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Bouncer: L'integrale 1

Bouncer: L'integraleBarro City, città maledetta perché costruita sull’odio e sulla violenza. È come se quel luogo dovesse scontare una pena, quasi come se vi fosse un peccato originale che non lascia margini di redenzione per chi ci vive.

Il “western mistico” di Alejandro Jodorowsky è intriso di una cattiveria tanto insistente che alla fine sembra quasi normale. Come fosse nell’imprinting stesso delle persone. È un fumetto duro con la razza umana, soprattutto con gli occidentali. Sangue e smembramenti compiuti da figure avide e prive di qualunque forma di scrupolo. Parenti, sì, ma serpenti. Genitori bastardi, madri degenerate. Lo sceneggiatore cileno non risparmia neppure le donne, spesso ritratte in una cornice di spregiudicatezza che non è da tutti i giorni.

Bouncer, il buttafuori, è lui stesso figlio di una donna senza morale, “la prostituta più pericolosa del west”, cresciuta nella vergogna e nell’odio verso il mondo degli uomini. Terzo di tre fratelli, il protagonista ha tra i suoi soprannomi anche quello di Monco. È così che lo chiamano con disprezzo i farabutti che affronta, da quando ha perso il suo braccio destro in uno scontro fratricida.

La voglia di sopraffazione da parte dei pionieri sembra essere il perno di tutto. Ma il vero cuore sono le dinamiche familiari, parentele che a volte si rivelano troppo presto, mentre altre volte sorprendono e colpiscono grazie a flashback lunghi e intensi. Disegnate con un realismo graffiato da François Boucq, e guidate da didascalie che stanno sempre fuori dalle vignette, quasi non si volesse imbrattare l’immenso lavoro di quelle matite che agli americanofili ricorderanno un po’ quelle di Frank Quitely.

Quello di Bouncer: l’integrale 1, primo di cinque volumi che raccolgono tutta la saga del buttafuori senza un braccio, è un selvaggio west in cui il senso di giustizia sfocia troppo spesso nella vendetta. In cui l’ipocrisia di un popolo, assassino quasi per natura, trova il suo massimo nelle esecuzioni di piazza con cui ci si autoconvince di ristabilire il giusto.

Alcune coincidenze difficili vengono rese un po’ troppo facili. Ma in compenso, i dialoghi di Jodorowsky non sono mai scontati, anche quando sembrano esserlo, costruiti come sono per dare spessore anche alla carogna più carogna. E di carogne, in questo fumetto, ce ne sono così tante da dare quasi un senso di fastidio.


Simone Celli
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