L’universo transmediale di Capitani Italiani: intervista agli autori
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Da quando Capitan Venezia si è mostrato alla città per difenderla, nel 2012, la penisola italiana ha visto crescere tanti, nuovi, supereroi, da Capitan Palermo a Capitan Napoli. Mentre questo universo prende numerose diramazioni fumettistiche, è in cantiere anche una serie televisiva, andando così a costruire un prodotto transmediale dedicato agli eroi nostrani.
Al Comicon di Napoli abbiamo intervistato Fabrizio Capigatti, il creatore dell’universo supereroistico italiano, Antonio Sepe, sceneggiatore dell’eroe partenopeo e Tobia Berti, regista della futura serie tv.
Come nasce l’universo dei Capitani Italiani?
Fabrizio Capigatti: Parte tutto da Capitan Venezia, il primo personaggio che abbiamo creato, e nasce dalla domanda “si può fare il fumetto supereroistico in Italia?”: Ci siamo risposti affermativamente e abbiamo cercato l’unico – per noi – modo per realizzarlo. Per noi non si doveva fare qualcosa di parodistico del fumetto americano, né prendersi “troppo sul serio”. Dovevano essere calati nelle nostre città, entrare in contatto con i problemi delle nostre città ed essere in contesti riconoscibili. Fondamentale era restituire con forza l’identità delle diverse città. I supereroi stessi devono incarnare la città, con la storia, la cultura della città. Il tutto riversato in un fumetto di intrattenimento.
Le città interessate nell’universo dei Capitani Italiani stanno aumentando. Come selezionate le città?
FC: C’è un’idea di fondo: riuscire ad esportare il prodotto. Abbiamo pensato alle città che in America potrebbero interessare. Abbiamo deciso di coprire l’intero stivale e, quindi, inevitabilmente, partendo da Venezia, siamo scesi giù. Non poteva mancare Napoli, non poteva mancare Palermo, chiaramente la capitale Roma e Firenze, città d’arte e Milano è la città “in cantiere”. Sono città riconosciute nel mondo per i vari settori.
Dunque, come siete arrivati a realizzare Capitan Napoli?
FC: realizzare Capitan Napoli è stato quasi fisiologico dopo aver conosciuto Antonio [Sepe]. Nella mia idea di universo avevo già intenzione di affrontare il capoluogo partenopeo. Ci siamo trovati subito in sintonia e il giorno dopo averne parlato, già mi aveva presentato una bozza che era perfettamente in linea con il nostro progetto. Tempo un anno e il numero 0 ha visto la luce.
Antonio Sepe: Capitan Napoli ha visto muovere i suoi primi passai al Comicon di due anni fa [Napoli Comicon 2017]. Fabrizio voleva espandere il progetto di Capitan Venezia. Nino, il protagonista, nasce in maniera molto semplice: non vuole fare l’eroe. Sente tutto il mondo contro: ha perso il suo migliore amico, non vuole andare a scuola, è un pugile solitario. È un eroe che non è ancora tale e che, forse, lo diventerà.
Come si allinea il personaggio e la storia di Capitan Napoli con l’intero universo dei Capitani Italiani?
AS: Ad ora, le linee stanno lentamente convergendo. La storia di Capitan Napoli sarà formata da tre numeri e alla fine di questo ciclo narrativo ci saranno tie-in di alcuni personaggi dell’universo dei Capitani Italiani. Ci sono rimandi, alcuni personaggi vengono citati come supereroi esistenti sulla nostra penisola e Nino si ritrova in questo mondo più ampio, anche se ancora nessuno degli altri sa della sua identità.
Il progetto dei Capitani Italiani non si esaurisce solo nel medium fumetto. Avete lanciato la campagna crowdfounding per la serie tv. Come nasce l’idea?
Tobia Berti: Nasce come una scommessa legata al desiderio di raccontare il nostro universo. Il primo step è quello del fumetto e, parlando con Fabrizio, abbiamo pensato che potesse essere interessante portare o, meglio, evolvere, l’universo cartaceo in un altro medium.
Come vi siete approcciati, in questa fase iniziale, per traduzione mediale dell’universo di Capitani Italiani?
TB: Sono due universi paralleli, non opposti. Le conoscenze di un mondo vanno ad integrarsi con le altre. Di conseguenza, prendono le forme che quel tipo di linguaggio necessita. Capitani Italiani diventerà un universo transmediale.