Impossibile, per chi è stato adolescente fra gli anni ’80 e ’90, non conoscere Lamù o non aver mai visto su una tv regionale almeno un episodio del celebre anime: l’esplosività di questo personaggio - e della serie in generale - sono ben impressi nella memoria collettiva. E dire che nelle intenzioni originali della sua creatrice, Lamù non doveva essere una presenza fissa della serie, tanto che nel secondo episodio del fumetto è assente. La richiesta dei fan fa si che la ragazza aliena torni già al terzo episodio diventando coprotagonista a tutti gli effetti del fumetto.
Rumiko Takahashi, attualmente la mangaka di maggior successo e fama in Giappone e nel mondo, nel 1978 era una giovane fumettista di belle speranze. Proprio grazie alla pubblicazione di Urusei Yatsura, ovvero "Quelli del pianeta Uru", meglio noto come Lamù, l’autrice ottiene il suo primo successo, confermato con la pubblicazione contemporanea dal 1980 di Maison Ikkoku e, in seguito, di quella che è la sua opera più celebre: Ranma ½ (dal 1987 in poi).
Pubblicato dal 1978 al 1987 su Shōnen Sunday, e in 34 tankōbon, la serie è uno shonen atipico che mescola vita quotidiana a situazioni fantascientifiche o mitologiche derivanti dalla tradizione popolare giapponese.
Vero protagonista dell’opera è Ataru Moroboshi, un semplice liceale continuamente colpito dalla sfortuna. Sorteggiato da un gruppo di Oni giunto sulla Terra allo scopo di conquistarla, Ataru potrà salvare il pianeta solo se toccherà in una gara le corna di Lamù, la figlia del capo degli Oni. Il ragazzo riuscirà nell’impresa, salvando la Terra, ma per un malinteso farà credere a Lamù che voglia sposarla. L’avvenente aliena si trasferirà, così, da Ataru, attirando le gelosie di Shinobu, la reale fidanzata del ragazzo.
Le storie, composte da uno o più episodi, ruotano spesso attorno alle questioni sentimentali dei protagonisti, ma la presenza di mostri e alieni fa virare il racconto verso sfumature fantastiche e fantascientifiche portando i personaggi a vivere improbabili quanto spassose avventure. Naturalmente, il tono generale è quello della commedia, amplificata sia dall’idiozia di base di Ataru, quanto dalla sua passione per le donne che lo porteranno a cacciarsi sempre nei guai.
In questi primi due volumi della serie, che ristampano le avventure contenute nei primi 4 tankōbon originali, notiamo un crescendo qualitativo, seppur siamo ancora lontani da quello che è il reale potenziale che la serie mostrerà più avanti quando anche le dinamiche fra i protagonisti subiranno una leggera ma importante svolta, su tutte l’arrivo a scuola di Lamù e i sentimenti che il giovane Ataru inizia a provare per lei. Ad ogni modo, queste prime storie risultano divertenti, seppur spesso caotiche e sviluppate in maniera rapida.
Anche lo stile grafico dell’autrice subirà un’evoluzione nel corso della serie: nonostante già da ora si veda il suo caratteristico stile, l’autrice crescerà nel corso della serie mostrando sempre maggior consapevolezza dei suoi mezzi e affinando - letteralmente - il proprio tratto.
A portare il manga in Italia ci pensò in un primo momento la Granata Press, ma fu la Star Comics a proporre la prima edizione integrale del manga dal 1997 al 2001 in 48 volumetti. L’attuale collana ristampa in 17 volumi l’intera serie in formato 14,5x21 brossurato con alette che ripropone, a due volumi alla volta, la versione giapponese definita Shinsoban corredata di interessanti articoli di approfondimento. Così come le altre "Perfect Edition" della Star, anche questa edizione si presenta elegante e solida, propone gli inserti a colori e si candida ad essere la versione definitiva del manga in Italia.