MARVEL IT PRESENTA:

 

 

 

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EPISODIO N.4:

PERSI NELLO SPAZIO E NEL TEMPO

 

Storia:

Giovanni Scoto "Eriugena"

Cover di:

Filippo Strozzi

Supervisione:

Carlo Monni

Editor in Chief:

Carlo Monni

 

 

NOTE

NOTA DELL'AUTORE

ANTEPRIMA

 

    Un altro mondo, molto simile al nostro – New York - Brooklyn
     Riesco a malapena  ad aprirmi il casco quando il primo conato di vomito mi esce a fiotti dalla bocca. L’odore acre dei succhi gastrici riporta la mia mente alla lucidità.
     Ogni muscolo del mio corpo è indolenzito, a malapena riesco a stare carponi. Prima che un altro conato mi faccia passare le pene dell’inferno riesco, con la coda dell’occhio, a vedere  Turbo, Namorita, Firestar e Speedball stesi a terra, nelle mie stesse condizioni. Deve essere un "effetto collaterale" del nostro viaggio dimensionale.
     Mi chiamo Dwayne Michael Taylor, sono un filantropo e milionario. Ho visto morire i miei genitori davanti agli occhi per scoprire che il loro assassino era l'uomo che mi aveva allevato dopo la loro scomparsa.  Tuttavia, prima di scoprire questi fatti, ho deciso di combattere il crimine, di essere lo spazzino della notte: Night Thrasher. È con questo fine che, con qualche imprevisto, ho creato i New Warriors.
     Mentre aiuto i miei compagni a rimettersi in piedi non riesco a fare a meno di guardarmi intorno. Senza ombra di dubbio ci troviamo esattamente nello stesso luogo dove eravamo pochi istanti prima di essere ingurgitati, assieme agli altri eroi, nel vortice spazio-dimensionale.
     Brooklyn, tuttavia, è irriconoscibile, come se fosse passata in mezzo a guerre e pestilenze. Il ponte omonimo è parzialmente crollato e l'isola di Manhattan è circondata ed isolata da una strana luminescenza rosa, una sorta di muro di luce o, forse, una barriera.
     Mi calo sul viso la maschera del casco ed inizio ad analizzare i dintorni con gli strumenti tecnologici della tuta. Tutto sembra morto e deserto.
     Poi all’improvviso, in direzione di Manhattan, il visore si riempie di luci rosse, passo alla visione normale ed una strana nube verdognola sembra dirigersi verso di noi.
     - Ragazzi abbiamo visite! – avverto gli altri.
     - Dwayne, vado a dare un'occhiata. – dice Firestar alzandosi in volo, subito seguita da Turbo e Nita.
     - Okay, ma state attente. –
     Mentre si dirigono verso la nuvola, ancora lontana, attivo la visione telescopica del mio elmetto.
     - Dannazione... tornate indietro! - urlo a squarciagola, ma ormai è troppo tardi.
     Anche loro hanno visto cosa è realmente quella nuvola verde: uno stormo di scarabei di dimensioni gigantesche. Allo scanner termico gli scarabei brillano come stelle. La loro temperatura interna è troppo alta per delle creature viventi.
     Firestar scaglia una poderosa scarica di microonde infiammando l’aria intorno alle creature, ma queste sembrano non subire il colpo; solo Turbo, con i suoi mulinelli d’aria, riesce a rallentarne la loro marcia inesorabile.
     Siamo in netta inferiorità numerica. – Ripiegate tra le rovine! – ordino mentre Nita, volteggiando nell'aria, mi afferra sotto l'attaccatura tra braccia e torso e mi trasporta verso i resti di quello che, una volta, era New York City.
     Uno scarabeo solitario ci si avvicina e, senza rifletterci troppo, lo colpisco con una raffica di mitra. L’essere esplode fragorosamente.
     - Sono dei robot! -
     Nel cielo, intanto, lo scontro si è fatto più cruento. Firestar, concentrandosi su uno scarabeo alla volta, riesce a danneggiare seriamente i robot con le sue emissioni di micro-onde, mentre Turbo blocca come può gli assalti coordinati della moltitudine di insetti robotici. Io, Nita e Speedball affrontiamo tra i palazzi in rovina gli insetti che ci danno la caccia.
     Per quanto noi ne distruggiamo, tuttavia, nuovi rinforzi sostituiscono le perdite dei nostri assalitori. La nostra avventura in questa terra alternativa rischia di essere di breve durata…

