Menu

Orfani 1: recensione in anteprima

Non c'è alcun dubbio sul fatto che Orfani sia uno dei fumetti più attesi dell'anno e i fattori che innalzano l'hype sono molteplici. Primo, l'esordio di una serie Bonelli è sempre un evento nonostante la miriade di novità -da Brad Barron in poi una media di 2-3 l'anno- abbia reso il lancio di un nuovo progetto una consuetudine piuttosto che un avvenimento eccezionale; secondo, il fatto che a bordo ci sia Roberto Recchioni, oltre a Emiliano Mammucari, autore dal largo seguito che riesce sempre a far parlare di sé (basti pensare alle sua recente nomina come supervisore di Dylan Dog); infine, ma non certo ultimo, parliamo della prima serie mensile a colori della casa editrice milanese. Un mix di elementi che indubbiamente ne giustifica la grande attesa.

Piccoli spaventati guerrieri

orfani a

Un raggio preveniente dallo spazio arriva sulla Terra e distrugge mezza Europa, gli alieni hanno attaccato il nostro pianeta. Un gruppo di ragazzi, senza più famiglia, viene prelevato e suddiviso in squadre con lo scopo di creare un esercito in grado di contrastare questa minaccia. Costretti a una dura prova di sopravvivenza, fra loro si distingue un gruppo soprannominatosi "Orfani" composto da ragazzi e ragazze proveniente dalla Spagna e dal Portogallo.
L'albo è suddiviso in due parti eguali: la prima va dall'attacco alla Terra alla prova di sopravvivenza dei protagonisti, la seconda ci fa compiere un balzo in avanti di qualche anno mostrandoci l'esercito ormai pronto per l'assalto al pianeta nemico da cui è partito il raggio. Si passa così dall'ambientazione terrestre post-apocalittica a quella spaziale con l'aspetto hi-tech che prende il sopravvento.
Giunti sul pianeta ostile, i soldati faranno il loro primo incontro con gli alieni.

Il primo numero di Orfani si dimostra puramente introduttivo e si evita accuratamente lo sviluppo di intrecci che possano distogliere il lettore dall'intento di presentare incipit (l'attacco alla Terra), personaggi (gli Orfani e i loro superiori) e scenari (mondo post-apocalittico e pianeta alieno).
Una serie di eventi narrati in maniera lineare e diretta in cui le pagine scorrono con estrema piacevolezza e in cui tutto funziona alla perfezione, permettendo a Recchioni di porre le basi della serie senza strafare, riservandosi di approfondire eventi, protagonisti e sottotrame nei prossimi numeri.

In quanto serie corale, già dall'esordio in Orfani c'è gran cura nel trattare i suoi protagonisti. Recchioni dosa i vari character ritagliando a ognuno di loro un piccolo angolino in cui nessuno ruba la scena e mostrando al tempo stesso il loro potenziale. Si gioca con qualche stereotipo, ma in maniera intelligente e mai fastidiosa. L'interazione fra i personaggi sarà sicuramente uno degli elementi portanti dei prossimi numeri e l'affiatamento fra i vari Orfani riesce fin da subito a creare empatia col lettore.

Una botta di colore

orfani b

Il vero protagonista di Orfani è tuttavia il colore.
Nella storia della Bonelli quest'elemento rappresentava l'eccezionalità, un'infrazione alla regola del bianco e nero, un regalo che l'editore era (ed è ancora) solito fare ogni 100 numeri di una testata per festeggiarne il traguardo.
Negli ultimi anni, in particolare grazie al clamoroso successo delle ristampe di Tex, Dylan Dog e Zagor con Repubblica e L'Espresso e con l'esordio del Dylan Dog Color Fest (a cui sono seguiti quelli di Tex e Zagor), si è compreso quanto questo componente fosse appezzato dal pubblico. Finora però, escludendo la testata inedita dedicata all'Indagatore dell'Incubo (più aperta a stili differenti), il colore è sempre stato usato in maniera accessoria e spesso piatta. Su Orfani invece il registro è totalmente differente.

