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Giorgio Parma

Giorgio Parma

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Wonder Woman vietato in Libano per via della nazionalità israeliana di Gal Gadot

  • Pubblicato in Screen

Il Ministero dell'Economia e del Commercio del Libano ha ufficialmente vietato la proiezione della pellicola Wonder Woman (qui la nostra recensione) per via della nazionalità israeliana di Gal Gadot e del suo supporto ad Israele nella lotta contro il terrorismo di Hamas nella questione Israelo-Palestinese. Libano e Israele da diverse decadi sono impegnati in una tregua armata sempre sul filo del rasoio, con tensioni socio-politiche sempre alle stelle.

Vige difatti una legge in Libano per vietare e boicottare i prodotti israeliani ed è necessario un voto di 6 ministri per bloccarne la diffusione e, in questo caso, la proiezione. Così è stato, quindi niente spettacolo nei cinema libanesi, ma le copie pirata circolano già nel paese.

Ricordiamo anche che Gadot è stata incoronata Miss Israele 13 anni fa, oltre ad aver prestato servizio nelle forze armate come da obbligo di legge.

Venomverse: i dettagli del nuovo evento Marvel

  • Pubblicato in News

Dopo Edge of Venomverse, a partire da settembre, comincerà per Marvel Comics il vero e proprio evento Venomverse, scritto da Cullen Bunn, che si appresta a scrivere la storia di Venom più grande e articolata finora realizzata, come dichiarato dall'editor Devin Lewis a Nerdist.

“Eddie Brock non è un eroe, ma è il Venom necessario in questo momento. La storia ci mostrerà il motivo per cui lui è il miglior Venom che ci sia”, ha dichiarato Bunn. Ma non sarà di certo l'unico Venom in circolo: ci saranno difatti versioni "venomizzate" di Deadpool, Ghost Rider, Old Man Logan, Gwenpool, Mary Jane, Black Panther e Rocket Raccoon, tra i molti altri. Potete vedere alcuni artwork e concept art non definitivi nel corpo dell'articolo e nella gallery in basso.

VENOMVERSE-OML-Design

“Una cosa che ho sempre trovato importante è il modo in cui il simbionte Venom interagisce con il suo ospite. È davvero eccitante poter vedere personaggi che non ci saremmo mai aspettati, subire questo trattamento", ha aggiunto lo scrittore, sottolineando come Deadpool, Ghost Rider e anche Pork Grind, la versione Venom dell'universo di Spider-Ham, giocheranno un ruolo di spicco.
Ma non solo Venom: verranno introdotti anche i Poison, la "risposta della natura al simbionte", che saranno basati su di un design di Ed McGuinness.

A fianco della serie principale Venomverse debutterà anche Venomverse: War Stories, una serie di storie ambientate durante la storyline principale in cui i team creativi prescelti potranno sbizzarrirsi con incontri e racconti tie in, come la storia di Declan Shalvey sul Punisher-Venom. Le cover della serie principale sono realizzate da Clayton Crain in omaggio allo stile pittorico di Gabriele Dell'Otto. Le potete vedere qui sotto cliccandoci sopra per ingrandirla.

VENOMVERSE-by-Clayton-Crain

(Via CBR)

IllustrART: il fibrato pastello e le silhouette acriliche della 3am

  • Pubblicato in Focus

Nuova puntata di IllustrART, questa volta dedicata ad una giovane illustratrice, fumettista e grafica italiana, Margherita Tramutoli in arte La 3am, da diversi anni sulla scena nostrana con un grande numero di pubblicazioni alle spalle, prevalentemente per case editrici indipendenti e in collaborazioni con altri artisti come per Passenger Press o Squame.

Nata a Potenza nel 1984 e attualmente residente a Livorno, laureata in Relazioni Internazionali e diplomata in Fumetto e Colorazione Digitale, lavora da tempo per la cooperazione internazionale, per ONG e Unesco in particolare, oltre ad aver realizzato storie per diverse antologie pubblicate da Cortocomix, NPE, Edizioni Erasmo, Elliott, Officine Libra, Licaoni Production e le già citate Passenger e Squame. Per Barta Edizioni ha realizzato le tavole di una storia a fumetti scritta da Tuono Pettinato per l'antologia Bandierine - Tutta una storia di Resistenze. Nel corso della sua carriera ha lavorato anche per l'animazione e realizzato copertine per numerosi romanzi. All'Arf! è stato presentato in anteprima il suo primo libro per Kleiner Flug, basato su Il Libro della Giungla.