***


    “Il risveglio di Rina”
    Dove sono?
    È la prima domanda che Rina Patel, alias TimeSlip, si pone quando la nebbia che le offuscava la mente inizia a dissiparsi. Ricordare è difficile, tuttavia due cose le sono impresse nella mente: il freddo volto metallico di Techno ed il mantello candido dello sconosciuto che l'ha appena svegliata.
    La luce e' fioca nel luogo dove Rina si risveglia, ed il luogo le è totalmente ignoto. L'ambiente non assomiglia assolutamente al laboratorio di Techno, anche se tutt'intorno a lei ronzano molti macchinari. Quando Rina tenta di alzarsi in piedi barcolla e cade. Solo in quel momento, tuttavia, si rende conto che qualcosa in lei è profondamente cambiato: il pavimento non la ferma e con terrore si accorge di sprofondare, di essere immateriale!
     La sensazione e' quella di sprofondare nelle sabbie mobili. Il pavimento, che prima la sorreggeva, le sembra fatto di minuscoli granelli che cedono sotto il suo peso, se, a questo punto, di peso si può parlare. Dopo i primi attimi di puro panico, Rina tenta di aggrapparsi ad una sporgenza nelle sue vicinanze ma anche questa sembra fatta di sabbia e, pur cercando di afferrarla, questa le scivola via dalle mani. Il terrore aumenta quando il capo viene inghiottito dal pavimento. Per un attimo Rina ha il terrore di soffocare, ma ben presto si rende conto di non sentirsi bruciare i polmoni per la carenza di ossigeno e, con cautela, apre gli occhi.
     Non e' pronta per lo spettacolo che le si para davanti agli occhi...
Stelle, luminose come mai ne aveva viste, le ingombrano il campo visivo: lo spazio siderale la circonda.
     Dove sono finita? Si chiede nuovamente e, come per incanto, la risposta le viene svelata: una falce di luce fortissima la abbaglia all'improvviso e, dopo essersi abituata alla forte luce, si rende conto con sorpresa che sta fissando la luna.
     Rina si trova nello spazio immersa nel vuoto siderale assieme... assieme a cosa? Il suo sguardo sale per la travatura a cui pare essersi riuscita ad ancorare. Le dimensioni dell'oggetto sono imponenti. Una giungla di antenne, serbatoi e condotti intorno ad un grosso agglomerato centrale: anche se Rina non ha mai visto prima d'ora l'enorme costruzione, si rende conto che sta osservando una stazione spaziale in orbita intorno alla terra.    

***


     Un altro mondo, molto simile al nostro – Terra Selvaggia
     Mi chiamo Vance Astrovik e le ultime ventiquattrore della mia vita sono state, a dir poco, movimentate.
     Attualmente sto seguendo Matthew A. Plunder, quello che suppongo essere il figlio neonato di Kazar, ma è un ragazzo adulto. Precedentemente mi sono ritrovato, a seguito di una strana esplosione di energia, tra i ghiacci del Polo Sud ed a fatica sono riuscito a raggiungere la Terra Selvaggia o quello che ne resta. Il paradiso tropicale incastonato e nascosto tra i ghiacci polari, frutto dell'opera del potente Nuvali, ora si è ridotto ad una savana agonizzante. I dinosauri, che una volta popolavano questa nicchia ecologica creata dalla tecnologia aliena, stanno morendo e quello che una volta era già un posto pericoloso, a causa della scarsità di cibo, è diventato un luogo ancora più letale ed inospitale.
     Matthew mi sta conducendo da ciò che chiama “Mater Maxima”. Non ho ben capito chi o cosa sia, ma pare essere importante, almeno secondo il giovane ragazzo. Da quel che posso capire procedendo per i pendii della Terra Selvaggia ci stiamo dirigendo verso una zona centrale da dove proviene quella luce rossa che mi ha guidato alla salvezza tra le nevi polari. La temperatura progressivamente si sta alzando man mano che diminuisce la strada che ci separa dalla nostra meta.
     Matthew è una guida silenziosa, mi soffermo a pensare che, quando mi sono presentato al ragazzo, questi è rimasto colpito dal mio nome, come se lo conoscesse già, tuttavia non me ne è chiaro il motivo; non sono mai stati qui e pur sapendo chi è Kazar, non l'ho mai conosciuto di persona.
     - Siamo quasi arrivati, Vance Astrovik. -
     Le sue prime parole dopo tre ore di camminata!
     - Matthew, esattamente chi è la Mater Maxima? -
     - Guardati introno, cosa vedi?-
     - Ehm… - odio le domande trabocchetto! – la savana? – domando incerto.
     - Sì – mi risponde lui scagliando la sua lancia contro un cespuglio dal quale emerge un piccolo dinosauro che rantola morente davanti a noi.
     - E cosa lega la Mater Maxima con la savana? – domando io mentre mi affianco a Matthew che sta scuoiando meticolosamente il rettile.
     - La Mater è la savana. La Mater Maxima è questo animale, la Mater è in me. -
     - Ah! Mater Maxima è la vostra divinità!- esclamo io, con un colpo di illuminazione.
     - Sbagli, la Mater è una persona come me e te. Ti porterò a colloquio da lei. – così dicendo si carica sulle spalle la carcassa ripulita dalle interiora e ricomincia la marcia.