Il lavoro svolto da Annalisa Leoni e Lorenzo De Felici è di alto profilo, moderno e curato in ogni minimo dettaglio. Si gioca sapientemente con luci, ombre e sfumature, mostrando tutto il potenziale del colore senza mai che quest'ultimo risulti invasivo o fuori luogo. Un effetto speciale che funziona bene e contribuisce in maniera determinante a rendere quella spettacolarità sui cui gli autori di Orfani tanto puntano.

Il tratto di Mammucari fra umanità e tecnologia

orfani c

È naturale pensare, giunti a questo punto, che per quanto ottima possa essere la colorazione, quest'ultima vale ben poco se non è accompagnata da altrettanto ottimi disegni. Ed è qui che entra prepotentemente in gioco Emiliano Mammucari. Il suo tratto, pulito e spigoloso, è pregevole sia nelle scene in cui ad aver risalto sono i protagonisti e le loro emozioni, sia in quelle d'azione in cui dinamicità e spettacolarità vanno di pari passo.
Mammucari è bravo nel dare personalità ad ogni personaggio: gli Orfani sono bambini comuni, non eroi con costumi sgargianti, eppure nella loro semplicità si intravede la loro identità. Volti comuni ma non anonimi.

La componente sci-fi (che emerge nella seconda metà dell'albo) fa dell'impatto visivo il suo punto di forza in un'opera fantascientifica. Nel caso di Orfani si rielaborano in maniera riuscita e funzionale tutti gli stilemi del genere non avendo alcuna pretesa di originalità da un lato, ma non scadendo dall'altro nella scopiazzatura pura. Il risultato, anche in questo caso, è positivo.
Il ritmo alto della sceneggiatura è ben sostenuto dalla tavole di Mammucari: numerose sono quelle prive di dialoghi, con vignette ariose o addirittura con splash-page. La composizione della pagina è sì moderna, in particolare nelle scene d'azione, ma senza fuoriuscire dai canoni bonelliani attuali.
I fattori che caratterizzano Orfani dal punto di vista grafico, nel panorama dell'editore milanese, sono da ricercarsi più nella modernità del tratto e nell'utilizzo del colore piuttosto che nella composizione della tavola stessa.

D'impatto la cover realizzata da Massimo Carnevale, artista che già in passato ha collaborato come copertinista con Recchioni per John Doe. Da aggiungere che, anche in quella occasione, Mammucari realizzò il numero 1.

In conclusione

orfani d

Il primo numero di Orfani mostra appieno le potenzialità della serie e dal suo eventuale successo potrebbe prendere il via una nuova linea in casa Bonelli che vada ad affiancare quella tradizionale. Un compito non semplice, tenendo in considerazione anche l'enorme sforzo produttivo e di costi che un progetto del genere comporta e che solo l'editore milanese è in grado di sostenere. Ma il lavoro di Mammucari, con l'ausilio di Leoni e De Felici, e di Recchioni sembra possedere tutte le carte in regola per riuscire nell'impresa.

Curato in ogni minimo dettaglio, la resa grafica finale di Orfani è spettacolare e la trama imbastita da Recchioni, per quanto semplice e lineare, riesce a mantenere alto l'interesse del lettore creando il giusto hype in attesa dell'albo successivo. Un'opera che sembra rifarsi ai blockbuster americani, che aggiunge non solo il colore ma anche un ritmo maggiore rispetto alla media bonelliana, pur non volendosi distaccare dalla tradizione dell'editore.
Se questo numero ci mostra un impianto fantascientifico abbastanza tradizionale, sappiamo dalle dichiarazioni degli autori che la fantascienza non è altro che un contenitore che verrà smantellato numero dopo numero per raccontare una storia decisamente meno tradizionale e di difficile collocazione. Staremo a vedere quanto i due creatori manterranno questa promessa.

Saranno anche Orfani, ma in Recchioni e Mammucari questi ragazzi hanno trovato due genitori che sanno bene come prendersi cura di loro.

Dati del volume

  • Editore: Sergio Bonelli Editore
  • Autori: testi di Roberto Recchioni, disegni di Emiliano Mammucari, colori di Annalisa Leoni e Lorenzo De Felici, copertina di Massimo Carnevale
  • Formato: brossurato, 21x16, 100 pp., col.
  • Prezzo: 4,50 €
  • Voto della redazione: 8
Torna in alto