Un altro mondo, molto simile al nostro – New York - Brooklyn
Riesco a malapena ad aprirmi il casco quando il
primo conato di vomito mi esce a fiotti dalla bocca. L’odore acre dei
succhi gastrici riporta la mia mente alla lucidità.
Ogni muscolo del mio corpo è indolenzito, a malapena
riesco a stare carponi. Prima che un altro conato mi faccia passare le
pene dell’inferno riesco, con la coda dell’occhio, a vedere Turbo,
Namorita, Firestar e Speedball stesi a terra, nelle mie stesse
condizioni. Deve essere un "effetto collaterale" del nostro
viaggio dimensionale.
Mi chiamo Dwayne Michael Taylor, sono un filantropo e
milionario. Ho visto morire i miei genitori davanti agli occhi per
scoprire che il loro assassino era l'uomo che mi aveva allevato dopo la
loro scomparsa. Tuttavia, prima di scoprire questi fatti, ho deciso
di combattere il crimine, di essere lo spazzino della notte: Night
Thrasher. È con questo fine che, con qualche imprevisto, ho creato i New
Warriors.
Mentre aiuto i miei compagni a rimettersi in piedi
non riesco a fare a meno di guardarmi intorno. Senza ombra di dubbio ci
troviamo esattamente nello stesso luogo dove eravamo pochi istanti prima
di essere ingurgitati, assieme agli altri eroi, nel vortice spazio-dimensionale.
Brooklyn, tuttavia, è irriconoscibile, come se fosse
passata in mezzo a guerre e pestilenze. Il ponte omonimo è parzialmente
crollato e l'isola di Manhattan è circondata ed isolata da una strana
luminescenza rosa, una sorta di muro di luce o, forse, una barriera.
Mi calo sul viso la maschera del casco ed inizio ad
analizzare i dintorni con gli strumenti tecnologici della tuta. Tutto
sembra morto e deserto.
Poi all’improvviso, in direzione di Manhattan, il
visore si riempie di luci rosse, passo alla visione normale ed una strana
nube verdognola sembra dirigersi verso di noi.
- Ragazzi abbiamo visite! – avverto gli altri.
- Dwayne, vado a dare un'occhiata. – dice Firestar
alzandosi in volo, subito seguita da Turbo e Nita.
- Okay, ma state attente. –
Mentre si dirigono verso la nuvola, ancora lontana,
attivo la visione telescopica del mio elmetto.
- Dannazione... tornate indietro! - urlo a
squarciagola, ma ormai è troppo tardi.
Anche loro hanno visto cosa è realmente quella nuvola
verde: uno stormo di scarabei di dimensioni gigantesche. Allo scanner
termico gli scarabei brillano come stelle. La loro temperatura interna è
troppo alta per delle creature viventi.
Firestar scaglia una poderosa scarica di microonde
infiammando l’aria intorno alle creature, ma queste sembrano non subire
il colpo; solo Turbo, con i suoi mulinelli d’aria, riesce a rallentarne
la loro marcia inesorabile.
Siamo in netta inferiorità numerica. – Ripiegate tra
le rovine! – ordino mentre Nita, volteggiando nell'aria, mi afferra sotto
l'attaccatura tra braccia e torso e mi trasporta verso i resti di quello
che, una volta, era New York City.
Uno scarabeo solitario ci si avvicina e, senza
rifletterci troppo, lo colpisco con una raffica di mitra. L’essere
esplode fragorosamente.
- Sono dei robot! -
Nel cielo, intanto, lo scontro si è fatto più
cruento. Firestar, concentrandosi su uno scarabeo alla volta, riesce a
danneggiare seriamente i robot con le sue emissioni di micro-onde, mentre
Turbo blocca come può gli assalti coordinati della moltitudine di insetti
robotici. Io, Nita e Speedball affrontiamo tra i palazzi in rovina gli
insetti che ci danno la caccia.
Per quanto noi ne distruggiamo, tuttavia, nuovi
rinforzi sostituiscono le perdite dei nostri assalitori. La nostra
avventura in questa terra alternativa rischia di essere di breve durata…
***
“Il risveglio di Rina”
Dove sono?
È la prima domanda che Rina Patel, alias TimeSlip, si
pone quando la nebbia che le offuscava la mente inizia a dissiparsi.
Ricordare è difficile, tuttavia due cose le sono impresse nella mente: il
freddo volto metallico di Techno ed il mantello candido dello sconosciuto
che l'ha appena svegliata.