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E sono proprio le numerose illustrazioni postate in rete relative a quest'ultimo progetto che ci hanno folgorato, ed è da qui che vogliamo partire per parlarvi dello stile mutevole e splendidamente unico di questa illustratrice.
La padronanza di diverse tecniche artistiche è evidente, ma è soprattutto con pastelli e acrilici che emerge l'unicità e la forza dei suoi lavori. Con i primi le figure prendono vita con nervature di pigmenti colorati, un fibrato agile e liquido, con solchi che marcano l'esistenza di quelle forme incredibili, quasi aliene, senza mai trasmettere un senso di tecnicismo o di freddezza. Ne emerge anzi un calore fluido, di grande impatto visivo ed emotivo, rafforzato da un gusto eccezionale per la composizione dell'illustrazione, sempre ragionata e meticolosamente studiata, oltre che notevolmente originale ed entusiasmante, che viene ancora di più esaltato nella produzione ad acrilico, in cui lavora spesso e volentieri di silhouette. Esempi lampanti di entrambe le categorie sono i seguenti, ma se ne potrebbero trovare tantissimi altri, alcuni dei quali nella nostra gallery in basso.

 

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Creazioni che giocano tra primi e secondi piani unicamente variando i contrasti cromatici, reinventando le ombre con colori spesso folli e irrealistici ma non per questo stonati. Non c'è nulla fuori posto, tutto trova la sua collocazione naturale senza forzature. La 3am rinuncia ad un realismo d'immagine per creare forme nuove ed essenziali, icastiche, sottraendo invece di aggiungere, riducendo gli spigoli, le intersezioni delle linee, condensando il tratto per creare un'omogeneità spinta ed astratta, infondendo una dolcezza innaturale e per questo sublime.

Nella gallery in basso trovate lavori realizzati con entrambe le tecniche, che dimostrano in maniera lampante quanto qualunque mezzo si pieghi, dopo un periodo di studio e dedizione atti a padroneggiarlo, all'innata eccellenza artistica della 3am.
Potete seguire i lavori dell'artista sul suo sito ufficiale, sulla sua pagina Facebook, su Instagram, in cui trovate anche moltissime altre illustrazioni non a pastello, o guardare alcuni vecchi lavori sull'ormai dismesso blog.

Wonder Woman, la recensione del film

  • Pubblicato in Screen

Quello che possiamo dire sin da subito, per chi vuole in sintesi un commento sul film e per fugare ogni dubbio è questo: Wonder Woman è a nostro avviso un film pensato male, l'ennesima occasione sprecata della Warner Bros. Un film che non impara nulla da un Captain America: First Avenger, che tra l'altro rievoca in più di una scena, e che si mangia quanto di buono (e ce ne è già poco) introdotto nella prima metà abbondante della pellicola con un rovinoso finale.

Un lavoro non pienamente riuscito quindi, ma andiamo per gradi partendo da un breve riassunto della trama.

Il film si apre con Diana Prince ai giorni nostri al Louvre che guardando la vecchia foto di guerra, mostrataci anche in Batman v Superman: Dawn of Justice, rievoca il suo passato.
Finiamo quindi a Temiscira, dove una giovane ragazzina figlia della regina delle Amazzoni desidera allenarsi e diventare forte come tutte le altre donne dell'isola paradisiaca e verrà infine addestrata per diventarne la migliore. Proprio in occasione della dimostrazione di quanto appreso, libera la sua natura sovrannaturale fino a quel momento celata, e in uno sfortunato turbinio di eventi salva un giovane Steve Trevor dalle grinfie del mare, dando il via a quella spirale catastrofica che porterà al suo approdo nel mondo civilizzato per combattere la guerra delle guerre e salvare gli uomini. Infatti l'eroina è stata cresciuta tra mitologia e racconti che si perdono nella leggenda, secondo i quali il popolo delle Amazzoni sia l'unico baluardo difensivo contro il Dio della Guerra Ares, figlio di Zeus, che in passato uccise tutti gli dei e corruppe la creazione del padre, l'uomo, portando la malvagità nella mente umana.
Diane creda quindi che, una volta ucciso il fantomatico Ares, tutti gli uomini verranno liberati dal suo gioco e ritorneranno a essere buoni, terminando così la guerra. Questo in sintesi è il nodo cruciale narrativo dell'intera opera.

Le assurdità narrative di una Prima Guerra Mondiale reinterpretata in maniera ridicola, con fazioni inesistenti e i soliti tedeschi villain spietati in anticipo di qualche decina di anni sulla tabella di marcia storica, la creazione di un presupposto mitico davvero mal congeniato, con snodi narrativi allucinanti, oltre ad un cast di comprimari non solo male assortiti ma totalmente insulsi, oltre che poco funzionali, rendono già di per sé questo film alquanto scadente.