     Scende il crepuscolo e, finalmente, davanti a noi c'è l’enorme colonna, color rosso fuoco, che illumina il centro della Terra Selvaggia ed intorno ad essa inizio a scorgere la cinta muraria di una piccola città.
     L’arrivo, mio e di Matthew, non passa inosservato. La comunità che vive ai piedi della piramide a gradoni della Mater Maxima accoglie festante la carne di dinosauro portata da Matthew.
     Da quel poco che riesco ad osservare, la gente pare triste e sfiancata anche se noto l'inconfondibile presenza di alcuni soggetti mutanti o meta-umani.
     Mentre Matthew consegna alle cuoche il piccolo dinosauro io ho il tempo di girare un attimo per il piccolo villaggio. Le case appaiono costruite con terra e paglia, tuttavia la grande piramide a gradoni che sovrasta il villaggio è in solida roccia e le strade sono stranamente lastricate. Girovagando finisco in una piccola piazzetta dove al centro pare esserci una statua. La fisso con stupore. La figura scolpita rappresenta un uomo in battaglia e dietro di lui i suoi compagni. Si capisce a colpo d’occhio però che l’uomo di fronte è il capo, il condottiero: quell'uomo stranamente ha qualcosa di famigliare.
     - E’ Astrovik, lo sposo.-
     Quasi sobbalzo a sentire la voce di Matthew alle mie spalle.
     - Lo “sposo”? – domando perplesso, mentre, con la pelle d'oca, mi rendo conto che  l’uomo raffigurato dalla statua sono io.
     - Era lo sposo della Mater Maxima. Ma vieni. Mangia qualcosa, le donne hanno preparato del cibo per noi. Sarai affamato.-
     - Sì. – concordo sentendo il mio stomaco vuoto come non mai.
     La carne di dinosauro è deliziosa, con un lieve sentore di pollo, e le donne del villaggio  l’hanno cucinata insaporendola con varie spezie. Finalmente qualcosa di caldo nello stomaco, penso contento. Intanto intorno al fuoco gli uomini cantano una litania soffusa e i pochi bambini ballano e giocano allegri intorno al fuoco.  E’ una comunità piccola e modesta, ma felice del poco che ha.
     La musica è conciliante e, finito di mangiare, mi appoggio ad una roccia scaldata dal vicino fuoco, una sensazione di tepore mi pervade il corpo.
     - Dobbiamo incontrare la Mater, Vance Astrovik. – mi sprona Matthew.
     - Ti prego dammi ancora  un attimo, Mat. – sento le gambe totalmente sfinite. Solo allora capisco che sono allo stremo e, senza neanche pensare razionalmente a quel che faccio, mi sdraio rannicchiato davanti al fuoco sprofondando in un sonno senza sogni.
     L’ultima cosa che ricordo, prima di addormentarmi completamente, è Matthew che mi ricopre con una calda pelliccia.

***


     Un altro mondo, molto simile al nostro – New York, periferia
     Rage segue taciturno l'uomo che ha detto di chiamarsi Parker e che pochi minuti prima gli ha salvato la vita dall'agguato della milizia dell'Hydra.
Dalle poche parole che è riuscito a strappare al suo salvatore la loro destinazione è il rifugio dei "Ribelli", una sorta di esercito rivoluzionario la cui missione è soverchiare l'attuale regime dispotico che governa l'intero continente Americano.
     - Parker?-
     - Sii?-
     - Tu fai parte dei ribelli? -
     - No. -
     - Ed allora tu chi sei? -
     - Un cacciatore di taglie. -
     - Cosa !?! - domanda allibito Rage.
     - Non essere così sconvolto, ragazzo. Non dare giudizi quando non sai nulla su questo mondo.-
     - Mi stai portando da loro per soldi? - domanda Rage indispettito al cacciatore di taglie.
     - No. - risponde seccamente Parker e, come leggendo nei pensieri di Rage, gli precisa - Non pensare nemmeno lontanamente di fare qualche mossa insensata. Se vuoi scappare, scappa. Ma sappi che ti ho salvato una volta e non sprecherò il mio tempo per te un'altra. -
     - Ed allora per quale ragione mi dovrei fidare di te? - domanda in tono di sfida Rage.
     - Io pago i miei debiti. -
     - Potresti essere meno criptico? - domanda Rage.
     - No. -
     Rage si ferma.
     - Cosa stai facendo?- domanda stizzito Parker.
     - Ti ringrazio per avermi salvato ma, se non hai intenzione di spiegarmi per quale ragione mi stai conducendo dai Ribelli, non ho più intenzione di seguirti.- afferma deciso Rage.
     - ... - Poi Parker alza gli occhi al cielo e sussurra a denti stretti - Cocciuti mocciosi idealisti... - e poi nuovamente rivolgendosi a Rage - Sono in debito con il leader dei Ribelli. Una volta mi ha salvato la vita e, anche se io e lui non abbiamo i medesimi punti di vista, io pago i miei debiti.-
     Rage sta per fare un'altra domanda, ma Parker alza una mano. - Se ti stai chiedendo perché tu possa essere così importante per i Ribelli, ti basti sapere che per loro tu rappresenti La Speranza.  E queste sono tutte le spiegazioni che io ho intenzione di fornirti per ora. Fidati, ciò che non ti dico ora e' solo per il tuo bene. - conclude Parker mettendosi di nuovo in moto senza guardare se, dietro di lui, Rage ha continuato a seguirlo.
     Rage dopo qualche istante di riflessione si incammina al seguito del cacciatore di taglie.
     - Sono ore che stiamo camminando! - esordisce dopo un lungo silenzio Rage.
     - Siamo quasi...- le parole di Parker sono interrotte dal rumore di varie armi che vengono caricate. Un uomo vestito di stracci blocca loro la strada spianando un'arma puntata contro di loro. -  ... arrivati. -

