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Redazione Comicus

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Quasi Quasi mi Sbattezzo

Quasi Quasi mi SbatezzoBeto, aspirante fumettista in cassa integrazione, scopre, in seguito alla mancata visita del Papa all'università La Sapienza, di non rispecchiarsi più nella chiesa cattolica. Scoprirà l'esistenza dello sbattezzo e deciderà di rinunciare alla sua confessione, portandosi così a scontrarsi con le credenze delle persone che lo circondano.

A questo volume BeccoGiallo va il merito di riuscire ad aprire un finestra su un argomento poco conosciuto inserendosi in maniera intelligente nel dibattito religione/ateismo ed evitando la banalità e le prese di posizione fini a se stesse. Un valore quasi "didattico" dentro il quale restano un po' incompiute le esigenze più prettamente narrative.

Il disegno è volutamente grezzo ed essenziale, ma questo rende l'opera nel complesso scarna graficamente e, a volte, non immediata nella comprensione di alcune tavole, dove la posizione di vignette e balloon trae in inganno sull'ordine di lettura.



Gianluca Reina

Unità Speciale 8-9

Unità Speciale 8-9Continuano le indagini dell’Unità Speciale, ora alle prese con un complicato intrigo internazionale tra Monaco, San Pietroburgo e Londra.

Rapimenti, ricatti, politici, faccendieri, omicidi e servizi segreti... c’è molta carne al fuoco nelle sceneggiature di Cinzia Tani e Massimo Guglielmi, costruite soprattutto attraverso i dialoghi. Le storie sono molto “parlate”, con pochissima azione ed una trama lineare scandita in tempo reale. È piacevole poi constatare come ogni albo sia legato all’altro da una solida linea continuativa che li rende capitoli di un’unica trama. Un approccio narrativo che allinea Unità Speciale a moderne fiction poliziesche come “Distretto di Polizia” o “R.I.S.”.

Dobbiamo però segnalare che i dialoghi sono spesso eccessivamente lunghi e con troppe pause (una battuta a vignetta), rallentando il ritmo narrativo ed appesantendo la lettura già di per sé impegnativa a causa della struttura corale con molti personaggi. Un riassunto ad inizio albo gioverebbe.

I disegni di Matteo Bussola e Vincenzo Arces risultano dettagliati, ma anche statici e poco curati per espressioni dei volti.


Paolo Pugliese

Dago Anno XV 4

Dago Anno XV 4Dago ha la missione di scortare la reliquia di una santa che risveglia nella popolazione speranze di guarigione per malati e moribondi, ma anche brame di cupidigia tra chi vorrebbe assicurarsi la salma per lucro.

È raro trovare, tra tante serie mensili di livello qualitativo spesso piatto, perle con picchi molto alti per testi e disegni. L'albo di Dago è una di queste; una bella realtà editoriale, con un protagonista carismatico che meriterebbe un successo di pubblico sicuramente più vasto di quello garantito da uno zoccolo duro di fedelissimi lettori.

Lo sceneggiatore Riccardo Ferrari, con un discreto lavoro di documentazione storica, non si limita a scrivere un’avventura epica inerente un viaggio tra miseria, duelli ed imboscate, ma espone in maniera asciutta i dubbi e le ipocrisie che ruotano intorno a Chiesa, fede ed icone religiose, ponendo riflessioni su quest’ultime, oggetto di pellegrinaggi considerati soprattutto occasione per fare affari, a costo di corrompere ed uccidere.

Ottimi i disegni di Alberto Caliva, curati nei dettagli, negli sfondi ed anche nell’impostazione espressiva dei volti.


Paolo Pugliese

The Hood

The HoodPrima di diventare The Hood, il nuovo boss del crimine di New York, Parker Robbins, era un semplice ladruncolo, almeno fino a quando non venne fortuitamente in possesso di una cappa dalle proprietà mistiche.

Pubblicata in Italia dopo diversi anni dalla sua uscita originaria, The Hood è forse il fumetto più underground mai prodotto dalla Marvel: un noir supereroistico, “sporco & cattivo”, scandito da un crudo realismo e da un humor bieco e sarcastico che trova efficace complemento nei disegni ombrosi e caricaturali di Kyle Hotz.

La storia, narrata con prosa accattivante da Brian K. Vaughan, è un cammino di formazione di un personaggio inizialmente non del tutto negativo, destinato però a diventare un criminale senza scrupoli.

Nonostante non siano portati a compimento tutti gli spunti narrativi, il merito di Vaughan consiste nell’aver scritto una storia tesa e suburbana (anche nei dialoghi, non edulcorati) inerente soprattutto la miseria materiale e morale di gente che, per scelta o per caso, si dà al crimine, andando però oltre gli stereotipi di maschere e superpoteri.


Paolo Pugliese
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