La luce e' fioca nel luogo dove Rina si risveglia, ed
il luogo le è totalmente ignoto. L'ambiente non assomiglia assolutamente
al laboratorio di Techno, anche se tutt'intorno a lei ronzano molti
macchinari. Quando Rina tenta di alzarsi in piedi barcolla e cade. Solo in
quel momento, tuttavia, si rende conto che qualcosa in lei è
profondamente cambiato: il pavimento non la ferma e con terrore si
accorge di sprofondare, di essere immateriale!
La sensazione e' quella di sprofondare nelle sabbie
mobili. Il pavimento, che prima la sorreggeva, le sembra fatto di
minuscoli granelli che cedono sotto il suo peso, se, a questo punto, di
peso si può parlare. Dopo i primi attimi di puro panico, Rina tenta di
aggrapparsi ad una sporgenza nelle sue vicinanze ma anche questa sembra
fatta di sabbia e, pur cercando di afferrarla, questa le scivola via
dalle mani. Il terrore aumenta quando il capo viene inghiottito dal
pavimento. Per un attimo Rina ha il terrore di soffocare, ma ben presto
si rende conto di non sentirsi bruciare i polmoni per la carenza di
ossigeno e, con cautela, apre gli occhi.
Non e' pronta per lo spettacolo che le si para
davanti agli occhi...
Stelle, luminose come mai ne aveva viste, le ingombrano il campo visivo:
lo spazio siderale la circonda.
Dove sono finita? Si chiede nuovamente e, come per
incanto, la risposta le viene svelata: una falce di luce fortissima la
abbaglia all'improvviso e, dopo essersi abituata alla forte luce, si
rende conto con sorpresa che sta fissando la luna.
Rina si trova nello spazio immersa nel vuoto siderale
assieme... assieme a cosa? Il suo sguardo sale per la travatura a cui
pare essersi riuscita ad ancorare. Le dimensioni dell'oggetto sono
imponenti. Una giungla di antenne, serbatoi e condotti intorno ad un
grosso agglomerato centrale: anche se Rina non ha mai visto prima d'ora
l'enorme costruzione, si rende conto che sta osservando una stazione
spaziale in orbita intorno alla terra.
***
Un altro mondo, molto simile al
nostro – Terra Selvaggia
Mi chiamo Vance Astrovik e le ultime ventiquattrore
della mia vita sono state, a dir poco, movimentate.
Attualmente sto seguendo Matthew A. Plunder, quello
che suppongo essere il figlio neonato di Kazar, ma è un ragazzo adulto.
Precedentemente mi sono ritrovato, a seguito di una strana esplosione di
energia, tra i ghiacci del Polo Sud ed a fatica sono riuscito a
raggiungere la Terra Selvaggia o quello che ne resta. Il paradiso
tropicale incastonato e nascosto tra i ghiacci polari, frutto dell'opera
del potente Nuvali, ora si è ridotto ad una savana agonizzante. I
dinosauri, che una volta popolavano questa nicchia ecologica creata dalla
tecnologia aliena, stanno morendo e quello che una volta era già un posto
pericoloso, a causa della scarsità di cibo, è diventato un luogo ancora
più letale ed inospitale.
Matthew mi sta conducendo da ciò che chiama “Mater
Maxima”. Non ho ben capito chi o cosa sia, ma pare essere importante,
almeno secondo il giovane ragazzo. Da quel che posso capire procedendo
per i pendii della Terra Selvaggia ci stiamo dirigendo verso una zona
centrale da dove proviene quella luce rossa che mi ha guidato alla
salvezza tra le nevi polari. La temperatura progressivamente si sta
alzando man mano che diminuisce la strada che ci separa dalla nostra
meta.
Matthew è una guida silenziosa, mi soffermo a pensare
che, quando mi sono presentato al ragazzo, questi è rimasto colpito dal
mio nome, come se lo conoscesse già, tuttavia non me ne è chiaro il
motivo; non sono mai stati qui e pur sapendo chi è Kazar, non l'ho mai
conosciuto di persona.
- Siamo quasi arrivati, Vance Astrovik. -
Le sue prime parole dopo tre ore di camminata!
- Matthew, esattamente chi è la Mater Maxima? -
- Guardati introno, cosa vedi?-
- Ehm… - odio le domande trabocchetto! – la savana? –
domando incerto.
- Sì – mi risponde lui scagliando la sua lancia
contro un cespuglio dal quale emerge un piccolo dinosauro che rantola
morente davanti a noi.
- E cosa lega la Mater Maxima con la savana? –
domando io mentre mi affianco a Matthew che sta scuoiando meticolosamente
il rettile.
