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Luci e ombre della rèvolucion, la recensione di Castro

Non è cosa semplice realizzare una biografia di un personaggio storico: il pericolo di cadere nel verboso, nel retorico o nel facile ideologismo pro o contro il soggetto narrato, è spesso una spada di Damocle a cui gli autori cercano di sfuggire specie se poi parliamo di un personaggio importante e controverso del ‘900 come il “leader maximo” Fidel Castro.
Castro, dell’autore tedesco Reinhard Kleist, riesce, però, a sfuggire alla maggior parte di queste insidie. Ciò che Kleist rappresenta con il suo corposo graphic novel è la vita politica di Fidel, da giovane attivista fino alle sue dimissione da Presidente. La lunga, ricca e contraddittoria epopea del Comandante, capace di condizionare la vita e la politica di Cuba e di smuovere i delicati equilibri tra le grandi potenze di USA e Russia.

La narrazione messa in piedi da Kleist vede un giornalista tedesco, Karl Mertens che, da semplice inviato per il suo quotidiano, sceglie di rimanere a Cuba ed entrare nelle forze di Fidel durante i turbolenti anni della nascente Rivoluzione. L’utilizzo di un personaggio inventato come Karl, permette all’autore di essere il più obiettivo possibile nel narrare, non tanto gli eventi, quanto la figura del leader maximo: un pretesto narrativo, dunque, per parlare storicamente e politicamente di Castro, sena prendere una posizione netta sulla sua figura.

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Se, da un alto, nella parte dedicata all’ascesa al potere di Fidel, Kleist, sembra indugiare spesso nel didascalico leggermente retorico, nel raccontare, invece, il consolidamento del potere del Comandante, si apre maggiormente a delle riflessioni socio-politiche di non superficiale indagine. Una prova narrativa sottile ed intelligente, perché capace di porre il lettore nella posizione del rivoluzionario divenuto tale per disperazione, che ha visto in Fidel Castro l’unico baluardo di salvezza, per poi riflettere sugli eventi e sulle conseguenze della lotta sociale. Così come è accaduto per una parte della popolazione cubana. Senza schierarsi, dunque, Kleist riesce nel delicato compito di equilibrare le visioni dicotomiche che il mondo ha costruito attorno alla figura di Castro, dandogli pari valore narrativo ed eguale spazio di riflessione.

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Il disegno – anch’esso realizzato da Kleist – è funzionale alla narrazione. Chi racconta, in prima persona, è il giornalista Mertens, ed il lettore si lascia condurre dalla sua visione degli eventi, dalle immagini che lui riporta e dal sentimento con le quali le ha vissute. Il tratto è spesso caricaturale, non cerca il realismo fotorealistico, spesso gli sfondi sono accennati, a volte del tutto assenti, perché ciò che diventa il fulcro della narrazione, sono i contenuti più che i gesti e le azioni. Il bianco e nero delle tavole – forse, a volte, pesante da affrontare nella lettura – riesce ad essere estremamente evocativo: le ombre della giungla cubana, il denso fumo di sigaro, le stanze poco illuminate, richiamano la fuga, la paura, le cospirazioni, i piani politici e militari regalando sfumature di “colore” che solo il lettore, squisitamente, può e deve aggiungere.

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Il graphic novel di Reinhardt Kleist riesce dunque nel suo delicato compito di raccontare storicamente la biografia di Fidel Castro, e ci riesce senza rischiare di scendere in ideologismi facili ma unendo due “anime” che potrebbero sembrare contrapposti: l’anima storica che, super partes, sceglie una lettura obiettiva degli eventi e l’anima da novelliere, capace di operare attraverso l’emotività del lettore.
La riedizione del volume realizzata dalla Mondadori Comics – che con tale opera inaugura la collana Ritratti dedicata alla figure storiche – conferisce lustro alla graphic novel, grazie alla carta lucida che esalta il bicromismo dei disegni, rafforzando la forte separazione tra luce ed ombra, fondamentale per la narrazione di Kleist.

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