Tuttavia il film regge abbastanza bene e con motivazioni sufficientemente studiate fino all'ultima mezz'ora. Per come viene strutturata la pellicola, l'intero corpo narrativo punta a mettere Diana Prince di fronte ad una realtà della natura umana molto più profonda, ambigua, meticcia di quanto non creda. L'intero rapporto con la guerra porterà nel suo mondo le sfumature, le contaminazioni là dove lei vede unicamente differenze nette e dogmaticamente separate. Tutta l'impalcatura narrativa fino al forte climax finale porta al confronto incredulo dell'eroina con questa meschina verità: in tutti c'è del bene e del male, in ognuno di noi alberga qualcosa di malvagio e tutti siamo capaci di fare del bene, chi più chi meno, ma almeno in potenza. E questa epifania conclusiva la si avrà all'eliminazione di quello che dovrebbe rappresentare il bersaglio di tutte le ostilità ataviche e leggendarie di Diane, ossia il supposto Ares. Ma così non è. E proprio qui si cela il fulcro della narrazione: la comprensione di questa realtà sgretolerà le certezze naïve dell'amazzone.

Purtroppo però il film non termina qui. Proprio quando si possedeva una possibilità di chiusura diversa dal solito, più disincantata e autoriale, senza scadere nel dark tipico di questo universo narrativo made in DC, ecco che arriva il capitombolo finale. La materializzazione del Dio della Guerra Ares, che se in un primo momento sembra essere una trovata comunque interessante, nel suo rivelare a Diana la sua vera identità che da sempre le era stata celata, facendole acquisire ancora più coscienza di sé, il tutto si trasforma nella solita rimescolata e ormai abusata scena di distruzione apocalittica finale con scontro all'ultimo sangue tra due potenze divine che disintegrano tutto ciò che trovano, con anche un tentennamento al Lato Oscuro di una Diana in preda alla follia omicida istigata dallo stesso Dio della Guerra.

E tutto quello che viene faticosamente (perché davvero si fa fatica a farsi largo tra alcune bestialità del film) costruito nella prima parte viene fatto ridicolmente a pezzi da una lotta fracassona di diversi (troppi) minuti, che ormai stancano lo spettatore per via della loro scontatezza oltre che, in questo caso, del passo indietro narrativo che annienta quanto precedentemente costruito.
Per fortuna che ci sarà l'"amore" a salvarci tutti...

La volontà di allontanarsi da quella visione "grim and dark", senza speranza, tipica del DCEU finora, non è che proprio emerga chiarissima, o quantomeno non è stata portata a compimento. Sicuramente a tratti emerge molta più speranza che in tutti gli altri film della serie messi sinora in piedi, ma in questo tentativo si è perso un po' di vista che in un teatro di guerra come può essere il fronte di trincea della Prima Guerra Mondiale, non è l'abbozzare il dramma giusto per buttare carne al fuoco che evita l'atmosfera cupa e pesante, e questo ce lo hanno mostrato bene i Guardiani della Galassia: ci si può spingere ben in profondità in alcuni drammi senza rimanerne invischiati e ritornando subito dopo ad un mood totalmente diverso. Sinceramente più che speranza vediamo una melensa e banalotta rivisitazione del love and peace.

Anche i comprimari della protagonista, tranne Trevor che si difende bene, risultano abbastanza piatti, di certo non approfonditi psicologicamente come si sarebbe potuto fare, evitando di spingersi più nel dettaglio con quelle "battaglie personali che ognuno combatte", gettandole lì a caso. Un'accozzaglia male assortita e insipida.

Di spunti socialmente, filosoficamente e psicologicamente interessanti ce ne sarebbero, anche se relegati prevalentemente nella prima parte e mai approfonditi con grande cura. Anche le scene di morte, di dolore, i massacri di civili innocenti con armi chimiche di distruzione di massa, non vengono messe in scena con grande pathos, o quantomeno non suscitano un grande coinvolgimento emotivo per come sono state girate e scritturate, sebbene ci sarebbe voluto poco a colpire duro lo spettatore con questi temi, aumentando sensibilmente e con criterio la drammaticità del prodotto. Una prova decisamente sottotono di Patty Jenkins.

Dal punto di vista tecnico ovviamente gli effetti speciali la fanno da padrone, con scene in slow motion che ci fanno sicuramente apprezzare le qualità fisiche di Gal Gadot ma che vista una viste tutte. Ribadiamo l'ottima scelta di casting per l'eroina che è in linea con l'immagine moderna canonica dell'amazzone. Inoltre alcune coreografie di lotta sono ripetitive e abbastanza rigide, oltre che non molto esaltanti.

Insomma un film che nella prima parte dà il meglio di sé, anche se di mediocrità si sta parlando, che cade rovinosamente nel finale. Una pellicola con spunti interessanti che non li finalizza in modo compiuto, lasciando molto, troppo, in superficie. Poteva essere molto più di quello che purtroppo è.

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