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Giorgio Parma

Giorgio Parma

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Epifania esoterica in salsa vittoriana, la recensione di Francis

Per leggere l'intervista a Jessica Cioffi, in arte Loputyn, clicca qui.

Di Jessica Cioffi in arte Loputyn ve ne abbiamo parlato diverse volte in questi ultimi anni, a partire da quel Cotton Tales Vol.1 pubblicato da Shockdom nel 2015 che vi abbiamo recensito qui e che ha permesso all’autrice, già famosa sul web, di ampliare la fetta di pubblico assuefatto alla sua magnificenza grafica facendola conoscere su scala nazionale e non solo. Due anni e un artbook dopo, la giovane artista torna sugli scaffali di fumetterie e librerie con un volume autoconclusivo intitolato Francis, un breve racconto magico su di una congrega di streghe e uno spiritello con le sembianze di una volpe che risveglierà la vera natura di Metillia, la protagonista dell’opera, rendendola cosciente di ciò che si cela dentro di lei.

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Sebbene la trama non risulti particolarmente folgorante, questo volume rappresenta un prodotto più che eccellente sotto molteplici punti di vista. Innanzitutto è un racconto breve, autoconclusivo, con piena coscienza di sé e di ottima fattura: accettando l’introduzione in medias res così come il finale aperto, mettendosi nell’ottica di essere partecipi, per un breve periodo, di uno spezzone esistenziale di un universo narrativo, ci si accorge di come la storia sia costruita sapientemente e abbia tutte le carte in regola per intrattenere il lettore, catturandolo pienamente nel tempo di lettura e permanendo al termine con insistenza, complice l’estrema bellezza artistica, che rappresenta di certo il secondo e forse più valido motivo per l’acquisto dell’opera. Se a questo si aggiunge la godibilità dell’esperienza di fruizione del volume, l’edizione di grande formato (rispetto a Cotton Tales) e il grande impatto visivo delle tavole, oltre che un prezzo più che accessibile, il quadro è completo.

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Rispetto al precedente lavoro, quello che si apprezza in questa prova è un’atmosfera che, sebbene rimandi agli stilemi tipici della produzione dell’autrice, ne esce meno cupa, meno psicologicamente pressante e provante. In Cotton Tales l’elemento disturbate nella psiche dei personaggi, il macabro e l’oscurità che trasparivano o che si percepivano, vengono attenuati in questo lavoro, pur rimanendo centrale come tema la duplice e complessa natura umana. Come sempre nelle storie di Loputyn troviamo dei personaggi caratterizzati in modo ambiguo, mai semplici rappresentanti di una categoria caratteriale ma sempre contaminati da una pluralità e varietà di sentimenti e pulsioni: il male e il bene non hanno una distinzione netta, ne ritroviamo embrioni in tutti i personaggi principali, ognuno con le sue deviazioni; osserviamo quindi la precaria oscillazione attorno alla aurea mediocritas per assistere all'affermazione delle tendenze inclini a un'oscurità affascinante quanto reale. Ma in Francis tale tropo viene declinato con maggiore leggerezza e al contempo con maggiore incanto: ambientazione, elementi narrativi e maschere sono infusi di grande fascino ma privi di quel gusto gotico e quella morbosità grottesca già adottati in passato.

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Dal punto di vista artistico invece ritroviamo con grandissimo piacere le abilità grafiche eccezionali della Cioffi, con le ormai classiche ambientazioni vittoriane e lo stile eclettico, pluricontaminato da diverse influenze come quella nipponica (nelle espressioni dei volti prevalentemente), dalla virtuosistica gravure francese tardoromantica, dal gusto shabby chic e dall’illustrazione démodé.
Le libertà compositive che l’autrice si prende nel volume denotano una grande maturazione nell’impostazione della tavola, fortemente connotata da un gusto illustrativo perennemente presente, con layout vari e mutevoli: una gamma varia di composizioni estatiche di fortissimo impatto visivo e notevole bravura artistica.
Il tratto delicato, meticoloso e maniacale nella resa del dettaglio, rigorosamente senza appesantire la tavola; la perizia grafica e il realismo da illustrazione naturalistica che sfoggia in sfondi, ambientazioni e animali, il look retrò, la palette diafana, poudrée: un melange tra mauve e sépia con aperture al perlé, che decora splendidamente una carta ruvida, spessa, lasciando delle piccole imperfezioni di tratto, sono tutti elementi portanti che rendono l’opera ancora più vissuta e magnetica. Un fascino nostalgico e unico di cui non ci stancheremo mai.