***


     Un altro mondo, molto simile al nostro – Wakanda
     Albeggia nelle lande africane dove, come una gemma di granito ed ebano, sorge Nuova Xandar.  
     Il Primo Centurione passeggia solitario nei giardini adiacenti all'imponente tempio Nova. Accanto a lui Adora, l'accolita, sta confermando che Rider dorme nelle sale delle vestali ed è ignaro dei progetti che il Primo Centurione ha orchestrato contro di lui.
     - Ottimo, mia prediletta! – esclama soddisfatto il sacerdote supremo e governatore di Nuova Xandar.
     - Sono onorata di compiacerla, mio sire!- risponde, melliflua, Adora.
     - Come procedono le trattative con l'ambasciata del 4° Reich? - domanda l'alto prelato cambiando argomento.
     - Mi riferisce l'ambasciatore Ti'al Challa che Zemo pare molto interessato al nostro ospite.  Ma non capisco per quale ragione. -
     Prima che Adora possa aggiungere altro il Primo Centurione alza una mano e le impone il silenzio. Un uomo che indossa una tunica modesta e col cappuccio calato a coprire il viso pare aspettare l’altro prelato di Nuova Xandar dietro un gruppo di arbusti.
     - Adora, per favore vuoi scusarci un attimo. -
     - Come desidera, o sommo. – risponde servizievole la donna allontanandosi.

     - Salve vecchio! – Esordisce secco il Primo Centurione mentre il vecchio gli si avvicina.
     - Salve a te, oh sommo sacerdote! – gli risponde con voce crepuscolare il vecchio.
     - Cosa vuoi questa volta?- lo incalza il Primo Centurione.
     - Nulla di più di quanto tu mi abbia promesso! Il mio antico corpo necessita di nuove energie vitali! Sono venuto perché tu rispetti il nostro accordo.-
     - E sia! – gli concede il Primo Centurione - Chiederò a Zemo come contropartita per il nostro scambio le sue scorte mutanti, così potrai avere il materiale che brami tanto! –
     - Perfetto! Ma sta attento, i poteri che ti ho dato non sono un’arma invincibile. Non  sottovalutare questo nuovo Rider!- lo ammonisce il vegliardo.
     - Come hai saputo.... - domanda stizzito e stupefatto il Primo Centurione.
     Il vecchio sogghigna e non dice nulla.
     - Non ti preoccupare, vecchio! Il giovane Rider non saprà neanche cosa lo ha colpito!- il vecchio incappucciato guarda un attimo in alto, verso il tempio. Un uomo coperto solo da un corto pareo si affaccia ad un balcone ancora assonnato. Il vecchio sorride fugacemente senza che questa volta il suo interlocutore se ne accorga.
     - E così sia! Ma sappi che ho poco tempo per cercare il mio nuovo vessillo! Portamelo al più presto o sprofonderai con me nelle sabbie del deserto! – E così come era comparso, il vecchio scompare tra gli arbusti.
     Il Primo Centurione si incammina nuovamente verso il tempio, la sua carica comporta grandi responsabilità così come grande potere, ben conscio che il suo potente alleato non fa minacce invano.

