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Pasquale Gennarelli

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Inhuman: cambio di direzione creativa

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Inhuman-Cover2-fin-96431Nello scorso novembre la Marvel ha annunciato lo slittamento della pubblicazione di Inhuman, opera che narrerà le vicissitudini di persone comune trasformate in Inumani dopo l’esposizione alle nebbie terrigene, da gennaio ad aprile a seguito dell'avvicendamento in cabina di regia tra lo scrittore Matt Fraction e il subentrante Charles Soule. L'artista Joe Madureira, invece, è confermato nel ruolo di disegnatore.

La serie è ritenuta fondamentale per la Casa delle Idee visto che rappresenta il principale proseguimento di Infinity e, contestualmente, il punto di partenza per l’evento futuro Inhumanity, e immediate si sono susseguite indiscrezioni in rete. CBR, nel solito appuntamento del venerdì Axel-in-Charge, ha cercato di fare chiarezza sulla situazione e ha sentito sia Fraction che Axel Alonso, Editor in Chief della Marvel.

"Questo è un esempio" racconta lo scrittore "dove siamo giunti ad un punto in cui non eravamo più in sintonia, dove probabilmente non saremmo dovuti arrivare e dove nessuno avrebbe tratto vantaggio se avessimo forzato il nostro lavoro insieme". Continua Alonso "La serie che Matt voleva scrivere sarebbe stata una buona serie, non ci sono dubbi, ma non è la serie di cui necessitavamo per un rilancio all'interno del nuovo universo Marvel". L’editor chiarisce il perché dell’attesa in questa variazione. “Il motivo per il quale questo cambio arriva un po' in ritardo è il reciproco rispetto costruito in dieci e più anni di collaborazione, ma anche perché volevamo sinceramente che la cosa andasse avanti".

"Per quanto suoni non drammatica o scarsamente interessante” aggiunge sarcastico Matt “diciamo che la mia versione di Inhuman non corrisponde alla versione che loro volevano. E questa resta sempre la loro casa editrice".
Alonso conclude "É un chiaro esempio di 'divergenze creative' sebbene tutti avessimo le migliorie intenzioni. Quanto ancora avremmo dovuto attendere? ...io non posso dire che non ci abbiano provato e loro non posso dire che io non abbia fatto lo stesso. Succede".
Fraction chiarisce che “Non aveva senso andare avanti così. Non sono stato licenziato, sono ancora sotto contratto. Siamo ancora amici. Inhuman è qualcosa di veramente grosso. C'è la necessità che ci si muova tutti nella stessa direzione".

Dal suo canto, Soule dichiara che il suo lavoro su Inhuman prenderà spunto dal lavoro svolto da Fraction "Ciò che stanno realizzando Matt e Jonathan Hickman in Infinity e Inhumanity! mi ha fornito la premessa per l'inizio del mio lavoro. La bomba terrigena di Freccia Nera è esplosa su New York e ha diffuso una nuvola di nebbia terrigena intorno al mondo, attivando gli Inumani ancora latenti ovunque essi si trovino. Questo mi conduce verso mille diversi angoli e sarei un idiota se ignorassi ciò, visto quant’è forte il lavoro di base. Partendo da questo si possono costruire molte straordinarie storie e personaggi”.

Parla Art Spiegelman: dalla retrospettiva al foglio bianco

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Vi avevamo già parlato spiegelman-molly-crabappledi Art Spiegelman’s Co-Mix: A Retrospective, ovvero della mostra che lo Jewish Museum di New York ha dedicato all’opera di Art Spigelman. Vice ha colto l’occasione per realizzare un’intervista al famoso autore. “Se Will Eisner ha reso popolare il termine graphic novel, Spiegelman lo ha reso rispettabile”. Questa l’introduzione al celebre creatore di Maus, “la storia del padre di Spiegelman sopravvissuto dell'Olocausto, che ha mostrato al mondo che le parole e le immagini insieme, potevano esprimere il più sottile e serio degli orrori”.

