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L'Ultima Battaglia

Last Battle, in BuenavistaLab n°1 (Buena Vista, 80 pagine a colori, brossurato, € 6,90) testi di Tito Faraci, disegni di Dan Brereton

Nello scrivere un fumetto storico o pseudo-storico c’è sempre il rischio di cadere da un estremo nel noioso didascalismo, dall’altro nell’inaccettabile pressappochismo. Trovare una via di mezzo non è facile, specie quando, per esigenze il più delle volte commerciali, è necessario inserire elementi tipici della fiction moderna nel contesto storico. Nel caso dell’Ultima Battaglia di Faraci e Brereton si prende spunto dal realmente avvenuto assedio di Alesia (una delle più ardite missioni della Storia) per inserirvi lo scontro padre-figlio o allievo-maestro (in realtà una delle più classiche contrapposizioni) e la missione di un gruppo di uomini quasi invincibili contro un nemico persino più grande di loro. Come scrive lo stesso Faraci nel “making of” in appendice al volume, questo è un elemento quasi supereroico, e più che la mano di Brereton ci si vede la passione (mai nascosta) dello scrittore per il fumetto americano. Nonostante tutto, non ci troviamo di fronte ad una banalizzazione del setting romano-celtico né degli scontri sanguinosi che Ridley Scott ha magistralmente rievocato con The Gladiator. La parte storica del volume è infatti curatissima senza pregiudicarne la leggibilità e senza intaccare la principale storyline che vede, come accennato, il precipitare di un eroico veterano, che in effetti un po’ ricorda il disilluso personaggio interpretato da Russel Crowe, verso uno scontro che vorrebbe evitare e verso un complotto di cui si sente la puzza sin dalle prime pagine. Uniche ingenuità che abbiamo notato (seppure funzionali allo svolgersi della storia), come il protagonista, l’invincibile Rodio, si lascia cogliere alla sprovvista da un gigantesco orso, che di certo non si muoverà poi tanto silenziosamente, o come il fortissimo Siobar si fa sorprendere nel finale (ma questo caso si può giustificare con la distrazione dovuta alla situazione che lo circonda, e non diremo altro). Per il resto, i personaggi godono nonostante il poco spazio di buone caratterizzazioni, la suddivisione in capitoli è un metodo interessante e intelligente (troppo poco usato) di suddividere la storia e scandire i tempi, e soprattutto, alla fine, le anche più piccole azioni dei singoli portano alla quadratura del cerchio. Ancora una volta leggere un fumetto di Faraci è come leggere un piccolo manuale di sceneggiatura.
I dipinti di Brereton sono assolutamente eccezionali. Brereton è uno di quegli autori pittorici che evitano di limitarsi a copiare la realtà ma la lasciano trasporre dalla loro visione, in questo caso assolutamente dark (come il già citato Siobar o come il gigantesco barbaro mascherato). Le matite nervose completano i colori caldi, e c’è un buon gusto per il dettaglio. Unica pecca potrebbe essere l’alternanza di primi piani dettagliati, quasi fotorealistici, come con Cesare, ad altri più irreali o persino un po’ tirati via, come, addirittura, con il protagonista. Contrasto probabilmente dovuto all’uso o meno di riferimenti fotografici.
Buono l’apparato redazionale in appendice che se forse a volte pecca un po’ di retorica da manuale (inevitabile, ma solo in certi casi), in compenso ci offre alcuni schizzi di Brereton certamente interessanti.
In definitiva un buon esordio per la Disney/Buena Vista nel mondo della graphic novel. Permettendoci un suggerimento, ci auguriamo solo che in futuro la grafica di copertina sia meno “coprente”.

Si ringrazia l'ufficio stampa Disney Italia per il materiale

Marco Rizzo
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