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Tutti i Superman del DC Rebirth

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Buona parte delle news e delle anticipazioni giunte da oltreoceano, riguardo la conclusione del New 52 e l'avvento di Rebirth, riguardano Superman. Diverse versioni del personaggio sono in campo, ed è possibile pertanto che si generi un po' di confusione. Dopo l'uscita di Action Comics #957 e in attesa dell'uscita di Superman #1, cerchiamo pertanto di fare un po' di ordine e stabilire come stanno le cose al momento.

Spoiler alert!

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Superman New 52.
Abbiamo appreso che, alla fine della serie regolare, a conclusione della run di Geoff Johns e John Romita jr., il Superman New 52 è morto, ponendo fine, pertanto, all'era del Superman "giovanile" introdotto nel settembre 2011 con la run di Grant Morrison, che aveva riscritto le origini e l'arrivo di Kal El sul nostro pianeta.

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Chi è il nuovo Clark Kent?
Tuttavia, come trapelato già da diverse anticipazioni, tra cui una recente intervista con Newsarama di Dan Jurgens, che col Rebirth passa alla scrittura di Action Comics, e come si è visto sullo stesso albo uscito negli USA l'8 giugno scorso, Clark Kent continuerà a presentarsi regolarmente al lavoro al Daily Planet. E non è escluso che possa trattarsi del Clark Kent New 52: la morte di quel Superman, in altre parole, non avrebbe necessariamente comportato la morte di quel Clark Kent.
Un bel mistero che probabilmente condurrà a risvolti imprevedibili.

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Il ritorno del Superman pre-New 52

Su DC Universe: Rebirth, lo speciale one shot scritto da Geoff Johns, avevamo appreso invece che il vecchio Superman, quello post-Crisis e pre-New 52, durante questi anni è sempre vissuto, in segreto, a Metropolis con la moglie Lois e il figlio Jonathan. Nello stesso albo, questi viene visitato da un misterioso Mr. Oz, che potrebbe essere Ozymandias di Watchmen e che, in maniera sibillina, afferma che né lui, né la sua famiglia, né il Superman New 52, potrebbero essere ciò che pensano di essere. Su Action Comics #957 si vede Oz osservare ancora la vita di Superman. Da un dialogo tra Superman e Lois emerge che sono consapevoli di provenire da un altro universo.
Nel corso della stessa intervista, Dan Jurgens aveva confermato che il Superman pre-New 52 è tornato e sarà lui il Superman "ufficiale" e aggiunge che il personaggio di mr. Oz non avrà, per il momento, un ruolo importante nelle storie; anzi, non è detto che Oz non possa sbagliarsi.

Con Superman torna il più pericoloso tra i suoi nemici, Doomsday, ma non è chiaro di quale versione del personaggio si tratti, se quella New 52 o quella originale. Inoltre Jurgens fa cenno al rapporto tra Superman e Wonder Woman, e preannuncia una reazione "imprevedibile" da parte di Diana alla vista del redivivo vecchio Supes.

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Lex Luthor-Superman
Alla morte di Superman versione New 52, Lex Luthor si convince di essere lui l'erede dell'uomo d'acciaio. In conclusione del New 52 lo abbiamo visto sedere sul trono di Apokolips lasciato vacante dalla apparente dipartita di Darkseid e, su Action Comics #957, lo riscopriamo nelle nuove vesti di protettore di Metropolis. Il conflitto tra questo Super-Luthor e il redivivo Superman, sarà inevitabile.

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Kenang Kong: il Super-Man cinese
Nel frattempo, fa il suo esordio New Super-Man, la nuova serie dedicata al Super-Man cinese, scritta da Gene Yang e disegnata da Viktor Bogdanovic.
Come vi abbiamo già anticipato si tratta di Kenan Kong, un ragazzo cinese di Shanghai che si ritroverà ad avere dei poteri che lo renderanno un Super-Man.
Nasce così un vero e proprio "distaccamento" asiatico del DC Universe, con la formazione di una vera a propria Justice League made in China. Bisognerà vedere se, e come, Kenan Kong e la Justice League cinese interagiranno con gli eroi americani.

Dan Jurgens ha anticipato inoltre che le testate dedicate all'Uomo d'Acciaio, dopo una partenza con storie separate e distinte, si incroceranno e condivideranno lo stesso filone narrativo. Con la promessa che vedremo storie interessanti che cattureranno l'attenzione dei lettori di vecchia data quanto di quelli nuovi.