- La Mater è la savana. La Mater Maxima è questo
animale, la Mater è in me. -
- Ah! Mater Maxima è la vostra divinità!- esclamo io,
con un colpo di illuminazione.
- Sbagli, la Mater è una persona come me e te. Ti
porterò a colloquio da lei. – così dicendo si carica sulle spalle la
carcassa ripulita dalle interiora e ricomincia la marcia.
Scende il crepuscolo e, finalmente, davanti a noi c'è
l’enorme colonna, color rosso fuoco, che illumina il centro della Terra
Selvaggia ed intorno ad essa inizio a scorgere la cinta muraria di una
piccola città.
L’arrivo, mio e di Matthew, non passa inosservato. La
comunità che vive ai piedi della piramide a gradoni della Mater Maxima
accoglie festante la carne di dinosauro portata da Matthew.
Da quel poco che riesco ad osservare, la gente pare
triste e sfiancata anche se noto l'inconfondibile presenza di alcuni
soggetti mutanti o meta-umani.
Mentre Matthew consegna alle cuoche il piccolo
dinosauro io ho il tempo di girare un attimo per il piccolo villaggio. Le
case appaiono costruite con terra e paglia, tuttavia la grande piramide a
gradoni che sovrasta il villaggio è in solida roccia e le strade sono stranamente
lastricate. Girovagando finisco in una piccola piazzetta dove al centro
pare esserci una statua. La fisso con stupore. La figura scolpita
rappresenta un uomo in battaglia e dietro di lui i suoi compagni. Si
capisce a colpo d’occhio però che l’uomo di fronte è il capo, il
condottiero: quell'uomo stranamente ha qualcosa di famigliare.
- E’ Astrovik, lo sposo.-
Quasi sobbalzo a sentire la voce di Matthew alle mie
spalle.
- Lo “sposo”? – domando perplesso, mentre, con la
pelle d'oca, mi rendo conto che l’uomo raffigurato dalla statua
sono io.
- Era lo sposo della Mater Maxima. Ma vieni. Mangia
qualcosa, le donne hanno preparato del cibo per noi. Sarai affamato.-
- Sì. – concordo sentendo il mio stomaco vuoto come
non mai.
La carne di dinosauro è deliziosa, con un lieve
sentore di pollo, e le donne del villaggio l’hanno cucinata
insaporendola con varie spezie. Finalmente qualcosa di caldo nello
stomaco, penso contento. Intanto intorno al fuoco gli uomini cantano una
litania soffusa e i pochi bambini ballano e giocano allegri intorno al
fuoco. E’ una comunità piccola e modesta, ma felice del poco che
ha.
La musica è conciliante e, finito di mangiare, mi
appoggio ad una roccia scaldata dal vicino fuoco, una sensazione di
tepore mi pervade il corpo.
- Dobbiamo incontrare la Mater, Vance Astrovik. – mi
sprona Matthew.
- Ti prego dammi ancora un attimo, Mat. – sento
le gambe totalmente sfinite. Solo allora capisco che sono allo stremo e,
senza neanche pensare razionalmente a quel che faccio, mi sdraio
rannicchiato davanti al fuoco sprofondando in un sonno senza sogni.
L’ultima cosa che ricordo, prima di addormentarmi
completamente, è Matthew che mi ricopre con una calda pelliccia.
***
Un altro mondo, molto simile al
nostro – New York, periferia
Rage segue taciturno l'uomo che ha detto di chiamarsi
Parker e che pochi minuti prima gli ha salvato la vita dall'agguato della
milizia dell'Hydra.
Dalle poche parole che è riuscito a strappare al suo salvatore la loro
destinazione è il rifugio dei "Ribelli", una sorta di esercito
rivoluzionario la cui missione è soverchiare l'attuale regime dispotico
che governa l'intero continente Americano.
- Parker?-
- Sii?-
- Tu fai parte dei ribelli? -
- No. -
- Ed allora tu chi sei? -
- Un cacciatore di taglie. -
- Cosa !?! - domanda allibito Rage.
- Non essere così sconvolto, ragazzo. Non dare
giudizi quando non sai nulla su questo mondo.-
- Mi stai portando da loro per soldi? - domanda Rage
indispettito al cacciatore di taglie.
- No. - risponde seccamente Parker e, come leggendo
nei pensieri di Rage, gli precisa - Non pensare nemmeno lontanamente di
fare qualche mossa insensata. Se vuoi scappare, scappa. Ma sappi che ti
ho salvato una volta e non sprecherò il mio tempo per te un'altra. -
- Ed allora per quale ragione mi dovrei fidare di te?
- domanda in tono di sfida Rage.