Autore contemporaneo di Robert Crumb, Spiegelman ha iniziato il suo lavoro come giovane artista underground, nel 1970, pubblicando su 'zines e fumetti indipendenti. Nel 1985, ha realizzato Garbage Pail Kids, facendo una fortuna per la sua società, che abbandono anni dopo.

Art è stato anche uno storico del cartooning, insegnante e critico d'arte. Dal 1980 al 1991, ha pubblicato, con la moglie, il direttore artistico Francoise Mouly, sull’antologia RAW, fumetti periodici ultra-sperimentale. Ha illustrato il dimenticato Wild Party, mentre è stato fregato da Steven Spielberg in Fievel: An American Tail. Tutto questo e tanto altro ancora è documentato nella retrospettiva partita il giorno 8 novembre e che terminerà il prossimo 23 marzo.

“È pericoloso avere una retrospettiva mentre sei vivo” inizia Art “Non so cosa sto facendo. Non ho disegnato per un paio di mesi, tranne una cosa per The New York Times. Mi sento come arrugginito. È come dire ‘Oh bene! Ora posso tornare alla agonia di fronte a un foglio di carta bianco senza una chiara idea di ciò che accadrà su di esso’. C'è qualcosa chiamato ululato nel dolore. È questo ciò che succede. Divento molto depresso. É successo molte volte nella mia vita. Di solito tra il progetto A e progetto B. Perché anche se tutto viene probabilmente fuori cercando sempre la stessa cosa, devo reinventare il tutto per arrivarci”.

Una cosa è certa, guardando i lavori realizzati da Spiegelman, risalta subito all’occhio la continua variazione di stile. “Lo stile è ciò che resta del tentativo di fare qualcosa per bene. Decenni fa ho letto una citazione di Picasso sulla differenza tra cerchio perfetto e quello che fai. Questo è lo stile. Devi cercare per cosa lo stai facendo e perché lo stai facendo. Poi viene fuori come potrebbe essere. Altrimenti l'alternativa è Roy Lichtenstein, dove lo stile è come un logo aziendale”.

Alla luce di questi continui cambi di stile risulta difficile associare l’autore a opere così lontane tra loro. “Non posso essere io la persona a rispondere, perché [presso la retrospettiva al Museo Ebraico] si entra in questo museo piuttosto imponente. C'è una grossa fetta Garbage Pail Kids [...] e poi a destra dietro la curva c'è Maus e da qualche parte nel mezzo, ci sono questi fumetti un po' sgradevoli di cui stavamo appena parlando. Poi c'è la mia roba sperimentale. È tutto in un unico luogo. Non riesco a fare il denominatore comune. Ma so che ce n'è uno. Probabilmente ha a che fare con la voglia di scoprire ciò che un limite. Quanto lontano si può andare in qualche direzione?”.

Una produzione artistica di cui non riusciamo a vedere i confini. “Probabilmente per scarsa visione. La stessa cosa che non mi ha fatto giocare a baseball. Non mi è mai venuto in mente. Una delle cose che per me è stata una vera sorpresa, dopo la prima pubblicazione di Maus, era l’esistenza di una seconda generazione. Bambini di sopravvissuti [dell'Olocausto] che portavano la colpa dei loro genitori per cose che non hanno mai sperimentato. La gente mi cercava perché stavo facendo qualcosa di veramente proibito, che deve aver fatto incazzato i loro genitori. Per me è l'unico modo in cui si può eventualmente diventare adulto”.

