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Manfredi sul finale di Shanghai Devil

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ATTENZIONE: l'articolo contiene spoiler.

Shanghai_DevilLa scorsa settimana abbiamo pubblicato la recensione all'ultimo numero di Shanghai Devil e un analisi dell'intera miniserie.
A completare il discorso pubblichiamo il commento all'analisi di Gianfranco Manfredi, che fa luce sull'interpretazione dala al finale della miniserie e su altri aspetti toccati nell'ultimo numero (e non solo).

"Grazie dell'articolo, ho molto apprezzato.

Riguardo al finale, Paolo ha capito perfettamente che ho voluto lasciarne l'interpretazione alla libertà e alla sensibilità dei lettori.
A me premevano due cose:
1. Una storia epica e bellica con un finale mistico è un totale capovolgimento delle regole cui siamo abituati. Spesso troviamo il nostro eroe che si rinfranca in Tibet o in qualche monastero (a inizio film), per poi tornare a combattere, recuperate le forze e la lucidità. Questo denuncia chiaramente come noi viviamo la "spiritualità": una specie di pausa riflessiva e meditativa, una ginnastica spirituale per rinfrancarci, dopo di che tutto torna come prima. Per la filosofia cinese invece (e non solo per la loro) l'armonia è uno stadio finale che si raggiunge al prezzo di esperienze sofferte, è il luogo, finalmente pacificato, da cui non si torna. Chuang Lai precisa che lui non è ancora maturo per la Sorgente, in quanto sente di dover ancora combattere;
2. Era ovviamente troppo complicato spiegare il Tao e non volevo essere didascalico, né fare il professorino. Ma credo si capisca che il viaggio di Ugo si conclude perché è arrivato al cuore della Cina, o meglio alla sua anima segreta. E l'anima della Cina, per me, è il suo culto per l'armonia. Duro da sostenere visto che l'immagine che abbiamo della Cina è completamente diversa, ma era a questo che volevo arrivare. Il punto più prossimo possibile a ciò che considero il vero "segreto" della Cina.

P.S. : su Meifong avete ragione, ho esitato ad approfondirne il carattere, da un lato volevo semplicemente mostrarne la dolcezza come UNICA caratteristica (Madame Niang dice da subito di lei che non è portata né per fare la prostituta, né per diventare una guerriera. Meifong non sa fare altro che essere se stessa, prendersi cura della sorellina e degli affetti. Dopotutto, mica roba da poco), dall'altro mi piaceva l'idea che Ugo stesso, sentimentalmente così confuso, non riuscisse a comprendere se non dopo molto tempo, se la sua era un'infatuazione passeggera dimenticata in guerra, oppure l'unico punto fermo nel suo vivere convulso, l'unica sua vera aspirazione. Da questo punto di vista, la lontananza di Meifong (anche la sua lontananza/assenza dalla vicenda) significa: se sono davvero importante per te, cercami.
Ciao e grazie ancora.

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