- Io pago i miei debiti. -
- Potresti essere meno criptico? - domanda Rage.
- No. -
Rage si ferma.
- Cosa stai facendo?- domanda stizzito Parker.
- Ti ringrazio per avermi salvato ma, se non hai
intenzione di spiegarmi per quale ragione mi stai conducendo dai Ribelli,
non ho più intenzione di seguirti.- afferma deciso Rage.
- ... - Poi Parker alza gli occhi al cielo e sussurra
a denti stretti - Cocciuti mocciosi idealisti... - e poi nuovamente
rivolgendosi a Rage - Sono in debito con il leader dei Ribelli. Una volta
mi ha salvato la vita e, anche se io e lui non abbiamo i medesimi punti
di vista, io pago i miei debiti.-
Rage sta per fare un'altra domanda, ma Parker alza
una mano. - Se ti stai chiedendo perché tu possa essere così importante
per i Ribelli, ti basti sapere che per loro tu rappresenti La Speranza.
E queste sono tutte le spiegazioni che io ho intenzione di fornirti per
ora. Fidati, ciò che non ti dico ora e' solo per il tuo bene. - conclude
Parker mettendosi di nuovo in moto senza guardare se, dietro di lui, Rage
ha continuato a seguirlo.
Rage dopo qualche istante di riflessione si incammina
al seguito del cacciatore di taglie.
- Sono ore che stiamo camminando! - esordisce dopo un
lungo silenzio Rage.
- Siamo quasi...- le parole di Parker sono interrotte
dal rumore di varie armi che vengono caricate. Un uomo vestito di stracci
blocca loro la strada spianando un'arma puntata contro di loro. -
... arrivati. -
***
Un altro mondo, molto simile al
nostro – Wakanda
Albeggia nelle lande africane dove, come una gemma di
granito ed ebano, sorge Nuova Xandar.
Il Primo Centurione passeggia solitario nei giardini
adiacenti all'imponente tempio Nova. Accanto a lui Adora, l'accolita, sta
confermando che Rider dorme nelle sale delle vestali ed è ignaro dei
progetti che il Primo Centurione ha orchestrato contro di lui.
- Ottimo, mia prediletta! – esclama soddisfatto il
sacerdote supremo e governatore di Nuova Xandar.
- Sono onorata di compiacerla, mio sire!- risponde,
melliflua, Adora.
- Come procedono le trattative con l'ambasciata del
4° Reich? - domanda l'alto prelato cambiando argomento.
- Mi riferisce l'ambasciatore Ti'al Challa che Zemo
pare molto interessato al nostro ospite. Ma non capisco per quale
ragione. -
Prima che Adora possa aggiungere altro il Primo
Centurione alza una mano e le impone il silenzio. Un uomo che indossa una
tunica modesta e col cappuccio calato a coprire il viso pare aspettare
l’altro prelato di Nuova Xandar dietro un gruppo di arbusti.
- Adora, per favore vuoi scusarci un attimo. -
- Come desidera, o sommo. – risponde servizievole la
donna allontanandosi.
- Salve vecchio! – Esordisce secco il Primo
Centurione mentre il vecchio gli si avvicina.
- Salve a te, oh sommo sacerdote! – gli risponde con
voce crepuscolare il vecchio.
- Cosa vuoi questa volta?- lo incalza il Primo
Centurione.
- Nulla di più di quanto tu mi abbia promesso! Il mio
antico corpo necessita di nuove energie vitali! Sono venuto perché tu
rispetti il nostro accordo.-
- E sia! – gli concede il Primo Centurione - Chiederò
a Zemo come contropartita per il nostro scambio le sue scorte mutanti,
così potrai avere il materiale che brami tanto! –
- Perfetto! Ma sta attento, i poteri che ti ho dato
non sono un’arma invincibile. Non sottovalutare questo nuovo
Rider!- lo ammonisce il vegliardo.
- Come hai saputo.... - domanda stizzito e stupefatto
il Primo Centurione.
Il vecchio sogghigna e non dice nulla.
- Non ti preoccupare, vecchio! Il giovane Rider non
saprà neanche cosa lo ha colpito!- il vecchio incappucciato guarda un
attimo in alto, verso il tempio. Un uomo coperto solo da un corto pareo
si affaccia ad un balcone ancora assonnato. Il vecchio sorride
fugacemente senza che questa volta il suo interlocutore se ne accorga.
- E così sia! Ma sappi che ho poco tempo per cercare
il mio nuovo vessillo! Portamelo al più presto o sprofonderai con me
nelle sabbie del deserto! – E così come era comparso, il vecchio scompare
tra gli arbusti.
