In Italia la questione dell'integrazione fra diverse culture sta iniziando ad emergere sempre di più negli ultimi anni, ma in un Paese come gli Stati Uniti d'America, da sempre multi-etnico per eccellenza, è un argomento ben radicato e molto sentito. E i fumetti non sono esclusi da questo discorso.
Nel nostro Pease i personaggi propriamente italiani (come nazionalità) sono pochi, se pensiamo alle testate più vendute (Tex, Dylan Dog, Diabolik...) non troviamo grossi esempi di rappresentanza e la questione della multietnicità al momento sembra non porsi nemmeno.
La situazione è, però, totalmente diversa in America dove i fumetti principalmente rappresentano la realtà e l'ambiente che li circonda. Lì, se notiamo, la maggior parte dei personaggi a fumetti è di razza caucasica e solo a partire dagli anni '70 si incominciò a introdurre con una certa volontà personaggi di altre etnie, in particolare afro-americani.
Questo attegiamento ha dato vita, nel tempo, a una sorta di bilanciamento razziale: se infatti leggiamo fumetti o guardiamo telefilm e cartoon americani, notiamo come generalmente ci siano rappresentanti etniche di ogni tipo. Un qualcosa risulta spesso studiato a tavolino.
Anche nei film questo accade, non a caso la Fox ha pensato ad un Johnny Storm di colore per il reboot di Fantastic Four, scelta che ha suscitato molte polemiche fra i fan.
Ma quanto sono effettivamente rappresentate le minoranze e in che modo?
Un ottimo spunto di riflessione ci viene dato dal sito Bleendigcool. Infatti, Bobby Joseph (autore inglese, naturalmente di colore) rivela che per quanto riguarda la presenza di afro-americani nei fumetti delle major, è vero che sia Marvel che DC hanno introdotto nuovi personaggi, ma questi sono colmi di stereotipi negativi.
Prendiamo ad esempio Miles Morales, lo Spider-Man nero dell'Universo Ultimate. Un personaggio bellissimo, diranno in molti, ma non secondo Joseph che ne critica la condizione sociale. Infatti i parenti di Miles sono dei criminali, il papà e lo zio di Miles hanno passato un po' di tempo al fresco in prigione.
Un caso? No, perché non è una cosa isolata. I personaggi di colore hanno praticamente sempre un passato da riscattare, che sia il loro o quello dei loro familiari. O, peggio ancora, sono tuttora criminali.
Ma Miles è il male minore a quanto pare... il peggio per Joseph è il nuovo personaggio DC, ovvero Wally West. Sì, proprio l'ex Flash pre-New 52 è ora un ragazzo di colore. Il personaggio utilizza un dialetto di strada, tra cui il termine "chump" (idiota), che Joseph segnala come non più utilizzato dai tempi di Mister T negli anni '80. Non solo, il personaggio viene presentato mentre fa graffiti sul muro. Insomma, un atteggiamento negativo e un lessico stereotipato.
E questi sono solo due esempi.
Ma allora di chi è la colpa? Naturalmente della dirigenza Marvel e DC che non assumono scrittori afro-americani. Perché, se notate, per le major lavorano quasi esclusivamente sceneggiatori bianchi. Brian Michael Bendis scrive le avventure di Miles Morales, uno dei personaggi di colore di maggior successo di sempre, mentre Robert Venditti è al lavoro sul nuovo Flash. E allora, si chiede Joseph, perché non si lascia spazio ai tanti e talentuosi sceneggiatori afro-americani e gli si consenta di scrivere avventure con personaggi appartenenti alla loro etnia? Questo, specifica l'autore, senza aver nulla contro gli sceneggiatori bianchi.
Insomma, Marvel e DC hanno aumentato i personaggi afro-americani, ma questi sono scritti da sceneggiatori bianchi che, per forza di cose, li rendono in maniera stereotipata. A questo punto che senso ha il loro incremento per rendere al meglio la multietnicità dell'America e poi non fare lo stesso ragionamento con gli sceneggiatori?