Una delle cose che ha attirato l’attenzione del giovane Spiegelman verso questo mezzo di comunicazione, i fumetti, è la loro connotazione priva di cultura e indecorosa. Eppure l’autore è proprio colui il quale, attraverso la sua opera, ha elevato il livello della produzione stessa dei comics. “È un contratto faustiano. Ero attratto dal fumetto perché erano fuori della cultura in un modo strano. Non c'era un canone e ciò significava che ero completamente libero di esplorare il mio continente, il che è stato utile per qualcuno che è stato solo parzialmente socializzato”.

spiegelman 8007183La diatriba scoppiata per le vignette danesi su Maometto, i disegnatori che vengono uccisi dal regime di Assad. Ma cosa rende così pericoloso i fumetti da far arrabbiare i potenti. “Per loro natura, non sono rispettosi. Come risultato, un sacco di merda passa attraverso. Anche quando le persone stanno cercando di fare cartoni animati pro-Assad, c'è tutta questa roba che fuoriesce. Perché la sua versione del racconto pubblico è troppo dissonante dalla narrazione vera e propria”.

La discussione passa, poi, su una forma di fumetto che sta trovando un ampio riscontro, il graphic journalism. “Sono impressionato da ciò che sta accadendo. A causa di Photoshop tutti sappiamo che le fotografie sono capaci di mentire. Non ti puoi fidare davvero di una fotografia. Potrebbe tranquillamente essere un collage eseguito a Photoshop. Quindi, è più plausibile affidarsi ad un artista. Si arriva a sentire se vi fidate di loro oppure no”. D’altronde, “Il problema è che [i fumetti sono] lenti e non si può fare quello che una videocamera è in grado di realizzare. Una videocamera è come un aspirapolvere. Aspiri e poi sputi tutto sul notiziario della notte, tagli le immagini più intense. Ma la persona che detiene la fotocamera non avrebbe mai potuto vedere ciò che stava vedendo. E la persona che lo vede al telegiornale la riceve come parte di una serie continua. Gli artisti, invece, tendono a rivelare di più di se stessi, anche quando cercano di essere più scrupolosi, come Joe Sacco”.

Maus è una delle opere più iconiche del fumetto. Nonostante ciò l’autore non ha problemi ad identificarsi ancora con questa. “Assolutamente. È stato l'oggetto dei miei ultimi 10 anni di lavoro”. Ma nonostante l’enorme successo e lo status raggiunto, l’autore confessa la sua paura. “Ho scritto una cosa per Artforum. E ho fatto quell'autoritratto [per The New York Times]. In entrambi i casi, ho davvero paura che alla gente potrebbe non piacere. Odio quel momento in cui arrivano ed io penso ’stanno venendo a chiedermi di cambiarlo’. Non voglio cambiarlo”. Il rapporto col pubblico e con gli editori è massacrante. “Trovo molto difficile presentare il mio lavoro a causa di questo. È imposibile per me sottomettermi. ‘Eccomi, prendetemi, sono vostro’. Io non posso farlo. Di solito più libertà si ottiene, meno soldi si fanno. Fortunatamente per me, siccome vende ancora come un libro nuovo, Maus agisce come una sovvenzione in corso che mi permette di fare altre cose. Questo significa che sono in una posizione in cui ora sono grato per questo. Ma significa anche che devo ancora passare attraverso quella cosa di cui abbiamo parlato all'inizio. Ci sono io. C'è un foglio di carta bianco. É l'unica bussola che ho. O ti ricordi i tuoi sogni e li scrivi o lo realizzi e osservi che cosa sono diventati dopo aver disegnato e scritto di loro”.

New 52: Futures End: parla Ryan Sook

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5ylNel 2006 la DC Comics pubblicò una delle sue serie di maggiore successo, 52. Settimanalmente i lettori scoprivano ciò che era successo durante le 52 settimane successive l'ambizioso progetto One Year Later.

Sulla scorta della riuscita di questa iniziativa, la DC a maggio ripropone il formato, esordendo con The New 52 : Futures End, di cui vi avevamo già parlato. Anche in questo caso le uscite saranno 52, sempre settimanali, ma questa volta il salto temporale sarà di ben 5 anni. Gli scrittori Jeff Lemire, Brian Azzarello, Dan Jurgens e Keith Giffen ci condurranno attraverso il passato, il presente e il futuro dell'universo DC, in una storia che avrà profonde ripercussioni per tutti i supereroi della casa editrice.