Il Primo Centurione si incammina nuovamente verso il
tempio, la sua carica comporta grandi responsabilità così come grande
potere, ben conscio che il suo potente alleato non fa minacce invano.
***
Un altro mondo, molto simile al
nostro – Terra Selvaggia
Un gentile tocco sulla spalla mi sveglia dal profondo
sonno. Le stelle sono alte nel cielo ed intorno al focolare ormai non c'è
più nessuno: solo Matthew e la sua lancia sono visibili nella penombra.
- È ora di andare, Astrovik. Mi dispiace averti
svegliato, ma Mater Maxima vuole assolutamente vederti ora. - afferma il
giovane cacciatore.
- Non ti preoccupare. Sono riposato, ora... Ed
anch'io sono curioso di conoscere Mater Maxima - dico
stiracchiandomi.
Mi concentro e, con notevole sorpresa di Matthew, spicco il volo
portandomi dietro il giovane cacciatore. Ripresosi dallo stupore mi
indica la sommità della piramide a gradoni.
- Devi andare senza di me. - dice sconsolato – A noi
non è permesso vedere la Mater Maxima. -
Un po' stupito uso i miei poteri telecinetici, per
far atterrare morbidamente Matthew vicino al focolare.
Utilizzando la telecinesi la scalata della piramide a
gradoni è facile e, finalmente riposato, non mi stupisco di cosa trovo al
suo apice.
- Angelica... - sussurro mentre osservo
attonito la Mater Maxima in tutto il suo potere.
Al centro di una pira incandescente una donna
totalmente nuda fluttua a mezz'aria, i suoi lineamenti, inconfondibili
per me, sono difficili da riconoscere nel turbinio della fiamma.
- VANCE! - sobbalza lei. - È proprio vero, dunque,
sei tornato da me. - la sua voce è roca, e le sue parole sono un
misto di tristezza e di sollievo con un latente, ma percepibile da me,
dubbio.
- Non sono il Tuo Vance, Angelica. - le dico io avvicinandomi
a lei, il calore è insopportabile.
- Sì, lo so... l'ho visto morire tanto tempo fa... ma
tu sei lui, così come me lo ricordo. - vorrei abbracciarla e consolarla,
sento il suo dolore, ma appena cerco di avvicinarmi, il calore
intensissimo mi respinge.
Non so come mi escono le parole, quasi mi stupisco di me stesso mentre lo
chiedo, ma non riesco a farne a meno: - Com'è morto? - domando.
- Con onore e coraggio. Lottando per un ideale, per
la libertà di tutti i mutanti. - mi dice lei con tristezza.
Solo ascoltando le parole della Mater Maxima mi rendo
conto che all'apice della piramide, poco sotto il punto in cui lei
fluttua nella fiamma, una quindicina di mutanti mi osserva mentre
banchetta e viene servita dagli homo sapiens...
Me ne rendo conto tutto d'un colpo. Matthew e gli
aborigeni non vivono in capanne perché sono degli indigeni primitivi, ma
perché sono degli schiavi! Schiavi dei mutanti accoliti della Mater
Maxima. Schiavi della mia Angelica! O almeno di quella che sembra essere
una versione futura di lei...
- Cosa … - riesco appena a domandare.
- Ci hanno sterminato! Il tuo Homo sapiens, ci ha
sterminato. Operazione Zero Tolerance l'hanno chiamata! - dice con rabbia
lei.
- Ma Bastion è stato sconfitto. - dico più a me
stesso che a lei.
Lei scoppia a ridere. - Certo - mi dice - Tu ed
i tuoi Ribelli lo avete sconfitto! Ma a che prezzo? -
- Io... non è andata così. - e tutto d'un tratto
capisco. Sono stato sbalzato in un futuro alternativo. Quasi mi viene da
ridere! Io, che sono stato contattato da una versione di me stesso futura
e che mi ha fatto intraprendere una vita differente da quella del mio
altergo, ora sono stato sbalzato in un futuro alternativo dove il me
stesso di questa realtà è morto!
Un futuro in cui la donna che amo è diventata
razzista, oltretutto!
- Angel, ti prego, è sbagliato quello che stai
facendo. Te ne rendi conto, vero? - domando incredulo una volta resomi
conto della situazione.
- Sbagliato? - sbotta lei – Ti sembra sbagliato che
io ti abbia visto morire? Ti sembra sbagliato che, dopo lo sterminio dei
miei fratelli mutanti da parte dell'homo sapiens, abbia salvato questa
terra con la mia stessa vita? L'homo sapiens, Zemo in particolare, voleva
distruggere questo paradiso! Aveva paura della tecnologia aliena che qui
è custodita! -
- Vuoi ancora difendere questi esseri che quando non
capiscono una cosa – mi domanda furibonda – la distruggono? -
- Questa – dico indicando la cittadella e la piramide
a gradoni – credi che sia la soluzione? - domando io.