***


     Un altro mondo, molto simile al nostro – Terra Selvaggia
     Un gentile tocco sulla spalla mi sveglia dal profondo sonno. Le stelle sono alte nel cielo ed intorno al focolare ormai non c'è più nessuno: solo Matthew e la sua lancia sono visibili nella penombra.
     - È ora di andare, Astrovik. Mi dispiace averti svegliato, ma Mater Maxima vuole assolutamente vederti ora. - afferma il giovane cacciatore.
     - Non ti preoccupare. Sono riposato, ora... Ed anch'io sono curioso di conoscere Mater Maxima - dico  stiracchiandomi.
Mi concentro e, con notevole sorpresa di Matthew, spicco il volo portandomi  dietro il giovane cacciatore. Ripresosi dallo stupore mi indica la sommità della piramide a gradoni.
     - Devi andare senza di me. - dice sconsolato – A noi non è permesso vedere la Mater Maxima. -
     Un po' stupito uso i miei poteri telecinetici, per far atterrare morbidamente Matthew vicino al focolare.
     Utilizzando la telecinesi la scalata della piramide a gradoni è facile e, finalmente riposato, non mi stupisco di cosa trovo al suo apice.
     - Angelica... - sussurro mentre osservo  attonito la Mater Maxima in tutto il suo potere.
     Al centro di una pira incandescente una donna totalmente nuda fluttua a mezz'aria, i suoi lineamenti, inconfondibili per me, sono difficili da riconoscere nel turbinio della fiamma.
     - VANCE! - sobbalza lei. - È proprio vero, dunque, sei tornato da me. - la sua voce è roca,  e le sue parole sono un misto di tristezza e di sollievo con un latente, ma percepibile da me, dubbio.
     - Non sono il Tuo Vance, Angelica. - le dico io avvicinandomi a lei, il calore è insopportabile.
     - Sì, lo so... l'ho visto morire tanto tempo fa... ma tu sei lui, così come me lo ricordo. - vorrei abbracciarla e consolarla, sento il suo dolore, ma appena cerco di avvicinarmi, il calore intensissimo mi respinge.
Non so come mi escono le parole, quasi mi stupisco di me stesso mentre lo chiedo, ma non riesco a farne a meno: - Com'è morto? - domando.
     - Con onore e coraggio. Lottando per un ideale, per la libertà di tutti i mutanti. - mi dice lei con tristezza.
     Solo ascoltando le parole della Mater Maxima mi rendo conto che all'apice della piramide, poco sotto il punto in cui lei fluttua nella fiamma, una quindicina di mutanti mi osserva mentre banchetta e viene servita dagli homo sapiens...
     Me ne rendo conto tutto d'un colpo. Matthew e gli aborigeni non vivono in capanne perché sono degli indigeni primitivi, ma perché sono degli schiavi! Schiavi dei mutanti accoliti della Mater Maxima. Schiavi della mia Angelica! O almeno di quella che sembra essere una versione futura di lei...
     - Cosa … - riesco appena a domandare.
     - Ci hanno sterminato! Il tuo Homo sapiens, ci ha sterminato. Operazione Zero Tolerance l'hanno chiamata! - dice con rabbia lei.
     - Ma Bastion è stato sconfitto. - dico più a me stesso che a lei.
     Lei scoppia a ridere. - Certo -  mi dice - Tu ed i tuoi Ribelli lo avete sconfitto! Ma a che prezzo? -
     - Io... non è andata così. - e tutto d'un tratto capisco. Sono stato sbalzato in un futuro alternativo. Quasi mi viene da ridere! Io, che sono stato contattato da una versione di me stesso futura e che mi ha fatto intraprendere una vita differente da quella del mio altergo, ora sono stato sbalzato in un futuro alternativo dove il me stesso di questa realtà è morto!
     Un futuro in cui la donna che amo è diventata razzista, oltretutto!
     - Angel, ti prego, è sbagliato quello che stai facendo. Te ne rendi conto, vero? - domando incredulo una volta resomi conto della situazione.
     - Sbagliato? - sbotta lei – Ti sembra sbagliato che io ti abbia visto morire? Ti sembra sbagliato che, dopo lo sterminio dei miei fratelli mutanti da parte dell'homo sapiens, abbia salvato questa terra con la mia stessa vita? L'homo sapiens, Zemo in particolare, voleva distruggere questo paradiso! Aveva paura della tecnologia aliena che qui è custodita! -
     - Vuoi ancora difendere questi esseri che quando non capiscono una cosa – mi domanda furibonda – la distruggono? -
     - Questa – dico indicando la cittadella e la piramide a gradoni – credi che sia la soluzione? - domando io.
     - Io sono la Mater Maxima! - dice seccamente lei – Come ti permetti di giudicarmi! -
     Poi parlando più con se stessa che con me sussurra – Sei come lo sposo, non capisci... -
     - Ma non compirò gli stessi errori del passato – decide convinta – Catturatelo! - ordina al gruppo di mutanti che, intanto, ha interrotto il banchetto.
     Preso alla sprovvista, non ho nemmeno il tempo di alzare uno scudo telecinetico che vengo steso da un colpo di energia. Mentre i miei pensieri ruzzolano verso l'incoscienza ed il mio corpo ruzzola giù dai gradini, l'ultimo pensiero prima di perdere conoscenza è una domanda futile: chi diavolo sono i ribelli?