Restano da sistemare diversi tasselli nella composizione del nuovo universo di Superman e ancora tante domande e tante questioni senza risposta come, per esempio, il rapporto tra Superman e Supergirl, il nuovo Superboy o la nuova Superwoman; l'interazione con la Justice League e il ruolo del nuovo, misterioso, Clark Kent.

Ma ormai ci siamo. Rebirth è partito e le risposte arriveranno; col tempo, conosceremo tutti i dettagli e gli sviluppi delle vicende legate all'Uomo d'Acciaio.

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Anteprima di Superman #1 di Peter J. Tomasi e Patrick Gleason

  • Pubblicato in News

Dopo l'anteprima di Action Comics #957 di Dan Jurgens e Patrick Zircher, diamo ora un'occhiata approfondita al primo numero dell'altra testata dedicata all'Uomo D'Acciaio.

Superman #1 di Peter J. Tomasi, Patrick Gleason e Mick Gray uscirà il prossimo 15 giugno e conterrà il primo capitolo della saga "The son of Superman". Ecco la sinossi dell'albo: "L'ultimo figlio di Krypton deve decidere se aiutare il suo giovane figlio a usare i suoi nuovi poteri in rapida espansione, o se nasconderli al mondo."

Di seguito, un'anteprima del fumetto diffusa da CBR. Le cover sono ad opera di Patrick Gleason, Mick Gray, John Kalisz e Kenneth Rocafort.

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Quando Muhammad Ali sfidò Superman

  • Pubblicato in Focus

Era la notte tra il 3 e il 4  giugno scorso quando le agenzie di tutto il mondo hanno battuto la notizia della morte di Muhammad Ali, al secolo Cassius Marcellus Clay, il più grande boxeur della storia, “Sportivo del Secolo” per la rivista Sports Illustrated e icona della cultura pop. Il dolore di “The Greatest”, come amava definirsi con spavalda ma meritata iperbole, ha valicato i confini del mondo dello sport. Messaggi di cordoglio sono arrivati da capi di stato e da esponenti della cultura, a testimonianza della grandezza della figura di Ali, che è stato un campione della battaglia dei diritti civili prima che del ring.

La sua avventura sportiva ed umana si compie sullo sfondo di due decenni cruciali per la storia americana e mondiale, gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso: è proprio il nostro Paese a fornire a Cassius Clay la sua prima ribalta sportiva, con la vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960. Nel 1964, a soli 22 anni, conquista il titolo di Campione del Mondo battendo Sonny Liston in uno storico match. Poco dopo arriva la prima delle sue decisioni controverse: Clay aderisce al movimento afroamericano Nation of Islam e cambia nome in Muhammad Ali. Sono anni difficili per gli Stati Uniti: il presidente John Fitzgerald Kennedy è stato ucciso a Dallas l’anno precedente e si apre un decennio difficile, segnato dall’impegno bellico in Vietnam, evento traumatico che segna la storia americana e contro il quale il carismatico Ali non tarda a prendere posizione. Nel 1967 il Campione viene arrestato per renitenza alla leva e privato del titolo in seguito al suo rifiuto di combattere in Vietnam, posizione che gli viene dettata sia dalla sua religione, sia da una convinta obiezione di coscienza (Non ho niente contro i Viet-Cong. Loro non mi hanno mai chiamato “negro”). Ed è proprio la sua battaglia come obiettore di coscienza e per le sue posizioni contro la guerra a renderlo un’icona della controcultura di quegli anni, simbolo per eccellenza del Black Power.