- Io sono la Mater Maxima! - dice seccamente lei –
Come ti permetti di giudicarmi! -
Poi parlando più con se stessa che con me sussurra –
Sei come lo sposo, non capisci... -
- Ma non compirò gli stessi errori del passato –
decide convinta – Catturatelo! - ordina al gruppo di mutanti che,
intanto, ha interrotto il banchetto.
Preso alla sprovvista, non ho nemmeno il tempo di
alzare uno scudo telecinetico che vengo steso da un colpo di energia.
Mentre i miei pensieri ruzzolano verso l'incoscienza ed il mio corpo
ruzzola giù dai gradini, l'ultimo pensiero prima di perdere conoscenza è
una domanda futile: chi diavolo sono i ribelli?
***
Un altro mondo, molto simile al
nostro – New York, periferia
- Vi rendete conto che siete paranoici con tutti
queste scansioni a cui ci sottoponete?- sbuffa scocciato Parker
togliendosi un ulteriore indumento logoro. E’ impossibile per Rage
non notare la quantità di cicatrici che ricoprono il corpo seminudo
del suo salvatore.
- Smettila di rompere, Parker!- lo rimprovera una
delle guardie.
- Pensate sul serio che possa avere addosso una di
quelle pulci di Thecno? – prosegue imperterrito Parker.
- Se fosse per il fetore che emani probabilmente
nessuna cimice riuscirebbe a resistere su di te! – lo schernisce una
guardia mentre gli passa sopra la pelle uno strano oggetto con fini
tentacoli che si muovono come in cerca di qualcosa.
- Ma è così pericoloso questo “Thecno”? – chiede ingenuamente
Rage, stupito dalla cura certosina delle due guardie.
- Ma da dove vieni figliuolo? – domanda allibito la
guardia più anziana.
- Eh, eh… da lontano! – risponde Parker per Rage,
infilandosi i vestiti.
- Tocca a te ragazzo, togliti tutta quella ferraglia
che hai addosso.- Rage prontamente obbedisce. Prima si toglie il logoro
mantello che gli ha imprestato Parker, poi si slaccia il casco di metallo
che gli copre il visto ed inizia ad sbottonarsi la tuta.
- Jack, guarda! – sbotta all’improvviso una delle due
guardie.
- Roger, dobbiamo fare le scansioni. – lo sprona
l’altra guardia aggiungendo sottovoce – Diavolo, ma è proprio uguale a
lui…-
La trafila di esami sotto gli scanner delle guardie
lentamente prosegue.
- Sembra proprio che siate puliti. Benvenuti al
Rifugio! – e così dicendo la guardia inizia ad aprire una stretta porta
stagna.
Nel mentre sopraggiunge un'altra guardia che
riferisce - Nemo ha visto l’amico di Parker e dice di portarlo da lui. –
- Parker, chi è Nemo? -
- Il capo di questo branco di matti.- risponde
sprezzante Parker.
- Attento a come parli, uomo! Se non sbaglio Nemo ha
salvato anche te una volta!-
- Già. - risponde rabbuiandosi Parker – Una volta di
troppo. -
- Ti conviene non metterti il casco. Il Rifugio è
particolarmente caldo. – suggerisce a Rage il soldato che li guida.
Superate altre tre porte stagne i due entrano in un
grosso cunicolo dove ogni centimetro quadrato di spazio è utilizzato
dalle persone o da attrezzature ed un caldo afoso circonda i due.
Il “rifugio” è un formicaio: piccoli rifugi,
magazzini di provviste ed armi.
- Parker, come mai c’è così caldo qui? – domanda Rage
tergendosi la fronte e seguendo una delle due guardie per i cunicoli
scarsamente illuminati di Rifugio.
- I signori che hanno ridotto New York ad un ammasso
di gente affamata hanno, tra l'altro, il monopolio dell’energia e non
hanno piacere che gli uomini che gli si ribellano utilizzino la loro
energia. L’afa che c’è qui è la conseguenza, non particolarmente gradita,
dell’uso di una sorgente alternativa di energia.- spiega Parker.
- Energia idro-termica! - esclama Rage.
- Proprio così.- gli sorride Parker.