***


     Un altro mondo, molto simile al nostro – New York, periferia
     - Vi rendete conto che siete paranoici con tutti queste scansioni a cui ci sottoponete?- sbuffa scocciato Parker togliendosi un ulteriore indumento logoro. E’ impossibile per Rage non  notare la quantità di cicatrici che ricoprono il corpo seminudo del suo salvatore.
     - Smettila di rompere, Parker!- lo rimprovera una delle guardie.
     - Pensate sul serio che possa avere addosso una di quelle pulci di Thecno? – prosegue imperterrito Parker.
     - Se fosse per il fetore che emani probabilmente nessuna cimice riuscirebbe a resistere su di te! – lo schernisce una guardia mentre gli passa sopra la pelle uno strano oggetto con fini tentacoli che si muovono come in cerca di qualcosa.
     - Ma è così pericoloso questo “Thecno”? – chiede ingenuamente Rage, stupito dalla cura certosina delle due guardie.
     - Ma da dove vieni figliuolo? – domanda allibito la guardia più anziana.
     - Eh, eh… da lontano! – risponde Parker per Rage, infilandosi i vestiti.
     - Tocca a te ragazzo, togliti tutta quella ferraglia che hai addosso.- Rage prontamente obbedisce. Prima si toglie il logoro mantello che gli ha imprestato Parker, poi si slaccia il casco di metallo che gli copre il visto ed inizia ad sbottonarsi la tuta.
     - Jack, guarda! – sbotta all’improvviso una delle due guardie.
     - Roger, dobbiamo fare le scansioni. – lo sprona l’altra guardia aggiungendo sottovoce – Diavolo, ma è proprio uguale a lui…-
     La trafila di esami sotto gli scanner delle guardie lentamente prosegue.
     - Sembra proprio che siate puliti. Benvenuti al Rifugio! – e così dicendo la guardia inizia ad aprire una stretta porta stagna.
     Nel mentre sopraggiunge un'altra guardia che riferisce - Nemo ha visto l’amico di Parker e dice di portarlo da lui. –
     - Parker, chi è Nemo? -
     - Il capo di questo branco di matti.- risponde sprezzante Parker.
     - Attento a come parli, uomo! Se non sbaglio Nemo ha salvato anche te una volta!-
     - Già. - risponde rabbuiandosi Parker – Una volta di troppo. -
     - Ti conviene non metterti il casco. Il Rifugio è particolarmente caldo. – suggerisce a Rage il soldato che li guida.

     Superate altre tre porte stagne i due entrano in un grosso cunicolo dove ogni centimetro quadrato di spazio è utilizzato dalle persone o da attrezzature ed un caldo afoso circonda i due.
     Il “rifugio” è un formicaio: piccoli rifugi, magazzini di provviste ed armi.
     - Parker, come mai c’è così caldo qui? – domanda Rage tergendosi la fronte e seguendo una delle due guardie per i cunicoli scarsamente illuminati di Rifugio.
     - I signori che hanno ridotto New York ad un ammasso di gente affamata hanno, tra l'altro, il monopolio dell’energia e non hanno piacere che gli uomini che gli si ribellano utilizzino la loro energia. L’afa che c’è qui è la conseguenza, non particolarmente gradita, dell’uso di una sorgente alternativa di energia.- spiega Parker.
     - Energia idro-termica! - esclama Rage.
     - Proprio così.- gli sorride Parker.
     - Parker? -
     - Sì, Rage? -
     - Vuoi spiegarmi perché questa gente mi fissa come se vedesse un fantasma?-
     - Ragazzo tu assomigli a qualcuno. Qualcuno che, per questa gente, è un simbolo. Ma non ti preoccupare, presto tutto ti sarà più chiaro. Abbi ancora un po’ di pazienza. -  
     Parker e Rage vengono fatti entrare in una stanza abbastanza grande, ma piena di monitor e apparecchiature visibilmente riciclate ed in pessimo stato. Indaffarato a parlare con altri ribelli un uomo incappucciato da ordini categorici con voce ferma.
Parker, beffardo, richiama la sua attenzione - Guarda che regalo ti ho portato, Nemo!-
     L’uomo si volta. Come tutti i ribelli cela i suoi lineamenti sotto un pesante mantello di stoffa logora e porta calato sul viso un cappuccio che gli pone in ombra i lineamenti del viso. Nemo gira intorno a Rage e, poi, guardando Parker come se Rage non fosse presente, domanda in tono scocciato – Chi, o che cosa, mi hai portato? Pensi che io abbia tempo da perdere con le tue sciarade? Lui non è chi tu credi.-  
     Parker scoppia a ridere.
     - Sei tu quello in errore! Non è chi pensi tu! Ma ritengo che la storia di come sia giunto qui potrà interessarti. E, devo aggiungere, dalle reazioni dei tuoi “ribelli” penso ti sarà di enorme aiuto.-
     Nemo guarda nuovamente Rage, questa volta incuriosito dal gigante di ebano e domanda, più a se stesso che agli altri: - … giunto? -

