Impressioni sparse - e un po' convulse - su New X-Men
di Youngest

clicca per ingrandire l' immagine Sergej Bubka, saltatore con l'asta, stabilì primati su primati facendosi alzare l'asticella di un centimetro alla volta, nonostante avesse la consapevolezza di poter saltare molto oltre. Grant Morrison ragiona alla stessa maniera, e questa filosofia del non tentare l'exploit inconsulto ad ogni occasione, pur passando di record in record, è qualcosa

cui bisogna plaudere senza indugi, in quanto giova a tutte le parti in causa: se l'autore può permettersi di convogliare i propri sforzi su pochi punti focali, sviluppandoli globalmente, il lettore avrà vita facile e felice nel concentrare solo su di essi la propria puntuale attenzione, per poi avere una più agevole visione d'insieme del fumetto stesso, che dal canto suo risulterà armonicamente omogeneo, pur nella sua screziatura. In sostanza, questo ineffabile scrittore ha colto l'essenza del fumetto seriale e l'ha messa in bella mostra: che l'intento sia filantropico, didattico o autocelebrativo, a noi poco importa. A voler approfondire la problematica della concezione che il britannico dal multiforme ingegno ha del fumetto mensile (quando non addirittura quindicinale),vengono rapidamente a

galla le diverse componenti che lo scozzese ha ritenuto opportuno inserire nel suo ciclo di New X-Men affinchè avesse un successo giustificato dalla qualità del prodotto. In primo luogo, ha compreso la necessità di mantenere costanti tra un episodio e l'altro direzione e verso del fluire della vicenda, non consentendole in alcuna occasione di
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costringere il lettore a ripassare periodicamente l'accaduto per non perdere il filo dell'intreccio. Niente fill-in, niente episodi unicamente retrospettivi deviare durante la propria corsa, in modo da non o introspettivi, che dilapidino la tensione accumulatasi in precedenza: se lo scioglimento della trama si allontana nel tempo, è solo perché accadono nuovi eventi imprevisti, secondo una struttura narrativa a gradini, non perché le spiegazioni vengano posticipate di alcuni mesi al fine esclusivo di allungare il brodo e vendere di più con meno fatica. Altra intuizione di rilievo, in merito all'adeguamento delle storie alla loro periodicità, è l'introduzione nel fumetto di una tecnica di regia che si potrebbe definire di presa diretta in pseudo-soggettiva di gruppo : in modo quasi spiazzante, attraverso le
clicca per ingrandire l' immagine parole dei personaggi, oppure solo sottinteso e destinato ad essere desunto da fattori esterni. Da ciò e dall'assenza di flashback, ellissi o sbalzi temporali superiori alle poche ore all'interno dei singoli episodi, con assoluta naturalezza e posto per assunto che il tempo nell'universo Marvel scorre più lentamente che nella realtà, scaturisce l'impressione

che ogni numero di New X-Men racconti gli avvenimenti susseguitisi in un certo lasso di tempo, diciamo la giornata stessa in cui il fumetto viene pubblicato, e che a noi non sia dato conoscere direttamente quanto prodottosi nel frattempo. È evidente che questo metodo di affrontare una narrazione destinata ad una pubblicazione cadenzata getta le proprie basi nella coerenza e coesione di atmosfere, personaggi e situazioni tra un numero ed il successivo, offrendo peraltro ragione di digressione verso la dibattuta questione della continuity: premesso infatti che essa è indispensabile alla conservazione dell'identità stessa del fumetto americano, migliaia di storie da conoscere a menadito per poter raccontare la propria sono un deterrente immotivato per qualunque autore scelga

di accostarsi ad una serie complessa come X-Men; pertanto, lo scrittore britannico ha risolutamente preferito orientare la fucina della propria inventiva in direzione della costituzione di presupposti che potessero dare origine ad una nuova epopea, destinata indistintamente a vecchi e nuovi fruitori, caratterizzata da una ferrea continuity interna
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alla gestione particolare. Ma la destituzione d'importanza di un'azione di pedante adesione alla tradizione precedente non è l'unico punto di attrito fra lo sceneggiatore dal lucente cranio rasato e certo genere di fan. Non di rado e con alterne motivazioni, infatti, gli si muove la critica di stare scrivendo degli Ultimate X-Men, piuttosto che degli X-Men: un simile apprezzamento, contrariamente ai propositi di chi ne è convinto assertore, dimostra che è avvenuto il pieno raggiungimento degli obiettivi che lo scozzese si era prefisso, e che quindi i suoi mutanti sono perfetti interpreti del mondo attuale. Nel tanto contestato Morrison Manifesto, per l'appunto, tralasciando i passi nello specifico, il concetto di fondo era la demistificazione.Per ottenerla, a mio parere, le strade possibili da seguire