- Parker? -
- Sì, Rage? -
- Vuoi spiegarmi perché questa gente mi fissa come se
vedesse un fantasma?-
- Ragazzo tu assomigli a qualcuno. Qualcuno che, per
questa gente, è un simbolo. Ma non ti preoccupare, presto tutto ti sarà
più chiaro. Abbi ancora un po’ di pazienza. -
Parker e Rage vengono fatti entrare in una stanza
abbastanza grande, ma piena di monitor e apparecchiature visibilmente
riciclate ed in pessimo stato. Indaffarato a parlare con altri ribelli un
uomo incappucciato da ordini categorici con voce ferma.
Parker, beffardo, richiama la sua attenzione - Guarda che regalo ti ho
portato, Nemo!-
L’uomo si volta. Come tutti i ribelli cela i suoi
lineamenti sotto un pesante mantello di stoffa logora e porta calato sul
viso un cappuccio che gli pone in ombra i lineamenti del viso. Nemo gira
intorno a Rage e, poi, guardando Parker come se Rage non fosse presente,
domanda in tono scocciato – Chi, o che cosa, mi hai portato? Pensi che io
abbia tempo da perdere con le tue sciarade? Lui non è chi tu credi.-
Parker scoppia a ridere.
- Sei tu quello in errore! Non è chi pensi tu! Ma
ritengo che la storia di come sia giunto qui potrà interessarti. E, devo
aggiungere, dalle reazioni dei tuoi “ribelli” penso ti sarà di enorme
aiuto.-
Nemo guarda nuovamente Rage, questa volta incuriosito
dal gigante di ebano e domanda, più a se stesso che agli altri: - …
giunto? -
Nel mentre un ribelle entra nella stanza di corsa.
- Signore – esordisce l’uomo appena arrivato – penso
che questo possa interessarle, arriva da Brooklyn.- e porge un piccolo
cd-rom.
Nemo prende l’oggetto e lo inserisce in un logoro
lettore. Su di un schermo si materializza un’immagine traballante: vari
stormi di scarabei stanno attaccando cinque figure umane nei pressi
della periferia di Brooklyn.
Le figure umane sono facilmente riconoscibili da
Rage: Thrasher, Turbo, Namorita, Speedball e Firestar mentre combattono
con gli stessi scarabei che lo avevano assalito appena si era risvegliato
nel nuovo mondo.
Nemo fissa cupo le immagini e, dopo un attimo di
riflessione, si volta verso Parker.
– Forse mi dovrò ricredere su di te … -
***
Un altro mondo, molto simile al
nostro – New York, dove una volta sorgeva il ponte di Brooklyn
- Ma non finiscono mai questi scarafaggi? - mi
domanda stizzito Speedball.
- Sono scarabei, Robbie! - gli rispondo io, caricando
l'ultimo caricatore nella mia mitraglietta. Pur sbagliando il nome,
Robbie ha ragione: i dannati scarabei non finiscono mai ed io Speedy,
Nita, Firesta e Turbo, siamo ormai stanchi e senza più possibilità di
difesa.
- Namorita scaglia quella grossa trave di cemento
armato contro Robbie! - grido nel ronzare intenso prodotto dagli scarabei
giganti.
- Cosa ?!? - domandano all'unisono Nita e Speedball.
- Fidatevi di me! - urlo.
- Angel, preparati a colpire con un fascio di
micro-onde i frammenti della trave! - preciso
- Ricevuto! - mi risponde solerte Firestar. Direi che
adesso tutti hanno capito cosa voglio fare. Nita procede come da piano
scaraventando con una forza inaudita la trave che si frantuma sul campo
cinetico del povero Speedball, le scheggie rimbalzano con violenza,
respinte dal suo campo, e, una volta che Firestar le rende
incandescenti diventano degli stiletti che perforano senza troppi
problemi le corazze metalliche degli scarabei.
- Bella pensata Dwayne! Certo sempre a prendersela
con il povero Robbie! - scherza Speedball.
- Ragazzi! - interrompe Turbo, indicando i rottami di
svariati scarabei le cui interiora metalliche sembrano muoversi come
vermi tecnologici.
- Iniziate ad infastidirmi, bambini. - una voce
sintetica inizia a parlare, mentre la massa vermiforme di metallo
prende una forma umanoide davanti ai nostri occhi.
- Se avessi ancora qualcosa di umano sarebbe
divertente infliggervi le pene delle vostre controparti in questa realtà,
ma non sono più umano e, molto pragmaticamente, vi eliminerò per
esaminare gli interessanti gadget tecnologici che vi hanno permesso di
entrare nella mia dimensione! - continua la creatura che ormai si è
compiutamente formata delle carcasse degli scarabei robot.
