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A proposito della morte e di come viene rappresentata nell’Universo Marvel, il compianto Stan Lee era solito dire che nei fumetti della Casa delle Idee l’Aldilà ha le porte girevoli: in più di cinquant’anni di pubblicazioni un trapasso e una resurrezione ad effetto non sono stati negati a nessuno dei principali eroi dell’editore. Con una sola eccezione, a dire la verità: Capitan Marvel, ovvero il Capitano Mar-vell del guerrafondaio Impero Kree, da lui rinnegato per diventare un difensore della Terra. La morte di Mar-Vell venne narrata da Jim Starlin nell'indimenticabile La Morte di Capitan Marvel, opera che inaugurò nel 1982 la linea di Graphic Novel dell’editore. Il più nobile e cosmico degli eroi Marvel incontrava una fine molto terrena, ucciso da un cancro causatogli dall’esposizione a dei gas tossici durante lo scontro col villain Nitro. Il lirismo conferito alla storia da Starlin la fece diventare un classico, che nessuno volle mai vanificare col ritorno tra i vivi di Mar-Vell. Ciò nonostante, l’universo Marvel aveva ancora bisogno di un Capitano.
Il titolo non restò vacante a lungo: già pochi mesi dopo Roger Stern e John Romita JR facevano debuttare una nuova Capitan Marvel, Monica Rambeau, in Amazing Spider-Man Annual 16. Questo nuovo capitano non aveva alcun legame col precedente e nonostante il tentativo di Stern di accompagnarla in un percorso di crescita facendola diventare prima membro e poi guida degli Avengers, il personaggio non incontrò mai il pieno gradimento del pubblico.
Un tentativo venne fatto con Genis-Vell, figlio di Mar-Vell concepito dalla di lui consorte Elysius grazie all’estrazione del DNA del Capitano, ma nonostante un ruolo di protagonista nel classico moderno Avengers Forever del 1999 e un ottimo ciclo scritto per la sua testata da Peter David, l’interesse intorno al personaggio scemò molto presto. All’inizio del decennio in corso, la Marvel decise di far coincidere la ricerca di un nuovo e autorevole Capitan Marvel con la definitiva maturazione di un personaggio già esistente e molto amato dai lettori: Ms. Marvel.
Le origini dell’eroina erano legate a Mar-Vell: la sua reale identità era quella di Carol Danvers, maggiore dell’aeronautica che era rimasta ferita durante uno scontro tra il Capitano e il suo grande nemico Yon-Rogg. Lo scoppio di un dispositivo Kree la travolse, e l’enorme quantità di energia liberata ne modificò la struttura genetica, rendendola a tutti gli effetti un ibrido tra Kree e essere umano. Dotata di poteri e di un costume simili a quelli del Capitano, Carol assunse l’identità di Ms. Marvel, entrando dopo poco tempo anche negli Avengers. Da questo momento in poi gli sceneggiatori Marvel non hanno lesinato nel concepire traversie per la povera Carol, per l’elenco delle quali vi rimandiamo a futuri approfondimenti. Durante l’evento Avengers Vs X-Men, Carol decise di mettere per sempre da parte un lungo periodo buio della sua vita, culminato con l’alcolismo, e di onorare la memoria di Mar-Vell raccogliendone l’eredità. La vera decisione, in realtà, era stata presa dalla Casa delle Idee, decisa a dotarsi di un personaggio femminile potente e iconico come la Wonder Woman della rivale DC, tuttavia la mossa ben si sposava con la definitiva crescita del character. Inoltre, era apprezzabile la mossa di conferire ad una donna il ruolo di personaggio portabandiera dell’editore stesso, a partire dal nome.
Carol ha però faticato ad imporsi nella sua nuova identità, visto che dal 2012 è stata protagonista di ben 4 testate a suo nome, tutte dalla vita effimera, nonostante la bontà dei nomi coinvolti (tra gli altri, Kelly Sue DeConnick e Margareth Stohl ai testi e ottimi artisti come David Lopez, Kris Anka e Ramon Rosanas alle matite). Prima di lanciare la quinta serie a lei dedicata, tutt’ora in corso, la Marvel ha deciso di tirare le somme dell’esperienza di Carol come “Capitano” con La Vita di Capitan Marvel. La miniserie, che riecheggia il titolo della raccolta del celeberrimo ciclo di Jim Stalin dedicato a Mar-Vell negli anni ’70, vuole essere il punto di arrivo delle precedenti esperienze editoriali che hanno visto Carol Danvers nei panni del Capitano e, allo stesso tempo, un nuovo starting point per le future iniziative a lei dedicate dopo il felice e commercialmente proficuo esordio sul grande schermo.
Ai testi ritorna Margaret Stohl che, molto più che nei numeri da lei scritti per la serie regolare di Captain Marvel, può giustificare il credito ottenuto come romanziera: è lei infatti l’autrice del romanzo “young adult” La sedicesima luna, adattato per il cinema nel 2013 col film Beautiful Creatures. Nella trama da lei imbastita, Carol decide di prendersi una pausa dalla sua vita di supereroina per tornare nella casa di famiglia, nel Maine, dopo un attacco di panico che l’ha colpita durante una missione con gli Avengers. Le motivazioni sono probabilmente da ricercare nel suo passato e nel suo rapporto col padre scomparso. Arrivata nel paesino dove è cresciuta, Danvers ritrova la madre e il problematico fratello Joe. Un incidente automobilistico occorso a quest’ultimo e la necessità di assisterlo prolunga a tempo indeterminato la permanenza di Carol dai suoi. Nelle settimane che seguono, Carol rinverrà casualmente delle lettere d’amore che il padre aveva scritto in gioventù ad un’altra donna. Dopo aver chiesto spiegazioni alla madre, quest'ultima rivela alla figlia di essere a conoscenza delle lettere: ma non tutto è come sembra, e alcune rivelazioni successive sul passato della famiglia di Carol getteranno una luce del tutto nuovo tanto sui suoi genitori quanto sulle sue origini di eroina.
Nato dalla necessità aziendale di spingere il personaggio in concomitanza dell’uscita del film a lei dedicato, La Vita di Capitan Marvel si rivale a sorpresa una piacevole lettura, merito della buona verve della Stohl che confeziona una storia intimista, dove i momenti di quiete domestica e di dramma familiare sono ben bilanciati con l’azione prettamente supereroistica: una sorta di I Segreti di Osage County, ma con i superpoteri.
Il comparto grafico vede il ritorno ad ottimi livelli di Carlos Pacheco, la star di classici moderni come il già citato Avengers Forever: dopo un decennio in cui l’artista spagnolo non si era saputo riproporre ai suoi livelli abituali (anche a causa dalla separazione con il fedele collaboratore alle chine Jesus Merino) il disegnatore di X-Men e Fantastic Four consegna tavole di notevole impatto, capaci di imprimere vigore e ritmo al proprio storytelling. I numerosi flashback sono invece affidati al talento indie di Marguerite Sauvage, delle cui tavole Pacheco realizza comunque il layout al fine di mantenere una piacevole continuità stilistica. Le chine di Rafa Fonteriz, il cui tratto delicato ben si sposa con quello di Pacheco, e i colori chiari di Marcio Menyz completano un reparto grafico assolutamente rimarchevole.
Panini Comics propone La Vita di Capitan Marvel nel consueto formato da cartonato soft-touch, confezione ideale per un ottimo prodotto che fa da viatico alla nuova serie dedicata a Carol Danvers, realizzata dal team tutto al femminile composto da Kelly Thompson e Carmen Carnero.