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Il Campione tornerà sul ring nel 1971, a seguito dell’annullamento della sua condanna da parte della Corte Suprema. Gli anni successivi cementano definitivamente il mito di Ali, a partire dai mitici match contro Joe Frazier, il rivale per eccellenza, per arrivare al leggendario Rumble in the Jungle (“Terremoto nella Giungla”), l’incontro con George Foreman combattuto e vinto drammaticamente a Kinshasa, nello Zaire, nel 1974, e celebrato in uno straordinario documentario, Quando eravamo Re, diretto da Leon Gast. Sullo sfondo la storia americana continua a scorrere: l’innocenza ormai perduta degli anni ’60 ha lasciato il posto alle inquietudini degli anni ’70, il Vietnam è un fallimento drammatico, ma il peggio, se possibile, deve ancora venire: è lo scandalo Watergate, imputabile al presidente Nixon, a far vacillare la fiducia degli americani nelle istituzioni. La sfiducia e il disorientamento dell’americano medio viene intercettato e ben rappresentato dallo scrittore di Captain America, Steve Englehart, nella celebre Saga dell’Impero Segreto, attraverso l’immagine simbolo del buon Capitano che getta il costume alle ortiche dopo aver realizzato il livello di corruzione del sistema politico e assume l’identità di Nomad, l’uomo senza patria. La stella di Ali attraversa in pieno questi anni convulsi della vita politica e sociale americana e ne diventa uno dei simboli, grazie ad una vena polemica mai sopita e al suo indomito carattere. La sindrome di Parkinson, terribile malattia che gli viene diagnosticata nel 1984 dopo che i primi sospetti lo avevano spinto al ritiro già nel 1981, non spegne la fiamma che arde nel cuore del campione, anzi quest’ultima conosce una solenne e commovente sublimazione alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, quando un Ali ormai minato nella salute viene scelto come ultimo tedoforo nella cerimonia di apertura, commuovendo il mondo per il suo coraggio.

Non stupisce quindi, alla luce di quanto detto, che Muhammad Ali all’apice della sua fama fosse considerato alla stregua di un supereroe da milioni di afroamericani e non solo. Il parallelismo tra i colorati giustizieri della DC e della Marvel e il suo assistito non era sfuggito a Don King, rampante manager del Campione. King, che nel decennio successivo avrebbe curato anche gli interessi di un giovane Mike Tyson, era in anticipo sui tempi: era ben consapevole della potenza della comunicazione e del marketing e lo aveva dimostrato organizzando eventi come il già citato Rumble in the Jungle e il suo “sequel”, il match tra Ali e Frazier nella capitale delle Filippine, ribattezzato “The Thrilla in Manila”. Nel 1976, in un’epoca in cui i giornali non si occupavano quasi mai di fumetti, aveva destato scalpore l’incontro tra i due pesi massimi di DC e Marvel, Superman contro l’Uomo Ragno: La Battaglia del Secolo, che era stato un clamoroso successo di vendite. Il fatto non era sfuggito a King, sempre alla ricerca del colpo a sensazione, che si presentò di persona al 75 Rockfeller Plaza, sede della DC all’epoca, con un proposta folle ma intrigante: Superman avrebbe affrontato una nuova sfida contro un avversario speciale, e quell’avversario sarebbe stato nientemeno che Muhammad Ali. La dirigenza della DC sulle prime vacillò ma poi decise, nella persona del nuovo editore Jenette Kahn, di accettare la sfida. Come ricorda la stessa Kahn, nel 1976 Muhammad Ali era percepito come un’eroe popolare di proporzioni iconiche, in particolare per la sua ferma opposizione alla guerra in Vietnam e un’obiezione di coscienza che gli aveva fatto perdere quattro degli anni migliori della carriera.
Ma la storia che sarebbe nata dall’incontro tra le due grandi icone non sarebbe stata solo un occasione di puro intrattenimento, ma anche il pretesto per sviscerare il significato delle azioni e degli ideali che avevano reso, ciascuno a modo suo, Superman e Ali degli eroi.

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Per realizzare un compito così arduo c’era bisogno del  miglior team  creativo possibile. Fortunatamente, la DC lo aveva in casa. E così il dinamico duo formato dai testi di Denny O’Neil e dai disegni di Neal Adams venne messo all’opera. La coppia era reduce dal successo delle storie in coppia di Lanterna Verde e Freccia Verde, testata per la quale avevano affrontato per la prima volta in un fumetto mainstream problemi spinosi come la questione razziale e la diffusione delle droghe tra i giovani; inoltre, dopo la sbornia camp del decennio precedente, O'Neil e Adams avevano riportato Batman alle sue origini di detective e vendicatore notturno, come immaginato in origine da Bob Kane. La coppia partiva sotto i migliori auspici, e il Dio del Fumetto fu dalla loro parte. Il risultato fu all’altezza delle aspettative, anche se le difficoltà non mancarono, tra l’improvviso abbandono di O’Neil, che lasciò ad Adams anche l’onere dei testi e la pressione dello staff di Ali che pretendeva il controllo creativo (si mormora che il pugile avesse riscritto alcune battute dalla sua controparte cartacea).

