamo un po’ del nostro autore.
Steve Englehart è un nome fondamentale della Marvel degli anni ’70 e non solo, uno dei primi sceneggiatori a guadagnarsi un numero nutrito di fan accaniti (tra cui un giovane Grant Morrison) grazie ad idee non convenzionali e a trovate fuori dall’ordinario. Prima di trasferirsi in casa DC, dove scriverà con successo Batman e Justice League, segna il decennio della Casa delle Idee con alcune run consegnate alla storia: "L’Impero Segreto" e "Nomad" per Captain America, "La Madonna Celestiale" per Avengers e "Una Realtà Separata" per Doctor Strange. L’ultima serie in particolare, realizzata inizialmente insieme al disegnatore Frank Brunner, sembra essere la sede ideale per la fantasia senza limiti di Englehart, aiutata dall’assunzione regolare di LSD e altre sostanze allucinogene. Entrarono nella leggenda le serate a base di acidi di Englehart e Brunner insieme a Jim Starlin, che in quel momento lavorava a Captain Marvel, come raccontato nel fondamentale volume di Sean Howe Marvel Comics: Una Storia di Eroi e Supereroi che ogni vero true believer deve possedere. Se Starlin riversava le conseguenze dei suoi sballi nelle storie cosmiche di Capitan Marvel, Englehart realizzava le storie di Dottor Strange come un trip psichedelico che incarnava lo spirito dell’epoca. Il suo Doctor Strange stava al fumetto come i dischi dei Pink Floyd e di Emerson Lake e Palmer stavano alla musica. La serie gli forniva la possibilità, inoltre, di parlare apertamente dei suoi interessi maggiori: misticismo, occultismo, cabala ed astrologia.
Così, in Doctor Strange 17 dell’agosto 1976, in piena celebrazione del bicentenario degli Stati Uniti d’America, Englehart pensò bene di far compiere un viaggio a ritroso nel tempo a Strange e alla sua apprendista, fidanzata e futura moglie, Clea, alla scoperta della storia del misticismo in America. I due arrivano in un primo momento nella Londra del 1618 dove, dopo aver tramutato i propri costumi in abiti del tempo, fanno la conoscenza di Francis Bacon, filosofo e autore de La Nuova Atlantide.
Strange è affascinato dalla figura di Bacon come fondatore del misticismo occidentale. Nel loro incontro, lo scrittore confida al mago di aver ricevuto dal re il compito di dirigere il tentativo di colonizzazione del nuovo mondo, allo scopo di creare una società di uomini liberi, utopia che non era mai stato possibile realizzare in Europa. Poco dopo, il convivio viene attaccato da Stygyro, un mago dalle motivazioni misteriose che sembra voler mettere i bastoni tra le ruote alla nascita della nazione americana. Dopo averlo messo in fuga, Strange e Clea ripartono fermandosi questa volta nel 1775, su una nave in viaggio da Londra alle Americhe (Doctor Strange 18). È qui che fanno la conoscenza di Benjamin Franklin.
Figura fondamentale della Rivoluzione Americana, politico, scienziato, inventore, diplomatico, giornalista, rappresentante eccellente dello spirito dell’Illuminismo, Franklin passò alla storia anche per alcune invenzioni di uso comune, come la stufa, il parafulmine e le lenti bifocali. In più, secondo numerose testimonianze dell’epoca, aveva la fama di essere un accanito donnaiolo, nonostante la sua scarsa avvenenza. Ma Strange è interessato alla figura di Franklin soprattutto come Gran Maestro della stessa Società di filosofi e mistici di cui aveva fatto parte Bacon. I due hanno appena cominciato a confrontarsi quando vengono attaccati da Stygyro. Strange pensa bene di chiudere Franklin e Clea nella stessa cabina e di sigillarla misticamente per la loro sicurezza.
Non si rende conto di cosa ha fatto! Colpito dalla bellezza di Clea, Franklin si mette subito all’opera per sedurla con parole suadenti. Il tipo ci sa fare! Si vanta pure di non essere un puritano. C’è da dire che negli episodi precedenti, Strange aveva trattato piuttosto male Clea. Messo a dura prova dopo gli scontri con Eternità e Dracula, il Mago Supremo aveva respinto con modi bruschi le attenzioni della sua fidanzata, dicendole di non avere tempo per lei. Certo non avrebbe mai immaginato questi sviluppi, illustrati dalle matite ombrose di Gene "Il Decano" Colan , subentrato a metà run a Brunner. Colan suggerisce con eleganza quello che, per la morale dell’epoca, non può essere mostrato. La cabina si trasforma abbastanza chiaramente in un’alcova. Terminato lo scontro con Stygyro, Strange torna dai due e si rende conto ben presto che sono diventati piuttosto intimi!
Englehart lascia la serie con questo numero per dissapori creativi. Dal numero successivo subentra al timone dei testi Marv Wolfman, editor della testata e sceneggiatore di Tomb of Dracula. La prima preoccupazione di Wolfman sarà quella di cancellare gli elementi più bizzarri conferiti da Englehart alla serie, togliendole però gran parte del fascino. Anche il tradimento di Clea viene cancellato con un colpo di spugna: viene rivelato che Ben Franklin era in realtà Stygyro camuffato e che tutta la vicenda era un incubo indotto per far vacillare le certezze di Strange. Ma nonostante questo “intervento dall’alto” noi ti abbiamo visto, cara Clea, ti abbiamo beccato!
È tutto per questa puntata di Mad Run e ricordate: non trascurate mai le vostre fidanzate e, soprattutto, non lasciatele mai sole con affascinanti uomini politici grassottelli dagli appetiti sessuali voraci!
Scrivete pure a Comicus o lasciate un commento sulla nostra pagina Facebook se desiderate un approfondimento sulla vostra mad run preferita.
E fino ad allora, che l’occhio di Agamotto vegli su di voi e vi protegga!
HEY, HO, LET’S GO!