     Nel mentre un ribelle entra nella stanza di corsa.
     - Signore – esordisce l’uomo appena arrivato – penso che questo possa interessarle, arriva da Brooklyn.- e porge un piccolo cd-rom.
     Nemo prende l’oggetto e lo inserisce in un logoro lettore. Su di un schermo si materializza un’immagine traballante: vari stormi di scarabei stanno attaccando cinque figure  umane nei pressi della periferia di Brooklyn.
     Le figure umane sono facilmente riconoscibili da Rage: Thrasher, Turbo, Namorita, Speedball e Firestar mentre combattono con gli stessi scarabei che lo avevano assalito appena si era risvegliato nel nuovo mondo.
     Nemo fissa cupo le immagini e, dopo un attimo di riflessione, si volta verso Parker.
     – Forse mi dovrò ricredere su di te … -

***


     Un altro mondo, molto simile al nostro – New York, dove una volta sorgeva il ponte di Brooklyn
     - Ma non finiscono mai questi scarafaggi? - mi domanda stizzito Speedball.
     - Sono scarabei, Robbie! - gli rispondo io, caricando l'ultimo caricatore nella mia mitraglietta. Pur sbagliando il nome, Robbie ha ragione: i dannati scarabei non finiscono mai ed io Speedy, Nita, Firesta e Turbo, siamo ormai stanchi e senza più possibilità di difesa.
     - Namorita scaglia quella grossa trave di cemento armato contro Robbie! - grido nel ronzare intenso prodotto dagli scarabei giganti.
     - Cosa ?!? - domandano all'unisono Nita e Speedball.
     - Fidatevi di me! - urlo.
     - Angel, preparati a colpire con un fascio di micro-onde i frammenti della trave! - preciso
     - Ricevuto! - mi risponde solerte Firestar. Direi che adesso tutti hanno capito cosa voglio fare. Nita procede come da piano scaraventando con una forza inaudita la trave che si frantuma sul campo cinetico del povero Speedball, le scheggie rimbalzano con violenza, respinte dal  suo campo, e, una volta che Firestar le rende incandescenti diventano degli stiletti che perforano senza troppi problemi le corazze metalliche degli scarabei.
     - Bella pensata Dwayne! Certo sempre a prendersela con il povero Robbie! - scherza Speedball.
     - Ragazzi! - interrompe Turbo, indicando i rottami di svariati scarabei le cui interiora metalliche sembrano muoversi come vermi tecnologici.
     - Iniziate ad infastidirmi, bambini. - una voce sintetica inizia a parlare, mentre la massa vermiforme di metallo  prende una forma umanoide davanti ai nostri occhi.
     -  Se avessi ancora qualcosa di umano sarebbe divertente infliggervi le pene delle vostre controparti in questa realtà, ma non sono più umano e, molto pragmaticamente, vi eliminerò per esaminare gli interessanti gadget tecnologici che vi hanno permesso di entrare nella mia dimensione! - continua la creatura che ormai si è compiutamente formata delle carcasse degli scarabei robot.
     - Non oggi dannato ammasso di ferraglia! - grida un tizio incappucciato con al seguito una pletora di altre persone vestite di stracci e... Rage!
     - Nemo! - sogghigna la creatura robotica, con il viso ormai completato. - Sei uscito dalla tua tana vedo... Benissimo, due piccioni con una fav..... - improvvisamente la voce si interrompe, così come tutti i sensori della mia tuta smettono improvvisamente di funzionare.

    - Impulso EMP1. - dice Nemo. - Mi è toccato usare l'ultimo dispositivo che avevamo per salvare il vostro dannato c.... - un uomo ferma Nemo prima che possa ultimare l'improperio.
     - Spostiamoci da qui. - dice l'uomo a sua volta vestito di stracci.
     - Ha ragione Parker. - afferma Rage che nel mentre si avvicina a noi dicendo – Ragazzi è un piacere vedervi, dove sono Justice e Nova? -
     - Speravamo fossero con te, Elvin. - intervengo io. - Grazie per l'aiuto Nemo – dico avvicinandomi al nostro salvatore.
     - Stammi lontano Dwayne, tu sei l'ultima persona da cui voglio un ringraziamento.
     - cosa ? - domando senza capire come uno sconosciuto, di un'altra dimensione, conosca la mia vera identità.
     L'uomo che Rage ha chiamato Parker interviene frapponendosi tra me e Nemo  – Non è lui, e tu lo sai. O almeno non è ancora diventato lui. –  dice in modo sibillino guardando in cagnesco il nostro salvatore.
     Speedball esasperato dagli strani avvenimenti senza pensarci troppo dice rivolgendosi a Nemo - Ma chi diavole sei tu! -.
     Nemo abbassa il cappuccio e quel che vedo sconvolge me quanto Robbie e gli altri.
     Il ghigno di Nemo parla da solo ma solo le parole che rivolge a Speedball gli fanno accettare l'assurda realtà a cui sto assistendo
    - Io sono te! Idiota. – Il volto torvo di Nemo, ora in piena luce, è quello di Speedball invecchiato, ma riconoscibile.
     Siamo veramente passati attraverso lo specchio e, per la prima volta da tanto tempo, non sono più convinto della missione che mi sono dato.

