Prophecy 1
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"Non è più sul piccolo schermo che si diffonde il crimine che fa scalpore!"
Erika Yoshino, Prophecy
Scritto e disegnato dal maestro Tetsuya Tsutsui e pubblicato originariamente in Giappone sulla rivista Jump Kai della casa editrice Shūeisha tra il luglio 2011 e l'agosto 2013, arriva ora in Italia Prophecy, edito da J-Pop.
Con quest'opera il maestro Tsutsui ci presenta un'aspra critica della società attuale, in primis quella giapponese, rivelando le forti contraddizioni su cui essa si fonda, dipingendo a tinte fosche un mondo in cui il buon senso e la ragione sembrano essere venuti meno.
La trama ruota attorno a una misteriosa figura che si fa chiamare Paperboy, un personaggio che indossa una maglietta con disegnate le più famose applicazioni della Apple e con il volto coperto da un foglio di giornale che lascia intravedere solo gli occhi. Egli si erge come paladino degli oppressi, degli umili e di coloro che sono stati emarginati dalla società; fautore di una violenza spietatamente lucida basata sul criterio del contrappasso, programma ogni sua azione punitiva e la annuncia via YouTube il giorno prima di portarla immancabilmente a termine, mettendo in subbuglio le autorità.
Ma quello che differenzia Paperboy da altri vendicatori mascherati come Akumetsu (manga di Yoshiaki Tabata che presenta molti punti in comune con Prophecy) è il grande realismo che permea l'opera; non solo questo, ma anche la componente legata all'attualità e al forte ruolo che ricopre ormai la realtà virtuale nella nostra società sono tratti caratteristici di questo fumetto.
Ed è principalmente quest'ultimo punto che eleva l'opera dalla mera condizione di denuncia sociale infarcita di banale e vuota retorica che ritroviamo un po' ovunque in lavori che trattano queste tematiche: la potenza e la rilevanza della componente virtuale nella nostra vita. Social network, forum, blog, tendenze virtuali di ogni sorta ricoprono un'importantissima fetta della nostra realtà, tant'è che quasi ogni persona ormai possiede uno o più controparti virtuali e spende in rete gran parte del proprio tempo libero. Soprattutto in una società come quella giapponese che ha fornito forse il più grande apporto allo sviluppo di queste tecnologie.
Col nascere di una nuova realtà, nascono anche nuovi pericoli e nuovi tipi di crimine: violazione del diritto di copyright, furti d’identità virtuali, hackeraggio, pirateria ma anche il semplice (si fa per dire) flaming, ossia la denigrazione e l’offesa tramite il web di una persona o di un gruppo, pratica che in Giappone si trasforma in vero e proprio linciaggio sulla pubblica piazza e spesso porta anche al suicidio dei bersagli di queste ingiurie.
Tetsuya Tsutsui sembra dirci che l’effetto amplificatore di Internet è una pericolosa arma a doppio taglio, bisogna gestirlo con massima attenzione o anche una minima parola fuori posto può scatenare eventi imprevisti di portata spropositata. Ed è quello che accade in questo manga, dove una personaggio scrive un commento di pessimo gusto su un social network e per quella singola azione la sua vita diventa un inferno, non riesce più a trovarsi un lavoro, viene costantemente insultato e perseguitato anche fisicamente.
Quello di Prophecy è un mondo dove il confine tra reale e virtuale non esiste più e questo può sembrarci in un primo momento qualcosa di totalmente assurdo, di estremizzato, ma soprattutto nel paese del Sol Levante questa condizione non può essere più veritiera di così.
Paperboy è mosso da un sentimento di vendetta dettato dalle condizioni precarie in cui ha passato tutta la sua vita, dal vivere in una baracca sprovvista di tutto insieme a persone nella sua stessa situazione, a lavorare a giornata in condizioni disumane per poter permettersi il minimo indispensabile per sopravvivere. Il flashback sulle origini di Paperboy e dei suoi compagni che copre tutta la seconda metà del primo volume è molto drammatico e toccante, ma il maestro Tsutsui non propone mai una visione patetica e pietosa delle loro condizioni, ne enfatizza invece il desiderio di riscossa che li muove, che li porta a ribellarsi anche se in modo disperato, per non perdere la dignità umana. La dignità che rimane centrale ancora una volta in un’opera nipponica, in un paese che ha fondato le sue basi su questo sentimento e sull’onore e i cui abitanti, almeno quelli più rappresentativi, sacrificherebbero la propria vita pur di non venirne privati.
Per quanto riguarda il comparto prettamente tecnico, i disegni sono ben realizzati e puntano molto al realismo come la trama stessa; le inquadrature e le pose dei personaggi sono sempre in perfetta armonia con il testo nei balloon e enfatizzano ancora di più le scene drammatiche o i dialoghi più significativi. Molto ben realizzata la traduzione della J-Pop che rende la lettura molto scorrevole e fluida.
In conclusione Prophecy è davvero un ottimo manga, che tratta argomenti molto attuali in modo serio ma senza imprimere la visione dell’autore, permettendo così a ognuno di sviluppare la propria opinione su tematiche che ci riguardano in modo molto diretto. Assolutamente consigliato anche solo per riflettere un po’.