Fax da Sarajevo
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Quarto volume della collana Graphic Journalism del Corriere della Sera, realizzata in collaborazione con Rizzoli-Lizard, quarto volume immancabile nelle librerie degli appassionati di fumetto.
Joe Kubert, grande autore americano scomparso nella scorsa estate, narra la vicenda di Ervin Rustemagic, agente di alcuni tra i più bei nomi del nostro medium preferito nonchè fondatore della Strip Art Features, e della sua famiglia durante l’assedio di Sarajevo e dell’intera Bosnia-Erzegovina nel sanguinoso conflitto che ha massacrato gli abitanti e dissolto i territori della ex Jugoslavia nella prima metà degli anni ‘90.
L’impianto del fumetto è curioso: Kubert ha assistito alla vicenda non in prima persona né in prima fila, ma grazie alla fittissima corrispondenza che legava Rustemagic al mondo esterno; ai suoi amici, ai collaboratori, alla diplomazia mondiale. Il fax costituiva una ragnatela di vitale contatto con la normalità esteriore e per suo mezzo Ervin è riuscito a non crollare psicologicamente, grazie alle informazioni e agli incoraggiamenti che i suoi corrispondenti infondevano a lui e alla sua famiglia.
Il fumetto è strutturato in dodici capitoli da dodici pagine ciascuno, la sceneggiatura è figlia degli eventi minuziosamente descritti da Ervin (talvolta romanzata per esigenze di leggibilità) e racconta la resistenza di una popolazione sempre più allo stremo delle forze. La guerra viene rappresentata senza filtri, con le miserie dei miliziani e il diffuso senso di impotenza della gente coinvolta.
La famiglia Rustemagic è naturalmente in primo piano con le sue paure, gli spostamenti continui per evitare l’irreparabile e le reazioni di sconforto ma anche quelle relative alle piccole gioie quotidiane di Edina, Maja ed Edvin, moglie e figli di Ervin. Ma non mancano altre figure, delle volte magari solo abbozzate però ugualmente importanti nell’economia della narrazione: i medici dell’ospedale e gli autisti delle ambulanze, il padre di Edina, i vicini e gli amici che vivono fuori da Sarajevo e riescono nell’impresa di tirar fuori la famiglia dall’incubo incessante dei bombardamenti e dei cecchini.
Basilare l’importanza delle informazioni contenute nei fax, non solo quelli di Ervin, ma anche quelli del medesimo Joe e della moglie Muriel Kubert, quelli di Martin Lodewijk (sceneggiatore olandese, tra gli autori del fantasy Storm) e di Hermann, un’altra celebrità del fumetto che ha raccontato da par suo la stessa guerra nel suo Sarajevo Tango.
Sarebbe inutile raccontare la trama, anche a grandi linee, perché i misfatti delle truppe di Slobodan Milosevic sono noti al pubblico e materiale tristemente consegnato alla storia. In sintesi è la storia di una nucleo familiare che in tempo di guerra si cementifica ancor di più e della sue traversie per provare a scampare all’irreparabile. Ma è anche la storia di un assedio, di un dolore che non si può dimenticare, delle difficoltà di comprensione dell’apparato diplomatico internazionale di fronte a un'emergenza immane e di una politica sovente sorda.
Ci limitiamo piuttosto a osservare l’eccezionalità della trasposizione sequenziale costruita con grande maestria da Joe Kubert, che oltre al romanzo vero e proprio ha inserito in coda le sue riflessioni particolareggiate per ogni singolo capitolo, corredandole con fotografie di Sarajevo prima e durante la guerra. Immagini realizzate in gran parte dal fotografo Karim Zaimovic, amico di Ervin deceduto durante il conflitto.
Come postfazione è presente una breve rassegna fotografica con la famiglia Rustemagic a venti anni dal fatti descritti nel libro, mentre l’interessante introduzione è come sempre affidata a Paolo Interdonato. Buona la stampa e la confezione, specialmente dal punto di vista grafico.