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L’opera, prevista per l’autunno del 1977, vide la luce nella primavera del 1978. La storia prendeva le mosse dalla minaccia di un invasione della Terra ad opera della razza aliena Scrubb: per evitarla un campione terrestre avrebbe dovuto affrontare in un match il campione degli Scrubb, Hun’ya. Superman e Muhammad Ali si propongono come difensori della Terra, ma tra i due si accende un litigio su chi debba rappresentarla. Superman sostiene, in virtù dei suoi poteri, di essere il prescelto. Ali, dal canto suo, fa notare all’Uomo d’Acciaio di non essere nativo della Terra. La diatriba viene diramata da un emissario Scrubb, che priva momentaneamente Superman dei suoi poteri, al fine di poter affrontare Ali in un match alla pari e stabilire chi sarà la sfidante di Hun’ya. È lo scontro del secolo, trasmesso in tutto l’universo. L’Uomo d’Acciaio ha la peggio e Ali viene scelto come sfidante. Al termine di un match emozionante il Campione Terrestre batte Hun’ya. Ma Rat’lar, capo degli Scrubb, livido di rabbia per l’esito della sfida, decide di attaccare lo stesso la Terra: sarà fermato da un recuperato Superman e dallo stesso Hun’ya, deluso dal comportamento scorretto del suo leader. Superman e Ali possono dunque tornare sulla Terra: il Campione rivela all’Uomo d’Acciaio di aver compreso la sua identità segreta e, stringendogli la mano, chiude la rivalità decretando che entrambi sono “i più grandi”.

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La storia risente molto delle atmosfere da space opera che nel 1978, grazie al successo di Guerre Stellari dell’anno precedente, erano di gran moda. Ma dietro l’apparato fantascientifico è evidente lo sforzo di Adams e O’Neil di tradurre in fiction i valori di cui Ali era convinto sostenitore: il bando ad ogni forma di razzismo, la collaborazione tra bianco e nero, la lotta all’oppressione e all’ingiustizia, il valore del coraggio e del sacrificio, il rispetto nei confronti dell'avversario, che va trattato con onore anche se sconfitto. Un inno alla libertà che risuona ancora oggi, tra le pagine magnificamente illustrate da un michelangiolesco Neal Adams in stato di grazia, autore di anatomie muscolose ma agili e snelle allo stesso tempo, che qui realizzò uno dei suoi lavori migliori. A partire dalla splendida e iconica cover, che ritrae, tra gli spettatori del match tra Superman e Ali, alcuni volti celebri della politica, dello spettacolo, dello sport e della cultura dell’epoca: i Jackson 5, Pelé, Frank Sinatra, Ron Howard, Raquel Welch, Liberace, Christopher Reeve, Lucille Ball, Sonny Bono, Cher, Jimmy Carter, Gerald Ford, Andy Warhol, Kurt Vonnegut, insieme ai vari Batman, Lex Luthor e altri eroi DC nelle loro identità borghesi come Oliver Queen, Hal Jordan e Barry Allen.

Superman Vs. Muhammad Ali è un super-classico che va letto e riletto, un omaggio ad un campione indimenticabile e un’opera che cattura in modo unico lo spirito di un’epoca… quando eravamo Re.

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Anteprima di Action Comics #957, il primo dell'era Rebirth

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Dopo l'anteprima di Detective Comics #934, è giunto il momento di vedere le prime tavole di un'altra storia testata DC Comics dedicata all'alter-ego di Clark Kent. Parliamo naturalmente di Action Comics, giunta alla sua 957° uscita, la prima nell'era Rebirth.

"Path to Doom" Chapter One'
Superman torna a Metropolis appena in tempo per incontrare il nuovo protettore della Città del Domani: Lex Luthor. E, ben presto, i due faranno un altro incontro inaspettato: il nuovo Clark Kent!

Nella gallery in basso, potete vedere le prime tavole dell'albo diffuse da CBR. La serie, che ricordiamo sarà quindicinale, è scritta da Dan Jurgens e disegnata da Patrick Zircher.

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