- Non oggi dannato ammasso di ferraglia! - grida un
tizio incappucciato con al seguito una pletora di altre persone vestite
di stracci e... Rage!
- Nemo! - sogghigna la creatura robotica, con il viso
ormai completato. - Sei uscito dalla tua tana vedo... Benissimo, due
piccioni con una fav..... - improvvisamente la voce si interrompe, così
come tutti i sensori della mia tuta smettono improvvisamente di
funzionare.
- Impulso EMP1.
- dice Nemo. - Mi è toccato usare l'ultimo dispositivo che avevamo per
salvare il vostro dannato c.... - un uomo ferma Nemo prima che possa
ultimare l'improperio.
- Spostiamoci da qui. - dice l'uomo a sua volta
vestito di stracci.
- Ha ragione Parker. - afferma Rage che nel mentre si
avvicina a noi dicendo – Ragazzi è un piacere vedervi, dove sono Justice
e Nova? -
- Speravamo fossero con te, Elvin. - intervengo io. -
Grazie per l'aiuto Nemo – dico avvicinandomi al nostro salvatore.
- Stammi lontano Dwayne, tu sei l'ultima persona da
cui voglio un ringraziamento.
- cosa ? - domando senza capire come uno sconosciuto,
di un'altra dimensione, conosca la mia vera identità.
L'uomo che Rage ha chiamato Parker interviene
frapponendosi tra me e Nemo – Non è lui, e tu lo sai. O almeno non
è ancora diventato lui. – dice in modo sibillino guardando in
cagnesco il nostro salvatore.
Speedball esasperato dagli strani avvenimenti senza
pensarci troppo dice rivolgendosi a Nemo - Ma chi diavole sei tu! -.
Nemo abbassa il cappuccio e quel che vedo sconvolge
me quanto Robbie e gli altri.
Il ghigno di Nemo parla da solo ma solo le parole che
rivolge a Speedball gli fanno accettare l'assurda realtà a cui sto
assistendo
- Io sono te! Idiota. – Il volto torvo di Nemo, ora in
piena luce, è quello di Speedball invecchiato, ma riconoscibile.
Siamo veramente passati attraverso lo specchio e, per
la prima volta da tanto tempo, non sono più convinto della missione che
mi sono dato.
***
“Rina tra le stelle”
È difficile descrivere la sensazione di assenza di
peso provata da Rina assieme alla totale carenza di materialità.
Fluttuando nel vuoto che circonda la stazione spaziale dove si è
risvegliata, Rina prova mille emozioni tanto è surreale la sua
esperienza. Cercando di rimanere lucida, Rina decide di esplorare in
maniera meticolosa l'artefatto in orbita intorno alla terra. Senza la necessità
di essere una scienziata in poco tempo Rina si accorge che la struttura
ospita una quantità enorme d’armi tutte puntate contro la terra. È
tuttavia con orrore che Rina si che intuisce che svariati silos
sono marchiati con simboli gialli e neri: testate nucleari.
Quella che prima le pareva solo un modo per rimanere attaccata ad
una realtà sempre più sfuggevole, diventa un problema da risolvere e con
urgenza.
A cos'è destinata la stazione spaziale in cui si è
risvegliata? Ma soprattutto, perché si è risvegliata proprio lì?
L'unico modo è venire a capo di chi o cosa comanda la
stazione. Rina perlustrando la stazione si rende conto che tutto è
deserto ed automatizzato. Con non poco terrore spera che non sia Thecno
il deus ex machina di quella installazione militare. Quando tuttavia
riesce finalmente a trovare la sala comandi, con stupore si accorge che
vi è solo una persona a dirigere, freneticamente, le attività della
stazione.
L’uomo, se così lo si può chiamare, è collegato con
cavi e sensori alla stazione ed indossa una strana armatura.
- Salve... - prova a dire Rina ma, oltre ad essere
immateriale, si rende conto che le sue parole non vengono sentite. Così
si avvicina all’uomo e, con sorpresa, scopre di conoscerlo: è Night Thrasher,
o meglio , ciò che ne rimane.
Quello che nei ricordi di Rina era un giustiziere
della notte, ora è attaccato ad apparecchiature mediche che paiono
tenerlo in vita; dalla sua poltrona di comando non solo guida e governa
la stazione spaziale scrutando un'infinità di monitor ma si alimenta e
vive con essa.
Tuttavia non è questo a sconvolgere Rina, è infatti
lo sguardo di Night Thrasher che la terrorizza. Ha già visto altrove un
simile sguardo... è quello di un uomo impazzito!
Continua…
FINE
QUARTO EPISODIO
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