***


     “Rina tra le stelle”
     È difficile descrivere la sensazione di assenza di peso provata da Rina assieme alla totale carenza di materialità. Fluttuando nel vuoto che circonda la stazione spaziale dove si è risvegliata, Rina prova mille emozioni tanto è surreale la sua esperienza. Cercando di rimanere lucida, Rina decide di esplorare in maniera meticolosa l'artefatto in orbita intorno alla terra. Senza la necessità di essere una scienziata in poco tempo Rina si accorge che la struttura ospita una quantità enorme d’armi tutte puntate contro la terra.  È tuttavia con orrore che Rina si  che intuisce che svariati silos sono marchiati con simboli gialli e neri: testate nucleari.     Quella che prima le pareva solo un modo per rimanere attaccata ad una realtà sempre più sfuggevole, diventa un problema da risolvere e con urgenza.
     A cos'è destinata la stazione spaziale in cui si è risvegliata? Ma soprattutto, perché si è risvegliata proprio lì?
     L'unico modo è venire a capo di chi o cosa comanda la stazione. Rina perlustrando la stazione si rende conto che tutto è deserto ed automatizzato. Con non poco terrore spera che non sia Thecno il deus ex machina di quella installazione militare. Quando tuttavia riesce finalmente a trovare la sala comandi, con stupore si accorge che vi è solo una persona a dirigere, freneticamente, le attività della stazione.
     L’uomo, se così lo si può chiamare, è collegato con cavi e sensori alla stazione ed indossa una strana armatura.
     - Salve... - prova a dire Rina ma, oltre ad essere immateriale, si rende conto che le sue parole non vengono sentite. Così si avvicina all’uomo e, con sorpresa, scopre di conoscerlo: è Night Thrasher, o meglio , ciò che ne rimane.
     Quello che nei ricordi di Rina era un giustiziere della notte, ora è attaccato ad apparecchiature mediche che paiono tenerlo in vita; dalla sua poltrona di comando non solo guida e governa la stazione spaziale scrutando un'infinità di monitor ma si alimenta e vive con essa.
     Tuttavia non è questo a sconvolgere Rina, è infatti lo sguardo di Night Thrasher che la terrorizza. Ha già visto altrove un simile sguardo... è quello di un uomo impazzito!    

     Continua…

FINE QUARTO EPISODIO

 

Nota dell'autore su

Che dire... di tempo ne è passato, di acqua sotto i ponti pure, siamo all'anniversario del decennale di Marvel IT e, come mio piccolo omaggio, a questa bella e passata esperienza ho voluto ultimare almeno il quarto episodio di questa miniserie. La storia che avete tra le mani è rimasta in gestazione (quasi compiuta) per almeno 5 anni. Riprendere in mano la penna (a dir il vero picchiettare sulla testiera) non è stato semplice. Non perché vi sia meno amore per i personaggi o  le idee nel mentre siano affievolite, ma riguardare un lavoro le cui basi narrative affondano le loro origini nel 2001 pare quasi un sogno.
Riprendere in mano gli appunti e la corrispondenza di tanto tempo fa è stata un'esperienza affascinante ed in parte commovente. Così un pensiero va a Tobia, il nostro editor ed amico, nel mentre ha lasciato l'allegra congrega MITs,ed al suo sostituito, il buon Carlo.
La storia va avanti, così come la vita... Spero che la lettura vi soddisfi e, lo dico piano, spero a breve di completare il quinto episodio.

Giovanni Scoto - Eriugena

Note su

 

1) L’impulso elettromagnetico o EMP (electro magnetic pulse)  è un tipo d'onda d’urto elettromagnetica in grado di indurre elevate correnti nei dispositivi elettrici e elettronici anche posti a notevoli distanza. I picchi di corrente in alcuni casi sono di entità tale da generare il calore sufficiente a portare a temperatura di fusione i circuiti o a interrompere i fusibili. Un impulso EMP ha a potenziale capacità di essere utilizzata per produrre pesanti danni su vasti territori, pur senza causare direttamente perdite di vite umane, ma rendendo inefficienti i sistemi elettrici ed elettronici..

 

Anteprima su

 

Venti di guerra e di intrighi spirano nella realtà alternativa in cui sono piombati i New Warriors, mentre scopriremo il destino riservato alle versioni alternative dei nostri eroi.