Ne consegue che Francis sia indubbiamente un ottimo prodotto, confezionato con grande cura da Shokdom in un'edizione degna dei disegni di Loputyn, impreziosito da una carta spessa che dona corpo alle eteree meraviglie artistiche dell’autrice, anche se forse optare per una rugosità più simile a quella delle tavole scansionate non avrebbe guastato.
Un ritorno sulle scene in grande stile.

 

Il numero speciale a fumetti del New York Times Magazine dedicato alla Grande Mela

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Il New York Times Magazine realizza ogni anno un numero interamente dedicato alla celebrazione della Grande Mela da cui lo stesso giornale prende il nome. L'edizione 2017, uscita domenica scorsa, è stata realizzata interamente a fumetti, con cura editoriale, impaginazione e realizzazione del layout e di tutti i contributi secondari affidati all'artista inglese Tom Gauld.

Le storie realizzate dagli artisti basandosi su una selezione dei migliori articoli della sezione Metro del giornale, che raccoglie storie di vita metropolitana di New York, coprono tutti i borough da Brooklyn a Orchard Beach e seguono racconti di piccoli sprazzi di ordinarietà nella vita newyorkese.

“Ogni pagina di questo numero, a parte le inserzioni pubblicitarie, è stata disegnata. In questo numero che se vogliamo è un po' caotico, visivamente almeno, volevo che quelle pagine permettessero di mantenere una sorta di coerenza e il fatto che Tom si sia occupato di tutto ha aiutato molto”, ha dichiarato il direttore artistico Matt Willey.

Tra gli artisti che hanno contribuito e partecipato a questo numero speciale troviamo Bill Bragg, Kevin Huizenga, Robert G. Fresson, Tillie Walden, Wesley Allsbrook, Sammy Harkham, KL RIcks, Tom Gauld, Andrew Rae, David Mazzucchelli, Sophia Foster Dimino e due artisti italiani, Bianca Bagnarelli e Francesco Francavilla.

Potete trovare sul sito ufficiale tutte le storie presenti nella rivista a questo indirizzo.

(Via Creative Review)

Fantagraphics presenta Now, antologia a fumetti realizzata da cartoonist di tutto il mondo

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La casa editrice Fantagraphics Books Inc. ha annunciato con un comunicato stampa la nuova antologia a fumetti Now, un volume a cadenza quadrimestrale che presenterà delle storie inedite realizzate dai più talentuosi cartoonist di tutto il mondo, mettendone in luce la diversità di stile.

L'antologia punta ad un target composto sia dai lettori abituali di fumetti, agli aficionados più puri, così come dai lettori più occasionali e magari più curiosi. Una serie di storie brevi che invertono la tendenza del mercato, orientato sempre più su graphic novel di lungo respiro. Una piattaforma di sperimentazione e diversità che permette di mettere in luce diverse branche e approcci della Nona Arte.

“Spero che Now possa non solo fornire un luogo di pubblicazione per storie che non troverebbero una facile collocazione altrove, ma che spinga anche i cartoonist a realizzarne di questo tipo”, ha dichiarato il curatore dell'opera Eric Reynolds a The Comics Reporter.

Nel primo numero, in uscita il 20 settembre 2017, saranno ospitati Eleanor Davis, Noah Van Sciver, Gabrielle Bell, Dash Shaw, Sammy Harkham, Malachi Ward, J.C. Menu, Conxita Herrerro, Tobias Schalken e Antoine Cossé, oltre a strisce di Tommi Parrish, Sara Corbett, Daria Tessler e Kaela Graham; la cover sarà realizzata da Rebecca Morgan.
A gennaio 2018 uscirà invece il secondo numero.

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Il fantasy matriarcale di Liu e Takeda, la recensione di Monstress

Mondadori ha dato il via con il botto alla nuova collana di fumetti Oscar Ink, proponendo tutta una serie di titoli allettanti delle principali case editrici estere, dal mercato francese a quello americano, non dimenticandosi dell’ottimo contributo italiano con opere come Alan Ford e Diabolik, oltre al graphic novel di Dino Buzzati.
Tra le uscite di maggio previste per questa iniziativa editoriale, trovimo Monstress di Marjorie Liu e Sana Takeda, fumetto fantasy avventuroso fonde la tipica atmosfera magica ed esoterica con una spruzzata di steampunk, dando vita a un affresco complesso e articolato, ben caratterizzato e approfondito, ma che soffre di un difetto principale, anche se non così essenziale.