L'autore che si occuperà delle copertina sarà l'artista Ryan Sook che si dice, in un'intervista rilasciata a CBR, eccitato per l'opportunità a lui concessa, non solo nel vedere il suo nome associato ad un'opera di così grande calibro, ma anche, e soprattutto, perchè ha dovuto “ri-disegnare personaggi che conosciamo e amiamo o odiamo, in un modo completamente nuovo”.

Il lavoro svolto dall'autore è diverso da quello convenzionale per le serie regolari. “Vista la grandezza dell'opera e l'arco di tempo che percorre, le cover hanno bisogno di qualcosa in più della solita drammatica immagine che anticipa l'interno” precisa il disegnatore, “creare cover per una serie come questa mi ha portato ad avere un approccio più tematico, una direzione simbolica. Conoscere la storyline mi ha dato l'opportunità di giocare più su elementi interni ed evocativi dell'opera nel suo insieme piuttosto che bloccarmi su di uno specifico dettaglio della singola storia".

Della prima copertina è stata già data un'anticipazione, ed è già stata fonte di discussioni “É concepita per creare speculazioni. Era ciò che speravo. Mentre vieni trasportato in un universo DC che non conosci e non hai mai visto prima, sei eccitato di vedere come questi si svelino un po' alla volta”.

Da questa prima immagine risaltano i personaggi di Frankenstein, Firestorm e Batman Beyond. “Sono sicuramente impaziente di disegnare questi personaggi in base alla loro pertinenza alla storyline, perché io sono ansioso come chiunque di vederli prendere vita in modi che voi non aspettate. La mia interpretazione prevederà anche il ridefinire molti personaggi, insieme agli scrittori. Li potete amare o odiare, ma la DC sta dando ad un gruppo di autori la possibilità di creare qualcosa di diverso”.

La difficoltà più grande, racconta l'autore, è sicuramente lavorare con quattro scrittori così diversi tra loro. “Sono stato coinvolto sin dall'inizio alle discussioni sullo sviluppo della storia. Ad essere sincero, dopo 30 minuti del primo incontro con lo staff creativo, ho pensato 'non ci sono problemi su cosa disegnare, quest'incontro è così folle, queste cose non si avvereranno mai' [ride]. Alla fine lo stesso giorno ho pensato ancora 'non devo temere per quello che devo disegnare, il materiale potrebbe essere talmente buono che non c'è modo che possa realizzarsi!”.

In basso una gallery con alcuni studi preparatori per i personaggi di Hawkman e Wonder Woman.

Le Storie 16: Bilotta e Mosca di nuovo all'opera

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lestorie16Uscirà in Italia il prossimo 11 gennaio il nuovo lavoro di Alessandro Bilotta per la collana della Sergio Bonelli Editore, Le Storie.

L’autore romano ha già prestato la sua penna a questa serie, con le precedenti opere Il lato oscuro della luna e Nobody.

Il sedicesimo volume, dal titolo Friedrichstrasse, lo vedrà ancora affiancato dal disegnatore Matteo Mosca (Le Storie #5).

“Berlino Est, i cupi anni della Guerra Fredda… L’impero del terrore della Stasi. Friedrich è un gelido e implacabile agente della polizia politica, il suo compito è controllare, scovare e distruggere ogni forma di dissenso, ogni tentativo di fuga. Il muro che ha costruito intorno a sé, però, è meno solido di quanto sembri. Ad abbatterlo basterà lo sguardo di Marlene Becker, la celebre cantante di cui è segretamente innamorato…”.

La copertina porta la firma di Aldo Di Gennaro e in basso è disponibile una gallery con alcune tavole in anteprima tratte dal sito Bonelli.

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