L’inizio in medias res piuttosto concitato e criptico, che proietta il lettore sin da subito nell’azione frenetica del volume, senza neanche presentare i personaggi, rende faticoso ed eccessivamente farraginoso l’ingresso nell’universo narrativo descritto: comprenderne le dinamiche e le diverse parti in gioco, in una scacchiera alquanto complessa e vasta, con fazioni differenti in lotta fra loro, non è così semplice, almeno non nei primi due capitoli. L'introduzione esplicativa al background delle vicende presentate viene rimandata a metà volume e oltre, permettendo sì a fine lettura di avere le idee più chiare di ciò che si è letto, ma con un sentore residuo un po’ incerto. Una macchinosità forse eccessiva per una narrazione sicuramente diversa dal solito, che non si perde in noiosi fronzoli e non fornisce subito al lettore la “pappa pronta” di facile decifrazione, ma che poteva essere resa più fluida e fruibile con un'introduzione iniziale al volume, giusto per avere uno starting point anche minimo da cui partire.

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Soprattutto perché la trama in sé è molto articolata e dall’ampio respiro temporale. La storia è ambientata in un’Asia alternativa, in cui coesistono cinque razze senzienti principali: umani, gatti, arcani, antichi e antichi dei. Nella contingenza temporale in cui si svolgono le vicende narrate, vige una tregua tra due fazioni in guerra, quella degli umani soggetta ad una casta di sacerdotesse potenziate note come Cumaea, e quella degli antichi, creature magiche ibride, progenie di umani e antichi, nel cui corpo scorre una sostanza mistica, il Lilium, che le sacerdotesse usano per potenziarsi ed estendere le loro capacità sovrumane, sottraendolo con la forza.
In questo scenario bellico, una giovane ragazza arcanica Maika Halfwolf, capace di passare per umana, cerca disperatamente di fare luce sul proprio passato, combattendo contro le Cumaea con grande ferocia e violenza, pur di scoprire la sua vera natura e comprendere quale entità misteriosa si cela dentro di lei.

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Una serie di intrecci interessanti e ben investigati dalla scrittura della Liu che non bada a violenza, crudezza e orrori espliciti di ogni sorta, conditi da opportuno linguaggio scurrile, che mira a non incensare una realtà di guerra e massacri, proponendo in tutta la sua oscura visione un mondo in cui la speranza è sempre più flebile e la sopravvivenza è sempre sul filo del rasoio. Schiavitù, massacri di civili, donne e bambini, mutilazioni, sacrifici, inganni, tradimenti e soprusi abbondano in questa realtà narrativa totalmente disillusa.
Come già dimostrato in passato su serie come X-23 e Black Widow, la creazione di personaggi femminili forti, complessi e sfaccettati è una delle peculiarità più di risalto della scrittrice, che si diverte in una società sostanzialmente matriarcale come quella narrata a mostrarci figure inusuali, caratterialmente e psicologicamente ben impostate: abilità che dona vitalità agli attori in scena.

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E dal punto di vista visivo, di certo Sana Takeda non si tira indietro, ricorrendo ad un grande realismo pittorico, molto vicino all’illustrazione epica videoludica ma che non cade nella staticità, nell’immobilità di flusso che l’illustrazione a sé stante avrebbe fornito. Una produzione definita da un dettaglio maniacale e di fortissimo impatto visivo, ideale per le scene più action e per creare un immaginifico fantasy corposo e strutturato.
Il suo stile ibrido mescola con sapienza elementi tipici della produzione artistica occidentale, nel gotico e nelle architetture steampunk, nel layout della pagina tipicamente americano, con forti influenze asiatiche, nipponiche prevalentemente, non solo nell’espressività marcata di alcuni personaggi, nella realizzazione dei volti e delle figure, ma anche nel character design stesso, come la piccola arcanica-volpe o i gatti multicoda dalle fattezze molto giapponesi.
Un’esperienza visiva affascinante e davvero eccellente, anche a livello di palette cromatica adottata, perfetta per queste ambientazioni oscure.
 
L’edizione Oscar Ink è massiccia, forse un po’ troppo per un hardcover di una serie mainstream, con pagine opache, e leggermente ruvide, piacevoli. Un volumone bello denso e di ottima fattura, che occupa uno spazio non trascurabile in libreria.

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